Sara Favarò, l’ultima cantastorie della Sicilia

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Sara Favarò è l’ultima cantastorie colta della Sicilia. Penso di averla incontrata la prima volta negli anni ’80 alla Rassegna di città del mare dedicata al maestro e poeta Antonino Uccello, organizzata da Enzo Barbarino. Un’occasione straordinaria per incontrare  artisti scrittori, intellettuali e registi che si sono affermati nel mondo. Erano presenti Peppuccio Tornatore che presentava i suoi film in super 8 cui seguiva un dibattito, Rosa Balistreri, Ciccio Busacca, Ignazio Buttitta con le loro storie e loro testimonianze di vita sottoforma di canzoni, i giornalisti Nuccio Vara, Claudio Lo Cascio, Gigi Razete. E c’erano molti gruppi musicali e solisti: il Gruppo popolare favarese composto da  me Antonio Zarcone e Antonio Lentini, Marilena Monti, la Taberna Mylaensis, i Dioscuri, a Murra di l’Angili,  il gruppo di Sara I Sikelia, Giovanni Moscato, i carrettieri con i loro canti, La Conca d’Oro e tanti, tanti altri.

Sara ha scritto e fatto mille cose senza fermarsi  mai! Lei ama la natura, i viaggi e soprattutto la sua  famiglia. Ha una grande voglia di conoscenza, di sapere, sostiene che siamo piccoli granelli di sabbia di Sicilia. La sua casa è piena di libri. Tre librerie  a muro pienissime che rischiavano di far crollare il palazzo, la stessa storia che stava succedendo a Umberto Eco, così per il peso dei numerosi libri Sara ha pensato di  portarli  a Vicari suo paese natio con un camion  bello grande e il resto in campagna…E la cosa curiosa che mi ha colpito molto, li ha letti tutti…  Il 28 marzo Sara Favarò ha ricevuto presso la sala Onu del teatro Massimo il premio “Donna Attiva” per l’arte e l’attività  di giornalista e di scrittrice … E’ stata introdotta dalla giornalista Teresa Di Fresco che ha raccontato parte della sua vita. Il premio è stato consegnato da Francesco Fradale segretario della città metropolitana, che ha espresso il suo lusinghiero apprezzamento per la sua poliedrica arte.

Quali ricordi hai del paese natio?

I  ricordi sono legati all’infanzia e sono quelli belli di una bambina che viveva libera di giocare per le strade che allora non erano dominate dalle automobili. Un senso di libertà che ha continuato a guidare la mia vita. Talvolta, non riusciamo a dare valore a ciò che ci circonda ed è quando ne siamo privi che lo facciamo. Esserne andata via, quando ero ancora piccola, me lo ha fatto apprezzare molto di più che se fossi rimasta e da allora lo guardo con gli occhi del cuore.

Che ruolo ha avuto il  poeta Ignazio Buttitta nella tua esperienza culturale?

È stato il mio mentore. Ha voluto che io pubblicassi la mia prima raccolta di poesie, che è nata grazie alla collaborazione del pittore Pippo Madè. Mi diceva sempre che una delle mie doti maggiori era quella di essere avanti di almeno di trent’ anni rispetto al  resto del mondo.

Puoi ricordare Ciccio Busacca e Rosa Balistreri, due grandi siciliani dimenticati in vita e oggi ricercatissimi da molti, che ne parlano sui giornali e in tv, si prendono gli onori senza averli mai conosciuti…

Ciccio Busacca era una persona semplice, ma grande nella sua arte. Aveva gli occhi così pungenti che arrivavano al cuore di chi gli stava davanti. Mi ha fatto l’onore di consegnarmi un suo manoscritto inedito. Rosa Balistreri l’ho conosciuta, così come Ciccio, andando in giro per la Sicilia negli spettacoli con Ignazio Buttitta. Giravamo per paesi, scuole, piazze e, soprattutto,  nei festival dell’Unità, dove Rosa, il più delle volte, cantava accompagnata da grandi chitarristi come Mimmo La Mantia e Tobia Vaccaro. Lei, ogni volta, mi chiedeva di recitare la poesia “Chista Sugnu” e, invece, Ignazio voleva che recitassi “A Valanza” e io, per non dispiacere nessuno dei due, le recitavo entrambe. Era bello stare insieme, ricordo che, spesso, la nostra cena, dopo gli spettacoli, era a base di pane, olive e formaggio. Nessun ristorante lussuoso, ma era bellissimo e ci divertivamo. Da loro ho imparato veramente tanto! Per quanto riguarda le trasmissioni televisive, è bello vedere che le giovani leve omaggiano questi grandi artisti, ma credo che per una reale testimonianza, sarebbe bello se gli Autori dei programmi dessero voce a chi ha ricordi di vita o di palco con loro, vissuti indimenticabili ed artistici. Forse credono che siamo tutti morti? Credo che dovremmo farglielo sapere che ce ne siamo tanti e che siamo vivi e combattivi!

Cosa  ricordi del convegno su Antonino Uccello a Città del mare. Erano gli anni 80…

La rassegna biennale della musica e del canto popolare, Premio A. Uccello di Città del Mare, organizzata da Enzo Barbarino, è stata una imponente manifestazione che per due anni ha visto riuniti tutti gli artisti che, da Est a Ovest e da Nord a Sud della Sicilia, rendevamo omaggio alla nostra terra e non solo. C’era chi, come me, credeva nel valore salvifico, sociale e culturale, dell’Arte. Proprio Ignazio, Rosa e Ciccio ne erano antesignani. Ricordo la voce austera di Ignazio quando tonava: “Parru cu tia, To è la curpa!”, quando Rosa cantava con la sua inconfondibile voce: “Terra ca n’un senti, ca n’un voi capiri” e quando Ciccio, con il suo cartellone, la chitarra appesa con un laccio al collo, cantava e cuntava “Ancilu era e n’un havia ali! ’N’celu acchianava senza cordi e scali e senza appidamenti ni scinniva. Era l’amuri lu so capitali e sta ricchizza a tutti la spartia!”. Che ricordi preziosi! Sia nella prima edizione del 1980, che in quella del 1981 ho partecipato come poetessa e come cantautrice con il mio gruppo Sikelia, con il quale abbiamo fatto folk in progress, arricchendo la musica tradizionale di sound propri del nostro tempo. Allora eravamo antesignani, non sempre compresi, oggi lo fanno quasi tutti.

Eravamo veramente tanti alle due edizioni, mi ricordo di te, del Gruppo popolare favarese con Antonio Zarcone e Antonio Lentini, di Marilena Monti, della Taberna Mylaensis, dei Dioscuri,  di Rosa Balistreri, di Ciccio Busacca,  di Ignazio Buttitta, il gruppo Sikelia, i carrettieri con i loro canti, La Conca d’Oro e tanti, tanti altri.

Qual è il potere di un libro?

Immenso o nullo. Dipende da molti fattori come per esempio dall’editore, dalla distribuzione, dalla pubblicità, se l’autore, a torto o a ragione, ha un nome conosciuto. E, in ultima analisi, dipende dal lettore. Ma prima che il libro arrivi a lui c’è tutto quello di cui ho detto prima, quindi, per assurdo, può verificarsi che un libro di grande valore, non giunga mai ad una larga fetta di lettori.

Chi sono gli scrittori che ami di più?

I primi nomi che mi vengono in mente sono quelli di Gesualdo Bufalino, Leonardo Sciascia, Stefano Vilardo, Luigi Pirandello, Giovanni Verga, Gabriel Garcia Marquez, Thomas Mann, Richard Bach, Paulo Coelho, ma non sono certo i soli. Un libro che ho letto tante volte e che rileggerò è “Il piccolo principe” di Antoine de Saint-Exupèry.

Qual è il libro che hai pubblicato a cui ti senti più legata?

Credo sia il romanzo “Che Dio stramaledica gli Alleati”, dove ricostruisco fatti drammatici, come il bombardamento di Palermo del 9 maggio 1943 e la prima strage di Stato dell’anno successivo quando le forze dell’esercito italiano hanno lasciato sul selciato di Palermo 22 tra donne, bambini e giovani colpevoli di chiedere pane. Per scriverlo sono andata ad intervistare il protagonista che viveva a Melbourne in Australia.

Mi puoi parlare della tua esperienza con il cinema siciliano?

Amo il cinema di denuncia sociale di Pasquale Scimeca. Ho avuto il piacere di recitare in tre dei suoi film: Il Giudice Terranova (di prossima uscita), Il Cavaliere Sole, Rosso Malpelo. Ho recitato nel film Divina di Alberto Castiglione. Ho recitato e curato la colonna sonora nel film La mia Valle di Arbash. Ho preso parte a diversi documentari. Sono anche autrice di un soggetto cinematografico contro la violenza sulle donne, del regista Daniele Massa, che ha avuto numerosi riconoscimenti internazionali ed è anche stato premiato in Sicilia al Kalat Nissa Festival.

Nella tua ricerca ci sono le preghiere, le ninne nanne, i canti d’amore e tanto altro…

E poi c’è la nostra terra con la cultura immateriale, dal cibo, ai proverbi, ai modi di dire, alle filastrocche, alle abitudini di vita, alle preghiere, al canto alla poetica popolare, alle “minchiate” come titola un  libro, ai racconti, in una parola, con le testimonianze di gente che occorre sia intervistata, registrata, affinché il loro grande patrimonio di conoscenza non venga seppellito con loro.

Qual è la tua versione sul significato della canzone Vitti ‘ Na Crozza?

Vitti ’Na Crozza è la canzone più manipolata e oltraggiata della tradizione siciliana. Protagonista della canzone è ’Na Crozza, ossia un teschio che, attraverso il suo racconto, si fa promotore di una forte denuncia sociale. L’allegro refrain è stato aggiunto da una nota casa discografica, per motivi prettamente commerciali, molti anni dopo la sua prima incisione che risale al 1951. Il gioioso motivetto, se da un lato ha reso famoso il brano anche oltre oceano, dall’altro lato ha finito per mortificare il significato di una canzone che parla di sofferenze atroci e che è una drammatica invocazione di giustizia e di fede. Fede in una Chiesa che fino alla metà del secolo scorso vietava che si suonassero le campane a morto per molte categorie di persone tra cui: artisti, comunisti, suicidi, omicidi, minatori che morivano nel ventre della terra. Il famoso “cannuni” dove viene ritrovato il teschio non è il cannone da guerra, ma il boccaporto d’ingresso delle miniere. Altro che trarallalleru, lalleru, lallà! A questa canzone ho dedicato tanti anni di ricerca con interviste e acquisizioni documentali contenute nel libro “La messa negata” di cui si è tanto parlato.

Cosa salverà il mondo: la bellezza, la poesia, la letteratura, il cinematografo?

La Cultura salverà il mondo. Ogni sua manifestazione è utile al fine.

I ragazzi di oggi pensano che internet sia la soluzione dei loro problemi e invece…

La mia preoccupazione è che la globalizzazione possa trasformarsi in omologazione. Se ciò avvenisse sarebbe la fine del libero pensiero.

Quali sono i tuoi progetti per il futuro?

Rispondo a questa domanda ricordando una serie di impegni che mi aspettano: il 19 aprile a Palermo a San Mattia ai Crociferi, si svolgerà il 7° Reading di poesie da me organizzato, nella mia qualità di Delegato per la Sicilia della Federazione Unitaria Italiana Scrittori, mentre il 24 aprile sarò a Roma per FUIS. Sono in uscita un mio albo illustrato e due libri, uno di tradizioni popolari e l’altro è una biografia scritta con Anna Cuticchio, una grande protagonista del nostro tempo.  A maggio sarò al Salone Internazionale del Libro di Torino  per presentare le miei nuove pubblicazioni. E poi … poi si vedrà!

Giuseppe Maurizio Piscopo

 

Biografia

Sara Favarò, nata a Vicari nel 1954 vive a Palermo fin dall’infanzia. Cavaliere dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana nominata dal Presidente Sergio Mattarella è scrittrice, poetessa, giornalista, studiosa di tradizioni popolari, cantautrice, attrice e favolista. Fin dall’inizio della sua carriera artistica e letteraria si è esibita con Ignazio Buttitta, suo mentore, Rosa Balistreri e Ciccio Busacca. Ha pubblicato 79 libri di cui 5 testi teatrali e un soggetto cinematografico contro la violenza sulle donne. I suoi saggi sono oggetto di studio in tesi di laurea in Italia e America. A Bruxelles è inserita nell’Albo degli Artisti di Chiara Fama d’Europa; ha ricevuto lettere di stima per i suoi libri dal già Presidente della Repubblica C. A. Ciampi, dal Presidente S. Mattarella e dal Vaticano. Il Sindaco di Palermo, Leoluca Orlando, le ha conferito il titolo di “Tessera Preziosa del Mosaico Palermo”; la Giunta Comunale di Vicari con a capo il Sindaco Antonio Miceli le ha conferito il riconoscimento di “Cittadina Benemerita”, a Roma ha ricevuto la Targa alla carriera, all’Università La Sapienza, dalla FUIS; Premio letterario “Leonardo Sciascia”, terna vincente con il romanzo “Le Porte del Sole”; da La Spezia Premio Internazionale per la letteratura “Artista dell’anno C. Colombo”; a Milano la sua canzone “Vinni Lu Ventu”, vincitrice del festival “Canto Italiano” ha ricevuto il premio SIAE come migliore testo; da Genova è stata nominata Ambasciatrice Onoraria Artistic Development Association; membro del Dipartimento Culturale Sebastiano Tusa, è Presidente Onorario di Splendid Sicily che unisce studiosi e artisti Siciliani di tutto il mondo; è delegato regionale della Federazione Unitaria Italiana Scrittori; è Accademico di Sicilia. Si è esibita in Italia, Europa, Australia e Canada. Di lei si è occupata la stampa internazionale, le reti RAI, Mediaset, La7 e private.

www.sarafavaro.it

Si ringraziano i fotografi: Giovanni Messina e Giulio Azzarello.

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