Strutture campaniformi ed evidenze della Civiltà della Thòlos in Sicilia

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Stabiliamo intanto il punto fermo per la definizione di Thòlos: struttura architettonica a pseudo cupola. Antica costruzione circolare, diffusa specialmente nelle civiltà preelleniche; si vedano, per esempio, i sepolcri cosiddetti degli Atridi, presso Micene …Analoghe forme si trovano sia in costruzioni preistoriche, sia nei nuraghi sardi, sia nelle tombe etrusche. Strutture simili sono presenti anche, seppur raramente, nell’architettura classica. …”. (Voce Thòlos, in Enciclopedia dell’Architettura, F. Motta editore, vol. IV, pp. 277-78, ed. 2008)

Chi volesse saperne di più sulla presenza archeologica della “Civiltà della Thòlos” in Sicilia, con centinaia di ambienti censiti, può consultare l’opera più completa disponibile ad oggi: F. Tomasello, Le tombe a Thòlos della Sicilia centro meridionale, Cronache di Archeologia n. 34-35/1995-96, ed. CNR – Università di Catania, 1997.

Per quello che ci riguarda, nel contesto del Paesaggio Archeologico dell’entroterra siciliano, l’antica Mesogheia/Terra di mezzo per come la definirono i greci, fra i fiumi Salso/Himera e Platani/Halykos, pensando di essere gli ultimi arrivati, interrogammo a lungo l’ambiente campaniforme e gli ipogei della Gurfa, da architetto e storico dell’arte. Assieme a pochi altri coraggiosi indagatori trovati per strada, rispose il silenzio millenario della catastrofe del tempo nella bellezza della Forma Aurea, che vale di più delle tante parole vane per camuffare il vuoto sviante degli interpreti d’Ufficio, essendo le ipotesi di ricerca ancora ferme al bivio fra le narrazioni di “trogloditici granai grandi” o di sofisticati ipogei di una perduta e “grande civiltà”.

E’ necessario continuare a farlo, assieme ai quattro amici-lettori, per evitare che si possa dire anche di noi quella terribile considerazione di Ennio Flaiano: “Gli italiani sono un popolo accampato sulla loro storia”.

Vogliamo continuare a dare il nostro contributo di stimolo e ricerca per saperne di più sul tema nel libro da scrivere sul “cosa c’è di importante attorno a noi”.
Abbiamo questa altra ragionevole certezza: quando scopriremo, prima o poi, il come e il quando sulla “Genealogia della Forma a Thòlos” saremo però solo a metà dell’opera perché resterà da capire il perché di quella “Grande Architettura Clandestina (G.A.C.)”  dall’impianto tholoide di sofisticata progettazione, che è il più vasto del Mediterraneo; sulla “Via della Thòlos”. Forse una suggestiva ed arcaica “via di pellegrinaggio”, che sembra portare proprio alla Gurfa, passando per centinaia di altre strutture simili ma più modeste, sparse lungo antiche idrovie della Sikania da approdi transmarini. Allora sarà ancora più chiaro che bisogna cercarne il perché alla grande scala mediterranea dei culti, saperi e tecnologie della protostoria.

La Gurfa sembra essere stazione terminale di qualche millennio di civiltà e megalitismo ipogeico tholoide protostorico tutto o quasi da riscrivere, secondo a nessuno, su rotte di una mappa che va almeno dall’Iran alle Isole Canarie, passando per strutture etrusche, sarde e micenee, con il punto cardinale storico del Pantheon di Roma.

Stiamo solo cercando di fare un bilancio della situazione che si presenta, con tutti i limiti delle nostre capacità razionali; perché bisogna mettere in conto la dimensione metafisica e simbolica in cui si muovono quei costruttori più antichi degli antichi.

Pensiamo così di essere entrati in un capitolo inedito o quasi di Storia dell’Architettura, dell’Arte e delle Religioni; o meglio, di ArTeologia.

Carmelo Montagna