“La devozione di Turi” è il nuovo libro di Antonino Cicero ambientato in una Sicilia arcaica e diseguale tra Cinque e Seicento

0
105

Il racconto è ambientato in una Sicilia arcaica e diseguale, tra Cinque e Seicento, in cui si muovono diversi personaggi attorno al protagonista Turi, figlio del mastro bottaio Cosimo Manca e della mamma Angelina,

senza i quali si ritroverà per affari andati a male, a causa dello zampino del cugino causidico. Turi è un contadino, un uomo semplice eppure timorato, con una devozione particolarmente attenta nei confronti della Madonna, raffigurata in una grande tela oggetto di profonda venerazione da parte dell’intera popolazione. La devozione mariana diventa uno dei leitmotiv che accompagnano il lettore, intrecciandosi con quella per una Maria terrena, amata – a sua insaputa – da Turi che, proprio quando deciderà di rivelarsi, sarà fermato da padre Vincenzo da Caltabellotta, il “parrino” che serba un mistero poi disvelato in appendice.
Maria andrà in sposa a un forestiero: da lì, nell’arco di un’intera notte, si srotolerà la narrazione del romanzo breve con richiami a miracoli, leggende, proteste del popolo affamato, ladri e assassini, fatti e circostanze realmente accaduti, pur rivisitati e rimaneggiati.
Proprio la leggenda della “truvatura”, riportata in alcune fonti, diventa elemento quasi risolutore (a suo modo) dell’intreccio di vicende e di luoghi che consolideranno, come alla fine di un viaggio, la devozione di Turi.
Nel libro, infatti, si mescolano superstizione, tradizione e religiosità popolare come spesso si è abituati, nel nostro quotidiano, a osservare, a dimostrazione che alcuni aspetti connaturati nel dna dell’uomo e declinati in maniera ancor più puntuale all’interno di una regione che è isola e regno di cultura e di specificità, sono universali come tutto ciò che viene narrato. L’idea di fondo, infatti, è quella di permettere al lettore di poter ritrovare, fatte le dovute distinzioni legate ai singoli luoghi, richiami alla propria storia locale.
Il tentativo, da parte di Antonino Cicero, è stato quello di mettere insieme pezzi di storia andata e assegnare, in maniera romanzata, una premessa o uno svolgimento, fornendo così contenuto a ciò che il passato ha spesso trasferito con contorni sbiaditi o senza alcun possibile riferimento.
Tre capitoli, due intermezzi, un’appendice e la postfazione dello studioso di storia e tradizioni siciliane, Giuseppe Oddo, con il corredo grafico di una riuscita illustrazione di copertina dell’artista Marcella Brancaforte, costituiscono la struttura del libro edito dalla casa editrice di Geraci Siculo, Edizioni Arianna.