Francesco Minà Palumbo lo scienziato castelbuonese pioniere di metodi e tecniche

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Il caso di Francesco Minà Palumbo, Castelbuono (Palermo 1814, ivi 1899),  che definiamo subito di genialità scientifica e sorprendente singolarità di precursore nel suo poliedrico impegno (oltre quello saliente di medico e botanico di chiara fama),

merita una attenta valutazione perché presenta molteplici momenti di elette attività: medico-chirurgo, geologo, botanico, zoologo, etnologo, ricercatore-innovatore e filantropo.
Informa il Mazzola: “La sua attività era a dir poco frenetica; tornava dalle escursioni carico di piante, insetti, molluschi, rettili, minerali, fossili, e di quant’altro di interesse naturalistico fosse caduto sotto i suoi occhi. Quindi essiccava, imbalsamava, disegnava, classificava ogni cosa per inserirla nelle collezioni”.
Né può sfuggire il particolare della scelta che lo scienziato mantiene di restare a operare nella isolatissima Castelbuono città di nascita (dove giungevano studiosi e specialisti dall’Italia e dall’estero per consultarlo e attingere informazioni scientifiche preziose) con le sole eccezioni degli anni degli studi e la laurea in medicina (1839) nell’Università di Palermo e quelli della specializzazione in chirurgia nell’Università di Napoli (1843).
L’occasione di ottenere la cattedra di Botanica e la direzione dell’Orto botanico di Palermo (cariche vacanti fin dal 1856) con la qualifica  di Dimostratore di Botanica, pur concessa dal rettorato dell’Università di Palermo, gli venne contestata da due pretestuosi ricorsi, in uno dei quali il ricorrente offriva la gratuità della prestazione. Insomma un impedimento definitivo che contribuì a far rimanere il Minà nella sua Castelbuono e ad agevolare le sue ricerche che non furono solo dedicate alle piante. Infatti le sue documentazioni spaziarono sulla catalogazione dell’intera vita vegetale come in quella animale e persino geologica delle Madonie . Ed ecco i disegni colorati, le immagini dei volatili, dei serpenti, insetti  che adesso sono ancora conservati e in mostra nel Museo, e in gran parte sopperiscono alla dispersione di alcuni esemplari di uccelli e rettili che il Minà aveva imbalsamato.
Questo cenno alla poliedricità degli interessi e alla quantità di informazioni lasciate dal geniale e ingegnoso scienziato, operatore di ricerche scientifiche, auspichiamo giovi anche da invito per i lettori della presente sinossi a visitare a Castelbuono il Museo dei làsciti del siciliano illustre, che mentre continuava a collaborare con il Pitrè, ai cui studi etnologici forniva dati scientifici su feste, proverbi locali, usi e costumi, tradizioni, e malattie endemiche del territorio madonita, continuava a documentarsi (per aggiornare il mondo scientifico nazionale) non solo sulla botanica ma con pari impegno e competenza, come sopra detto, sugli aspetti geologici, le presenze d’interesse ornitologico, il clima, l’etnoantropologia e le acque  dell’intera contrada madonita. Tanta attività di ricerca senza smettere le corrispondenze con i maggiori scienziati contemporanei dal Gussone al Parlatore. A quest’ultimo, che aveva  fondato a Firenze “L’Erbario centrale nazionale”, il Minà ha fatto pervenire 1168 campioni di piante proprie delle Madonie.  Un discorso che apre sull’indole filantropa del generoso medico di Castelbuono, pioniere di metodi e tecniche che saranno in seguito applicate nei vari settori cui il geniale personaggio ha dedicato l’intera vita.
Discendente da famiglie castelbuonesi di artigiani benestanti sia per parte di madre che di padre l’adolescente Francesco Minà Palumbo potè fruire dei primi insegnamenti a opera  di due parenti sacerdoti , principalmente dallo zio don Domenico, fratello della madre e dall’altro zio, anch’egli sacerdote, fratello del padre. Si trovano cenni di momenti in cui si aggiunsero alla formazione del futuro scienziato lezioni di un terzo religioso locale, don A. Mogavero.
Insistiamo sul Museo inaugurato il 28 maggio 2017 nei locali dell’ex convento di San Francesco a Castelbuono, dove sono in mostra tutte le preziose documentazioni (persino esemplari di armi di pietra, e ceramiche di epoca remota, oltre ai disegni di varie qualità di funghi e ai volatili imbalsamati), un vero e proprio universo come memoria tangibile di sorprendenti cimeli che la amorevole catalogazione dello scienziato ha consentito  di tramandare e che gli eredi hanno saputo saggiamente e onestamente conservare fino alla loro sistemazione logistica, dopo mezzo secolo di rischiose esposizioni itineranti.
Per una bibliografia sulle ristampe delle opere di Francesco Minà Palumbo e sugli studi (nazionali ed europei) fino alla vigilia della inaugurazione del Museo a Castelbuono, riportiamo quanto con puntualità e precisione definitiva hanno esitato gli studi di Orazio Cancila sulla figura e le opere di Francesco Minà Palumbo: Cfr. In Dizionario biografico degli italiani (vol. 74), Edizioni Treccani 2010:
Cfr. in G. De Luca, F. M.P. Una vita tra umanità e scienza, pubblicata a puntate nel quindicinale Le Madonie di Castelbuono dal 1° luglio 1990 al 15 giugno 1991. T. Fischer, Beiträge zur physischen Geographie der Mittelmeerländer besonders Siciliens, Leipzig 1877; P.G. Strobl, Flora der Nebroden,  in Flora, n.s., XXXVI (1878), pp. 3-558 passim; A. Beguinot, Il medico F. M.P. e le sue benemerenze nel campo della storia naturale e dell’agraria nella regione delle Madonie, in Atti della Acc. Peloritana dei Pericolanti, cl. di scienze fisiche e naturali, XXXI (1923), pp. 1-32; P. Mazzola, F. M.P. e il suo contributo alla conoscenza della storia naturale della Sicilia, in I naturalisti e la cultura scientifica siciliana nell’800. Atti del Convegno … 1984, a cura di G. Liotta, Palermo 1987, pp. 339-348; F.M. Raimondo, Stato delle conoscenze floristiche della Sicilia al 1987, in 100 anni di ricerche botaniche in Italia (1888-1988), a cura di F. Pedrotti, Firenze 1988, pp. 637-665; P. Mazzola – R. Schicchi – G. Venturella, La coltura dei frassini attraverso l’erbario di F. M.P., in Museologia scientifica, VII (1990), 3-4, pp. 259-273; P. Mazzola – G. Venturella, Il contributo di F. M.P. alle conoscenze micologiche siciliane, in Giorn. botanico italiano, CXXV (1991), 3, p. 253; P. Mazzola – F.M. Raimondo, Le piante nell’«Iconografia della storia naturale delle Madonie», opera inedita di F. M.P., in Webbia, XLVIII (1993), pp. 477-482; P. Mazzola, F. M.P., in Il Parco delle Madonie, Palermo 1994, pp. 185-193; P. Mazzola – F.M. Raimondo, Documenti per una storia dell’esplorazione floristica delle Madonie, in Giorn. botanico italiano, CXXX (1996), 4-6, p. 462; M. Sarà, Introduzione a F. Minà Palumbo, Catalogo dei mammiferi della Sicilia, Messina 1999, pp. IX-XVII; O. Cancila, Storia dell’Università di Palermo, Roma 2006, p. 639
Mario Grasso