Spinte a prostituirsi per la crisi. La Polizia di Stato chiude casa a luci rosse

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Agenti della Polizia di Stato del Commissariato “Libertà”, stamattina hanno sequestrato un appartamento nella zona Fiera, adibito a luogo d’incontro per la prostituzione.

Centro massaggi e sesso a pagamento, ancora una volta è quello del settore “benessere”, a Palermo, il paravento scelto da chi sfrutta l’attività del meretricio per proteggere i propri turpi interessi ed agire sotto traccia.
E’ questo lo scenario emerso dopo l’operazione che ne ha così replicato altre, analoghe, del recente periodo.
Questa volta il fittizio centro massaggi sorgeva in una via non distante dalla zona dei Cantieri Navali palermitani, un quartiere particolarmente ampio al cui interno convivono diverse realtà economiche, dalle più alle meno abbienti. 
Da entrambe le realtà provenivano i clienti del centro benessere che ogni giorno, senza molte cautele, contribuivano a quell’andirivieni alla fine giunto, sotto forma di chiacchericcio, alla Polizia di Stato.
Dopo alcuni giorni di appostamento che hanno registrato una costante presenza maschile nelle adiacenze dello stabile segnalato, ieri pomeriggio, i poliziotti hanno ritenuto di fare ingresso nell’edificio.
Hanno così verificato come la prima barriera di protezione dell’illecita attività fosse presumibilmente l’addetta al servizio di portineria che, una volta constatata l’identità dei poliziotti, ha, con foga, suonato il campanello dell’appartamento interessato, in tal modo tentando di metterne in guardia gli occupanti dall’arrivo di ospiti indesiderati.
Quando gli agenti hanno fatto ingresso nell’appartamento la scena apparsa ai loro occhi è stata inequivocabile: tre donne non più giovanissime erano presenti in abiti succinti.
Da quanto è emerso, a seguito delle audizioni delle donne e dei clienti presenti all’atto dell’ingresso degli agenti, il centro massaggi era in realtà una bene avviata casa a “luci rosse” nella quale si consumavano rapporti sessuali in precedenza concordati con tariffe oscillanti dai 30,00 agli 80,00 euro con l’aggiunta di eventuali regalie rimesse alla generosità dei clienti.
Oltre la metà degli introiti, per singola prestazione, veniva versata alla tenutaria della casa, nonché conduttrice dell’immobile, in base ad accordi pattuiti con le donne, all’atto dell’assunzione.   
E’ inoltre emerso come l’attività “benessere” fosse reclamizzata attraverso un annuncio pubblicato su un noto sito web.
Particolarmente struggente il vissuto delle donne coinvolte nella triste vicenda, tutte madri di famiglia. Una delle tre, fino a poco tempo fa proprietaria e gestrice di un asilo nido privato, ha raccontato agli agenti di essere stata spinta a prostituirsi dalla necessità economica subentrata alla chiusura della struttura scolastica.
Analoghe le vicissitudini delle altre due compagne, entrambe recentemente licenziate ed in età ormai considerata “avanzata” per trovare un lavoro.
I poliziotti hanno proceduto al sequestro dell’appartamento ed hanno denunciato in stato di libertà la tenutaria per sfruttamento della prostituzione.