Polo impiantistico trattamento a freddo rifiuti. Assemblea a Caltavuturo

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Molto intensa e discussa l’assemblea pubblica convocata a Caltavuturo dall’amministrazione comunale, guidata dal sindaco Domenico Giannopolo, che si è svolta sabato 8 ottobre scorso al salone convegni Palazzo Bonomo, avendo come tema “Polo impiantistico trattamento a freddo rifiuti”.

All’assemblea, in previsione per una realizzazione del polo in c.da Gangitani, in prossimità dello svincolo Tre Monzelli, hanno partecipato infatti l’Ing. Vittoria Fatta dell’Enea, il Dr. Ciulla e l’Ing. Durante del WWF Sicilia occidentale e il Direttore della Coldiretti di Palermo Dr. Rampolla, sulla bozza del progetto proposto dai dirigenti della SRR (Società Regolazione Rifiuti). Dei comuni vicinori, però, presente all’assemblea, che si è conclusa in tarda serata, ma soltanto per le prime ore, soltanto il sindaco di Castellana Sicula, Pino Di Martino. Presenti, invece, il M5S di Caltavuturo e gli attivisti di Gangi, di Campofelice di Roccella e di Castelbuono.
Diversi gli interventi e le discussioni, dove sono state messe in risalto, innanzitutto, la possibilità che, nel caso non venga prestata attenzione, nella realizzazione del polo, ai possibili danni che potrebbero conseguire di conseguenza, sia agli abitanti circostanti per diversi chilometri che agli animali e alla agricoltura, questi ultimi evidenziati in continui interventi da parte dei rappresentanti sia del WWF Sicilia occidentale che della Coldiretti di Palermo, danni che, eventualmente, comporterebbero a qualunque tipo di agricoltura pulita che alla vita degli animali sia selvaggi che di allevamento, anche se il polo previsto verrebbe costruito entro lo spazio distante dai centri abitati previsto per legge.
Evidenti anche gli interventi, sia di esperti del settore, come Luca Boccalatte, che degli abitanti, tra cui quello di Gaetana Cuccia, la quale fa presente che “tuttavia, secondo me, insiste una visione che sembra voler privilegiare alcuni aspetti, certamente importanti, a discapito di altri altrettanto degni di seria considerazione. Quando si stila un bilancio, in questo caso di previsione, devono prendersi in considerazione sia le voci in attivo che quelle in passivo; si preme insistentemente sull’aspetto della sostenibilità sociale, in termini di posti di lavoro che DOVREBBERO prodursi a favore dei caltavuturesi ma non si riconosce pari valore al lavoro che MOLTO PROBABILMENTE andrebbe a perdersi o non si realizzerebbe mai a causa dell’impatto fortemente penalizzante che avrebbe un impianto del genere, così come lo si vuole concepire, su un’area vocata all’agricoltura e dove vivono ed operano da sempre diverse realtà agricole e zootecniche”. “Ci saranno certamente siti più corrispondenti ai requisiti necessari, – continua Gaetana Cuccia – aree già industrializzate, più isolate o non prevalentemente agricole; perché insistere nel penalizzare un patrimonio prezioso non solo dal punto di vista paesaggistico ma anche economico per Caltavuturo?”Più volte sono stati gli interventi dei dirigenti della SRR che, hanno sempre chiarito e messo in risalto, l’intenzione di effettuare un progetto finale dietro tutti i suggerimenti e le proposte. Infatti, Vittoria Fatta, Ricercatrice ENEA Agenzia Nazionale per le Nuove Tecnologie l’Energia e lo Sviluppo Sostenibile – Dipartimento Bioenergia, Bioraffineria Chimica Verde, dice che: “Mi è stato chiesto in maniera informale dai tecnici della RSS, ing. Michelon e ing. Quagliana, vista l’attenzione con cui seguo le vicende relative al mio territorio di origine e in qualità di ricercatore che opera nell’ambito di tematiche ambientali, di approfondire la questione relativa alle emissioni dei digestori anaerobici. Questa richiesta conseguiva dalle preoccupazioni espresse da parte di alcuni cittadini di Caltavuturo, durante una serie di incontri tenutisi con l’amministrazione comunale e le SRR e finalizzati ad intavolare una discussione circa l’eventualità di realizzare un impianto di trattamento rifiuti nel territorio Caltavuturese”. “La digestione anaerobica, – continua Vittoria Fatta – che sarebbe una delle operazioni unitarie previste all’interno dell’impianto in questione, è un processo dal quale si ricava un combustibile, il biogas (miscela di metano, anidride carbonica ed altre sostanze presenti in quantità ridotte), prodotto dalla fermentazione anaerobica (in assenza di aria) di un substrato organico ad opera di specifici ceppi di batteri. Essa è annoverata tra le fonti alternative di energia rinnovabile ed è inoltre una tecnologia destinate al trattamento dei rifiuti la cui compatibilità ambientale risulta di gran lunga superiore a quella di altre destinate allo stesso scopo. D’altra parte, come tutte le attività umane, essa non è completamente esente da rischi che, anche se minimi, meritano di essere oggetto di discussione e approfondimento valutando opportunamente le eventuali possibilità di riduzione degli stessi che la scienza e la tecnologia consentono. Una di queste potrebbe essere la trasformazione totale o parziale del biogas in bio-metano da utilizzare nei mezzi di trasporto o da immettere nella rete del gas naturale, in quest’ultimo caso solo una volta che la nostra normativa si sarà adeguata agli standard europei, cosa che non dovrebbe tardare ad avvenire. Inoltre un controllo accurato sul substrato in ingresso ed un ulteriore trattamento aerobico sul residuo solido ottenuto a valle del digestore, ne garantirebbero la destinazione come ammendante privo di rischi microbiologici e di qualità”.
In risalto, invece, il progetto presentato dall’Ing. Salvatore Friscia e soprattutto le non indifferenti forti segnalazioni effettuate per contrastare un ipotetico progetto che devasterebbe il territorio, “cercando di dare una proposta totalmente alternativa – dice Salvatore Friscia – sempre se siano scritte e verbalizzate alcune condizioni necessarie quali la non possibilità in assoluto di ampliare l’impianto la rilocalizzazione, previo uno studio approfondito e condiviso”.
Conclusione effettuata dal sindaco Giannopolo, il quale ha poi effettuato la sintesi anche su Facebook, con i seguenti punti in risalto alla prossima assemblea:
A) puntare a verificare la possibilità di costruire per iniziativa della SRR un impianto di trattamento a freddo dimensionato per 15.000 tonnellate e riferito ai 15 Comuni dell’ARO Madonie (diversamente dalla proposta iniziale che prevedeva 75.000 tonnellate riferite ai 38 Comuni); B) Puntare a innalzare in modo consistente la raccolta differenziata nei 15 Comuni in modo tale da aumentare progressivamente il prodotto differenziato conferito all’impianto e diminuire progressivamente e proporzionalmente la frazione organica trattata e l’indifferenziato; C) puntare alla digestione anaerobica dell’organico
con la produzione di biogas depurato e pulito da immettere nella rete nel momento in cui la normativa sarà cambiata come pare che debba avvenire a breve e/o l’approvvigionamento per l’autotrazione; D) limitare al solo fabbisogno per il funzionamento dell’impianto la produzione di energia elettrica (circa 250-300 kw) dalla combustione del biogas; E) verificare la possibilità di finanziamenti pubblici per la costruzione dell’impianto e solo in subordine scegliere la strada del project financing garantendo comunque un controllo pubblico sul funzionamento e la gestione dell’impianto. Alla SRR è stato chiesto di tornare a proporre al Comune di Termini Imerese e alla Regione per le successive determinazioni dell’ASI (oggi IRSAP di Palermo) la costruzione della stessa tipologia di impianto rivolta ai 38 Comuni della SRR. Sarà costituito un Comitato Tecnico Scientifico per sovrintendere alla realizzazione dello studio di fattibilità. Rimangono invariate le richieste del Comune di Caltavuturo di applicare la compensazione monetaria come prescrive la legge a titolo di mitigazione ambientale e il ricorso alla manodopera del luogo compatibilmente con le professionalità richieste. Un’altra ipotesi da verificare è anche quella di indennizzare per diminuito valore i proprietari dei terreni circostanti sulla base di una valutazione tecnica ed economica da inserire nello studio di fattibilità.

Massimo Miserendino