Materiali, non richiesti, per una possibile ed inedita esercitazione di Iconologia applicata ad Ipogei di Grande Architettura Clandestina (G.A.C.), in un corso di Storia dell’Architettura Antica, di una non precisata Università siciliana (se c’è).
Riservandoci di tornare a ragionarci con più documentazione mettiamo due strutture architettoniche ipogeiche, dedaliche e misteriche di grande fascino, a confronto nella protostorica valle del Platani-Halykos, sulla nostra Via della Thòlos.
Sono la Gurfa/Urfa di Alia e gli ingrottati della parte bassa al piano terra e primo livello della Petra di Calathansuderi, a Comitini.
I disegni dei rilievi a confronto, fuori scala, sono tratti da:
– Vittorio Giustolisi, La Petra di Calathansuderj e la ‘Statio Pitiniana’ , Centro di Documentazione e ricerca per la Sicilia antica Paolo Orsi, ed. 1988 – Palermo.
– Pietro Marescalchi e Monica Modica, in AA.VV. La Gurfa e il Mediterraneo – Atti del Convegno di Studi storico-archeologici sulle Grotte della Gurfa (Dicembre 1995), ristampa ed. 2001, Comune di Alia.
Fig. 1 – Pianta del piano terra della “Petra”.
Fig. 2- Pianta del piano terra della “Gurfa”.
Fig. 3 – Pianta del 1° livello della “Petra” (il vano 5 è collegato verticalmente con il sottostante vano 1; quello 6 con l’ambiente a thòlos n. 3).
Fig. 4 – Pianta del 1° livello della “Gurfa” (il vano C è collegato verticalmente con il sottostante “vano a tenda”; quello D con l’ambiente a thòlos orizzontalmente).
Fig. 5 – Sovrapposizioni del livello primo su quello sottostante alla “Petra”.
Fig.6- Sovrapposizioni del livello primo su quello sottostante alla “Gurfa”.
Come giudizio di sintesi immediato che scaturisce dal semplice confronto visivo fra le due strutture, a quattro “stanze” superiori collegate con due ambienti, uno quadrangolare ed uno a thòlos, al livello inferiore, ci sembra di potere affermare che i punti di contatto e similitudine fra le due progettazioni e realizzazioni ‘dedaliche’ sono, assieme ai loro Misteri, quantomeno impressionanti.
Come indizio sapienziale e per brevità ci affidiamo alla seguente citazione, per rafforzare possibili ipotesi, da verificare, su destinazioni rituali e sacrali delle due straordinarie architetture rupestri, oltre quello che pensiamo di avere già ‘dimostrato’ per la Gurfa.
“La società minoica era governata da una casta sacerdotale, rappresentata da un ‘Re sacro’ o ‘grande sacerdote’ chiamato Minosse, probabilmente eletto da un’assemblea nobiliare e sacerdotale, come in uso dagli Hittiti. …Da molti idoli ritrovati si apprende che i Minoici pregavano a mani alzate o unite e su alcuni vasi compare la figura di un uomo alato (come un angelo) che offre le proprie mani al defunto. Le tombe sembrano vasche con il coperchio ed il culto dei morti riprendeva in parte la tradizione egizia con vasi e lampade ad olio, i crateri (vasi bassi e larghi) per i cibi e alcune brocche per il vino. I minoici credevano nella reincarnazione (culto orfico) e temevano che se l’anima del defunto fosse tornata nel suo vecchio corpo, costui doveva essere dissetato e nutrito, le lampade ad olio per trovare la via di uscita dalla tomba, solitamente scavata nella roccia morbida o addirittura in grotta naturale. Le grotte utilizzate come templi sotterranei, erano dedicate al culto della Dea Madre-Terra ed erano composte da un altare o panca con appoggiati gli idoli e le corna, circondato a sua volta da un Temenos (recinto sacro), con condotti verso piccole stanze scavate, per accogliere tombe e voti (doni). Tutto il tempio sotterraneo era gestito da Sacerdoti e da Sacerdotesse. …Lo stile principale di questi templi è il Temenos con altare e stele di pietra (con inciso il simbolo dell’asterisco ‘ * ‘ il cielo e la terra con il simbolo della doppia ascia). I templi incorporati nei grandi palazzi erano invece composti sostanzialmente da quattro camere (ingresso, lustral basin, santuario e magazzino):
- il fedele entrava nella prima camera d’ingresso, depositava il proprio voto (dono), che i sacerdoti poi riponevano l’offerta nei magazzini del tempio
- Il fedele entrava nel lustral basin e si purificava, il bagno era composto da pietre levigate e l’acqua giungeva alla vasca tramite delle tubazioni da una o più cisterne
- il fedele ora pronto e purificato accedeva al santuario a volte anche sotterraneo in una cripta, dove poteva pregare gli idoli, appoggiati su altari o panche ed il braciere sacro che non doveva mai spegnersi
Il Megaron di origine Minoica, rappresentava la sala sacra dei ricevimenti con i pilastri o le colonne lignee ed un braciere, i Micenei continuarono questo utilizzo semplificandone le rifiniture, nel successivo periodo Geometrico il Megaron divenne la stanza principale con le varie colonne pere sorreggere il soffitto (tipica casa Omerica) e nel periodo Arcaico lo ritroviamo ulteriormente ridotto a stoe (portico e colonnato) e propileo classico (ingresso colonnato alle acropoli o alle zone sacre)”. (dal sito: www.latlantide.it/storia_micene 4.htm , ricerca del 25.6.2004)
Forniamo per correttezza i ‘dati ufficiali’ sulla Petra di Calathansuderi. Le notizie storiche si hanno solo dal 1295 ma le tombe a forno e i ritrovamenti archeologici sparsi attorno alla rupe confermano l’esistenza di un villaggio preistorico con ceramica frammentata dell’età del Bronzo. Il museo Antiquarium, allestito all’interno del Palazzo Bellacera di Comitini, raccoglie i reperti archeologici ritrovati nella zona. Attribuito al periodo bizantino, per probabile riuso, è il complesso di ambienti e gallerie su più livelli, che danno origine a una fortezza preposta al controllo del territorio e delle vie di comunicazione che lo attraversavano; funzione che venne mantenuta dal XIII secolo e sicuramente fino al 1558, per come ne attesta il Fazello. (Vedasi la scheda Calatasudemi, in: AA.VV., Castelli medievali di Sicilia, ed. Regione Siciliana-Ass.to BCA-PI, pag.111, oppure https://livingagrigento.it/it_IT/Cultura/main/cultura?strutt_id=1308_SP-51—92020-Comitini__-IL-SITO-ARCHEOLOGICO-PETRA-DI-CALATHANSUDERJ )
Fig. 7 – Parete dell’insediamento rupestre della Gurfa di Alia.
Fig. 8 – Parete dell’insediamento rupestre della “Petra” di Comitini, con i due livelli in basso, presi in analisi ma molto rovinati nel tempo.
Carmelo Montagna