E’ morto Padre Lorenzo Marzullo, fu tra i fondatori di questo giornale

0
435

E’ stato definito in vari modi nei post che lo ricordano in rete: “Un sacerdote fuori dalle righe”, “un prete al di fuori del suo tempo”, “disinteressato all’apparenza dell’immagine, tipica del prete comune”.

Lorenzo era in effetti un uomo e un sacerdote particolare, semplice ma dalla sensibilità straordinaria. Da sempre impegnato in campo sociale e attento soprattutto alle giovani generazioni, richiamava spesso ai grandi valori come l’onestà, il disinteresse, soprattutto coloro impegnati nelle istituzioni, e la comunità tutta alla responsabilità. E questo a qualcuno non piaceva.
Quando era parroco nei paesi delle Madonie venne accusato (molto ricorrente in quegli anni per i sacerdoti “impegnati”) di essere un prete “comunista”. Non lo era, non è mai stato una persona di parte e meno che meno di una parte politica. Interpretando coerentemente il suo mandato sacerdotale stava dalla parte degli ultimi, per la legalità e la giustizia, contro i corrotti, i profittatori, i disonesti, i mafiosi. Il suo vivere era una costante testimonianza di grande fede, libera da orpelli e superfetazioni.
Padre Lorenzo Marzullo è nato a Castelbuono il 2 maggio 1955. Ha frequentato il Seminario di Cefalù e la Facoltà teologica di Palermo. A 26 anni è stato ordinato sacerdote dall’allora Vescovo Emanuele Catarinicchia nella Cattedrale di Cefalù. E’ stato vice parroco a Collesano, con P. Angelo Onorato e successivamente alla Matrice di Caltavuturo, con P. Santino Di Gangi. Successivamente al trasferimento di P. Santino a Cefalù è stato nominato parroco e coordinatore delle comunità di Caltavuturo, Sclafani Bagni e Scillato. Nel 2010 ha scelto di andare in missione in Equador. E’ rientrato in Sicilia a causa del suo stato di salute, e da qual momento è iniziata una lunga lotta contro la malattia.
E’ volato via stamattina, domenica 5 dicembre 2021, circondato dall’affetto dei familiari.
La prima volta che l’incontrammo fu in una riunione a Castelbuono, quando stavamo dando vita al giornale Espero. Lo portò una nostra amica affermando: “Lorenzo non può mancare in questa avventura”. L’incontro aveva lo scopo di mettere insieme persone attente e sensibili per costruire percorsi di cambiamento di cui la rivista ne sarebbe stato il punto di riferimento.
Conoscemmo in quel momento una persona di fede, leale e corretta, lucido nel sottolineare i mali del territorio, un sacerdote consapevole di essere con la gente e per la gente, fuori da schemi “clericali”. Fu tra i fondatori della Coop. Espero e tra i componenti della redazione del giornale allora cartaceo. Un punto di rifermento nei tanti anni che il mensile venne distribuito nelle edicole del Comprensorio Termini Imerese, Cefalù, Madonie.
Fummo tra i primi a sapere della sua scelta di partire missionario. Forse, con una punta di egoismo, avremmo preferito che restasse a lavorare nel nostro/suo territorio. Ma era sempre più entusiasta quando ci raccontava l’esperienza che viveva, ogni volta che tornava. E questo ci convinse che era la giusta “strada” a cui era stato chiamato. Fino al suo rientro definitivo nel paese d’origine.
Ma al di là del suo essere presente, quando possibile, nella vita della comunità madonita, quello che è emerso nel suo ultimo periodo è stato il suo essere presbitero, non pù distratto da altri “impegni” a cui ha dedicato la vita. Per questo abbiamo scelto di riportare la delicata riflessione scritta nel momento in cui da diversi mesi, a causa degli effetti collaterali di un ciclo di chemio, era costretto a stare a casa con una forte debilitazione fisica.
Cari amici, in punta di piedi, voglio condividere con voi il grande dono che il Signore mi sta offrendo nel darmi l’opportunità di vivere il mio presbiterato in una “Chiesa” il cui nome e la cui conformazione è quella della “stanza di una casa” e la “condivisione eucaristica” assume la dimensione del digiuno e del ritorno alla sua essenzialità.
In questo tempo non sono stati pochi coloro, che, spinti da sincero affetto, tra l’altro, mi hanno chiesto se mi mancava sia la presenza fisica in un luogo di culto (chiesa), sia la celebrazione eucaristica.
A questa domanda non penso di dovere e potere dare, come risposta, un semplice “si” o “no”.
Vorrei invece dire, con immensa gioia interiore, che questa condizione, mi sta facendo vivere una dimensione nuova ed affascinante del mio presbiterato.
La chiesa edificio, che molto spesso si rivela distraente, è stata sostituita della ben più sobria ed essenziale stanza da letto.
Ma, soprattutto, la celebrazione liturgica dell’eucaristia, che rimane la fonte ed il culmine della nostra vita di discepoli di Cristo, sto cercando di viverla, per quanto mi è possibile, in una dimensione nuova che mi nutre profondamente il cuore e che penso possa essere gradita a Dio.
Essa si articola e si nutre sia nella dimensione della Parola, che della Condivisione di una presenza che sa andare oltre la mediazione della materia. La Parola riconquista il fascino della bella “chiacchierata”.
Col Padre, che filialmente ritorni a chiamare semplicemente “Papà”, affidi l’orecchio del tuo cuore, per poi, con semplicità e spontaneità, intessere con Lui confidenziali colloqui d’amore.
Col Figlio, che percepisci sempre più come il “fratello” e che ha deciso di starti accanto per essere la tua Via, Verità e Vita, con profonda gratitudine ti accosti per condividere, nella mensa del suo cuore, il prezioso dono della sua azione di Salvatore e compagno di viaggio.
Con lo Spirito, con delicatezza, elevi la tua invocazione perché non ti faccia mancare mai il respiro divino e ti conceda la saggezza di saper infondere in chi ti sta accanto la volontà di farsi respiro divino che riesce a dare vita a questa, a volte, arida nostra umanità.
La Condivisione eucaristica, che a volte, sia per noi presbiteri che per il popolo santo di Dio, a causa della routine e della abitudinareità, rischia di perdere la sua efficacia.
Come era usanza e lo è ancora in certe comunità, sto percependo un grande beneficio da questo digiuno eucaristico, che mi sta facendo ri-innamorare del banchetto eucaristico come memoriale della Cena pasquale.
Per concludere, voglio ancora sottolineare come ogni esperienza che la vita ti riserva, alla fine è un meraviglioso regalo che il buon Dio ti offre per darti una nuova opportunità
”.
La camera ardente è stata allestita nella Chiesa dell’Itria a Castelbuono, dove è stato Rettore negli ultimi anni.
I funerali si svolgeranno domani (lunedì 6 dicembre) alle ore 15 alla Matrice nuova di Castelbuono. La celebrazione sarà presieduta dal Vescovo di Cefalù mons. Giuseppe Marciante.
Ai familiari l’affettuosa vicinanza del giornale Esperonews.