Geni a Bagheria nell’Ottocento: due medici, un giurista e un matematico

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Torniamo a Bagheria perché sollecitati da alcuni lettori che ci hanno scritto dopo aver letto il “Medaglione” su Ignazio Buttitta. Una doverosa attenzione in due momenti: l’attuale e altra con i restanti nomi, entro le prima settimane del  prossimo gennaio 2021.

Confidiamo ai lettori  una riflessione personale, che non vale solo per i bagheresi, ovviamente: sembrerebbe, tenendo d’occhio la statistica, secondo cui  per i  siciliani che, legittimamente, ambiscono a “realizzarsi”, sia giocoforza che, prima o poi, si dispongano a uscire. Salvo la opportunità di poter tornare in qualsiasi momento e in qualsiasi altro momento uscire di nuovo, perché chi esce riesce! È  la lezione che è stata seguita dai bagheresi che sono ri-usciti. Giuseppe Cirincione, Domenico Lo Monaco, entrambi medici, e Giuseppe Bagnera, insigne matematico, tutti e tre nati a Bagheria, tutti e tre morti a Roma.
Dei quattro illustri e geniali personaggi nati a Bagheria tra il 1850 e il 1870, che segnaliamo in questo “Medaglione”, infatti, solo uno è rimasto in Sicilia: il giurista Francesco Scaduto, (Bagheria 1858 – Favara, in prov. di Agrigento, 1942). Si potrebbe per questo studioso, che fu il fondatore del Diritto ecclesiastico dello Stato, insinuare che sia stato agevolato anche dal ricco matrimonio con la baronessa Angela Mendola di Fontana degli Angeli, che gli ha consentito di fruire di una agiatezza economica che gli ha agevolato gli “otii studiorum” in forza dei quali ha potuto vantare una straordinaria produzione di opere giuridiche di grande valore in quegli anni e  conquistare un prestigio altrettanto alto quanto meritato. Ma sarebbe una disinformazione disdicevole, in quando il professore Scaduto, docente di diritto ecclesiastico nell’Università di Palermo, non ha rinunciato, o meglio, non si è sottratto al fatalismo di uscire dall’Isola, infatti è stato docente e Rettore dell’Università di Napoli e nel 1923 senatore del Regno per tutta la 26esima Legislatura. Oltre al particolare merito per aver fondato il Diritto ecclesiastico, come prima ripetuto. Francesco Scaduto ha infatti pubblicato: Guarentigie pontificie e relazioni fra Stato e Chiesa (1884)Fabbricerie siciliane (1911)Trattato di diritto ecclesiastico (1925);  oltre alle opere giovanili: Stato e Chiesa negli scritti politici dalla fine delle lotte per le investiture sino alla morte di Ludovico il Bavaro (1882)Stato e Chiesa sotto Leopoldo I granduca di Toscana (1885); Stato e Chiesa nelle Due Sicilie dai Normanni ai giorni nostri (1887). Tra le decorazioni che gli sono state attribuite, e che in quegli anni venivano concesse a personalità di grande valore accertato, il professore Scaduto ha ricevuto le nomine di Grand’Ufficiale dell’Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro e di Grand’Ufficiale dell’Ordine della Corona d’Italia
Del cognomonimo del suddetto Giuseppe, il cavaliere Baldassarre Scaduto, diremo nel prossimo Medaglione che, dedicheremo ad altri illustri bagheresi. Qui concludiamo con Bagnera, Cirincione e Lo Monaco.
Nel decennio a cavaliere tra la fine del dominio borbonico e la proclamazione dell’Unità d’Italia (1860) vennero alla luce a Bagheria in tanti tra quelle che sarebbero divenute personalità di grande spicco in ambito nazionale e internazionale per meriti dei loro studi e delle rispettive attività professionali. Cercheremo di sintetizzarne notizie biografiche in due momenti, come prima detto. Concludiamo intanto con il primo medaglione “collettivo”. Procederemo con ordine per proporre meglio il nostro punto di vista. E torniamo alla quaterna dei nati tra il 1858 e il 1865. Sul più anziano dei quattro, Giuseppe Scaduto,  professore di Diritto ecclesiastico, abbiamo appena detto. Adesso un cenno su Giuseppe Cirincione, (Bagheria 1863 – Roma 1929),  medico specializzato in oculistica, vero luminare delle discipline oftalmiche. Dopo aver conseguito la laurea nell’Università di Napoli (cu nesci rinesci) e dopo sei anni di impegno nella docenza della materia in cui si era specializzato, ottenne la cattedra di oftalmologia nel 1902.
Per chiara fama e in forza delle eccellenti pubblicazioni venne chiamato a dirigere le cliniche oculistiche di Palermo, Siena e Genova. Aveva compiuto 56 anni quando venne eletto deputato al Parlamento per due legislature consecutive, la prima volta nel 1919 e la seconda nel 1921. Nel 1924 venne eletto senatore e con questa carica concluse la carriera politica prima della morte. Tra le sue opere scientifiche più conosciute sono da ricordare: Sulla struttura delle vie lagrimali (1890);  Sui primi stadi dell’occhio umano (1891)Sulla genesi del vitreo (1892)Sullo sviluppo della capsula perilenticolare (1898)Sulla retinite proliferante (1905). Altre ricerche consigliate riguardano la scuola seguita alla sua docenza e agli anni di impegno nella direzione dei centri oftalmologici in Liguria, Toscana e Sicilia.
Coetaneo e di soli quattro mesi più giovane l’altro medico, Domenico Lo Monaco (Bagheria 1863 – Roma 1930). Tutto un iter diverso, quest’altro medico bagherese, rispetto al collega Cirincione. I suoi studi universitari e la laurea in medicina furono svolti nell’Università di Palermo, così pure le prime esperienze accanto ai maestri che ne avevano seguito il corso, clinici insigni ed anche epidemiologi (i professori Albanese, Cervello e Paternò), ai quali nel frangente degli anni del colera a Messina e focolai in altri centri dell’Isola, il neo dottore Lo Monaco si aggregò da volontario forgiandosi a un genere straordinario di pratica medica. Questa esperienza e l’impegno dimostrato gli fruttarono riconoscimenti pubblici che lo fecero conoscere in tutta Italia, infatti il contatto con istituzioni sanitarie nazionali nonché colleghi e maestri continuarono a procurargli occasioni di interventi specialistici a carattere sociale, come per le ricerche e gli interventi preventivi contro la peste bubbonica sulle navi, nel 1886 cui seguirono le chiamate in Toscana dove si distinse nelle operazioni sanitarie contro la malaria in provincia di Grosseto. Lo Monaco intanto era a Roma in qualità di aiuto del professore Luigi Luciani, uno dei pionieri della neurofisiologia, disciplina verso cui dimostrerà, in seguito, con le sue ricerche, quando frattanto avrà ottenuto la cattedra di libero docente di Fisiologia nell’Università di Roma, sulle funzioni di alcune parti del sistema nervoso e di ghiandole a secrezione interna. I suoi studi sulla funzione del timo sono stati da precursore, fin da quando poté dimostrare che l’intervento chirurgico di  asportazione della detta ghiandola avrebbe provocato stentata crescita dello scheletro e deficienze negli esiti di conta e formula dei globuli rossi con gravi alterazioni deficitarie dell’emoglobina. Insomma un precursore di quelli che oggi definiamo “Medici senza frontiere” e uno scienziato che ha contribuito con le proprie ricerche al progresso delle conoscenze e delle applicazioni medico-sanitarie. Anche Domenico Lo Monaco, come già Cirincione morì a Roma, lontano dalla Bagheria nella quale era nato. Un anno prima di morire, aveva seguito in qualità di vicepresidente la Delegazione italiana al Congresso internazionale di Fisiologia svoltosi nel 1929 a Boston. Lo Monaco per la grande stima che gli veniva tributata dal mondo medico scientifico contemporaneo, aveva continuato a  dirigere, fin dal 1903, la prestigiosa  rivista “Archivio di farmacologia sperimentale e scienze affini”.
Il genio dei bagheresi tendenti alle indagini scientifiche continuerà con Giuseppe Bagnera (Bagheria, 1865 – Roma, 1927). Le scienze matematiche erano il suo forte e divennero infatti la “missione” delle sue ricerche oltre che del suo insegnamento nell’Università di Messina (cattedra di Calcolo infinitesimale) dove rimase fino all’anno del terremoto (1908). Quindi ebbe a Palermo la cattedra universitaria di Analisi che mantenne fino al 1922, anno in cui si trasferì a Roma nella cui Università continuò a insegnare fino al maggio 1927, anno della morte. Aveva conseguito due lauree a Palermo, la prima in ingegneria nel 1890 e la seconda nel 1895 in matematica, la sua scienza preferita. Una carriera densa di soddisfazioni professionali, a parte i trasferimenti volontari che Bagnera intraprese. Il primo, da Messina lo volle in seguito al disastro provocato quella volta dal sisma nella città dello Stretto. Poi la decisione di trasferirsi a Roma anche in dipendenza della sua appartenenza all’Accademia dei Lincei, e per tutte le altre relazioni internazionali, (compresa la carica di professore onorario nell’Università di Washington) che gli continuavano a  procurare gli studi delle scienze esatte. Non si dovrà infatti trascurare il particolare che Bagnera già nel 1909 aveva ricevuto l’importantissimo “Premio Bordin” dell’Accademia di Parigi in riconoscimento dei meriti scientifici, svolti insieme a Michele  de Franchis, per gli studi da loro condotti sulle Superfici iperellittiche. Di temperamento militaresco, rigoroso con sé stesso prima ancora che con altri ebbe anche la soddisfazione di notare prima di morire che uno dei suoi allievi, Michele Cipolla, autore di libri di aritmetica e di algebra adottati nelle Scuole statali, negli anni del dopoguerra, aveva fatto tesoro dell’essere stato suo allievo.
Mario Grasso