Trentesimo anniversario della morte del giornalista Beppe Alfano, ucciso dalla mafia

0
102

Il contrasto alle mafie è una responsabilità comune ha detto, nel suo discorso, il presidente della Repubblica.

A trent’anni dalla morte del giornalista, ucciso per mano della mafia l’8 gennaio del 1993 a Barcellona Pozzo di Gotto, suo paese natale, Sergio Mattarella ha ricordato l’impegno civico di Beppe Alfano.
Il giornalista fu protagonista di diverse inchieste sulla criminalità organizzata anche attraverso due televisioni locali, Canale 10 e Tele News. Le sue inchieste furono rivolte soprattutto verso uomini d’affari, mafiosi latitanti, politici e massoneria.
“Beppe Alfano fu vittima di un vile attentato di matrice mafiosa mentre era alla guida della sua auto: un evento tragico che sconvolse la Città di Barcellona Pozzo di Gotto. – Ha detto il presidente Sergio Mattarella. I valori di legalità e giustizia, fondamento del nostro sistema democratico, a cui Alfano si ispirava nello svolgimento della sua attività, non furono scalfiti da un delitto così spregevole. Con le sue inchieste Beppe Alfano narrava una realtà complessa, con l’obiettivo di svelarne le verità contro ogni forma di connivenza e corruzione – ha continuato Sergio Mattarella – La lotta alla criminalità organizzata era per lui un impegno da perseguire con dedizione, all’insegna di una società libera dalla sopraffazione. Una dedizione che è rimasta impressa nella memoria collettiva: la sua immagine rappresenta un modello per le generazioni di ogni tempo. Il contrasto alle mafie è una responsabilità comune – ha sottolineato il Capo dello Stato – Il contributo di ciascuno è elemento imprescindibile per una effettiva cultura della legalità che sia esperienza e dovere sociale. La Repubblica rende omaggio alla sua memoria”.
Fabio Lo Bono