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“Termini città romana”: terzo incontro nell’ambito del ciclo di conferenze  promosso da BCsicilia e Circolo Stesicoro per conoscere il passato della città

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Nell’ambito del Seminario “Termini Imerese Storia di un territorio”, promosso da BCsicilia e Circolo Stesicoro, si terrà venerdì 2 maggio 2025 alle ore 17,30 presso il Circolo Stesicoro in Corso Umberto e Margherita, 68 a Termini Imerese, la terza conferenza dal titolo “Termini città romana”. Dopo la presentazione di Silvana Cipolla, Presidente Circolo Stesicoro, e di Alfonso Lo Cascio, Presidente regionale BCsicilia, è previsto l’intervento dell’architetto Cosimo Serio.

La conferenza ha lo scopo di rileggere la storia di Termini Imerese e riscoprire l’importanza della città nel periodo romano, partendo dalle ricerche di diversi studiosi e in particolare dalle indagine portate avanti dal prof. Oscar Belvedere, (con cui il relatore ha collaborato a lungo) docente di “Topografia dell’Italia Antica” presso l’Istituto di Archeologia, diretto allora dal prof. Nicola Bonacasa, della Facoltà di Lettere dell’Università di Palermo. L’allora giovane docente aveva già editato degli studi su Termini Imerese, in particolare su l’anfiteatro romano e su altri elementi della topografia della città.

Ma è soprattutto la pubblicazione  su “L’acquedotto Cornelio di Termini Imerese”, edito nel 1986, un evento scientifico di portata internazionale che segna la ricerca sulla città romana. L’indagine sul territorio durò circa dieci anni, alla scoperta delle tracce visibili di questa imponente opera idraulica. Successivamente nel 1993  viene pubblicato, per volontà  dell’Amministrazione  di allora guidata da una Commissione Straordinaria, il volume, sempre di Belvedere “Termini Imerese, ricerche di topografia e di archeologia urbana”. Tale studio offre una lettura della storia della citta romana, soprattutto a partire dalle scoperte effettuate durante gli scavi per la metanizzazione della città, puntualmente seguite e documentate dall’Istituto di Archeologia e dalla Soprintendenza Archeologica di Palermo.

Questa collaborazione con il Comune consenti di approfondire la ricerca su alcuni monumenti, soprattutto nell’area dell’anfiteatro, della cd Curia e nell’area della necropoli di Giancaniglia.

Cosimo Serio ha lavorato per circa 40 anni presso l’Ufficio Tecnico del comune di Termini Imerese, interessandosi in particolare di progettazione e Direzione Lavori di opere pubbliche, molte delle quali di interesse storico sia urbanistico che architettonico. Tra gli interventi eseguiti: La torre medievale di Via Roma, la pavimentazione in basolato di  Corso Umberto e Margherita, il restauro degli affreschi di Vincenzo La Barbera nella Cammara Picta, la ristrutturazione delle antiche Terme.

Ha realizzato i disegni archeologici allegati alle pubblicazioni del prof. Oscar Belvedere, che si è occupato per più di un decennio della città romana, in particolare quelli relativi a “L’acquedotto  Cornelio di  Termini Imerese”, “Termini Imerese ricerche di topografia e di archeologia urbana”, Himera  III”. Suoi articoli compaiono in diversi giornali e riviste.

Consorzio madonita per la legalità e lo sviluppo: gruppo di cittadini chiede il commissariamento dell’ente

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“Con la presente intendiamo sottoporre alla Vostra autorevole attenzione alcune criticità che si sono verificate all’interno del Consorzio Madonita per la Legalità e lo Sviluppo, con sede legale presso il Comune di Polizzi Generosa (PA), affidatario del Feudo di Verbumcaudo, bene simbolo di riscatto, sviluppo e promozione della legalità attraverso attività agricole e sociali.”
È questo l’incipit della nota inoltrata al Prefetto di Palermo, al Direttore dell’Agenzia Nazionale per l’Amministrazione e la Destinazione dei Beni Sequestrati e Confiscati alla Criminalità Organizzata e, per conoscenza, al Ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi.
La richiesta di disporre un’ispezione straordinaria è stata sottoscritta da un gruppo di cittadini attivi madoniti, tra i quali: Pino Di Martino, Vincenzo Lapunzina, Stefano Marabeti, Marcello Barrancotto, Giuseppe Lo Verde, Gandolfo Schimmenti, Angela Madonia, Calogero Ventimiglia e Giuseppe Di Gesaro.
«Abbiamo inteso segnalare al Prefetto di Palermo e all’Agenzia nazionale di competenza – dichiarano i sottoscrittori – alcune criticità che hanno investito e investono la gestione ordinaria del Consorzio, facendo nostro il pensiero dei primi cittadini di Valledolmo e Gangi, i quali, senza mezze misure, hanno affermato che “la gestione dei beni confiscati alla criminalità organizzata è materia di straordinaria rilevanza pubblica e richiede un’attenzione straordinaria nella quale nulla può essere sottovalutato o lasciato scorrere”».
I firmatari hanno evidenziato, tra l’altro: che l’ultima elezione del Presidente dell’Assemblea del Consorzio si è tenuta il 28 ottobre 2021 e l’inopportunità della nomina – su proposta del sindaco di Polizzi, Gandolfo Librizzi, che presiede Assemblea soci   alla Presidenza del CdA, dell’ex deputato Francesco Forgione, recentemente sfiduciato dal Consiglio comunale del Comune di Favignana, da lui amministrato.
«Appare curioso – aggiungono i sottoscrittori – che un ex Procuratore Generale della Repubblica e con il suo curriculum, quale è stato il dottor Ignazio De Francisci, si presti a far parte del CdA del Consorzio, ricoprendo un ruolo di secondo livello, mentre la carica più prestigiosa è stata riservata dal sindaco di Polizzi Generosa a un soggetto segnatamente politicizzato».
Al Prefetto di Palermo è stato inoltre chiesto di valutare l’opportunità di garantire la presenza propria, o di un suo delegato, all’Assemblea prevista per il 7 maggio 2025, in considerazione della presunta illegittimità nella gestione della Presidenza dell’Assemblea.

Montemaggiore Belsito, le tavolate di San Giuseppe del primo maggio

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La tradizione di celebrare San Giuseppe sposo di Maria, il 19 marzo, e San Giuseppe lavoratore, il 1° maggio, risale a tempi lontani, quando il bisogno di protezione e di grazia spingeva le famiglie di Montemaggiore Belsito a fare voto al patriarca. Come segno di devozione e ringraziamento, venivano preparati pranzi con le prelibatezze della cucina locale, offerti prima ai bambini e ai ragazzi – i virgineddi – che impersonano la Sacra Famiglia, e poi agli adulti. La tradizione si è consolidata nel tempo, sopravvivendo ai cambiamenti storici e sociali, e ancora oggi continua con la stessa intensità e lo stesso spirito di condivisione.
Il 1° maggio, Montemaggiore Belsito si sveglia con l’aria pervasa di attesa e di profumi invitanti. La Pro Loco e il Comitato di San Giuseppe lavorano instancabilmente per allestire le lunghe tavolate in Piazza Roma e in Via Felice Giovannangelo, nei pressi della sede della Pro Loco. Le tavole, coperte da tovaglie bianche, sono decorate con spighe di grano, mirto, alloro e agrumi. I piccoli pani dalle forme più svariate – croci, pesci, colombe – adornano gli altari, insieme a candele accese e immagini sacre. È un quadro di armonia e di bellezza che mescola il sacro con il quotidiano.
La tradizione vuole che i primi a sedersi a tavola siano i virgineddi, bambini e ragazzi del paese che rappresentano la Sacra Famiglia. È un gesto di carità e di purezza: offrire il pasto ai più giovani è simbolo di speranza e di rinnovamento. Le donne servono le pietanze con mani esperte e sorrisi benevoli, mentre i bambini gustano le sfince e il pane benedetto con occhi sgranati e pieni di meraviglia.
Dopo i virgineddi, è il turno degli adulti. La piazza si riempie di voci e di risate, di piatti che passano di mano in mano, di bicchieri che si alzano per brindare. È un momento di condivisione che va oltre il cibo: è la celebrazione di un senso di appartenenza, di un’identità comune che resiste ai cambiamenti e al tempo. La gente di Montemaggiore sa che la festa di San Giuseppe è un rito che va oltre la fede: è un atto di comunità, di solidarietà e di amore per la propria terra.
Già molti mesi prima della festa, le cucine di Montemaggiore iniziano a risvegliarsi. Le donne del paese, vere custodi della tradizione culinaria, si riuniscono nelle case per preparare le pietanze che renderanno il banchetto degno di San Giuseppe.
Parliamo ora delle pietanze che si preparano per i Virgineddi a Montemaggiore Belsito, in provincia di Palermo.
Il Presidente della Pro Loco di Montemaggiore Belsito, Carlo Scaccia, ci racconta con dovizia di particolari che sulla tavolata i commensali trovano un piatto con la ghiotta, una fetta d’arancia, una fetta di pane, due olive nere che simboleggiano Giuseppe e Maria e un’oliva nera che rappresenta il bambino Gesù. Seguono il riso con i finocchi selvatici, le fettuccine con le lenticchie e la pasta con salsa, sarde e finocchietto selvatico.
Ai bambini viene consegnata una vaschetta contenente un bicchierino di ghiotta, cardi, carciofo e broccolo in pastella, oltre a sfincia, baccalà, cannolo, pignolata e li scuocchi (letteralmente “nastrini” o “fiocchetti” in siciliano, per via della forma). Questi ultimi sono dolci fritti, noti anche come “chiacchiere” a Napoli, “frappe” nel Lazio, “bugie” in Piemonte e Liguria e “cenci” in Toscana.
Il Pane di San Giuseppe ha forme diverse. Quelle poste sull’altarino di San Giuseppe rappresentano un dono votivo: si preparano tre grandi ciambelle di pasta, di circa sette-otto chili ciascuna, destinate ai tre poveri che simboleggiano Gesù, Giuseppe e Maria. Vi sono poi pani di forma più tradizionale, del peso di circa 150 grammi ciascuno. La tradizione prevede forme particolari: il panierino di pane per le bimbe e la pupa di pane per i bimbi.
La ghiotta, per intenderci, è una pietanza che somiglia alla caponata siciliana, ma è preparata con una procedura più elaborata e con molti più ingredienti: zucchine, melanzane, cipolla, cardi, carciofi, broccoli, baccalà, olive bianche e nere, sedano, mandorle, vino cotto, zucchero e aceto. La preparazione richiede grande maestria e tempi lunghi, pianificati con anticipo, per ottenere un risultato equilibrato e squisito.
Le sfince, dolci fritti tipici siciliani a base di uova e farina (oppure farina e patate nelle versioni meno raffinate), sono preparate seguendo ricette antiche, tramandate di generazione in generazione.
Le mense di San Giuseppe sono spesso assimilate all’agape cristiana, il pasto comunitario con cui i primi cristiani ricordavano l’Ultima Cena. Ma a Montemaggiore Belsito il significato è ancora più arcaico e profondo. Invitare i virgineddi a mangiare richiama le radici agricole della Sicilia: è una forma di ringraziamento per la fertilità della terra e per la protezione ricevuta. In questo senso, la festa di San Giuseppe è un sacrificio al dio, non del dio: non vi è martirio, ma offerta e gratitudine.
Anche quest’anno, Montemaggiore Belsito si prepara a rinnovare questa tradizione antica.
Il programma è essenziale e prevede: Ore 11.00 Benedizione delle Tavolate di San Giuseppe; Ore 12.00 Degustazione di pietanze della tradizione popolare; Ore 21.00 Riti di esaltazione popolare in onore di San Giuseppe. Montemaggiore vi aspetta in Piazza Roma, la piazza più ampia e centrale del paese.
Santi Licata

Cerda, grande successo del Cynara Festival e della Sagra del Carciofo

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Si è conclusa con successo la quattro giorni di Cerda accompagnati dall’inconfondibile profumo del carciofo arrostito che ha nuovamente avvolto le vie del paese, cuore pulsante di una terra fertile, in occasione della sua storica Sagra, giunta quest’anno alla 43ª edizione, affiancata dal più giovane e promettente Cynara Festival.

Dal 24 al 27 aprile, il paese collinare ha fatto da sfondo a numerosi incontri culturali, spaziando dalla tradizione popolare alla musica, dall’arte alla riflessione sul futuro, lasciando che il pensiero, di tanto in tanto, corresse verso quelle “feste d’estate” care a Pirandello, dove l’anima popolare trova occasione per esprimersi in quello che si traduce in legame indissolubile tra la gente e la sua terra… con tutte le sue peculiarità.

Dalle festose sfilate folkloristiche, alle note avvolgenti della banda musicale, dalle degustazioni che hanno esaltato la versatilità del carciofo, fino agli spettacoli serali che hanno illuminato Piazza La Mantia, nulla mancava in un calendario pensato per celebrare l’elemento identitario del territorio, quel carciofo spinoso dal cuore tenero che è catalizzatore di economia e motivo di orgoglio per la comunità.

La giornata inaugurale ha visto susseguirsi momenti di intrattenimento musicale e la conferenza d’apertura alla presenza del sindaco, On. Salvatore Geraci, del vicesindaco Giuseppe Amodeo, del direttore artistico del Cynara Festival Francesco Cappadonia e del celebre giornalista Rai Piero Muscari, moderatore dell’evento.

Il culmine emotivo del Cynara Festival, avvenuto durante la premiazione delle Eccellenze Cerdesi, ha contemplato momenti preziosi di riconoscimento umano e intellettuale, guidati, con la consueta maestria, da Piero Muscari, già noto per il suo operato e il suo impegno nel valorizzare le “Eccellenze Italiane” e il cui “giornalismo da marciapiede” ha saputo celebrare la vera grandezza nelle storie silenziose della provincia. Il sindaco, prima di iniziare, ha richiesto un rispettoso minuto di silenzio per la recente scomparsa di Papa Francesco, sottolineando il desiderio di dedicare diversi momenti del festival al suo ricordo. Successivamente, ha dato inizio ai lavori, una sobria cerimonia con la quale ha messo in risalto il ruolo propulsivo del carciofo nella comunità di Cerda, definendolo come vero e proprio “elemento trainante” di una cultura che abbraccia molteplici ambiti.

Il direttore Francesco Cappadonia, che con la sua dedizione ha pianificato un evento che ha riscosso unanime plauso confermando la sua acuta sensibilità e la profonda connessione con il territorio, ha espresso la sua sintonia con la visione del sindaco sottolineando l’amore condiviso per Cerda e il desiderio di crescita, ringraziandolo per la fiducia accordatagli nella gestione di un evento che avrebbe certamente attratto migliaia di visitatori.

Premio Cynara, le Eccellenze Cerdesi 2025

Noemi Schirru

Giovanissima promessa, nata con la tenacia dei grandi atleti, Noemi Schirru, a soli nove anni, abbraccia la passione per il Karate, un talento precoce forgiato nell’impegno e già brillante protagonista nelle competizioni regionali, onorando Cerda con le sue medaglie.

Lucia Biondolillo

Campionessa italiana di biliardo, Lucia Biondolillo ha conquistato il tetto d’Italia con due straordinarie vittorie nel campionato nazionale 2023/2024 di stecca 5 birilli. Un risultato eccezionale che riempie di orgoglio l’intera comunità di Cerda, coronando anni di impegno, sacrificio e fervente passione per questa disciplina.

Antonella Cirrito

Scultrice visionaria e restauratrice sensibile all’anima ferita del pianeta, Antonella Cirrito trasforma l’effimero scarto plastico in monumentali opere d’arte itineranti, una “Balena” contemporanea che immerge la comunità in una riflessione urgente sulla sostenibilità, meritando il plauso per il suo impegno civile e artistico.

Caterina Guttadauro La Brasca

Erede di nobili radici e fertile ingegno letterario, Caterina Guttadauro La Brasca, da Bologna, crea trame narrative che profumano di Sicilia e risuonano di umanità, insignita di prestigiosi riconoscimenti e dedita con sensibilità anche alla ricerca scientifica e al suo sostegno. Come un’archeologa dell’anima, Caterina Guttadauro La Brasca scava nella storia e nell’identità dell’isola, restituendoci “Tracce di sabbia nell’anima”, proprio come il titolo della sua ultima fatica letteraria.

Pietro Matteo Iacuzzo

Imprenditore illuminato, Pietro Matteo Iacuzzo guida la sua ISAP s.r.l. con una bussola orientata alla qualità, alla sicurezza e a un’etica ambientale pionieristica, trasformando gli scarti edili in preziose risorse e ricevendo il sigillo di “Legalità & Profitto” per una condotta aziendale esemplare. Un premio per lui e per il padre Salvatore Iacuzzo, fondatore dell’impresa.

Samuele Rao

Partito da Cerda con la forza delle sue mani e un cuore colmo di sogni, Samuele Rao ha costruito in America una storia di successo imprenditoriale senza mai recidere il cordone ombelicale con la sua terra, ritornando oggi, pensionato fiero delle sue radici, a testimoniare un legame indissolubile.

Rosolino D’Angelo

Figura di spicco nella ristorazione cerdese, ha avviato la sua celebre attività nel suo accogliente ritrovo: “Il Carciofo”, un locale storico che narra la storia di una famiglia, di sacrifici e di una passione tramandata, un’eccellenza che affonda le sue radici nell’amore per la terra e per l’ospitalità.

Un ulteriore riconoscimento, il Premio Eccellenza Madonita, è stato conferito a Francesco Giaconia, che insieme al suo grazie ha voluto fare appello al dialogo intergenerazionale e alla valorizzazione delle Madonie, ricchissime di opportunità per fare marketing del territorio

La famiglia Giaconia, unitamente al suo capostipite Santi Giaconia, ha saputo trasformare una storica macelleria, ancora in attività, in un solido gruppo imprenditoriale agroalimentare e nella Grande Distribuzione Organizzata, portando avanti i valori di radicamento territoriale, attenzione alla qualità e valorizzazione del capitale umano.

Muscari, con la sua grande professionalità e forte dell’esperienza maturata nell’ambito delle eccellenze, ha evidenziato il ruolo strategico di questi eventi, un concetto ripreso dal sindaco, che ha sottolineato come l’impegno debba mirare a rendere Cerda un territorio ambito dai giovani, dove restare e investire, affinché andare fuori possa essere una libera scelta e non una necessità.

Il venerdì 25 Aprile è stato interamente dedicato alla Sagra del Carciofo con le sue tradizionali consuetudini.  La manifestazione ha avuto un suo momento solenne quando le istituzioni, con la cerimonia dell’alzabandiera, hanno ricordato il significato storico di questa data fondativa per la Repubblica Italiana.

ll sabato sera, in Piazza La Mantia si è esibito un gruppo storico della musica italiana: I Cugini di Campagna, un’esibizione che è riuscita a catturare una grande partecipazione e l’entusiasmo di tutte le generazioni presenti.

La domenica, a chiudere questa intensa quattro giorni, una raccolta di auto e moto d’epoca con il “Raduno Ferrari con giro a bordo dei bolidi”. Un finale che, ancora una volta, ha saputo unire diverse passioni, grazie anche alla visione inclusiva del Sindaco On. Salvatore Geraci.

Desideriamo che i nostri giovani, afferma il vicesindaco Giuseppe Amodeo, a chiusura di questo riuscitissimo Festival, percepiscano Cerda come un luogo di opportunità, dove poter realizzare i propri sogni e progetti. Non vogliamo che l’allontanamento sia visto come l’unica via. Stiamo lavorando per creare le condizioni affinché chi vuole restare possa farlo con soddisfazione, e chi è andato via possa un giorno scegliere di tornare, portando con sé nuove competenze e idee. La Sagra e il Cynara Festival sono occasioni per mostrare il volto dinamico e propositivo di Cerda. Attraverso la cultura, l’arte, la valorizzazione dei nostri prodotti, possiamo attrarre interesse e creare nuove sinergie. Il messaggio che, insieme al sindaco, On. Salvatore Geraci, vogliamo lanciare è chiaro: Cerda è viva! Cerda ha un cuore grande e un futuro da costruire insieme, con l’entusiasmo e la creatività dei suoi giovani, conclude Amodeo.

Il connubio tra la Sagra del Carciofo, nata grazie all’ingegno creativo di Michele La Tona, ideatore anche del monumento simbolo, unita alla visione moderna e attuale del Cynara Festival proposta da Salvatore Geraci, si è confermata una formula vincente. Un evento che non si limita a celebrare un prodotto agricolo d’eccellenza, ma che si trasforma in una vera e propria festa dell’identità, della cultura e del talento di Cerda.

Salvina Cimino

Sparatoria nel centro di Monreale, 3 morti e 2 feriti: arrestato 19enne presunto responsabile della strage

I Carabinieri del Comando Provinciale di Palermo, in relazione alla sparatoria verificatasi questa notte nel Centro di Monreale, costata la vita a tre giovani monrealesi e che ha determinato anche il ferimento di altri due ragazzi – hanno dato esecuzione a un provvedimento di fermo di indiziato di delitto emesso dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Palermo, nei confronti di un 19enne palermitano ritenuto responsabile dei reati di strage, porto abusivo e detenzione illegale di arma da fuoco.

Il provvedimento è scaturito dagli esiti delle prime indagini svolte dalla Procura della Repubblica di Palermo e dai Carabinieri del citato Comando Provinciale.

L’indagato si trova al momento ristretto presso la Casa Circondariale Palermo “Pagliarelli”.

Cefalù, “Ricordiamo Papa Francesco in Poesia”: omaggio dell’Associazione Siciliana Musica per l’Uomo

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L’Associazione Siciliana Musica per l’Uomo invita poeti, appassionati di poesia e tutti coloro che desiderano celebrare la figura di Papa Francesco a partecipare a un evento speciale: “Ricordiamo Papa Francesco in Poesia”, una serata che si terrà martedì 6 maggio alle ore 18.00 presso la Chiesa di San Nicola a Cefalù.

La poesia, da sempre un linguaggio capace di toccare l’anima e di esprimere l’invisibile, diventa il mezzo ideale per rendere omaggio a Papa Francesco, il cui messaggio di pace, speranza e amore ha ispirato milioni di persone in tutto il mondo. La serata offrirà a ogni partecipante l’opportunità di esprimere la propria gratitudine e ammirazione per il Papa attraverso il linguaggio universale della poesia.

L’evento si svolgerà in un’atmosfera di grande riflessione e condivisione, dove ogni verso sarà un piccolo frammento di luce che contribuirà a celebrare l’immenso cammino di Papa Francesco. Ogni poeta o poetessa avrà a disposizione un momento per leggere il proprio pensiero, in un contesto di unità, speranza e rispetto.

La partecipazione all’evento è aperta a tutti coloro che desiderano esprimere il proprio pensiero attraverso la poesia. Ogni poesia dovrà essere letta in un tempo che non superi i due minuti. Per partecipare, basta prenotarsi subito inviando un messaggio WhatsApp al numero 3472975402 con la scritta “Si Francesco” e inviare la propria poesia entro il 4 maggio all’indirizzo e-mail [email protected]. Ogni poesia dovrà essere letta dal poeta o dalla poetessa, o da un lettore designato.
Le poesie particolarmente adatte a essere musicate verranno selezionate e trasformate in canzoni, che saranno poi pubblicate online il 7 maggio. Così, oltre alle parole, anche la musica si farà portatrice del messaggio di Papa Francesco, contribuendo a diffondere il suo spirito di giustizia e solidarietà.

L’evento non è solo un incontro letterario, ma un’occasione per stare insieme e riflettere sul cammino che Papa Francesco ci ha invitato a percorrere. Ogni poesia letta sarà un omaggio che cresce e si moltiplica, rendendo viva la speranza e il desiderio di un mondo migliore.

Le fotografie paranormali di Ted Serios

Di sicuro è stato il fotografo più originale del mondo, anche se non ha mai avuto l’hobby della fotografia. Non è stato un genio dell’arte come David Hamilton, né uno strepitoso foto-reporter come Robert Capa. Eppure le sue foto sono pezzi più unici che rari, sui quali si sono scervellati critici e «misteriosofili», parapsicologi e fotografi che professionisti lo erano sul serio. Stiamo parlando di Ted Judd Serios, un semplice fattorino americano disoccupato, nato a Chicago, Illinois, nel 1918, un quarantenne alcolizzato che sostenne  per anni di poter produrre delle misteriose ‘fotografie paranormali’.

Tutta la storia cominciò con una serie di articoli che alcuni cultori americani di parapsicologia pubblicarono su riviste popolari dedicate a problemi « misteriosi ». In essi si diceva che un signore, per l’appunto Ted Serios, sembrava fosse in grado di impressionare le pellicole fotografiche con la sola forza del pensiero. Il che se era facile a dirsi era molto meno facile a credersi: è mai possibile che esista qualcuno in grado di far apparire in fotografia le immagini da lui semplicemente pensate e tutto questo senza premere un pulsante od inquadrare alcunché con l’obiettivo?

Quando uno di tali amatori si rivolse al professor Jule Eisenbud, psichiatra e studioso di parapsicologia piuttosto noto negli USA, chiedendogli di studiare il fenomeno, ricevette un secco rifiuto. Eisenbud non sembrava molto ben disposto a credere a quanto gli veniva riferito. Comunque, dopo che era stato finalmente fissato un appuntamento per vedere in azione quel fenomenale soggetto, l’incontro subì un rinvio. Eisenbud, evidentemente irritato dal contrattempo, decise di lasciar perdere definitivamente tutto. Fu solo dopo qualche tempo, resosi conto della portata di quel fenomeno, sbandierato dalla stampa popolare che Einsebud cambiò idea ed in maniera radicale. Non solo Eisenbud divenne il principale studioso e mentore di Serios, ma su quegli eventi straordinari pubblicò un libro che ebbe una vastissima risonanza, nel quale descrisse le sue esperienze in merito e le sue opinioni. Serios era capace di fare giochetti di questo genere: pensava ad una qualche immagine (addirittura era in grado di accogliere suggerimenti pensando a cose che gli venivano proposte come « bersagli ») e poi, utilizzando una semplice Polaroid, era in grado di « stampare » sulla carta impressionabile l’immagine che aveva pensato. Non sempre le immagini erano nitide, specie agli inizi; ma, col procedere delle prove, esse acquistavano una sempre maggiore chiarezza.

Le foto prodotte da Serios erano spesso vuote o nere. In qualche caso spuntavano sulla Polaroid immagini sfocate che potevano essere interpretate in modi diversi. Erano rari i casi di una immagine sufficientemente chiara o comunque identificabile. In un caso sulla foto apparve un hangar appartenente dalla Royal Canadian Mounted Police, le famose Giubbe Rosse canadesi, ma non si capisce come né perché. Un’altra volta ‘fotografò’ mentalmente il ranch di Eisenbud, con qualche dettaglio abbastanza impreciso. Non raramente infatti le foto ottenute da Serios sembravano delle versioni alterate di luoghi reali.

Eisenbud fece con Serios numerosi esperimenti (lo studiò per tre anni di fila a Denver) e – secondo lui – quasi tutti furono coronati da successo. Uno di essi fu particolarmente impressionante. Serios aveva pensato ad una ricostruzione dell’uomo di Neanderthal, che aveva visto al museo di Chicago. Tentò di imprimerla sulla carta della Polaroid e, dopo una serie di tentativi, riuscì a produrre una immagine chiarissima e straordinariamente somigliante. Non sempre egli riusciva a coronare con successo i suoi esperimenti, ma talvolta produceva un altro effetto: riusciva a produrre dei « neri », cioè non si produceva l’immagine, ma era come se la carta-pellicola fosse stata comunque esposta alla luce. Invece di uscire bianca, come accade se non impressionata, la cartolina usciva annerita. Chiunque può fare la prova: prenda una Polaroid, scatti una foto senza togliere il coperchio dell’obiettivo e vedrà apparire una superficie bianca, non nera. Questo invece, in certe occasioni, avveniva a Serios. Talora egli faceva puntare l’obiettivo di una macchina contro la sua fronte e al culmine della concentrazione gridava di scattare la foto al fotografo impegnato in quel momento con lui.

Eisenbud fu vivamente impressionato dai fenomeni prodotti da Serios, anche se questi non era stato il primo a produrre una foto «paranormale». Nella storia della ricerca psichica casi di fotografia paranormale ne esistono parecchi ed in massima parte molto suggestivi. Essi, addirittura, risalgono ai primordi della parapsicologia, quando i medium, nel corso delle «sedute spiritiche», tentavano di impressionare lastre fotografiche per mezzo della «energia» che presupponevano di emanare. Serios differiva un po’ da queste esperienze perché il fenomeno si produceva volontariamente e sotto controllo. Egli non era, d’altra parte, un individuo del tutto normale. Eisenbud identificò in lui dei tratti psicopatologici. Serios era alcolizzato e prima d’ogni seduta «psicofotografica» con Eisenbud beveva una quantità incredibile di birra e whisky per porsi nelle condizioni che riteneva fossero adatte. Inoltre aveva il vezzo di utilizzare un piccolo cilindro di cartone (che chiamava «Gismo»), ponendolo tra la sua fronte e l’obiettivo della Polaroid. Gli serviva, a sua detta, per focalizzare le sue energie. Ed è stato questo Gismo a procurargli parecchi guai. Infatti Charles Reynolds, un redattore di una nota rivista americana di fotografia «Popular Photography», asserì di aver sorpreso chiaramente Serios frodare. Come? Secondo lui, nel corso di un esperimento al quale egli aveva partecipato in qualità di osservatore, Serios aveva fatto scivolare qualcosa dentro a questo Gismo, probabilmente un minivisore per diapositive, per mezzo del quale produrre fotografie «paranormali». Tale affermazione fu ovviamente smentita da Serios e Eisenbud.

La polemica fra Reynold e Serios e Eisenbud (che egli pure fu accusato implicitamente di frode), assunse toni un po’ tragicomici. Eisenbud stesso scrisse alla rivista dalla quale erano partite le accuse, la “Popular Photography”: «Se, di fronte ad una giuria competente di investigatori scientifici, fotografi e prestigiatori, chiunque scelto da loro riuscirà, in qualsiasi modo normale o sistema di modi, a ripetere, in condizioni simili, la gamma di fenomeni prodotti da Ted, allora dichiaro che: 1. abiurerò tutti i miei lavori con Ted; 2. comprerò e brucierò pubblicamente tutte le copie reperibili del mio libro The World of Ted Serios; 3. comprerò un’intera pagina di pubblicità su “Popular Photography” per esservi raffigurato con le orecchie d’asino; 4. per il resto della mia vita dedicherò il mio tempo libero a vendere porta a porta abbonamenti a questa straordinaria rivista. Non è fissato alcun limite di tempo».

Inutile aggiungere che la sfida non fu accettata, anche perchè nessuno, allora o in anni successivi, fu in grado di riprodurre con un trucco i fenomeni prodotti da Ted Serios.

Egli rimane un unicum nel suo genere, ma proprio la «unicità» di Serios scatenò un diluvio di critiche e sospetti di frode. Reynolds si impuntò sul fatto di aver visto Serios frodare, inserendo, come abbiamo detto, un visore di diapositive all’interno del ‘gismo’ che utilizzava per le sue esibizioni.  Ma alcune semplici considerazioni dimostrano l’eccesso di faciloneria di una simile critica.  Per compiere il «trucco» che Reynolds afferma di aver «visto», Serios avrebbe dovuto: inserire un visore per diapositive nel Gismo, fare le foto, togliere la diapositiva dal cilindro, inserirne un’altra, ripetere l’operazione e via dicendo, per tutta la durata dell’esperimento. Nel caso citato della foto dell’uomo di Neanderthal, le immagini si andarono via via facendo più precise, cioè ognuna differiva dalle altre precedenti per l’accrescersi di sempre maggiori particolari. Serios avrebbe quindi dovuto impiegare una nutrita serie di diapositive diverse e compiere la sequenza di azioni che abbiamo elencato, almeno una mezza dozzina di volte nel corso dell’esperimento. Ovviamente avrebbe dovuto disporre di una destrezza e di un’abilità manuale tali da farla in barba alla pur attenta sorveglianza di Eisenbud e degli altri presenti. Inoltre c’è un piccolo dettaglio da considerare: faceva tutto questo in stato di ubriachezza, poichè prima delle sue performances Serios trangugiava mediamente un paio di libri di birra ed una mezza bottiglia di whisky.

D’altra parte Serios non era un personaggio molto raccomandabile. Lo stesso Eisenbud, che pure ne fu il massimo mentore, così lo descriveva dal punto di vista psichiatrico: “Ted Serios mostra una patologia comportamentale con molteplici disturbi del carattere. Non rispetta le leggi e i costumi della società. Ignora gli obblighi sociali ed è stato arrestato molte volte. Ha una personalità psicopatica e sociopatica che si manifesta in molti altri modi. Non mostra autocontrollo; e si lamenta, si lamenta sempre, sino a sbattere la testa sul pavimento quando le cose non vanno come vuole”.

Un tipino non molto simpatico, insomma, che però sembrava riuscire a produrre uno dei fenomeni più mirabolanti mai registrati nella storia del paranormale. Forse proprio per questo, alcuni tra i più noti maghi da palcoscenico, prestigiatori e scettici, continuarono ad oltranza a sostenere la teoria del trucco. E non si trattava di professionisti da poco: l’americano James Randi, per esempio, convintissimo che Serios utilizzava per mettere in atto i suoi trucchi un dispositivo ottico portatile – di cui abbiamo già parlato – ed altri scettici americani come Persi Diaconis e Martin Gardner, che rimasero sempre convinti che Ted Serios produceva i suoi mirabolanti fenomeni utilizzando trucchi noti agli esperti di ‘magia’.

In Italia non abbiamo mai avuto veri «psicofotografi»; ma c’è stato qualcuno che diceva di esserlo. Un simpatico farmacista di Sassuolo (Modena), che, ottuagenario, produceva negli anni ’80 del Novecento delle foto stranissime. Usava però una tecnica molto diversa da quella di Serios ed era decisamente diverso anche il suo stile fotografico. Anzitutto le sue fotografie somigliavano a delle riprese di natura… idraulica. Produceva infatti strane immagini di tubi attorcigliati tra loro, di foggia e di colori insoliti. Il dottor Ermete Fontana (questo era il suo nome) utilizzava delle lastre fotografiche sigillate in busta opaca. Poggiava le mani su di esse e, sviluppandole, comparivano le predette immagini. Fontana asseriva allora di compiere esperienze simili da ben trent’anni, ma nessun esperimento controllato è stato mai compiuto.

Il fenomeno della psicofotografia è sostanzialmente unico nella storia delle ricerche sul paranormale, diremmo un ‘fenomeno di nicchia’. Poco studiato, poco compreso e, tutto sommato, molto meno noto di altri fenomeni, è difficilmente classificabile, posto che sia un fenomeno autentico e non il risultato di abili trucchi. Ha però un suo fascino particolare. Nell’era delle fotocamere digitali e dell’Intelligenza Artificiale pensare ad una vecchia Polaroid utilizzata per produrre foto di oggetti puramente mentali, ha un fascino tutto suo, come di un vecchio dagherrotipo che ritrae le immagini incerte di una realtà sottile e solo apparentemente invisibile.

Giovanni Iannuzzo    

Monreale, sparatoria in piazza: morti tre ragazzi e due feriti

Tre ragazzi sono morti e due sono rimasti feriti al culmine di una lite finita a colpi di pistola in piazza a Monreale a quanto sembra per futili motivi. Gli spari sono stati esplosi davanti a una folla di un centinaio di persone che ha assistito alla scena.

Stando alle prime ricostruzioni la lite sarebbe degenerata davanti al celebre Duomo della cittadina, nella piazza principale, intorno all’una della notte tra sabato 26 e domenica 27 aprile. Due gruppi di ragazzi si sarebbero affrontati in piazza dopo la discussione nata per futili motivi davanti a una pizzeria.

le vittime sarebbero Salvatore Turdo, 23 anni, Massimo Pirozzo, 26, e Andrea Miceli, 26. Gli altri due ragazzi rimasti feriti avrebbero 33 e 16 anni.

I carabinieri stanno indagando per ricostruire la vicenda.

Si presenta il libro di Luigi Lo Bue “La Targa Florio a Campofelice di Roccella”

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Si presenta a Campofelice di Roccella domenica 27 aprile 2025 alle ore 17.30, presso il Salotto Letterario “A Casa di Anna” in viale Italia, 1 a Campofelice di Roccella il libro di Luigi Lo Bue “La Targa Florio a Campofelice di Roccella”. Previsti gli interventi di Anna Laurà, Presidente BCsicilia, sede Campofelice di Roccella, Alfonso Lo Cascio, Presidente regionale BCsicilia, Michela Taravella, già Sindaco del Comune di Campofelice di Roccella e Giuseppe Schimmenti, già Sindaco del Comune di Campofelice di Roccella. Informazioni e prenotazioni: 340.1775806. L’iniziativa è promossa da Sede locale di BCsicilia in collaborazione con la Casa Editrice Don Lorenzo Milani, Associazione “L’Isola Possibile”, Fiori di Campo,  Cartoland, Magazine E’ Geniale, Federalberghi Palermo e Palazzo del Poeta Dimora contemporanea.

Addio a Papa Francesco. Il mondo lo saluta nella preghiera: “Pastore umile e voce della misericordia”

Un silenzio denso di commozione ha avvolto Piazza San Pietro, gremita di fedeli, capi di Stato e delegazioni da tutto il mondo, accorsi per rendere l’ultimo omaggio a Papa Francesco. L’omelia funebre, pronunciata dal cardinale Giovanni Battista Re, ha tracciato un ritratto profondo e luminoso del pontefice argentino, sottolineando la forza spirituale e la rivoluzione pastorale che hanno segnato i suoi dodici anni di pontificato.

“Il suo pontificato ha toccato le menti e i cuori,” ha detto il cardinale, ricordando l’ultima immagine pubblica del Papa: la benedizione pasquale impartita appena pochi giorni prima, nonostante le precarie condizioni di salute. Un gesto, l’ennesimo, che testimonia il dono totale di sé di un uomo che ha voluto “servire e non essere servito”.

Nel cuore dell’omelia, la pagina evangelica di Gesù e Pietro – “Mi ami tu più di costoro?” – è risuonata come chiave interpretativa della missione di Francesco: un pastore che ha risposto con l’amore, accettando fino in fondo il mandato di “pascolare le pecore” con dedizione, tenerezza e coraggio.

Il cardinale ha ripercorso le tappe salienti del cammino del Papa: dalla scelta del nome Francesco – “programma di vita e stile pastorale” – fino al suo stile comunicativo diretto, accessibile, ricco di immagini e capace di toccare anche i cuori più lontani dalla fede. “È stato un Papa in mezzo alla gente, con cuore aperto verso tutti.”

Ampio spazio è stato dedicato all’impegno di Francesco per i più fragili: migranti, poveri, esclusi. Indimenticabili i suoi viaggi a Lampedusa, Lesbo, al confine tra Messico e Stati Uniti, fino all’Iraq e alle periferie dell’Asia-Oceania, “la periferia più periferica del mondo”. Il suo era un Vangelo incarnato, vissuto nei gesti prima ancora che nelle parole.

“Ha proclamato la misericordia come cuore del messaggio cristiano – ha ricordato il cardinale – e si è fatto voce di pace in un mondo lacerato dalle guerre.” La sua condanna dei conflitti, il richiamo alla fraternità e la denuncia della “cultura dello scarto” sono stati filo conduttore di un pontificato profondamente profetico.

La conclusione dell’omelia è stata affidata a una delle frasi più amate di Papa Francesco: “Non dimenticatevi di pregare per me”. “Caro Papa Francesco – ha detto il cardinale – ora chiediamo a te di pregare per noi, e che dal cielo tu benedica Roma, la Chiesa e il mondo intero.”

Mentre le campane di San Pietro suonavano solenni, le parole del cardinale Re hanno restituito al mondo l’immagine di un Papa che ha saputo incarnare la misericordia, la fraternità e la speranza. E che ora lascia in eredità non solo insegnamenti, ma uno stile evangelico che continuerà a parlare alle coscienze.

William Salina