ESPERO IN EDICOLA. Un territorio a rischio

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L’80% dell’intera Isola è in stato di dissesto idrogeologico e il nostro suolo non è messo bene. I Pai (Piani per l’Assetto Idrogeologico), che dal 1998 fotografano la situazione della Sicilia, indicano in diverse zone una pericolosità di gradazione differente, in alcuni casi anche alta, spesso ricadenti in aree di campagna. Si segnalano problemi anche nei centri abitati a volte anche con un valore di rischio particolarmente elevato dovuto a frane attive o altri problemi di cedimento che insistono in zone abitate o su vie di collegamento e di fuga

di Dario Barà

In questi giorni è di attualità una frana che ha bloccato la via principale di collegamento alla cittadina di Polizzi Generosa. Un muro il 6 gennaio scorso ha invaso interamente la carreggiata della SS 643 al km 4 non permettendo il passaggio dei mezzi e portando all’esasperazione la popolazione che si incontra quasi quotidianamente in attesa di una soluzione che certamente non potrà essere che definitiva. Ma quello di Polizzi è solo l’ultimo caso di eventi che provocano grandi disagi alla popolazione.
Ricordiamo ancora tutti gli allagamenti nella zona bassa di Lascari e quelli della zona industriale di Termini Imerese del 2012, per fare degli esempi. Sono sotto gli occhi di tutti i vari dissesti che hanno colpito le strade provinciali che insistono sul territorio del nostro comprensorio e che rendono difficoltosi gli spostamenti dei pendolari. Ma qual è lo stato di salute del nostro comprensorio? Quale la situazione attuale, cosa è stato fatto e cosa si deve ancora fare? Dobbiamo partire dalla premessa che l’80% del territorio regionale è in stato di dissesto idrogeologico e il nostro territorio non è messo altrettanto bene.
Facendo una fotografia attraverso i Pai (Piani per l’Assetto Idrogeologico) che dal 1998 fotografano la situazione idrogeologica regionale in base ad eventi già accaduti su segnalazione delle amministrazioni locali, geni civili, protezione civile, possiamo vedere come sul nostro territorio insistono diverse zone di pericolosità di gradazione differente, in alcuni casi anche alta, spesso per fortuna ricadenti in aree di campagna, ma si segnalano problemi anche nei centri abitati a volte anche con un valore di rischio particolarmente elevato dovuto a frane attive o altri problemi idrogeologici insistenti in zone abitate o su vie di collegamento e di fuga. Il Pai è lo strumento conoscitivo, normativo e tecnico-operativo mediante il quale sono pianificate e programmate le azioni, gli interventi e le norme d’uso riguardanti la difesa dal rischio idrogeologico del territorio. Prima di iniziare occorre fare una distinzione tra pericolosità di un’area e il suo grado di rischio. La pericolosità dell’area viene misurata in base alla tipologia di fenomeno che la interessa, l’estensione e gli elementi che possono causarla. Il grado di rischio viene misurato in base a come il grado di pericolosità si interseca con la presenza di zone abitate o vie di comunicazione e di fuga.
Facendo un excursus dalla fascia costiera fin sulle Madonie facciamo un viaggio virtuale tra i 30 comuni del nostro comprensorio cercando di segnalare gli eventuali problemi certificati dal Pai. Nel nostro viaggio ci soffermeremo sui centri abitati tralasciando le aree rurali e di montagna nelle quali, in alcune zone, segnaliamo anche ampie aree con gradi differenti di pericolosità.

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