Automobilismo: il “preside volante” sugli schermi della Zisa

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Giovanni Totaro e Nino Vaccarella
Questa è una storia tutta italiana, dal pungente sapore madonita. E tra “cavallini” e “douce France”, gli intarsi si impreziosiscono. Parlare di Targa Florio sposta l’attenzione, inevitabilmente, sul “Preside volante”, quel Nino Vaccarella, cittadino onorario di Collesano, campione del mondo Sport Prototipi in sella alla Ferrari. Una storia che adesso non è più solo ricordo e negativo fotografico, ma qualcosa di più.


Il ventisettenne regista palermitano, Giovanni Totaro, prossimo al diploma presso il Centro Sperimentale di Cinematografia (CSC), ne ha tratto fuori un docu-film che l’1 maggio sarà proiettato in prima presso i Cantieri Culturali alla Zisa di Palermo, per poi sbarcare a Roma, a Milano e a Torino. Coprodotto dal CSC, che stazione proprio al padiglione 4 dei Cantieri culturali, e dall’Automotoclub Storico Italiano, ente di riferimento per il motorismo storico italiano, il film si snoda per quaranta minuti tra Palermo, le Madonie e la Francia e «vuole inquadrare – dichiara Totaro – sia il campione sia l’uomo, soffermandosi sul rapporto di Nino, simbolo degli anni Sessanta nelle corse su strada, con il figlio Giovanni che, seguendo la passione del padre, si è dedicato al rally negli anni Novanta. L’intenzione di approfondire la figura di Nino Vaccarella – continua il regista – si è sviluppata dopo le riprese di “Sfidare il tempo”, spot sul Museo della Targa Florio di Collesano, occasione in cui conobbi padre e figlio. E da lì ecco giunti alla “Traiettoria ideale”».

I luoghi palermitani del film sono l’abitazione di Vaccarella e il centro sportivo, mentre sulle Madonie principalmente il territorio di Caltavuturo; in Francia, quindi, presente Jean Guichet, co-pilota di Vaccarella in diverse occasioni, le riprese sono state effettuate all’interno del circuito automobilistico di Le Mans. E poi gli immensi archivi dell’Istituto Luce, delle Teche Rai e del Centro Documentazione Alfa Romeo di Arese hanno fatto il resto.

Nino Vaccarella è classe 1933, ma è un filo dritto che accarezza ancora i tanti appassionati di automobilismo sparsi per il mondo. Vincitore di tre edizioni della Targa Florio (1965 su Ferrari, in coppia con Lorenzo Bandini; 1971 su Alfa Romeo, in coppia con Toine Hezemans; 1975 sempre su Alfa Romeo, in coppia con Arturo Merzario), terzo a quella del 1970 in coppia con Ignazio Giunti su Ferrari 512S, vincitore della 24 Ore di Le Mans, della 1000 km del Nürburgring, della 12 Ore di Sebring, della 1000 km di Monza. E poi a Pergusa e a Imola, con le partecipazioni nel circuito della Formula 1 tra il 1961 e il 1965.

«Dopo più di un anno di lavoro – ha dichiarato Nino Vaccarella – verrà presentato il film di Giovanni Totaro che ha voluto proporre la mia carriera automobilistica vissuta negli anni a cavallo tra i ’50 e i ‘70, nel periodo forse più entusiasmante dell’automobilismo internazionale, con le vittorie riportate nelle più famose piste e con le macchine più prestigiose. Automobilismo mitico ma molto pericoloso – sottolinea Vaccarella – con tanti amici piloti scomparsi, in un’atmosfera di grande dolore. Per me aver avuto la fortuna e il merito di essere sopravvissuto è forse la più bella vittoria».

Per Totaro tanto è stato scritto e detto su Vaccarella e allora «ho provato ad aggiungere qualcosa al mito sportivo, ormai consacrato alla storia, raccontando il presente dell’uomo, i suoi obiettivi da ex pilota e il rapporto con il suo unico figlio. La passione di Nino Vaccarella si avverte spesso anche nelle sue parole quando, ad esempio, ricorda che “la potenza era una cosa molto bella, capace di darti anche sicurezza se la sai adoperare bene”».

La traiettoria ideale è un titolo evocativo… «Infatti – ricorda Totaro – è quella che Nino Vaccarella ha trovato in pista ed è anche quella che Giovanni Vaccarella prospettava per il suo avvenire. Lui come suo padre tendeva a quel tipo di percorso fatto appunto di traiettorie “ideali”, sognate. Traiettorie – chiosa il regista – che poi si rivelano nella vita di tutti noi minacciate da un serie di ostacoli, disavventure o debolezze che non abbiamo assolutamente previsto. Mai Nino Vaccarella avrebbe potuto immaginare che il suo peggior incidente non avrebbe coinvolto lui, protagonista di un automobilismo assassino, bensì il figlio».