5 marzo. Per Cefalù è il dissesto finanziario

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Un drammatico consiglio comunale si è concluso nella notte a Cefalù varando il dissesto finanziario. Quattordici i consiglieri favorevoli: Barranco, Cortina, Fatta, Franco, Garbo, Genovese, Giardina, Iuppa, Liberto, Lombardo, Patrizia Messina, Pizzillo, Terrasi, Tumminello; quattro gli astenuti: Cassata, Larosa, Riggio e Scialabba. Sono le 3.26 di giovedì 5 marzo 2015, un momento storico.

 

Tre le sedute che hanno portato al varo del dissesto finanziario, dissesto che l’attuale amministrazione nei primi mesi del suo lavoro aveva provato in ogni modo a scongiurare.
Il vice presidente del Consiglio, Francesco Riggio, ha chiesto le dimissioni della giunta comunale: «Noi tutti abbiamo ricevuto una legittimazione in base ad un programma ed un progetto. Nessuno dei candidati si è presentato agli elettori dicendo che avrebbe dichiarato il dissesto. Quindi a mio avviso è venuta meno la legittimazione della nostra elezione. E’ esaurito il programma. Chiedo le dimissioni alla giunta e al consiglio comunale per dare la possibilità ai cittadini di eleggere chi deve amministrare il periodo del dissesto finanziario. Per questi motivi dico che sarei disposto a votare all’unanimità il dissesto finanziario a condizione che sindaco e giunta rassegnino subito dopo le dimissioni. In caso contrario annuncio il mio voto di astensione come voto di protesta». Duro anche il consigliere Mauro Scialabba che ha scaricato le colpe sull’attuale primo cittadino «Le vere ragioni del dissesto – ha infatti dichiarato – traggono origini dalle scelte che l’allora consigliere di opposizione, oggi sindaco, ha imposto a quelle amministrazioni che non hanno avuto un consiglio comunale responsabile come quello di oggi. Io non affosso con il voto del dissesto questo comune e per questo mi astengo». Il partito democratico invece vota favorevole perchè l’approvazione del dissesto aprirebbe le porte all’accertamento delle responsabilità su chi ha creato i debiti del Municipio.
Nell’ultima ricognizione contabile sono stati accertati debiti per oltre 12,79 milioni, frutto di operazioni giudicate irregolari sia dalla relazione del collegio dei revisori sia dalla Corte dei Conti. La Procura della Corte ha aperto un’indagine sulle responsabilità.
Dopo il voto il consigliere Larosa, che si è astenuto ha dichiarato «Dissesto finanziario approvato. Peccato, poteva essere un occasione per andarcene a casa e fare fare tutto ai commissari. Eh si perché tutti sono bravi a fare proclami e dire di non essere legati alla poltrona. Ma quando si può davvero dimostrare di non esserlo ecco che per magia puff, gli spacconi diventano conigli. Se il consiglio non avesse approvato il dissesto non sarebbe successo nulla per l’ente, ma avrebbe mandato a casa un consiglio comunale che non produce nulla di concreto per rilanciare questo paese. Morale della favola: attaccamento alla Poltrona batte coraggio 1 a 0».
Il primo cittadino Rosario Lapunzina spiega «La dichiarazione di dissesto finanziario era una scelta obbligata, perché la situazione finanziaria dell’Ente è oramai incontrovertibile. La relazione dei Revisori dei conti parla chiaro, e denuncia una disinvolta gestione delle risorse pubbliche, lungo il primo decennio degli anni 2000, in cui gli accertamenti aumentati a dismisura, ed ai quali non corrispondevano effettive entrate, determinavano residui attivi inesigibili, e gli avanzi di amministrazione fittizi alimentavano la spesa corrente, in costante aumento, da un anno all’altro. Nel maggio del 2012 ci siamo candidati a governare questa Città, che era già sull’orlo della bancarotta, con una procedura avviata da parte della Magistratura contabile. Abbiamo tentato un salvataggio, in extremis, aderendo alla legge “salvacomuni”, ed abbiamo ottenuto l’approvazione del piano dalla Corte dei Conti. Ma la legittima pretesa dei creditori a riscuotere subito quanto spettante ha fatto saltare il banco».