Termini Imerese. Scipione Sparano, uno sconosciuto vice-ammiraglio nel Seicento

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 Il titolo, dignità ed ufficio o magistratura di Grande Ammiraglio (o Grande Almirante) del Regno di Sicilia, era ricoperto da un funzionario responsabile che, secondo il poligrafo palermitano, canonico Antonino Mongitore (1663-1743),

 comandava in pace, ed in guerra sopra al mare, avea la cura di custodire i porti sicuri, e le marine (cfr. A. Mongitore, Parlamenti generali del Regno di Sicilia. Dall’anno 1446 fino al 1748, t. I, In Palermo, M. DCC. XLIX, p. 25).
Correttamente, l’erudito, genealogista e letterato palermitano Francesco Maria Emanuele e Gaetani marchese di Villabianca (1720-1802), accennava all’origine araba dell’almirantato: «L’Ufizio dell’Almirante trasse la denominazione della voce Saracena Amira, che vale a dire Signore» (cfr. F. M. Emanuele e Gaetani marchese di Villabianca, Della Sicilia Nobile, vol. I, Nella Stamperia de’ Santi Apostoli, in Piazza Vigliena per Pietro Bentivenga, Palermo MDCCLIV, p. 86).
Entrambi i lemmi Almirante ed Ammiraglio (in antico italiano Almiraglio), infatti, derivano dalla radice araba al-Amr ‘il comandante’ e, nello specifico, Al Amῑr al-Baḥril comandante del mare’  (cfr. L. R. Ménager, AdmiratusΆµηρᾶς. L’Émirat et les origines de l’amirauté (XIe-XIIIe siècles), Paris, S.E.V.P.E.M., 1960, Bibliothèque de l’École pratique des hautes études, 6, pp. 157-164; G. Caracausi, Arabismi medievali di Sicilia, Centro di Studi Filologici e Linguistici Siciliani Bollettino diretto da Giuseppe Cusimano, Supplementi, 5, Palermo 1983, pp. 103-105). Secondo Caracausi (op. cit., p. 105), da queste voci derivano anche i cognomi Almirante, Merante (ed aggiungiamo noi, anche Miranti) e, dubbiosamente, Miraglia.
Ancora il Villabianca (Sicilia Nobile, cit., I, p. 87) ci informa della struttura gerarchica subordinata al Grande Ammiraglio che, per l’appunto, aveva la prerogativa di nomina degli ufficiali subalterni, quali «il Luogotenente nel Regno, ed i Vicealmiranti nelle Città Demaniali, ed anche nelle Città, e Terre de’Baroni». Inoltre, dipendeva dal Grande Ammiraglio una «Corte, la quale si compone di un Giudice, dell’Avvocato Fiscale, degli Erarj, Proccuratori [sic], Sollecitatori Fiscali, Maestro Notajo, Familiari, Commissarj, Serventi, Portieri, e Contestabili; e tutti li detti Ufiziali si regolano con leggi particolari, dette Capitoli del Consolato del mare. La Corte dell’Almirante si chiama la Gran Corte col titolo istesso del Supremo Tribunale di giustizia della Sicilia per la somiglianza, che tiene ella nel maneggio, e nelle preminenze, solo in ciò differente, che la Regia Gran Corte presiede alla terra, e il Magistrato dell’Almirante presiede al mare. Cadauno de’ Vicealmiranti elegge particolare Corte; fa ragione nelle prime cause, e le sentenze de’ loro Giudici si rivedono per la Corte superiore del Grande Almirante, che poi il terzo rimedio si ha nel Tribunale della R[egia]. G[ran]. C[orte]. Come Tribunale dell’ultima appellazione».
Il prestigioso ufficio del Grande Ammiraglio, sorto sin dalla dominazione normanna, nei secoli successivi fu appannaggio di varie casate. Infine, come riferisce il Villabianca, nella metà del Settecento, «per la morte di Diego Pignatelli Aragona, e Cortes Principe di Castelvetrano Grande Almirante, la detta Carica appartiene alla Regia Corte, e si appoggia alle cure de’Ministri della Camera Reale».
Le preziose notizie del Villabianca, ci informano, quindi, che l’Almirante di Sicilia, residente a Palermo, era coadiuvato da ufficiali subordinati, con propri uffici giudiziari ubicati nei maggiori scali portuali siciliani, detti per l’appunto Vice-Ammiragli (o Vice-Miragli). Ebbene, uno di questi ultimi risiedeva a Termini Imerese ed aveva la funzione di dirimere le cause civili e penali, in relazione a vertenze giuridiche legate all’attività marinara del litorale termitano. La presenza di tale funzionario, esperto di arte marinara, è un’ulteriore conferma dell’importanza economica dello scalo marittimo di Termini Imerese, facente fulcro nel suo Regio Caricatore del Grano (complesso di grandi magazzini per lo stoccaggio temporaneo delle vettovaglie, prevalentemente cereali, prima dell’imbarco), uno dei più importanti dell’Isola.
Il manoscritto cartaceo, ai segni AR e α 7, che si conserva nella Biblioteca comunale Liciniana di Termini Imerese (d’ora in poi BLT), è inventariato tra le opere di autore anonimo e reca il seguente titolo Scritti diversi riguardanti Termini. Si tratta di una dettagliata e veramente preziosa fonte, rimasta sinora poco nota, anche in ambito  specialistico, emblematica per conoscere i privilegi e la struttura amministrativa della cittadina demaniale di Termini Imerese. Il paragrafo pertinente all’Officio di Vice Miraglio (p. 150r e segg.) specifica che il Viceammiraglio di Termini sovrintendeva sulle cause pertinenti a Marinari, Pescatori, Rizzagliari (addetti alla pesca dei ricci di mare), Rigattieri (pescivendoli), Calafatari (addetti all’impermeabilizzazione degli scafi), Mastri d’Ascia di Mare (intagliatori e costruttori delle strutture lignee degli scafi), Patruni (armatori) di Barche, Tartane (bastimenti da carico e peschereccio con un solo albero e vela latina), Vasselli (vascelli), Rajsi Tonnaroti (sovrintendenti di tonnare) et altri mentre stavano in mare.
Il detto manoscritto non fa menzione di alcun nominativo relativo alla carica di Viceammiraglio di Termini. Fortunatamente, durante  il regno di Filippo IV di Spagna e III di Sicilia (1621-1665) è possibile documentare la presenza di tale dignità nella cittadina imerese. Infatti, nel registro degli Atti dei Magnifici Giurati della Splendidissima e Fedele Città di Termini Imerese relativo all’anno 1647-48,  parzialmente sbiadito nella parte inferiore,  abbiamo potuto rintracciare e trascrivere la lettera patente, datata 5 ottobre 1647, nella quale Pietro Lo Monaco, in qualità di Luogotenente del Regio Grande Ammiraglio del Regno di Sicilia, conferisce a Scipione Sparano (ms. Sipione Sparano), la carica di Vice Ammiraglio (Vice Miraglia) di Termini Imerese (cfr. Atti dei Magnifici Giurati della Splendidissima e Fedele Città di Termini Imerese, d’ora in poi AMG, ms. BLT, 1647-48, ai segni III 10 b 16, pp. 151v-153r, Documento n. 1).
La detta lettera patente rammenta il Regio Grande Ammiraglio del Regno di Sicilia (compresa la sfilza di titoli), allora in carica, il Signor Don Diego d’Aragona, e Cortes, Duca di Terranova [oggi comune di Gela in provincia di Agrigento], Principe di Castelvetrano [oggi comune in provincia di Trapani], Marchese d’Avola [oggi comune in provincia di Siracusa], e Favara [oggi comune in provincia di Agrigento], Conte del Burgetto [secondo il Villabianca corrisponderebbe al casale di Burgimilluso, l’attuale comune di Menfi in provincia di Agrigento, cfr. Villabianca, op. cit., parte II, libro IV, pp. 179-184], e di S. Angelo [oggi comune di Sant’Angelo Muxaro in provincia di Agrigento], Barone di Berribaida [feudo nel territorio dell’attuale comune di Campobello di Mazara in provincia di Trapani], Belice e Pietra Belice [nell’attuale territorio del precitato comune di Castelvetrano], Cavaliere dell’ordine di S. Giacomo della spada [ordine primario di nobiltà della monarchia ispanica dal 1522, cfr. G. Di Crollalanza, Enciclopedia Araldico-Cavalleresca, Direzione del Giornale Araldico, Pisa 1878, p. 313], Commendatore della Chiave d’Oro della Camera di Sua Maestà [dignitario di camera, contrassegnato da una chiave d’oro appesa all’abito, cfr. G. Di Crollalanza, op. cit., p. 305], Gran Contestabile [comandante in capo della Milizia, sia fanteria che cavalleria] ed Ambasciatore in Alemagna [cioè in Germania, presso l’imperatore Ferdinando III, 1608-1657].
Nella lettera patente in questione, Scipione Sparano, è qualificato come persona d’ogni abilità, integrità ed esperienza, ben adatta a ricoprire il detto incarico (carrico) nella città di Termini, sue marine, e Territorio. Il possessore della detta mansione di Vice-Ammiraglio di Termini, analogamente ai propri predecessori, poteva nominare (eligere, e creare), a sua discrezione, gli ufficiali subalterni, con l’obbligo di trasmettere entro venti giorni la nota o lista dei nominativi, nonché eventuali variazioni dovute a decesso o permutazione, in modo da essere annotata in un’apposita matricola. Il detto Scipione Sparano, inoltre, godeva di tutti gli onori (honori), autorità (preminenze), immunità (esentioni e franchezze) ed ogni spettanza, derivante dall’incarico ricoperto, con l’amministrazione della Giurisdizione Civile, e Criminale. Escluse da tali spettanze rimanevano i cosiddetti diritti almirantici o di Miraglia che, per consuetudine, erano prerogativa del Grande Almirante di Sicilia (ad es. quelli relativi a ciò che si arenava sul lido dopo una tempesta o stracquatura, cfr. G. Rezasco, Dizionario del Linguaggio Italiano Storico e Amministrativo, Le Monnier, Firenze 1881, ad vocem).
Nel periodo di reggenza dell’incarico, lo Sparano ed i suoi ufficiali subalterni, godevano del privilegio di poter essere giudicati per qualsivoglia causa, civile, Criminale o, mista, soltanto dalla Gran Corte del Grande Almirante.
Agli ordini del Vice-Ammiraglio rimanevano soggette tutte le persone, presenti nella città di Termini, dipendenti dalla detta Gran Corte e gli eventuali contravventori incorrevano in una pena pecuniaria di mille scudi, ed altre a discrezione del luogotenente generale; invece, le persone non sottoposte erano pregate ed esortate a dare  il loro aiuto e favore, secondo i privilegi dell’Almirantato, concessi dal re e dai suoi predecessori.
Scarni sono sinora i dati documentari che, in via preliminare, abbiamo potuto rintracciare su questo importante personaggio del Seicento termitano, ricavati dai registri di battesimo dell’Archivio Storico della Maggior Chiesa di Termini Imerese (d’ora in poi AME).
Il 25 luglio XIV Indizione 1631, il sacerdote Don Filippo Rotondo battezzò Giacoma Elisabetta Giuseppa Agostina figlia di Scipione Sparano e di Filippa, nata questa notte, alla presenza di Don Baldassare e Donna Francesca Cicala, marito e moglie (AME, Battesimi, vol. 18 f. 14r n. 6, Documento n. 2).
Il 12 dicembre 1682, Francesca figlia di fu Scipione Sparano (ms. Parano), sposò Enrico (Errigo) del Bene e Mazzarino, figlio del fu Don Domenico Del Bene e di Donna Ninfa, nativo della città di Palermo, vedovo della termitana Giuseppa Gallo (figlia di Nicolò e di Rosalia), alla presenza di Don Antonino Vasco e di Mariano Ciprì (AME, Sponsali, vol. 27 f. 138). Da notare che, Enrico Del Bene e Mazzarino, con tutta probabilità doveva essere di origine ligure (i Da Bene o Del Bene sono presenti nel seicentesco stemmario delle famiglie nobili genovesi di Giovanni Andrea Musso, cfr. A. Lercari, La Università delle insegne ligustiche di Giovanni Andrea Musso e l’araldica dell’antica Repubblica di Genova, «La Berio», anno XLV, luglio-dicembre 2005, pp. 65-96 e, in particolare, p. 86).
Riepilogando, dai due atti precitati si evince che Scipione Sparano sposò una certa Filippa ante 1631 ed era già defunto nel 1682. Allo stato attuale delle ricerche non è noto se questo Vice-Ammiraglio abbia avuto qualche attinenza con l’omonimo illustre casato originario del Regno di Napoli, documentato in Napoli, Bari, Barletta etc. Nel secolo XVII, proprio a Napoli, gli Sparano ricoprirono l’ufficio di pubblico notaio (Luca, 1602-4; Giovanni Berardo, 1611-12; Matteo, 1632-74), ed i rogiti stilati si conservano presso l’Archivio di Stato della città partenopea. Lo storico e genealogista, conte Berardo Candida Gonzaga (1845-1920), ci informa che un Titta Sparano, Capitano di Giustizia, essendo tra i congiurati (scoperti il 1° Giugno 1649) che volevano far ascendere Don Giovanni d’Austria alla corona di Napoli, fu successivamente giustiziato (cfr. B. Candida Gonzaga, Memorie delle famiglie nobili delle provincie meridionali d’Italia, Napoli 1875, vol. II, p. 172). Lo storico napoletano Carlo Minieri Riccio (1813-1882), attesta che il ceppo più antico del casato degli Sparano, era però oriundo dalla Puglia e, in particolare di Barletta e di Bari. In quest’ultima città, sin dal tempo della dominazione angioina, è documentata una casata discendente da tal Sparano de Sparano senior (C. Minieri Riccio, Cenni storici intorno i grandi uffizii del Regno di Sicilia durante il Regno di Carlo I. d’Angiò, Stabilimento tipografico partenopeo, Napoli 1872, p. 128 e segg.).
Tornando alla figura di Scipione Sparano, Vice-Ammiraglio di Termini, e della sua casata, solo oggi viene qui riportata alla luce dopo secoli di totale oblio. A nostro avviso, meriterebbe che fosse recuperata la memoria di questo importante personaggio, magari inserendolo opportunamente nell’odonomastica termitana.
Queste nostre nuove scoperte documentarie, forniscono un ulteriore tassello per ricostruire la storia di Termini Imerese nel Seicento e, in particolare, della fiorente ed intraprendente marineria locale.
In appendice (Documento n. 1), il lettore troverà la trascrizione integrale (con le abbreviazioni sciolte) dell’atto patente del Vice-Ammiraglio di Termini, mantenendo intatto l’ampolloso linguaggio burocratico del tempo e l’ortografia originale, compresi gli eventuali errori.
Patrizia Bova e Antonio Contino

Ringraziamenti: vogliamo esprimere la nostra riconoscenza, per l’indispensabile supporto logistico nelle ricerche, rispettivamente, ai direttori ed al personale della sezione di Termini Imerese dell’Archivio di Stato di Palermo e della Biblioteca comunale Liciniana di Termini Imerese. Rivolgiamo un ringraziamento particolare a don Antonio Todaro per averci permesso di effettuare delle preziose ricerche presso l’Archivio Storico della Maggior Chiesa di Termini Imerese.

Documento n. 1
[AMG, 1647-48, ms. BLT, 1647-48, ai segni III 10 b 16, pp. 151v-153r]
[p. 151v, annotato nel margine sinistro] Patente di Vicemiraglia [sic] in p[er]sona di Sipione [sic, Scipione] Sparano

Noi Pietro Lo Monaco Luogo tenente [sic] et supremo Luogo / tenente dell’Ill[ustrissi].mo et Eccell[entissi].mo Sig[no].r D[on]. Diego d’Aragona, e / Cortes, Duca di Terranova, Prencipe [sic] di Castelvetrano, Mar/chese d’Avola, e Favara, Conte del Burgetto, e S. Angelo / Barone di Berribaida, Belice e Pietra Belice Cavaliere / dell’habito [sic] di S. Giacomo della spada, Comendatore [sic] della / Chiave d’Oro della Camera della Camera [sic] di S[ua]. M[aes].ta [sic] / E Gran Contestabile, e Reggio [sic] gran Almirante in questo / Regno di Sicilia, e sue Isole Coadiacente [sic], Ambasciatore / p[er]. S[ua]. M[aestà]. e appresso la Cesarea Maestà In Alemagna, / a tuttj, e singuli off[icia]li della Felice Città di Palermo e / del Regno di Sicilia Amici nostri Salute / Perche [sic] al servitio di  S[ua]. M[aes].ta [sic] et alla retta admistrat[ion]e // [p. 152r] della Giust[iti].a in ordine alla potestà che teniamo,  come / luogo tenente supremo del  Sig[no]r  Duca di Terranova /  Grand’Almirante in questo Regno di Sicilia, e sue Isole /  coadiacente [sic], conveniane [sic] che s’eligga p[er]sona d’ogni / habilità, integrità, et sperienza, che administri il / Carrico di nostro Vice Miraglia [sic] nella Città di Ter[mi]ne / sue marine, e Territorio, et essendo informati che / nella  p[er]sona di voi Sipione [sic] Sparano, concorrino le / qualità sud[dett].e p[er]cio [sic] in virtù delle p[rese]nti vi eligemo / e deputamo p[er] n[ost]ro Vicemiraglia della  sud[dett]a Città di / Ter[mi]ne sue Marine, e Territorio d’hoggi Innante / p[er] tutto il mese d’Agosto prox[im]o venturo di quest’anno / prima Ind[ition].e 1647 et 1648 – et infra a  n[ost]ro bene/placido con potesta [sic] di potere eligere, e creare /  l’off[icia]li  [sic] che sole creare il d[ett]o  Vicemiraglia [sic] con che / siate tenuto principalmente, a tutte colpe, e difettj conf[orm]e al solito e con tutti altri honori prehemi/nenze esentioni e franchezze che hanno legitima/mente goduto li vostri predecessori e q[ue]lli di più / che p[er] d[ett]o off[ici]o vi spettano, e possono spettare con l’ad/ministrat[io]ne della Giuriditione [sic] Civile, e Criminale; / reservandoci però le stracquature, honoranze / raggioni di Quinti, Smiragliati di Prese, ed altre / cose riservarci conf[orm]e all’antico costume / ed osservanza, e vogliamo che succedendo d[ett]i casi / da subbito vi habbiate da dar notitia, usando ogni / diligenza p[er]la [sic] recuperatione d’essi, ed anco ci / reserviamo la cognitione di qualsivoglia delitto / Commesso, e da commettersi dalle persone à [sic] noi // [p. 152v] soggette à [sic] relegatione sopra a li q[ua]li procedirete à [sic] Carce/ratione prendendovi le debite Inf[ormatio]ni q[ua]li trasmettireti / à [sic] noi, et essendo delinquente car[cera]to, mandirete / anco nota della Carcere confede [sic] negativa conf[orm]e / à [sic] costume, havendo prima prestato in mano di cuj / spetta, il solito giuramento d’administrare fedel/mente, è [sic] con realtà detto off[ici]o di  Vicemiraglia [sic] / e mentre durerà d[ett]o tempo, Vogliamo che / tanto Voi come n[ost]ro  Vicemiraglia [sic], come / q[ua]nto tutti altri off[icia]li da voi creati non possono / essere conosciuti, ne molestati p[er] qualsivoglia / causa, civile, Criminale o, mista, se non che p[er] / Noi e p[er] la nostra G[ran]. C[orte]. di Grande Almirante, giusta / la forma delli n[ost]ri privilegij, ordinando alle p[er]sone à [sic] noi soggetti [sic] nella  sud[dett]a Città di / Ter[mi]ne, che / vi stimano trattino, ed obediscono [sic] come à tale n[ost]ro /  Vicemiraglia [sic], in q[ua]nto da voi li sarà ordinato sotto / pena di scudi milli [sic] d’applicarsi al n[ost]ro fisco ed altre / pene a Noi reservate, ed alle persone à [sic] Noi non / soggette, pregamo, ed esortamo vi diano ogni agiuto [sic]. / è [sic] favore, osservandovi adunque li privilegij dell’/Almirantato concessi p[er] S[ua]. E[ccellentissima]. M[aes].ta [sic] e soi predecessorj / p[er] quanto  tengono grata la gratia della prefata Maestà Incarricandovi [sic] che fatta la Creatione dell’/off[icia]li ne dobbiate fra  t[ermi]ne di giorni, venti, mandare / nota seu [sic] lista delli nomi, e cognomi di  d[ett]i off[icia]li / cossi [sic] osservando in caso di morte o permutat[io]ne // [p. 153r] p[er] potersi notare nella n[ost]ra matricula che cossi [sic] / conviene al servitio di S[ua]. E[ccellentissima]. M[aes].ta [sic], dato in Palermo / adj [sic] cinque d’ottobre p[rim]a Ind[ition]e 1647 / Pietro lo Monaco luogo tenente [sic] / D’ord[i]ne del [sic] sp[ectabi]le loco tenente Sig[no]r Pietro lo Monaco / Petrus Guttadoro al[ia]s  la Monica secret[arius]

[l’atto patente a Scipione Sparano fu reso esecutorio in Termini Imerese dagli Spettabili Giurati Giuseppe Solìto, Pietro Notarbartolo, Francesco de Marinis, Cosimo Li Maistri e Simone Li Maistri, addì 14 Ottobre Ia Indizione 1647]

Documento n. 2
Archivio Storico della Maggior Chiesa di Termini Imerese, fondo anagrafico, Battesimi, Consolazione, vol. 18, 1630-34, f. 14r n. 6, 25 luglio XIVa Indizione 1631.
Do[n] Filippo Rodundo [sic] battezò [sic] Giacoma Elisabetta Giuseppa / Agostina figlia di Scipione e Filippa Sparano mar[ito]. e mog[lie]. / nata questa notte li pad[rin]i Do[n] Baldassaro [sic]  e Donna / Francesca Cicala mar[ito]. e mog[lie].