Chi ha detto che videogiochi e cultura non possano andare a braccetto? Purtroppo in Italia, in molti settori, non la si pensa così. Eppure, molti titoli videoludici smentiscono da anni questo pensiero retrogrado nei confronti dell’ottava arte.
Il primo fra tutti è il franchise di Assassin’s Creed, una delle saghe videoludiche più iconiche di sempre.
Dall’immortale bellezza dell’Italia rinascimentale, alla Parigi rivoluzionaria di fine ‘700, la saga targata Ubisoft ha trasformato ogni periodo storico in un parco giochi.
Ognuno dei periodi rappresentati, è pieno di monumenti iconici e di personaggi illustri dell’epoca.
Come dimenticare le corse tra i tetti di Firenze prima di raggiungere Leonardo Da Vinci nella sua bottega, pronto a servirci la sua ultima invenzione? Oppure i dialoghi filosofici (con la possibilità di scegliere le frasi) con Socrate?
Ecco, i videogiochi offrono esperienze del genere. Esperienze che, sfruttate nel modo giusto, possono spingere le menti degli adolescenti verso temi quali la storia, la letteratura, la scienza e l’arte.
Il nostrano Simone Bregni, professore del dipartimento di Languages, Literatures & Cultures della Saint Louis University, ha utilizzato Assassin’s Creed II per far studiare ai suoi studenti la letteratura rinascimentale, la storia e la lingua italiana attraverso le gesta di Ezio Auditore nella Firenze dei Medici.
Ad avvalorare ancor di più la tesi del divertimento a favore della cultura, ci pensa anche il Discovery Tour: una funzione introdotta negli ultimi Assassin’s Creed che permette di girovagare all’interno della mappa di gioco per apprendere nozioni curate da storici, archeologi e linguisti.
Chiusa questa lunga premessa, adesso esaminiamo l’importanza del nuovo Assassin’s Creed Valhalla, ormai prossimo all’uscita.
Assassin’s Creed Valhalla: la storia dei nostri antenati scandinavi
Il nuovo capitolo della saga esaminerà un periodo storico davvero importante: l’invasione vichinga dell’Inghilterra.
Ma perché è particolarmente cruciale anche per la storia siciliana?
Quando le popolazioni scandinave decisero di conquistare i territori anglosassoni, ne conseguirono diverse guerre per il controllo dei vari regni, ovvero: Northumbria, East Anglia, Mercia e Wessex.
I vichinghi invasero anche la Francia assediando Parigi per ben due volte: la prima ai danni di Carlo il Calvo (845), la seconda durante il regno di Carlo III il Grosso (885-886).
Ma la svolta avvenne nell’anno 911 d.C.: Dopo anni di incursioni, Carlo III il Semplice e il condottiero norvegese Rollone, sancirono la pace con il trattato di Saint-Clair-sur-Epte.
Rollone e la sua gente ottennero parte della Neustria, egli si convertì al Cristianesimo e s’impegnò con il sovrano per difendere i territori da successive invasioni vichinghe.
Era appena nato il Ducato di Normandia.
I normanni guidati da Ruggero D’Altavilla, nel 1061, avviarono la conquista della Sicilia (all’ora Emirato di Sicilia).
L’ampio numero di uomini a disposizione e le alleanze con la Chiesa, con Roberto il Guiscardo (fratello di Ruggero) e con la Repubblica Marinara di Pisa, contribuirono alla conquista normanna dell’isola dopo la sconfitta del qā’id di Siracusa Ibn ‘Abbād (1086) e la caduta di Noto (1091).
Ma il culmine della cultura normanna in Sicilia, lo si raggiunse attraverso Ruggero II D’Altavilla.
Egli, dopo aver risolto varie lotte intestine con i suoi stessi consanguinei e dopo aver stretto un accordo con Anacleto II per affermare la posizione di quest’ultimo come Pontefice a Roma (deposta nel 1138), riuscì a unificare i regni normanni peninsulari e la Contea di Sicilia divenendo, il giorno di Natale del 1130, Rex Siciliae, ducatus Apuliae et principatus Capuae, ovvero primo Re del Regno di Sicilia.
Per approfondire l’arte e una particolare curiosità dei normanni in Sicilia, vi consigliamo di leggere i seguenti articoli:
La cappella Palatina tra le chiese più belle del mondo
L’emigrazione dalla «Lombardia» a Termini Imerese dal XIV al XVII secolo