Piano piano, senza fare rumore, dolcemente, in punta di piedi Giovanni Azzara si è addormentato nella luce del Signore a 94 anni, lasciando dietro di sé una storia che non può essere semplicemente ricordata: la sua, è una storia che merita di essere tramandata.
Perché Giovanni non è stato solo un uomo buono. È stato un testimone. Un vero e proprio esempio di come la fede possa davvero smuovere le montagne e trasformare un’esistenza ferita in una strada percorsa a piedi verso la speranza, con una croce sulle spalle.
La sua storia affonda le radici tra Palermo e Sciara, paese a cui rimase sempre legato. Ed è proprio a Sciara che, durante la Seconda guerra mondiale, il piccolo Giovanni trovò riparo con la sua famiglia, scappando dalla violenza che divorava la città. Lì ritornava sempre con grande gioia, come si torna nei luoghi che custodiscono qualcosa di sacro, specialmente se vi sono i ricordi dell’infanzia. Andava al cimitero e poi in chiesa dove testimoniava la sua straordinaria conversione, e tutti lo ascoltavano con attenzione e commozione.

“Fino a 27 anni – raccontava – ho vissuto nella tempesta: odiando il mio prossimo, senza fede, senza amore”. Il 28 settembre 1958, in un momento di disperazione profonda, tentò di togliersi la vita gettandosi dal quarto piano. Dalle macerie del suo corpo ferito, però, Dio cominciò la sua opera più grande.
Durante il coma e la lunga degenza in ospedale, un frate cappuccino iniziò a sedersi accanto al suo letto. Non si arrese davanti ai rifiuti di Giovanni. Continuò a parlargli di Dio, della Creazione, della Vergine Immacolata. Ed è lì, in un letto d’ospedale, che avvenne il prodigio, o miracolo se vogliamo: il suo cuore indurito si sciolse. Giovanni imparò a perdonare, a chiedere perdono, ad accogliere la fede come un dono inatteso.
Tra una visita e l’altra, il frate gli parlò poi di Lourdes. Giovanni non sapeva nemmeno dove fosse, ma fece una promessa radicale: se fosse guarito, avrebbe raggiunto la Grotta a piedi, portando con sé una grande Croce di legno. E così fece! Il 15 maggio 1959 partì da Palermo con un semplice zaino sulle spalle e una Croce alta più di due metri. Attraversò l’Italia e la Francia, dormì dove capitava, affrontò fatiche, scherni, difficoltà. Ma la mattina del 10 agosto 1959, dopo tanto camminare e pregare, si inginocchiò finalmente davanti alla Madonna nella grotta di Massabielle a Lourdes. E lì, davanti ai sofferenti, ai malati, ai disabili, comprese davvero cosa fosse la misericordia. Le sue cicatrici, da quel momento, non furono più ferite, ma segni.
Il cammino di Giovanni non passò inosservato. Il suo gesto, umile e gigantesco allo stesso

tempo, attirò l’attenzione di molti, di lui parlarono: L’Ora, Giornale di Sicilia, Il Secolo XIX, La Settimana Incom, Visto, Famiglia Cristiana, Nice Matin, Le Meridional, Liberation. La sua storia attraversò giornali, riviste e televisioni di Italia e Francia. E negli anni fu ospite anche di Fabrizio Frizzi su Rai Due, nella trasmissione I Fatti Vostri del 14 maggio 1993, e più recentemente raccontò la sua testimonianza a TV2000.
Il cammino, quel suo pellegrinaggio era un messaggio al mondo: la vita è un dono che va custodito, sempre. Un appello contro ogni violenza, contro la pena di morte, contro l’odio, contro ogni mano che semina morte e distruzione. In tal senso, la sua presenza discreta ma ferma non passò inosservata nemmeno nei momenti più difficili per la sua città. Importante fu il suo legame con il Beato Pino Puglisi, che Giovanni ammirava profondamente. Nel giorno del funerale di 3P, l’immensa Letizia Battaglia lo ritrasse in uno dei suoi meravigliosi scatti: Giovanni con un cartello tra le mani, sul quale spiccavano le parole: “Dio ci ha donato la vita e noi abbiamo il dovere di custodirla, non di togliercela né di toglierla agli altri” e sotto ad esse, le parole con le quali chiudeva sempre la sua testimonianza di vita e fede: “Fede, Speranza e Carità reggono il mondo”.
Ed è forse in quest’ultima frase che si condensa tutta la sua vita. Una vita risorta, riconsegnata alla luce, spesa per ricordare a tutti che nessuno è perduto. Giovanni Azzara è andato via silenziosamente, circondato dall’amore delle figlie, dei nipoti e della sua famiglia. Nessuno dimenticherà mai quell’uomo, semplice, umile, che aveva la battuta pronta e il sorriso sempre sulle labbra, e pregheranno per lui, tutti coloro che lungo il suo cammino hanno avuto la fortuna di incontrare un uomo gentile, allegro, capace di ascoltare e di far riflettere con semplicità.
Oggi il suo viaggio terreno si conclude,un viaggio terminato proprio nei giorni in cui la Chiesa celebra la solennità di Maria Santissima Immacolata, colei che lo volle a tutti i costi a Lourdes. Oggi, quella croce che Giovanni portava sulle spalle è un segno vivo, è il segno della speranza che non delude insieme alla Carità e alla Fede perchè tutte e tre reggono il mondo.
William Salina





