Musumeci: “cu a voli cotta e cu a voli crura”, quanta verità

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Che sia pirandelliana, verghiana, sciasciana o camilleriana, la Sicilia oltre alla sua ineffabile bellezza rimane e probabilmente rimarrà sempre l’isola delle mille contraddizioni.

Come ben sappiamo, a cavallo tra il 2020 e il 2021 stiamo attraversando una grave emergenza sanitaria che sta mietendo vittime ai quattro angoli del mondo, chiaramente senza alcuna distinzione sociale. Ognuno, ovviamente, dice la sua senza che però ci sia una voce unanime su quanto accade ormai da quasi un anno. La politica in primis e poi, quello che dispiace, è vedere come la comunità scientifica sia di fatto divisa su questo infido virus tuttavia oggi pare che quest’ultima abbia preso una strada maestra da perseguire e portarci fuori da questo tenebroso tunnel. E la politica ? L’argomento rimane complesso e probabilmente non risolutivo poiché c’è la possibilità che i grandi capi di stato della storia antica come Cesare o Marco Aurelio, si stiano ponendo un paio di domande sul perché l’Italia è stata ridotta così. E la Sicilia ? I grandi letterati hanno descritto la nostra isola come un vero e proprio paradiso terrestre, Federico II addirittura la preferiva al Paradiso e poi Goethe:  “L’Italia senza la Sicilia, non lascia nello spirito immagine alcuna. È in Sicilia che si trova la chiave di tutto […] La purezza dei contorni, la morbidezza di ogni cosa, la cedevole scambievolezza delle tinte, l’unità armonica del cielo col mare e del mare con la terra… chi li ha visti una sola volta, li possederà per tutta la vita”. La Sicilia di Goethe è sicuramente una Sicilia paradisiaca, ricca di bellezze, profumi e sensazioni che solo qua si trovano, tutto bello; ma c’è anche un’altra Sicilia, quella raccontata dal Principe Giuseppe Tomasi di Lampedusa. “Il Gattopardo” è sicuramente uno dei più grandi romanzi della letteratura siciliana e italiana e proprio li, in quelle righe scritte nel 1958, vi è tutta la spiegazione dell’incoerenza del popolo siciliano nell’adattarsi al nuovo poiché incapaci di cambiare se stessi perché ardenti di orgoglio patriottico per la bandiera rossogialla. “I siciliani – scrive Tomasi di Lampedusa – non vorranno mai migliorare per la semplice ragione che credono di essere perfetti; la loro vanità è più forte della loro miseria.” “Se vogliamo che tutto rimanga com’è, bisogna che tutto cambi”. Oggi però nessuno chiede di cambiare ma soltanto di migliorare, avere accortezza e un minimo di buon senso, la ricetta perfetta per poter uscire da questa emergenza sanitaria. Colori a parte, la Sicilia in zona rossa può essere una delle regioni che prima può arginare e fermare il contagio che purtroppo nelle ultime settimane fa paura con una media di quasi 2000 contagi giornalieri ma se da un lato la politica regionale prende provvedimenti, dall’altro una minoranza deve cercare un modo per aggirare le disposizioni e vivere come se non ci fosse uno status quo del genere. Dunque è vero come afferma Musumeci, che qua in Sicilia c’è “cu a voli cotta e cu a voli crura” ma in questo preciso momento, forse, il desiderio è quello di non vedere più morti o medi e piccoli imprenditori chiudere perché non riescono a far fronte alle spese accumulatesi a causa delle chiusure che hanno subito nel corso dell’infausto anno che ci siamo lasciati alle spalle e che ancora aleggia come un fantasma. Collaborazione ? Forse questa parola può suonare meglio, collaborare tutti assieme aggiungendo un pizzico di umiltà e buon senso può essere la chiave per frenare i contagi e soprattutto i morti che purtroppo sono tanti e che già solo questo triste dato dovrebbe farci riflettere. Il Beato Padre Pino Puglisi diceva: “Se ognuno fa qualcosa, si può fare tanto”, quindi in questo momento le critiche a ben poco servono, le indicazioni ci sono, queste due settimane dovrebbero essere la prova del buon senso di tutti i siciliani: basta davvero poco.
Giovanni Azzara