Orefice promuoveva l’acquisto di gioielli a rate, poi minacciava gli acquirenti vantando conoscenze nel mondo delinquenziale della mafia locale

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I Carabinieri in esecuzione di un ordine di esecuzione di misura cautelare emesso dal GIP di Termini Imerese su richiesta della locale Procura della Repubblica, hanno sottoposto agli arresti domiciliari un gioielliere e all’obbligo di dimora, un commercialista entrambi  indagati per “estorsione” e “favoreggiamento”.

Si tratta di Cosimo D’Amico, quarantasei anni gioielliere di Villabate e Emanuele Monachello, cinquantuno anni, commercialista (nelle foto). Le indagini erano partite nell’aprile scorso, quando una coppia di clienti del noto gioielliere aveva denunciato che il D’Amico, per ottenere il pagamento della vendita di alcuni monili inizialmente rateizzato, li aveva minacciati in più occasioni, vantando conoscenze nel mondo delinquenziale della mafia locale. Proprio il D’Amico aveva portato a termine un’intimidazione a danno della coppia, recandosi presso la loro abitazione insieme a tale Cinzia Lanolina, trentottenne, proveniente dal quartiere Sperone di Palermo e presentata come esponente di spicco e di riferimento della criminalità di Villabate.  Nella circostanza, era stato chiesto di versare la somma di 5.250,00 euro, per un debito già in parte pagato dai coniugi, non concedendo più alcuna deroga. A seguito della denuncia, i Carabinieri della Stazione di Misilmeri per diversi giorni avevano svolto servizi di osservazione, controllo e pedinamento dei soggetti coinvolti. Nel giorno fissato per il pagamento forzato del debito, il 27 aprile, la Landolina accompagnata da un giovane, il ventunenne Dario Giglio, altro soggetto dello Sperone di Palermo, si era recata presso l’abitazione dei clienti del D’Amico, riscuotendo parte del debito ed intimidendo nuovamente la coppia al fine di ottenere l’estinzione totale. Concretizzatosi lo scambio di denaro, la Landolina e il Giglio erano stati arrestati in flagranza per estorsione dai militari dell’Arma che avevano osservato tutte le fasi rimanendo nascosti. Dopo l’arresto dei due estorsori (cui seguiva per la sola Landolina la sottoposizione della custodia cautelare in carcere, successivamente sostituita con gli arresti domiciliari tutt’ora in atto), si  avviava un’attività info-investigativa mirata alla disarticolazione della compagine criminale tantoché a seguito di minuziosi controlli supportati da attività tecniche e pedinamenti, si aveva modo di appurare come il gioielliere, particolarmente preoccupato dell’arresto dei complici, si rivolgesse ad un altro suo amico per intercedere presso le vittime al fine di far ritrattare le dichiarazioni che lo accusavano. Anche questa circostanza veniva puntualmente riscontrata dagli inquirenti, tantoché si individuava l’intermediario nel commercialista Monachello, il quale tentava invano di convincere le parti offese a rimettere le dichiarazione rese ai Carabinieri. Nel contesto dell’indagine, è emerso altresì che la Landolina ha estorto ai due clienti del D’Amico anche l’atto di proprietà di un terreno agricolo.