Diocesi di Cefalù. La Serva di Dio Elisa Giambelluca dichiarata Venerabile: la santa “della porta accanto”

0
184

Chi è Elisa Giambelluca, una dei/delle servi/e di Dio di cui ieri papa Francesco ha autorizzato il decreto come venerabile? Nasce ad Isnello nel 1941, ultima di sette figli. Studia a Cefalù prima e poi a Palermo, per frequentare l’Università.

Qui, nella residenza gestita dall’Istituzione Teresiana conosce il carisma di san Pedro Poveda e vi intravede l’ideale della sua vita. Matura la sua vocazione ad una donazione totale a Gesù Cristo nella forma laicale, propria dell’Istituzione ed entra a farne parte nel1964. Vive in pienezza la sua vocazione battesimale e teresiana a servizio dei giovani, nell’insegnamento e nella formazione, in varie città d’Italia, ma con una permanenza più prolungata a Rossano, dove per dieci anni sarà insegnante di matematica e Preside del liceo sperimentale s. Pio X. Una dolorosa malattia la visita nel pieno della vita. Elisa  l’accetta con grande fede e serenità, nella partecipazione consapevole al Mistero Pasquale. Muore a Roma il 5 luglio 1986.
Ma la sua vita lascia una scia di luce, che non può essere dimenticata e in molti pensano che sia stata una “santa della porta accanto” che non ha fatto rumore, ma ha vissuto in pienezza la sua adesione al Vangelo, tanto che il Vescovo di Cefalù, Mons. Francesco Sgalambro, il 29 marzo del 2009 ne apre il Processo diocesano di beatificazione e canonizzazione. Papa Francesco, dandole il titolo di Venerabile, afferma che Elisa ha vissuto in modo eroico la vocazione cristiana. Nei suoi appunti spirituali Elisa afferma: “La Teresiana è una perfetta cristiana… Io voglio essere perfetta cristiana e lo voglio con tutta me stessa, non a parole, ma in verità.” (24 febbraio 1972). E ancora: “Prometto di far tutto per essere santa… Questa vuole essere una promessa reale, perché fondata sulla fiducia incondizionata che Lui può tutto, che Maria mia Madre non mi lascerà, che i miei fondatori faranno la loro parte in cielo. Una santità senza rumore, ma vera e feconda per la Chiesa. Darti gloria fin da adesso nell’Istituzione (12 nov.1972). Questo ideale, continuamente rinnovato, diventa l’orizzonte di senso del suo vivere quotidiano, del suo fare e del suo soffrire e offrire.
Come? Vive in pienezza la sua fede nel servizio e attenzione agli altri, nella professione e nella fedeltà al quotidiano. Una collega del s. Pio X così la ricorda: “Di quella sperimentazione Elisa era l’anima, nel senso che il suo stile di presenza ha contribuito in modo, a mio parere, determinante, a caratterizzare quella comunità educante…  Mite, dolce, ma chiara e determinata all’occorrenza, mai nervosa o agitata, franca e serena nel dialogo con tutti, capace di comunicare pace e serenità; attenta a valorizzare le persone, ogni persona, perché potesse dare il meglio di sé; capace di stimolare tutti alla partecipazione: studenti, genitori, docenti… tutti ricevevano ascolto e attenzione, soprattutto quando avevano qualche difficoltà o problema da sottoporle…  Contribuì in modo fondamentale alla creazione di un ambiente educativo aperto, stimolante… di una comunità che accompagnava nella crescita, una crescita in tutte le dimensioni”.
E un’altra, che ha condiviso con lei la vocazione teresiana: “Elisa è stata un’incarnazione luminosa di quanto il Fondatore chiede ai membri dell’Istituzione: “Vita tutta di Dio. Così deve essere la nostra vita: tutta di Dio. Ma nello stesso tempo, essa dovrà distinguersi per il suo carattere squisitamente umano, perché l’essere tutta di Dio la perfeziona e non le fa perdere la sua essenza”. Tutti coloro che l’hanno conosciuta possono testimoniare la profonda umanità di Elisa, il suo farsi vicina agli altri, la sua delicatezza, il suo sorriso, espressione di una bontà e di una luce che sempre rimandavano ad altro e ad un Altro… Credo che il segreto del suo stile di vita sia stato un amore che nasceva da dentro, dal profondo, da quel suo esserci, camminare nella storia, come lei scrive, dal suo vivere alla presenza di Dio e immersa in Dio, Presenza che traspariva nei suoi occhi e nel suo sorriso”.
Maddalena Pievaioli