Strage di Casteldaccia: sei indagati tra Amap e Quadrifoglio Group, ipotesi di omicidio colposo e lesioni gravissime

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Nei giorni scorsi la Procura della Repubblica di Termini Imerese ha concluso le indagini preliminari sulla “strage” sul lavoro costata la vita, il 6 maggio 2024 a Casteldaccia, ai cinque operai Epifanio Alsazia, Giuseppe La Barbera, Ignazio Giordano, Giuseppe Miraglia e Roberto Ranieri, deceduti in pochi istanti all’interno di una vasca di raccolta dei liquami mentre tentavano di rimuovere un’ostruzione. Dopo mesi di accertamenti, i Pubblici Ministeri titolari del fascicolo, la dott.ssa Elvira Cuti, insieme al collega dott. Giacomo Barbara, hanno iscritto sei persone nel registro degli indagati – oltre alle due società Quadrifoglio Group Srl e Amap Spa – contestando i reati di omicidio colposo aggravato dalla violazione delle norme antinfortunistiche, lesioni personali colpose gravissime e, per gli enti, la responsabilità amministrativa ai sensi del D.Lgs. 231/2001.

Secondo quanto emerge dall’atto notificato ai soggetti coinvolti, gli indagati sono Nicolò Di Salvo, geometra 67enne e legale rappresentante della Quadrifoglio Group Srl di Partinico, datore di lavoro di quattro delle cinque vittime e responsabile dei servizi di prevenzione e protezione dell’azienda; Wanda Ilarda, dipendente di Amap Spa incaricata del procedimento nella fase dell’affidamento e dell’aggiudicazione della gara relativa ai lavori di manutenzione della rete fognaria; Salvatore Rappa, anch’egli dipendente Amap, responsabile del procedimento in fase di esecuzione e dirigente dell’unità ANP/occ, nonché responsabile dei servizi prevenzione e protezione; Gaetano Rotolo, figura apicale dell’azienda comunale con il ruolo di responsabile dell’unità ANP/ore e direttore dei lavori nell’ambito dell’Accordo Quadro 2022–2024; Sergio Agati, dipendente Amap responsabile dell’unità IESF dedicata agli impianti elettrici dei sollevamenti fognari; e Girolamo Costa, responsabile dei servizi prevenzione e protezione (RSPP) della stessa Amap.

La Procura sostiene che tutti gli indagati, ciascuno per le proprie competenze tecniche e gestionali, avrebbero omesso o gestito in modo irregolare aspetti fondamentali della sicurezza sul lavoro, permettendo che i lavoratori fossero esposti a un rischio gravissimo durante gli interventi. Le contestazioni riguardano la mancata valutazione del rischio in ambienti confinati, la predisposizione incompleta o irregolare dei Piani di Sicurezza e Coordinamento e dei POS, la mancata nomina o individuazione di un coordinatore per la sicurezza in fase di esecuzione, l’omesso controllo sull’uso degli autorespiratori e dei rilevatori multi-gas e la generale sottovalutazione dei pericoli presenti nella vasca oggetto dell’intervento. Per la Procura, tali mancanze, imputate in modo differenziato ai vari indagati secondo i ruoli ricoperti, avrebbero reso possibile che i lavoratori fossero calati nella vasca senza adeguati dispositivi di protezione né un’effettiva conoscenza del rischio. Durante il tentativo di inserire una sonda per localizzare l’ostruzione, si sarebbe infatti sprigionato acido solfidrico in concentrazioni letali, determinando un’immediata perdita di coscienza del primo operaio sceso e, nella dinamica della cosiddetta “catena di solidarietà”, la morte anche dei colleghi accorsi in aiuto. Le indagini hanno inoltre riguardato le gravissime lesioni riportate da un altro lavoratore, sopravvissuto ma con una compromissione polmonare di rilievo, evento che la Procura riconduce alle stesse omissioni gestionali.

Parallelamente, la Procura ha contestato a Quadrifoglio Group Srl e ad Amap Spa la responsabilità amministrativa per fatti colposi in materia di sicurezza sul lavoro, imputando a entrambe le società la mancata adozione di modelli organizzativi idonei a prevenire reati della stessa specie di quelli contestati, nonché un risparmio di spesa ottenuto a discapito della formazione, della vigilanza e delle misure di sicurezza obbligatorie.

Rimane invariata la parte già divulgata relativa alle operazioni autoptiche. Come annunciato, la dott.ssa Cuti, nella mattinata di giovedì 9 maggio 2024, presso l’Istituto di Medicina Legale del Policlinico di Palermo, aveva conferito l’incarico per l’esecuzione delle autopsie sui cinque operai deceduti, affidandole alle dott.sse Stefania Zerbo, Ginevra Malta, Erika Serena Sorrentino e al dott. Tommaso D’Anna. Questi avevano avviato le operazioni sulle salme di Alsazia, La Barbera e Giordano, per poi proseguire il giorno seguente su quelle di Miraglia e Ranieri, con l’obiettivo di accertare se i decessi fossero compatibili con l’inalazione di gas tossici e con un quadro di asfissia acuta. Alle operazioni erano presenti anche i medici legali incaricati dalle parti offese. I familiari di Giuseppe La Barbera, il più giovane delle vittime, appena ventinovenne, tramite il consulente per la Sicilia Alessio Tarantino, si sono affidati a Studio3A–Valore S.p.A, società specializzata a livello nazionale nel risarcimento danni e nella tutela dei diritti dei cittadini. La famiglia, ha nominato come propri avvocati di fiducia gli avvocati Giuseppe Emanuele Greco e Ornella Maria Cialona.

La Barbera, residente a Villabate, sposato e padre di due bambini di uno e quattro anni, era l’unico dei cinque lavoratori a non essere dipendente della Quadrifoglio, ma dell’Amap tramite contratto interinale: non sarebbe dovuto essere presente in quell’ambiente e si è calato nella vasca solo per tentare di aiutare i colleghi in difficoltà. I familiari, oggi, ribadiscono di attendersi risposte forti dalla giustizia, nella speranza che venga accertata ogni responsabilità per una tragedia che ha colpito nel modo più crudele cinque lavoratori impegnati in un servizio essenziale.

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