ESPERO IN EDICOLA. Galbo: saremo il paese della legalità e dell’antimafia

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“Il centro chiaramontano è stato sempre un luogo dove la mafia l’ha fatta da padrona con la convinzione che le istituzioni dovessero molto spesso inchinarsi. Vorrei far capire ai cittadini, soprattutto alle generazioni più anziane che il paese non può essere più amministrato da un blocco di potere oligarchico, ma che il Comune deve essere aperto a tutti gli strati sociali. Aver rotto determinati equilibri di convivenza tra l’ente pubblico e altri settori, sacche elettorali e fenomeni oscuri hanno disturbato qualcuno. Ma non abbiamo intenzione di fermarci” 


di Dario Barà

Andrea Galbo, nato nel 1960 si è prima diplomato presso il Liceo Scientifico Nicolò Palmeri di Termini Imerese e successivamente laureato in medicina veterinaria. La sua passione per la politica inizia durante gli anni del liceo, eletto nel consiglio di Istituto in una lista di Comunione e Liberazione. Dopo la laurea ha dato priorità al lavoro. Ha ricominciato attivamente l’attività politica nel 2007 candidandosi come consigliere comunale, uscendo dalle urne come il primo degli eletti. L’anno successivo, dopo l’adesione all’Mpa, si candida al consiglio provinciale nel quale entra nelle file della lista legata all’ex presidente della regione Raffaele Lombardo. Dimessosi dalla provincia nel 2012 si candida a sindaco di Caccamo, dove viene eletto alla guida della lista civica Crescere Insieme. Oggi si è iscritto nel Partito Democratico.

Come è andato il suo primo anno e mezzo di amministrazione?
Da quando sono stato eletto ho agito nella discontinuità e secondo quello che richiede il particolare momento storico. Non ci sono state scelte politiche particolari, incarichi particolari tanto che già dai primi mesi questo mi ha creato delle difficoltà. Dal punto di vista contabile ho purtroppo trovato una situazione al limite dal dissesto finanziario. Uno dei primi atti votati dal consiglio è stata l’adesione, in base al decreto legge 174, al piano di riequilibrio finanziario guidato dal Ministero degli Interni. C’erano circa 8 milioni di euro di debito tra i 5 milioni di disavanzo e i tantissimi debiti fuori bilancio quantificabili in 3 milioni di euro. I primi mesi sono stati un lavoro di monitoraggio e di ricerca di eventuali discrepanze, accertate anche dalla Corte dei Conti, che abbiamo individuato e gestito attraverso i vari procedimenti amministrativi interni ed esterni. La mia attività è iniziata dunque con questo gap che abbiamo cercato a poco a poco di colmare. In questo anno e mezzo abbiamo cercato di portare avanti due azioni importanti: il risanamento economico, anche facendo scelte impopolari ma cercando in tutti i modi di salvare il comune dal dissesto, e la discontinuità dal passato dal punto di vista politico-culturale. Ci troviamo però di fronte a delle difficoltà. In una comunità come Caccamo che fin dal dopoguerra è stata la roccaforte della Democrazia Cristiana, in cui si cercava per motivi elettorali di accontentare gli elettori e i cittadini ad ogni richiesta, cosa che oggi non è più possibile. Viste le difficoltà non solo economiche ma soprattutto dovendo rispettare i canali della legalità e della normativa si sono rotti determinati equilibri tra il sistema politico e gli elettori. Un esempio è quello del debito con Sicilia Acque di 600 mila euro dovuto. A Caccamo dal 2006, da quando questa società ha preso il posto dell’Eas, si erogava acqua in numerosi bevai in tutto il territorio alimentati da contatori comunali con numerose fatture rimaste inevase. Una delle prime cose che ho fatto trovando tantissime difficoltà, prima perchè ho ricevuto tre diffide da Siciliacque e secondo per un senso di legalità, è stato cercare di regolamentare l’erogazione idrica. In questo anno e mezzo ci sono stati due episodi particolarmente gravi per quanto diversi tra tutti hanno segnato la sua sindacatura. L’arresto a marzo del suo predecessore, l’ex sindaco Desiderio Capitano e di un dirigente comunale e l’intimidazione (ad un anno dalla sua elezione) da lei subita con la lettera contenente 3 cartucce e una lettera di minaccia con alcune richieste ben precise. Come vede questi due episodi? Come ha vissuto e come spiega la lettera di minaccia? Per quanto riguarda l’arresto del mio predecessore credo ci siano indagini da parte della magistratura. Conoscendo bene la realtà di Caccamo dal giorno in cui ho messo piede nella sede comunale ho continuato con il mio atteggiamento verso le istituzioni. In tutta la mia attività il rispetto delle istituzioni è preponderante su tutto e questo mi porta a fare chiarezza. Ma non l’ho fatto per colpire una parte politica. Io non ho determinato gli arresti naturalmente, che sono scaturiti da indagini da parte della magistratura. Sicuramente nella nostra azione amministrativa non si è cercato di mediare, arrivare a compromessi, come spesso è accaduto. L’istituzione comune di Caccamo è diventata molto più trasparente, molto più libera, molto più democratica. Ho subito attacchi anche in Consiglio comunale, però finalmente c’è un consiglio che dibatte, delle commissioni che funzionano, consiglieri che fanno proposte.

L’INTERVISTA INTEGRALE SU ESPERO IN EDICOLA