In sei narcotizzano un’intera famiglia nella loro casa e razziano beni per 20.000 euro

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La Polizia nel giro di pochissimi giorni è risalita agli autori di una riprovevole rapina perpetrata ai danni di una famiglia.

I componenti, tra cui un bimbo di pochi mesi, residenti in un appartamento del centro storico cittadino erano stati narcotizzati da una banda di almeno sei persone che, poi avevano fatto razzia, asportando dall’abitazione beni per almeno 20.000 euro.
Gli Agenti della Squadra Mobile, a seguito di intense e complesse indagini hanno sottoposto a “Fermo di P.G.” Antonino Di Fatta, pregiudicato palermitano di anni 19, H.I., palermitano di anni 15, B.M., marocchino di anni 14 ed hanno denunciato, per gli stessi fatti, D.B.S., palermitana di anni 24,  F.F., palermitano di anni 15 e M.F., palermitano di anni 15. Nello stesso contesto, un quarto uomo, Z.R., cinese di anni 30, è stato, invece, denunciato per il reato di ricettazione.
I malviventi, nella nottata del 28 luglio 2017, tra le 3,00 di notte e le 8,30, arrampicandosi lungo alcuni tubi di una palazzina ed appoggiandosi su una finestra con grate in ferro, scavalcano la ringhiera di uno dei balconi dell’appartamento, sito al primo piano, le cui finestre erano state lasciate aperte a causa del caldo intenso ed accedevano all’interno. Qui perpetravano la rapina, utilizzando verosimilmente delle sostanze narcotizzanti ai danni del nucleo familiare presente, composto da padre, madre e un bambino di due anni, che non si rendevano conto dei fatti. In sede di denuncia, infatti, l’uomo raccontava che al loro risveglio avvertivano un senso di sbandamento e diffusa incapacità motoria, realizzando che durante la notte qualcuno si era introdotto nella loro abitazione, narcotizzandoli, e dopo aver messo a soqquadro l’appartamento, aveva sottratto numerosi oggetti, tra cui vari documenti e carte di credito, un computer portatile, 3 telefoni cellulari, una fotocamera ed altri oggetti, il tutto per un valore complessivo di circa 20.000 euro. Gli Agenti della Squadra Mobile attivavano immediatamente le indagini. L’analisi dei filmati acquisiti dalle telecamere interne condominiali e di altre presenti nel perimetro dell’abitazione, consentiva di notare le fattezze fisiche e particolari tratti somatici di tutto il gruppo criminale, costituito da almeno cinque persone: quattro individui di sesso maschile dalla giovanissima età ed una donna con diversi tatuaggi sul corpo, specialmente uno che le attraversava parte della spalla sinistra, immortalato in maniera evidente dalle immagini del sistema di videosorveglianza. Nei pressi dell’edificio, inoltre, i poliziotti rinvenivano per terra due flaconi di farmaci, contenenti benzodiazepine, sostanza solitamente impiegata come anestetico generale per indurre sonnolenza o mantenere il sonno. Le successive meticolose attività investigative e di controllo del territorio intraprese, con particolare riguardo alle zone cittadine frequentate dalla cosiddetta piccola criminalità, in virtù della giovane età dei malviventi, consentivano di individuare, all’ingresso della Stazione Centrale di Palermo, una ragazza che aveva sul corpo diversi tatuaggi, le cui fattezze venivano immediatamente ricondotte alla donna ripresa dalle immagini del circuito di videosorveglianza dello stabile. La ragazza veniva immediatamente bloccata e riconosciuta dagli operatori quale componente della banda criminale.
Acquisita la certezza in ordine all’individuazione di questo primo componente del gruppo di rapinatori, gli agenti avviavano una certosina consultazione di tutti gli ambiti di frequentazione della donna. Attraverso tale attività riuscivano ad individuare anche gli altri componenti del gruppo nella cerchia delle sue frequentazioni, grazie al confronto delle loro fattezze fisiche con le figure dei malviventi ripresi dalle immagini del circuito di videosorveglianza dello stabile. Le successive indagini permettevano di risalire ad un ulteriore soggetto, non ripreso dalle telecamere ma che di fatto sarebbe stato l’organizzatore del raid, Antonino Di Fatta, che rintracciato ed incalzato dagli agenti ammetteva la propria responsabilità. Questi riferiva, inoltre, di aver venduto i cellulari rubati ad un negoziante di etnia cinese, gestore di un negozio di elettronica nei pressi della Stazione Centrale. Il successivo controllo effettuato presso l’esercizio commerciale permetteva di recuperare i cellulari rubati e di denunciare per il reato di ricettazione il titolare dell’esercizio, Z.R., trentenne cinese.