A scuola di verità: l’Istituto Comprensivo Giovanni XXIII di Trabia ricorda Cosimo Cristina

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Questa mattina, l’aula multidisciplinare “A. Musciotto” dell’Istituto Comprensivo “Giovanni XXIII” di Trabia si è trasformata in uno spazio di memoria e impegno civile, ospitando la conferenza “La storia, la memoria, il futuro”, in ricordo di Cosimo Cristina, giovane giornalista termitano ucciso dalla mafia.

L’iniziativa, promossa da EsperoNews e dall’Istituto scolastico, è stata curata con grande sensibilità dalla dirigente prof.ssa Giusi Conti e dal direttore del giornale Alfonso Lo Cascio, con la partecipazione del giornalista e scrittore Luciano Mirone, autore del libro “Gli insabbiati. Storie di giornalisti uccisi dalla mafia e sepolti dall’indifferenza”.

Ad aprire i lavori è stata proprio la dirigente, fortemente legata alla figura di questo giovane eroe del suo tempo, che ha ricordato l’importanza della memoria, sottolineando il valore educativo di testimonianze come quella di Cosimo Cristina. «Cosimo – ha detto – era un ragazzo giovanissimo, ma profondamente consapevole del ruolo sociale del giornalismo. La sua ricerca della verità, il suo impegno per la giustizia sociale, restano un esempio vivo e necessario».

A seguire, l’intervento intenso di Luciano Mirone ha tracciato un ritratto vivido di Cristina, raccontando i tratti salienti della sua vita professionale. Aveva fondato un giornale tutto suo, Prospettive Siciliane, una testata giornalistica settimanale. Era giovane, ma già autorevole nel panorama giornalistico dell’epoca. Un cronista capace di arrivare per primo sui luoghi dei fatti, con uno straordinario fiuto per la notizia, e la volontà di raccontare ciò che altri tacevano: omicidi irrisolti, fatti archiviati troppo in fretta, l’ombra della mafia in una Sicilia che allora faceva fatica persino a nominarla. Fu, tra l’altro, il primo a scrivere apertamente di traffico di droga. Ma quel coraggio gli costò la vita. Il suo corpo venne ritrovato il 5 maggio 1960, lungo i binari, vicino la stazione di Termini Imerese. Il caso venne archiviato come suicidio. Gli fu negato perfino il funerale religioso. Mirone ha esposto i fortissimi dubbi su questa versione, sottolineando le numerose incongruenze: dai due biglietti trovati nelle tasche di Cristina – scritti, secondo lui, «a tavolino per inscenare un suicidio» – fino alle modalità del ritrovamento, del tutto incompatibili con l’ipotesi di un gesto volontario.

Particolarmente coinvolgente è stato il dibattito che ha seguito la conferenza: i ragazzi, accompagnati dalle maestre Nadia Cannizzo e Daniela Butera, hanno partecipato con attenzione e curiosità, ponendo domande opportune e profonde. Si sono interrogati sul ruolo della famiglia, sulle motivazioni che spingono un giovane a sfidare la paura per raccontare la verità, dimostrando come la memoria possa diventare seme di consapevolezza.

Il direttore di EsperoNews, Alfonso Lo Cascio, ha raccontato il lungo lavoro che è stato necessario per fare uscire dall’oblio la figura del giovane giornalista termitano e recuperare la memoria storica, ma soprattutto restituire  al giovane la dignità di cronista ucciso dalla mafia per le sue coraggiose inchieste e non perché  fosse un esaltato che ha scelto di suicidarsi perché si riteneva un fallito. Un percorso di recupero che ha visto nel corso degli anni l’intitolazione di una strada al giovane su proposta della rivista Espero, l’inserimento del pannello su Cosimo, da parte dell’Ordine dei Gior­nalisti di Sicilia, nella mostra dedicata ai cronisti italiani uccisi. E per il cinquante­simo anniversario della mor­te del co­raggioso giornalista, il 5 maggio del 2010, su iniziativa della rivista Espero, che ha coinvolto l’Ordine dei Giornalisti di Sicilia e il Comune di Termini Imerese, è stata col­locata una lapide nel luo­go in cui venne rinvenuto il corpo. Ha poi risposto in modo molto esaustivo alle domande dei ragazzi, ricordando con affetto e ammirazione la figura di Cosimo Cristina.

La dirigente Conti ha espresso con fermezza la volontà di non accettare più che si dica che Cosimo Cristina “è stato suicidato dalla mafia”. «È stato ucciso – ha ribadito – e oggi questa verità è radicata nella coscienza collettiva». Ha poi annunciato l’istituzione di un premio da parte di Mondadori, che ne definisce chiaramente il contesto della morte affinché la memoria si trasformi in azione, e l’esempio di Cristina continui a vivere nelle nuove generazioni.

A chiudere l’incontro è stato ancora Alfonso Lo Cascio, con una riflessione di grande valore civile: «Uscire dall’oblio significa restituire dignità. Cosimo Cristina è stato un giornalista vero, mosso da un’idea profonda del ruolo del cronista. A tutti noi spetta il compito di ricordarlo e di trasmettere questo messaggio, ogni giorno, attraverso le parole ma soprattutto attraverso i fatti».

Con determinazione e un raro senso del dovere civico, Giusi Conti, Alfonso Lo Cascio e Luciano Mirone si sono dimostrati custodi instancabili della memoria di Cosimo Cristina. In loro vive un impegno che non è solo istituzionale, ma profondamente umano, radicato nel rispetto per chi ha pagato con la vita il coraggio di raccontare.

Ci sono incontri che non si dimenticano, e ci sono nomi che – una volta ascoltati davvero – restano impressi come un marchio di giustizia sulla pelle della coscienza. Cosimo Cristina è uno di questi nomi. Il suo giornalismo limpido, il suo bisogno di verità, la sua sete di giustizia sociale sono un’eredità che scuote e interroga. Oggi, nella biblioteca di una scuola, tra le parole di chi lo ha ricordato e gli occhi attenti dei ragazzi, quella voce ha ripreso a farsi sentire. Perché la memoria, quando è condivisa, diventa futuro.

Salvina Cimino

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