Montemaggiore Belsito. Toponomastica al femminile: Maria degli Angeli, Sant’Agata, Santa Lucia Filippini, Francesca Termini, Cerere

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In occasione dell’otto marzo, festa della Donna, si è voluto trattare un aspetto non comune per celebrare tale giornata: elencare quelle che sono le vie intitolate a figure femminili nel paese di Montemaggiore Belsito.

Nel paese, le vie intitolate a donne o figure femminili si contano appena sulle dita di una mano. Le vie sono elencate di seguito, con la spiegazione e l’origine che ha motivato l’intitolazione.
Nel 1986 è stato pubblicato un volume toponomastico, con sei tavole topografiche per l’immediato reperimento della via o piazza cercata. Ognuna delle tavole raffigura una delle sei sezioni in cui è stata suddivisa la pianta topografica di Montemaggiore Belsito, in scala 1:10.000. L’incipit della prefazione recita: «Queste pagine, intitolate “Le strade di Montemaggiore Belsito: Una strada, un personaggio, un avvenimento, un luogo storico” fanno parte del secondo dei “Quaderni di ricerca”, più ampio del precedente a motivo dell’argomento trattato. In questo quaderno si è voluto riportare quella parte storica del nostro paese nascosta dietro l’intestazione di ogni via, con la speranza di aver dato di essa una visione, se non totalmente, almeno parzialmente inedita. […]»
L’incipit della presentazione del libro della toponomastica del paese di Montemaggiore Belsito, a cura dell’allora sindaco Gaetano Luzio, è il seguente: «Che in occasione del riordino della toponomastica stradale e della collocazione delle nuove targhe viarie dovesse prodursi interesse e curiosità apparve subito scontato e naturale, e altrettanto ovvia apparve la opportunità di redigere un documento a carattere didascalistico ed esplicativo. Scorrendo però le pagine del presente lavoro di Santi e Filippo Licata ci siamo resi conto come la mera curiosità possa diventare lievito di conoscenza e la opportunità dovere. […]»
Le vie intitolate a donne sono le seguenti:
Via Cerere
Cerere era una delle più importanti divinità romane. Dea della vegetazione, dell’agricoltura e delle biade. Figlia di Saturno e di Cibele.
Via Maria degli Angeli
Strada che conduce alla chiesetta del Santuario della Madonna degli Angeli, in Contrada Torre, a qualche chilometro da Montemaggiore Belsito. Secondo il D’Amico in quella contrada Gualtiero di Ventimiglia, padrone del paese, vi fece costruire nel 1428 un’abbazia intitolata a S. Benedetto; a detta del Pirri l’abbazia fu edificata nel 1417 e che Salvo fu il primo Abbate. All’interno vi si conserva un antichissimo dipinto della Beata Vergine. Nel 1982 è stato celebrato a Montemaggiore Belsito l’850° anno della fondazione dell’Abbazia Benedettina Cluniacense S.Maria di Montemaggiore Belsito.
Corso Sant’Agata
La strada è dedicata alla Patrona di Montemaggiore Belsito, festeggiata modestamente il 5 febbraio da quando i montemaggioresi dedicarono i festeggiamenti più solenni al SS. Crocifisso, in seguito ad eventi miracolosi da Lui manifestati. Sant’Agata è anche patrona di Catania ed è considerata la protettrice dei fonditori di campane e degli ottonai. La sua città di origine è incerta in quanto sia palermitani che i catanesi se ne contendono la cittadinanza. La contesa nacque nel 1554 quando in un breviario stampato a Piacenza si lesse che la Santa era nata a Catania. In seguito alle rimostranze dei palermitani la Corte di Roma ordinò che si cancellasse le parole controverse. La contesa si riaccese nel 1597 quando il gesuita padre Colrago ribadì la cittadinanza catanese e di contro il Valguarnera quella palermitana. La questione finì nuovamente alla Corte di Roma e dopo cinque anni ed un pesante dispendio economico si decise di stampare nel breviario la frase “Quam Panhormitani et Catanenses civem suam esse dicunt”, (come i palermitani e i catanesi ritengono essere la propria cittadina). Nel tempo seguirono altre aspre battaglie a questo proposito, favorevoli ora all’una ora all’altra città. Il Canonico Domenico Paternò scrisse “L’ardenza e tenacità dell’impegno di Palermo nel contendere a Catania la gloria di aver dato alla luce la Regina delle Vergini”. Due dotti letterati palermitani, dei quali si sconoscono i nomi, scrissero, di contro, una “sanguinosa” satira. Inoltre, venne stampato un libro a Catania nel 1747. E così via sino al 1760. Infine, il Di Blasi ebbe così a dire “Questa disputa resterà sempre indecisa, giacché per tutte le apparenze non può sperarsi che si venga a capo di saperne la verità. Poco importa che questa Santa Vergine sia nata in Palermo, o in Catania la sua apoteosi l’ha resa cittadina del cielo, da dove mira con occhio di compassione le pugne letterarie dei nostri”. È pure incerto il periodo della sua morte. Il martirologio romano riporta che essa fu martirizzata durante l’impero di Diocleziano (243/313 ). Il Gaetani, consultando un codice manoscritto della Biblioteca Vaticana ed alcuni antichi codici latini (Vitae SS. Siculorum, t. I. pag. 47 et Anima ad t.l, pag. 37), concorda con il martirologio individuando il supplizio nel periodo dell’impero dioclezianeo; afferma inoltre che in quel tempo un certo Quinziano era Ministro dell’imperatore in Sicilia. Le fonti consultate dal Gaetani discordano, infatti nel manoscritto si legge di un Quinziano Prefetto, mentre nei codici latini si legge di un Consolare della Sicilia. Questa discordanza riguardo la carica crea dei problemi, in quanto di fatto i consolari furono introdotti nelle Provincie dell’Imperatore Valentiniano (371/392) e non prima. Quindi i codici latini errano nell’individuare un Quinziano Consulare della Sicilia sotto Diocleziano. II Di Blasi riscontra effettivamente un M. Valerio Quinziano “(Consulae Provinciae Siciliae” (Console della Provincia di Sicilia) sotto l’imperatore Valentiniano, ma quest’ultimo è Cristiano ed è improponibile il martirio di Sant’Agata in questo periodo. Tutto ciò non compromette comunque la veridicità del martirio subito dalla Santa, anche se non inquadrato in un periodo storico ben determinato, esso fu assai crudele, infatti subì l’estirpazione delle mammelle e poi arsa viva (si dice che fosse l’anno 251). La tradizione montemaggiorese vuole che Agata sia passata per questi luoghi e vi si fosse fermata per un breve riposo al ritorno di un viaggio da Catania.
Via Santa Lucia Filippini
Lucia Filippini (1672/1732) Nativa di Corneto Tarquinia, oggi Tarquinia. Beatifica il 13 giugno 1926, santificata da Papa Pio Xl il 21 giugno 1930. Fu fondatrice della Congregazione delle Maestre Pie Filippini, sorta per impartire un’educazione alle bambine povere ed abbandonate. Nella strada ad essa dedicata sorge un istituto religioso delle Maestre Pie Filippini, le cui suore si occupano, oltre che a svolgere le loro mansioni religiose, dell’educazione elementare dei bambini del paese e di quella, sino a poco tempo fa, delle bambine orfane.

L’istituto venne a sostituire la Casa Religiosa di Sant’Angela Merici fondata da Mons. Arrigo. In passato tale strada era intitolata “via Eunuco”, termine con il quale veniva comunemente identificato il montemaggiorese Ignazio Panzarella (1753/1828), nato in via Geraci, figlio di Giovanni e di Muscarella Angela. Persona facoltosa, resasi benemerita per le sue opere di interesse pubblico. Il suo più grande gesto di generosità e solidarietà sociale che lo rese maggiormente popolare fu la fondazione del “Monte Frumentario” nel 1828. Si trattava di un istituzione che provvedeva alla fornitura di frumento per la semina. Il fruitore a fine raccolto avrebbe saldato il prestito in ragione di un interesse moderato. Alla sua morte dispose di un esecutore testamentario il quale doveva amministrare 20 salme di frumento, tale era la quantità messa a disposizione, chiedendo un interesse fisso di 2 tumuli per salma.
Via Termini Francesca
Francesca Maria Termini Lucchesi Palli, moglie del Barone Biagio Licata. Marchesa di Montemaggiore Belsito, Contessa di Isnello, Signora di Villabate e Donna di palazzo di Sua Maestà la Regina. Morì in Palermo il 12 Febbraio 1900.
Ce da dire, comunque, che ci sono diversi motivi per cui le vie intitolate a donne sono generalmente meno numerose rispetto a quelle intitolate a uomini nella toponomastica italiana e in molte altre parti del mondo.
Storicamente, molte società hanno operato all’interno di strutture patriarcali, dove le donne avevano meno visibilità e meno opportunità di emergere in ruoli pubblici e di leadership. Di conseguenza, ci sono state meno donne che hanno raggiunto livelli di fama e riconoscimento tali da meritare l’intitolazione di strade o altri luoghi pubblici. Nel passato, l’accesso delle donne all’istruzione e alle carriere era limitato rispetto agli uomini, il che ha contribuito a ridurre le opportunità per le donne di emergere in campi come la politica, la scienza, l’arte e la cultura.Anche quando le donne hanno fatto progressi significativi nelle loro carriere e nella società, hanno spesso affrontato discriminazioni di genere che hanno limitato il loro riconoscimento e la loro visibilità pubblica. Le decisioni riguardanti la denominazione delle strade e degli altri luoghi pubblici spesso riflettono le tradizioni e i valori della società, che possono essere intrisi di conservatorismo e pregiudizi di genere.
Tuttavia, è importante sottolineare che negli ultimi anni c’è stato un crescente riconoscimento del contributo delle donne alla società e un impegno per aumentare la loro visibilità nella toponomastica e in altri contesti. Molte città stanno ora lavorando per correggere il disavanzo storico dedicando più strade e luoghi pubblici a donne illustri e figure significative nella storia e nella cultura.
Inoltre, ci sono diversi motivi specifici per cui la Chiesa cattolica, in Italia e in altre parti del mondo, ha potuto ostacolare l’intitolazione di vie a donne celebri e di particolare rilievo che non siano la Madonna o varie sante:
La Chiesa cattolica ha una lunga storia di venerazione e devozione nei confronti della Madonna e di altre figure femminili sante. Questo ha portato spesso a una preferenza per l’intitolazione di luoghi pubblici a figure religiose femminili anziché a figure laiche o non religiose. Nel corso della storia, la Chiesa ha esercitato un notevole controllo sociale e culturale, influenzando le decisioni riguardanti la denominazione di strade e altri luoghi pubblici. Questo potrebbe aver limitato l’intitolazione di vie a figure femminili non legate alla sfera religiosa. Come molte istituzioni tradizionali, la Chiesa cattolica è stata influenzata da valori patriarcali che hanno enfatizzato il ruolo delle donne come figure religiose o familiari anziché come leader o figure di spicco in altri ambiti. La Chiesa cattolica ha spesso riflettuto i valori culturali prevalenti nelle società in cui è stata radicata. In molte società, inclusa l’Italia, c’è stata una lunga storia di limitazioni per le donne nell’ambito pubblico e politico, e ciò potrebbe aver influenzato le decisioni della Chiesa riguardanti l’intitolazione di vie.
Comunque, è importante sottolineare che queste sono generalizzazioni e che ci sono eccezioni a questa tendenza. Negli ultimi anni, c’è stata una maggiore consapevolezza e un maggiore impegno per riconoscere il contributo delle donne nella società, inclusa l’intitolazione di vie e altri luoghi pubblici a donne celebri e di rilievo. Auguri a tutte le Donne.
Santi Licata.