Soldi alla mafia in cambio di voti da parte di un candidato termitano alle elezioni regionali

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Un noto medico di Termini Imerese avrebbe chiesto aiuto alla mafia per essere eletto nel 2012 all’Assemblea regionale siciliana, ma senza esito.

E’ quanto emergerebbe dalle intercettazioni telefoniche ed ambientali che hanno portato agli arresti per mafia nell’ambito dell’operazione “Brasca”, condotta dai carabinieri e dalla Dda di Palermo. Ed il candidato che avrebbe chiesto i voti ai boss, secondo la ricostruzione fatta da LiveSicilia, sarebbe Pietro Vazzana, noto medico di Termini Imerese, candidato alle regionali del 2012 che, tramite il fratello Renato, avvocato, avrebbe contattato Cosa nostra per avere le sue preferenze in cambio di 30mila euro. Ma l’accordo sarebbe sfociato comunque in un nulla di fatto, perché Pietro Vazzana non è stato eletto all’Ars. E’ la sintesi delle intercettazioni delle conversazioni di un insospettabile, Alfredo Giordano, 65 anni, incensurato direttore di sala del Teatro Massimo, finito in manette con l’accusa di associazione mafiosa nell’ambito dell’operazione antimafia “Brasca”. Giordano era a disposizione della famiglia mafiosa di Villagrazia-Santa Maria di Gesù di Palermo e si sarebbe pure speso per racimolare voti in favore di Pietro Vazzana, sostenuto anche da Carmelo La Ciura, della famiglia di Monreale, poi arrestato. Data questa situazione ambigua (Vazzana avrebbe chiesto voti alla famiglia di Monreale ed a quella di Villagrazia-Santa Maria di Gesù), per Giordano la sua mancata elezione sarebbe stato un bene, perché in caso contrario, come dicono anche gli inquirenti, “ci sarebbe stata la possibilità di evidenziare l’appoggio del mandamento di Villagrazia-Santa Maria di Gesù, chiesto dal fratello del candidato, un avvocato”. In ogni caso, sempre secondo gli inquirenti, il candidato avrebbe pagato lo stesso i 30mila euro in cambio di nulla.