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Gioielli e ornamenti nel periodo greco e romano al Corso on line promosso da BCsicilia

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Promosso da BCsicilia e dall’Università Popolare si terrà mercoledì 5 febbraio 2025 alle ore 17 il terzo incontro del corso on line su “I Gioielli siciliani tra Storia e Arte”. Dopo la presentazione di Alfonso Lo Cascio, Presidente  regionale di BCsicilia, seguirà la lezione di Maria Teresa Di Blasi, Storica dell’Arte e Presidente della Sede di BCsicilia di Catania, dal titolo “I gioielli e gli ornamenti nel periodo greco e romano”.

Il corso prevede nove lezioni che si terranno tutti i mercoledì e tre visite guidate. Le altre tematiche  riguarderanno: “I gioielli e gli ornamenti nel periodo bizantino e medievale”; “I gioielli e gli ornamenti tra Quattrocento e Cinquecento”; “I gioielli e gli ornamenti del Settecento siciliano”; “I gioielli e gli ornamenti dell’Ottocento siciliano”; “I gioielli e gli ornamenti del periodo Liberty in Sicilia”; “I gioielli e gli ornamenti contemporanei in Sicilia”. Le tre visite guidate sono previste: domenica 9 febbraio al Tesoro della Cattedrale di Palermo, domenica 9 e domenica 23 marzo al Medagliere del Museo P. Orsi di Siracusa e al Museo Pepoli di Trapani.

Obbligatoria la prenotazione. Per informazioni ed iscrizioni: Tel. 346.8241076 – Email: [email protected] Alla fine del Corso verrà rilasciato un Attestato di partecipazione.

In questa lezione verranno affrontate le tematiche riguardanti i gioielli Fenici greci e romani simbolo di ricchezza e prosperità. Le necropoli fenicie e puniche, in tutto il Mediterraneo, hanno restituito in grande quantità amuleti di pasta silicea, vetro, osso o pietra dura. Essi rappresentano prevalentemente soggetti provenienti dalla tradizione egiziana scelti tra quelli più legati al mondo della magia. Sono presenti anche simboli appartenenti specificamente alla ritualità fenicio-punica, come il segno di Tanit o le maschere.

Alcuni amuleti avevano funzioni precise, come quella di difendere dalle punture di serpenti o scorpioni, altri erano destinati ad allontanare il malocchio o a colpire il nemico, altri ancora avevano una generica funzione di protezione di chi li indossava, sia in vita che dopo la morte.

Per quanto riguarda la storia dei gioielli Greci possiamo dire che la gamma dei gioielli femminili, più ridotta in età arcaica, si incrementa in età ellenistica; considerando in maniera generale l’intero excursus cronologico, tra le numerose tipologie attestate (corone, diademi, sakkoi, orecchini, pendenti, collane, bracciali, anelli, sigilli, a loro volta distinti in diverse varianti) si notano comunque sensibili differenze, segnalate soprattutto dalla maggiore o minore frequenza nell’uso. Con gli anelli prevalgono di gran lunga gli orecchini, il monile più usato da una donna sposata.

Con i romani l’arte dell’oreficeria raggiunge livelli insuperabili soprattutto nella creazione di cammei.

Il “ritorno” di Topazia Agliata alla cantina Duca di Salaparuta di Casteldaccia

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L’evento che ha visto il “ritorno” di Topazia Alliata come padrona di casa nella cantina Duca di Salaparuta di Casteldaccia è stato un tributo straordinario alla storia, alla cultura e all’arte siciliana. Il merito particolare va al Direttore Roberto Magnisi che ha ideato l’iniziativa e al Maestro Arrigo Musti, che con la sua opera ha saputo rendere omaggio alla figura iconica di Topazia  Alliata, restituendole la centralità che merita.

L’unione tra arte e vino è sempre affascinante, e in questo caso, la storica cantina Duca di Salaparuta ha celebrato perfettamente questa fusione, con un omaggio che non solo celebra il passato, ma guarda al futuro. Il vino, come l’arte, è una forma di espressione che racconta un territorio, una cultura, e nel caso di Duca di Salaparuta, racconta la Sicilia in tutta la sua bellezza e complessità.

L’opera del Maestro Musti, che ha saputo rappresentare Topazia in tutte le sue sfaccettature, si configura come un tributo non solo alla sua figura, ma anche alla storia e alla tradizione della cantina Duca di Salaparuta. Quest’opera ora campeggia con orgoglio nel salone delle degustazioni, che da oggi porta il nome della stessa padrona di casa, Topazia. Un omaggio che celebra la sua eredità e il legame profondo con la cantina, simbolo di un’intramontabile passione per l’arte vinicola

Arrigo Musti, con il suo stile unico e la sua visione artistica, ha saputo dare “corpo” a Topazia, restituendole una nuova vitalità attraverso una sintesi tra mitologia, modernità e tradizione. L’artista ha saputo catturare l’essenza di Topazia, creando un’opera che trascende il tempo e celebra la sua forza, il suo spirito e la sua unicità.

Il termine “Impop” che definisce la cifra stilistica di Musti, racchiude una profondità e una visione che vanno oltre il concetto di pop art. Con le sue tecniche miste e l’uso di materiali come smalti su alluminio, Musti ha saputo creare un ponte tra il passato classico e la contemporaneità, trasportandoci in una dimensione in cui l’arte non è solo “pop”, ma anche un’esperienza profondamente radicata nella nostra storia e cultura. La sua opera non è solo un atto di creatività, ma una riflessione sull’identità, sulla memoria storica e sulla difesa del nostro patrimonio culturale.

Topazia Alliata è stata una figura fondamentale nella storia della cantina e nella cultura siciliana. Eclettica, anticonformista e dall’incredibile fascino, Topazia ha avuto un ruolo determinante nel mondo dell’arte e della cultura, tanto in Italia quanto all’estero. La sua figura di intellettuale e donna di grande sensibilità è stata celebrata, non solo come un simbolo della tradizione siciliana, ma anche come un’ispirazione per tutte le donne del territorio. Il suo spirito libero e la sua visione innovativa l’hanno resa un punto di riferimento per molti, e il suo legame con la Sicilia è stato indissolubile, nonostante i tanti viaggi e le esperienze internazionali.

Il suo legame con Fosco Maraini, il trasferimento in Giappone durante la Seconda Guerra Mondiale e la sua successiva carriera da imprenditrice nel settore vinicolo sono stati momenti cruciali nella sua vita, che hanno contribuito a dare forma alla sua figura di grande donna di cultura. Il suo impegno nel mondo dell’arte, attraverso la Galleria d’Arte a Trastevere e i suoi legami con artisti e collezionisti internazionali, ha lasciato un’impronta incancellabile nella scena culturale del Novecento.

A ingigantire la giornata hanno contribuito lo straordinario personale della cantina e i tre jazzisti che hanno armonizzato la mattinata, contribuendo a creare un’atmosfera unica, dove il vino, le note musicali e l’arte si sono fusi in un’esperienza indimenticabile.

La manifestazione ha avuto anche un’importante valenza simbolica per il territorio della “Piana d’Oro” bagherese, che ha visto un riscatto culturale grazie alla forza evocativa dell’arte e del vino. L’evento ha rappresentato un momento di rinascita per quest’area, che attraverso la cultura, l’enogastronomia e le sue radici storiche sta riscoprendo la propria identità. In questo contesto, la figura di Topazia Alliata non è solo un simbolo di nobiltà e cultura, ma un faro che illumina un percorso di riscoperta e valorizzazione del territorio.

In definitiva, l’evento è stato una celebrazione della memoria e del futuro, un’occasione unica per riscoprire la storia siciliana, l’arte e il vino come espressioni di una cultura che non smette mai di evolversi, ma che resta saldamente radicata nella sua tradizione.

 

Sicilia: la Regione assumerà in tre anni quasi 1.400 persone

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Saranno 1.348 i nuovi assunti nella Regione Siciliana, fra dirigenza e comparto, che dal 2025 al 2027 andranno a integrare le fila dell’organico dell’Amministrazione, svuotato negli ultimi anni dai pensionamenti e dal blocco delle assunzioni. Di questi, 632 saranno assunti nell’anno in corso, 345 entro il 2026 e 371 nel 2027. È quanto previsto dal Piao, il Piano integrato di attività e organizzazione della Regione per il triennio 2025-2027, approvato in giunta. «Quest’anno – dice il presidente della Regione Siciliana, Renato Schifani – prevediamo l’ingresso nell’Amministrazione regionale di 632 nuovi assunti. Saranno in tutto quasi 1.400 entro il 2027 con i quali effettueremo un ricambio generazionale in grado di dare una vigorosa spinta alla macchina amministrativa: la maggior parte, infatti, sarà composta da amministrativi e tecnici, profili di cui la Regione è più carente. Il mio governo intende rinnovare l’organico puntando sulla meritocrazia attraverso nuovi concorsi per reclutare personale giovane e competente. Queste assunzioni sono il frutto dell’accordo che ho raggiunto con il governo nazionale alla fine del 2023 e grazie al quale si è sbloccato il turn over». Nel dettaglio, per l’anno 2025 il Piano prevede il reclutamento di 140 dirigenti e 280 funzionari di vari profili (124 con nuovi concorsi e 156 per effetto di scorrimento di graduatorie di precedenti selezioni). A questi si aggiungono 12 procedure di stabilizzazione e, infine, il concorso per il potenziamento dei Centri regionali per l’impiego con l’assunzione di 200 funzionari con vari profili. Sempre quest’anno, con l’entrata in vigore del nuovo Contratto di lavoro, saranno effettuate, inoltre, oltre 800 “progressioni verticali in deroga”. Per il 2026, invece, è previsto il reclutamento di 35 dirigenti, mentre per il comparto si prevede l’assunzione di 300 dipendenti con vari profili reclutati tramite nuovi concorsi, 2 stabilizzazioni e 8 assunzioni obbligatorie. Saranno 118 le progressioni tra le categorie. Nel 2027 previste 79 assunzioni di dirigenti con un nuovo bando, 290 nel comparto di cui 90 funzionari e 200 assistenti (ex istruttori) e 2 assunzioni obbligatorie. Saranno effettuate, infine, altre 100 progressioni fra categorie.

Nasce “Costituente per Caltavuturo”. Obiettivo: le elezioni comunali del 2026

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Si è svolta domenica 2 febbraio con grande successo di pubblico l’assemblea cittadina indetta da “Costituente per Caltavuturo, comunità impegno innovazione”. L’evento ha visto la partecipazione numerosa e convinta di tanti cittadini, uniti da un vivo interesse per il futuro della comunità.

“Costituente per Caltavuturo” si propone come raggruppamento civico, aperto alla partecipazione di tutti i cittadini che desiderano contribuire attivamente alla costruzione di una proposta programmatica concreta e realizzabile in vista delle prossime elezioni comunali del 2026.

“A partire dalla constatazione – scrivono i promotori – di un progressivo declino vissuto da Caltavuturo negli ultimi anni, di cui sono segni evidenti lo spopolamento crescente, l’isolamento continuo e la limitatezza dei servizi per i cittadini, il gruppo, già dalla sua denominazione, sottolinea la volontà di superamento e di cambiamento dell’esistente, attraverso un percorso condiviso e partecipativo”.

Il confronto aperto, la riflessione e la valorizzazione delle diverse esperienze e competenze presenti nella comunità mira a costruire, insieme, un progetto innovativo per la comunità caltavuturese.

L’assemblea ha lanciato un appello all’impegno e alla partecipazione di tutti, accolto sin da subito da numerose adesioni di cittadini disponibili a mettere a disposizione competenze ed esperienze personali e la propria passione per il bene comune. Circa 60 cittadini già al termine della manifestazione hanno aderito formalmente al raggruppamento sottoscrivendo il modulo, che resta disponibile per quanti volessero unirsi.

Costituente sin da subito intraprenderà percorsi di studio, riflessione e ascolto, finalizzati alla creazione di gruppi di lavoro tematici e all’organizzazione di incontri pubblici per approfondire le diverse problematiche ed elaborare proposte concrete.

“Mettiamo insieme le nostre energie, le nostre competenze e le nostre passioni per creare un progetto che sia davvero di tutti e per tutti!” è l’appello finale lanciato dai promotori del gruppo.

Trabia, il Consigliere comunale Francesco Terrasi aderisce a “Noi Moderati”

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“Una forza centrista che si fa interprete delle esigenze delle comunità, in un dialogo con gli enti locali e con i Comuni. E’ l’identità di “Noi Moderati” che si rafforza e che si pone come interlocutore di consiglieri e rappresentanti del territorio”.

Così Massimo Dell’Utri, coordinatore regionale di Noi Moderati commenta l’adesione a Trabia di Francesco Terrasi (nella foto con Marianna Caronia), eletto nel 2023 nella lista a sostegno del sindaco Francesco Bondì, Consigliere comunale nonché vicecapogruppo di maggioranza.

Per Dell’Utri “si consolida il progetto politico portato avanti a livello nazionale da Maurizio Lupi e da Saverio Romano, in vista di importanti sfide politiche e a sostegno del governo Meloni e, in Sicilia, di quello guidato dal governatore Renato Schifani”.

Per Marianna Caronia “l’adesione di Terrasi, uomo di grande esperienza politico-amministrativa, è il risultato di una grande attenzione che rivolta a questo territorio che può contare su una vocazione turistica e su bellezze naturalistiche e che ha grandi potenzialità di crescita”.

Calcio, Prima Categoria: A.S.D. Belsitana, testimone della tradizione calcistica di Montemaggiore

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Montemaggiore Belsito: il cuore pulsante di una lunga storia calcistica

La storia del calcio a Montemaggiore Belsito è un viaggio che affonda le sue radici nel 1959, quando un gruppo di appassionati del piccolo comune siciliano decise di rendere concreta una passione collettiva. Era il 22 ottobre di quell’anno quando Eugenio Licata, insieme a Vincenzo Piraino e altri 46 cittadini, fondò la Società Sportiva Montemaggiore Belsito. Da quel momento, i colori giallo e blu, scelti in onore del gonfalone del Comune, divennero simbolo della squadra locale e di una tradizione sportiva che avrebbe lasciato un’impronta indelebile nella comunità.

Superare i primi ostacoli non fu semplice: l’iscrizione al Torneo delle Madonie fu un percorso ad ostacoli, con il comitato organizzatore che inizialmente si oppose, sostenendo che Montemaggiore e Cefalù non rientrassero nel comprensorio delle Madonie. Fu grazie alla determinazione dei dirigenti delle due squadre che, facendo leva sull’ammissione di altre formazioni esterne come Nicosia e Campofelice di Roccella, il Montemaggiore fu accolto come partecipante “aggregato”. Nel 1960, la squadra debuttò ufficialmente nell’XI Torneo della Coppa delle Madonie, segnando l’inizio di una storia calcistica che ben presto si sarebbe intrecciata con quella del territorio.

Gli anni ’70 e ’80: l’entusiasmo di un paese intero

Negli anni ’70 e ’80, il calcio continuò a essere un simbolo di aggregazione e orgoglio per Montemaggiore Belsito. Due squadre, la “Virtus” e la “G. Licata”, rappresentarono il comune in tornei amichevoli e competizioni estive. Nel 1972, una storica vittoria nella “Coppa Città di Vicari” fu accolta come un evento memorabile. “Quella vittoria – ricorda chi c’era – rappresentò un momento unico, in cui il paese intero si strinse attorno alla squadra”. Tra i protagonisti di quell’impresa c’era anche Tano Mesi, comandante della Polizia Municipale, figura amata e rispettata che continua a essere ricordata con il “Memorial Tano Mesi”, istituito nel 2002.

L’impegno dei primi pionieri del calcio montemaggiorese era commovente. Fu grazie alla loro determinazione che un vecchio luogo destinato a discarica venne trasformato in un campo da gioco. I loro nomi – Famà, Militello, Licata, Naselli e tanti altri – risuonano ancora nelle memorie collettive, simboli di una passione che trascendeva il semplice sport.

Nonostante i successi degli anni ’70, il calcio montemaggiorese conobbe periodi di difficoltà, come lo scioglimento nel 1984 delle due società esistenti, la “Polisportiva G. Licata” e la “Virtus”. Tuttavia, la passione per il pallone non abbandonò mai Montemaggiore.

La rinascita negli anni ’90 e il ritorno dell’entusiasmo

La voglia di calcio rifiorì negli anni ’90, quando un gruppo di giovani appassionati diede vita alla A.S. Montemaggiore nel 1994. Nonostante le difficoltà iniziali, come il ripristino delle strutture sportive ormai abbandonate, la squadra riuscì a tornare a giocare nel proprio paese, sostenuta da sponsor privati e dall’amministrazione comunale. L’impegno della comunità fu fondamentale: giocatori e soci lavorarono gratuitamente per rimettere a nuovo il terreno di gioco e le infrastrutture.

La fine degli anni ’90 vide il calcio giovanile diventare un punto focale per la crescita sportiva del paese. Il Comune non solo collaborò attivamente con la squadra, ma investì risorse significative per promuovere lo sport tra i più giovani. Questo impegno portò a risultati incoraggianti, come il successo delle squadre “giovanissimi” e “allievi” nei rispettivi campionati.

La contemporaneità: l’orgoglio della A.S.D. Belsitana

Oggi, il testimone della tradizione calcistica di Montemaggiore è passato alla A.S.D. Belsitana. Nata nel 2005, la società rappresenta l’eredità lasciata dall’A.S.D. Montemaggiore, che aveva vissuto il suo momento di massimo splendore nel 2009 con la storica ammissione in Promozione. Quell’anno, il “dominio incondizionato dell’undici gialloblù”, come ricorda Giuseppe Zappia, fu il frutto di impegno, costanza e abnegazione.

Dopo un periodo di difficoltà culminato con la retrocessione in Prima Categoria nel 2015 e lo scioglimento della società, il calcio montemaggiorese ha trovato nuova linfa nella Belsitana. Nel 2018, il secondo posto in campionato e la vittoria nei Play-Off contro il Ciminna hanno regalato alla squadra la promozione in Seconda Categoria, scrivendo una nuova pagina nella storia sportiva del paese.

Nel 2024, la Belsitana milita con orgoglio nel Girone B della Prima Categoria, affrontando squadre di tutta la Sicilia. Gli sforzi della società e l’entusiasmo della comunità continuano a dimostrare quanto il calcio sia parte integrante dell’identità di Montemaggiore Belsito.

Un futuro che guarda ai giovani e alla tradizione

L’attività sportiva a Montemaggiore non si limita solo al calcio senior. Dalle scuole alle categorie giovanili, lo sport continua a rappresentare un’occasione di crescita e formazione per i ragazzi. Grazie all’impegno delle istituzioni locali e alla passione di tecnici e dirigenti, il calcio montemaggiorese rimane un faro di aggregazione e speranza per le nuove generazioni.

Quella di Montemaggiore Belsito è una storia che unisce tradizione, passione e orgoglio. Una storia che, come ha sottolineato il sindaco di Palermo Leoluca Orlando durante una premiazione per il fair play nel 2015, può essere d’esempio non solo per i giovani sportivi montemaggioresi, ma per tutti coloro che credono nei valori di lealtà e integrazione che lo sport può trasmettere.

Santi Licata

Siculiana, nasce la Sezione di BCsicilia

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Nasce a Siculiana la Sezione di BCsicilia, l’Associazione a carattere regionale che si occupa di salvaguardia e valorizzazione dei beni culturali e ambientali. Nella prima assemblea della nuova Sede è stato scelto il Consiglio Direttivo (nella foto). Presidente del gruppo cittadino è stata eletta all’unanimità Patrizia lacono, Vice Presidente Giuseppina Parisi, Segretaria Teresa La Gambina, Economo è stato invece nominata Assunta Gagliano Pisa, mentre Alphonse Doria sarà il Responsabile per la Formazione. All’incontro era presente il Presidente regionale di BCsicilia Alfonso Lo Cascio.

La nuova Sede locale ha in programma per il 2025 l’organizzazione di una serie di convegni per la promozione delle bellezze naturalistiche e monumentali del territorio di Siculiana, inoltre la creazione di un percorso archeologico-naturalistico, da Camico alle tombe Sicane, un itinerario intriso di leggenda. Si racconta, infatti, che Cocalo, leggendario re Sicano, avesse scelto questi luoghi come dimora, e che in questa zona Minosse, re di Creta, fosse stato ucciso dalle tre figlie. Istituzione del percorso storico “La via dei grani antichi” un’iniziativa volta a recuperare la memoria degli antichi granai di Siculiana Marina, menzionati in numerose fonti storiche. Qui si trovava anche uno dei trentatré caricatori che un tempo punteggiavano la Sicilia. Inoltre, sarà avviato uno studio sulla presenza ebraica a Siculiana, con l’obiettivo di riscoprire la storia della comunità e la sua successiva scomparsa. Infine, tra gli altri progetti, è prevista la valorizzazione di alcune interessanti architetture del paese, con particolare attenzione a Palazzo Agnello. Questa sontuosa dimora storica, appartenuta alla famiglia Agnello sin dal XVIII secolo, merita di essere studiata, restaurata e riportata al suo antico splendore.

Il nuovo gruppo della provincia di Agrigento avrà sede nei locali dell’Info Point turistico di Piazza Umberto I ed è raggiungibile tramite tel. 338.8069739, email: [email protected], oppure alla pagina facebook BCsicilia Siculiana.

Possessione e psichiatria: il diavolo a Watseka

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Quando il dottor E.W. Stevens, in un freddo giorno di gennaio del 1878, ricevette la visita dell’amico signor Roff, e venne da questi invitato a visitare una bambina, figlia di amici di famiglia, che presentava strani sintomi, sicuramente il medico non immaginava di doversi trovare di fronte ad un caso che sarebbe passato, in un modo o nell’altro, alla storia della scienza.

Spesso, nella storia della psichiatria, alcuni fenomeni psichici sono stati volutamente trascurati. O, se vogliamo, semplicemente sottovalutati. E’ difficile comprenderne il motivo. E’ probabile che, in uno sforzo continuo di adeguamento al metodo scientifico positivista, si sia tentato di razionalizzare e semplificare progressivamente le regole essenziali del comportamento umano normale e patologico, il che ha reso necessario trascurare quelle zone d’ombra che in qualche modo interferivano con questa semplificazione. E’ inevitabile, se vogliamo. Nella costruzione di un modello scientifico è praticamente impossibile tener conto di tutte le variabili che possono interferire con un paradigma. Tutto diventerebbe molto più complicato. Eppure le zone d’ombra esistono. E di tanto in tanto, come in una eclissi, vanno ad oscurare seppure per un attimo, il sole delle nostre certezze scientifiche. Una di queste zone d’ombra, in campo psichiatrico, è la possessione. Come fenomeno, la possessione pone una serie di problemi inquietanti. Per dirla con Weiant: “E’ veramente possibile per un’entità estranea (sia essa un demone o un angelo o l’anima di un defunto, o forse anche lo spirito di un animale) prendere possesso del corpo di qualcuno e ridurlo in suo potere?”. Bella domanda. Certo, diciamo pure che già il termine stesso di possessione sembra catapultarci indietro di secoli, sino – se non oltre – al famigerato Malleus Maleficarum dei domenicani Sprenger e Kramer, che portò fra le fascine infuocate dei roghi migliaia di donne, probabilmente solo povere isteriche. Ma la domanda resta: la possessione esiste?

Oggi non è una domanda peregrina persino per la psichiatria più ortodossa. I fenomeni di possessione sono stati compresi e codificati già nel DSM IV (Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders), la più completa classificazione dei disturbi mentali, elaborata dall’American Psychiatric Association nel 1952, poi adottata dall’Organizzazione Mondiale della Sanità e giunta oggi alla quinta edizione, dopo una lunga serie di aggiornamenti e revisioni. I fenomeni di possessione vengono considerati come fatti meritevoli di ulteriore approfondimento, non patologici solo se culturalmente giustificati. Ma non è una risposta, solo una inevitabile presa d’atto.

L’inevitabilità cui mi riferivo è ampiamente dimostrata proprio dal caso avvenuto a Watseka, una cittadina dell’Illinois che fece da palcoscenico ad uno dei più straordinari fenomeni di ‘possessione’ mai registrati negli annali della psichiatria, o, per dirla con William James, “il caso di ‘possessione’ in senso moderno più estremo di cui si abbia notizia”.

Quello che poi venne definito “il miracolo di Watseka” dal Dr. E.W. Stevens, un medico spiritista, nel 1879, e qui riproposto, ebbe come protagonista Mary Laurency Vennum nata del villaggio di Milford a poche miglia da Watseka, dove la famiglia Vennum, spiritista, si trasferì nel 1871, prendendo casa a circa duecento metri di distanza dalla casa di una certa famiglia Roff, di provata fede spiritista anch’essa. I rapporti furono praticamente inesistenti, a parte una breve visita di cortesia. Nel 1871 i Vennum si trasferirono molto lontano dai Roff, mantenendo rapporti molto sporadici e formali.

Nel luglio del 1877 Laurency iniziò ad avere delle crisi, con perdita di coscienza. Il signor Roff, saputolo ed avendo perso una figlia per un disturbo simile – sembra una grave forma di epilessia – si prodigò a chiamare un medico amico, appunto il dr. Stevens, che, nel gennaio del 1878, andò a casa Vennum, dove Mary Laurency era in piena crisi, non solo motoria, ma anche psichica. Disse di essere prima una vecchia che si chiamava Katrina Hogan poi un giovane di nome Willie Cannning. A questo punto ebbe una crisi talmente violenta che, per calmarla, Stevens dovette ipnotizzarla. In stato di ipnosi disse di essere preda di cattivi spiriti, al che Stevens le suggerì di cercarne uno buono, e così fece. Lo spirito buono era quello di Mary Roff, la figlia defunta dei Roff. L’indomani Laurency apparve totalmente posseduta dallo ‘spirito’ di Mary Roff e cominciò a chiedere insistentemente della sua famiglia. Appariva calma, tranquilla, le crisi erano scomparse. Era invece comparso un irresistibile desiderio di trasferirsi a casa ‘sua’ dai Roff, e l’insistenza fu tale che il trasferimento avvenne, l’11 febbraio del 1878. Per Laurency/Mary, i membri della sua famiglia originaria erano diventati solo buoni amici. Il bello è che l’integrazione fu totale: conosceva usi, abitudini, storie. Era Mary Roff. In quel periodo avvennero anche altri fenomeni inquietanti. Un pomeriggio, per esempio, avvertì i suoi nuovi familiari che il “fratello” Frank Roff doveva essere attentamente vigilato perché la notte sarebbe stato molto male. Anche se in quel momento Frank stava benissimo. Le sue insistenze furono tali che i Roff chiamarono il dottor Stevens, apparentemente senza motivo. Ma la notte Frank stette veramente male e la presenza di Stevens fu fondamentale perché ottenesse le cure necessarie. Fu solo nei primi di maggio che Laurency cominciò ad avere timidi ricordi della sua vera famiglia. E ad un certo momento Mary annunciò che avrebbe lasciato definitivamente il corpo di Laurency, fornendo pure la data: 21 maggio. E così avvenne. Laurency tornò in famiglia, come se nulla fosse accaduto e senza alcun ricordo della sua esperienza. Incontrato il dottor Stevens non lo riconobbe e questi dovette essergli presentato come se fosse una nuova conoscenza. Ma il giorno dopo si presentò da Stevens dicendogli che Mary Roff l’aveva incaricata di ringraziarlo per le  cure che le aveva fornito. Da allora la vita di Laurency fu assolutamente normale. Mary Roff continuò a presentarsi, ma in stato di trance e sporadicamente. Quando Laurency ebbe il primo di undici figli (nel frattempo si era sposata con un agricoltore, facendo una vita assolutamente normale), Mary la fece cadere in trance per evitarle i dolori del parto.

Sul “miracolo” di Watseka, come è ovvio, si è attivata una discussione di proporzioni gigantesche, sin dalle origini della ricerca psichica. Questo caso ha infatti caratteristiche tali da sembrare potere confermare una ipotesi di tipo spiritico. Non a caso se ne sono occupati studiosi del calibro di Richard Hodgson, che, in una relazione alla Society for Psychical Research il 14 giugno del 1901 (letta da Frank Podmore, uno dei membri èpù influenti della della Society) e dopo essere stato personalmente a Watseka per intervistare tutti i testimoni ancora in vita, concluse che Stevens aveva raccontato con precisione i fatti e che il fenomeno di Watseka confermava l’ipotesi della possessione spiritica. Lo stesso parere venne espresso dal nostro Gastone De Boni, ed in genere gli spiritisti considerano il ‘miracolo’ di Watseka una prova molto forte in favore dell’ipotesi spiritica. Ma non tutti la pensano così. Studiosi come Nandor Fodor negli Stati Uniti hanno assunto posizioni per così dire intermedie, mentre in Italia, per esempio,  il mio rimpianto amico Massimo Inardi assunse una posizione più scettica.

Esiste un libro che contiene tutta la documentazione disponibile sul ‘miracolo di Watseka”, dalla relazione di E. Winchester Stevens, pubblicata il 19 luglio 1878 sul Religio-Philosophical Journal, alle lettere inviate all’epoca dai lettori ad direttore della medesima rivista, ed altro ancora, compresa una introduzione di J.M. Pebles, medico e spiritista anch’egli, che ebbe in cura il signor Raff.

La preziosità di questo volumetto consiste nell’aprire una vera finestra sul cortile dei primordi della ricerca psichica. In una ideale passerella si vedono sfilare personaggi dai contorni quasi mitici: da J. R. Buchanan (medico, precursore della ricerca psichica e indagatore del paranormale), a Pebles, allo stesso Stevens, per poi passare a studiosi al confronto molto più noti, come Richard Hodgson o William James. Le affermazioni di questi ‘precursori’, così come quelle degli studiosi successivi, ci mostrano quanto la ricerca psichica sia intimamente connessa con lo spiritismo e questo, a sua volta, con una forte religiosità di matrice protestante. La scarsità di documenti pubblicati su questo periodo, anche nell’ambito degli studi storici sulle origini della ricerca psichica, rende questo volumetto davvero di grande interesse.

Personalmente mi trovo abbastanza in imbarazzo nel valutare questo caso, celebrato come straordinario da tutti i testi sulla storia della ricerca psichica. Pur non mettendo in dubbio, per la mole di testimonianze disponibili, che esso sia realmente accaduto, non credo esista alcuna evidenza della sua natura autenticamente ‘paranormale’. Non posso infatti non valutare il ‘miracolo di Watseka” da due prospettive diverse: da un lato infatti ci sono le mie frequentazioni – e competenze, se volete – nel campo del paranormale, dall’altro la mia professione di psichiatra. E se dovessi privilegiare da quale punto di vista valutare prioritariamente il ‘miracolo di Watseka’ opterei sicuramente per quello psichiatrico. Il caso di Laurency presenta tutte le caratteristiche di quello che il DSM (Manuale Statistico e Diagnostico dei Disturbi Mentali,  un fondamentale strumento di classificazione diagnostica in psichiatria) chiama Disturbo da Trance Dissociativa e che considera nel capitolo “Criteri e Assi utilizzabili per ulteriori studi” (in realtà l’Appendice B del testo). Non si tratta di una lettura patologica del paranormale, bensì dell’uso di un criterio che appare ragionevole: la trance dissociativa non ha alcunché di patologico se non quando “non è prevista dalla persona come parte normale di una pratica culturale o religiosa, e che causa disagio clinicamente significativo oppure menomazione funzionale”. Mi pare che i dati ci siano tutti. Ed ecco come vengono descritti i criteri di ricerca per una condizione specifica del disturbo da trance dissociativa che viene definita “trance da possessione”: “una alterazione singola o episodica dello stato di coscienza, caratterizzata dal rimpiazzamento del senso abituale dell’identità personale da parte di una nuova identità. Ciò viene attribuito alla influenza di uno spirito, di una potenza, di una divinità o di un’altra persona”. Sembra che il DSM descriva il caso di Laurency con impressionante precisione. E gli aspetti paranormali? – si chiederà il lettore. Una lettura non esclude l’altra. Il problema è decidere qual è la via maestra per la comprensione e l’interpretazione dei fenomeni misteriosi che comunque accadono nell’ambito dell’esperienza umana.

Giovanni Iannuzzo

 

Termini Imerese, Psicofisiologia dell’arte: al via laboratorio psicologico-esperienziale di arti visive

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BCsicilia ha avviato un progetto finalizzato alla realizzazione di un laboratorio psicologico-esperienziale delle arti visive attraverso attività di gruppo. Il percorso coinvolge soggetti adulti mediante le arti grafiche, pittoriche, fotografiche e altri medium visivi, con la partecipazione di istituzioni museali, accademiche e scolastiche.

Il Workshop e il Laboratorio, curati dal dott. Giuseppe Rotondo, psicologo, psicoterapeuta e ideatore del progetto, Presidente della sede di BCsicilia di Castelbuono, prenderà il via venerdì 7 febbraio 2025 alle ore 16,00 presso il Museo Civico Baldassare Romano in via Marco Tullio Cicerone a Termini Imerese. Saluti istituzionali a cura di Maria  Terranova, Sindaco di Termini Imerese e di Alfonso Lo Cascio, Presidente regionale BCsicilia.

L’iniziativa in collaborazione con Comune di Termini Imerese, il Museo Civico, il Museo Civico Castelbuono e l’Accademia Valdemone prevede due incontri, oltre il 7 febbraio, l’altro si terrà il 21 febbraio con inizio alle ore 16,00 e la conclusione alle ore 19,30. L’attività è gratuita e prevede un massimo di 20 partecipanti che dovranno fare pervenire la richiesta di iscrizione entro il 3 febbraio, inviando un whatsapp al n. 346.8241076  oppure una mail a [email protected].

Il programma viene sviluppato esaminando l’impatto che l’opera d’arte genera sulla dimensione psicologica del soggetto che osserva (sia sul piano coscienziale, che cognitivo ed emozionale, e l’itinerario si dipana attraverso l’analisi dei processi psicologici legati alla rappresentazione soggettiva dell’opera d’arte, relativamente alle sensazioni interiori correlabili alla percezione della luce, del colore, della forma insite nella stessa.
La partecipazione al Laboratorio si traduce in un’esperienza introspettiva e di interiorizzazione che mette il soggetto nelle condizioni di percepire le dinamiche interiori e le modificazioni dei propri stati di coscienza.
L’intento è quello di tracciare una linea di indirizzo che si traduce in un “percorso esperienziale e introspettivo connesso alle arti visive”, che da spazio alla modulazione dell’assetto coscienziale (modificazioni dello stato di coscienza) validando il principio secondo il quale “la percezione viene diversificata in funzione dello stato coscienziale, e quindi modificando l’assetto coscienziale cambia la percezione che noi abbiamo dell’opera d’arte”.
I processi percettivi (riconducibili alla modalità della “percezione coscienziale”) generano un riverbero sull’assetto timico ed emotivo (risonanza emotiva) in grado di incidere sulla condizione psicologica della persona (vissuti, emozioni, pulsioni, componenti passionali).
Pertanto, secondo il modello psicodinamico, la percezione dell’opera d’arte tende ad elicitare meccanismi abreativi, assume un carattere evocativo, catartico e terapeutico che è connesso alla dimensione psicologica del profondo.

L’approccio al percorso è fondamentalmente fenomenologico e psicologico-esperienziale, e l’esperienza si traduce in un’assunzione di consapevolezza delle dinamiche intrapsichiche che si generano all’atto della contemplazione dell’opera d’arte: processi di decodifica ed elaborazione cognitiva, meccanismi di connotazione emotigena connessi alla percezione delle opere d’arte; rappresentazione immaginativa e visualizzazione di forme, colori, luce; attivazione delle capacità di propriocezione, di introspezione e di interiorizzazione; esperienza di contemplazione artistica correlata alle modificazioni dell’assetto interiore, con conseguenziale influenza sull’equilibrio e la stabilità psicologica, non trascurando l’assunzione di consapevolezza dei correlati effetti psicoterapeutici.

Giuseppe Rotondo, Psicologo Clinico, Psicoterapeuta, Psicofisiologo Clinico, ha conseguito la laurea in Psicologia Clinica all’università La Sapienza di Roma, e la specializzazione in Psicoterapia cognitivo-comportamentale presso la SITCC di Roma.

Ha conseguito altresì l’abilitazione alla direzione di Unità Operative Complesse in ambito ospedaliero. È stato Direttore dell’Unità Operativa di Psicologia Clinica presso l’ospedale “G. Giglio” di Cefalù e componente del “Comitato Etico” dell’ospedale, preposto all’approvazione di protocolli sperimentali e di ricerca clinico-medica.

Ha ricoperto il ruolo di Direzione di strutture e servizi territoriali in ambito Clinico-Riabilitativo, Psicopedagogico e di Riabilitazione Psicologica con specifico riferimento al trattamento (rieducazione funzionale) di deficit cognitivi, psicomotori e comportamentali

Ha maturato un’ampia esperienza sul campo negli ambiti della Psicofisiologia Clinica (del Biofeedback e del Neurofeedback), della Psico-Neuro-Endocrino-Immunologia (PNEI) e dell’applicazione del modello della Teoria Polivagale di S. Porges.

Ha esercitato l’attività professionale nei seguenti ambiti scientifico-professionali: Psicologia clinica (psicodiagnostica, counseling, setting clinico psicologico); Psicoterapia cognitivo-comportamentale (Training Autogeno, RAT, Mindfulness, PNEI Med) (stress Management); Psicofisiologia Clinica dei disturbi Psicosomatici e Somatoformi,  Psicologia Clinica  e Psicofisiologia  del dolore cronico; Psicologia Somatica e Psicoterapia Corporea (Body Psychotherapy) – Bioenergetica; Psicosessuologia clinica; Psicologia Clinica Ospedaliera, con il conseguimento di una specifica expertise nelle seguenti branche scientifico-professionali: Psicofisiologia Clinica (psicosomatica), Psicosomatica Ginecologica, Psicoprofilassi al parto (RAT), Psicologia Clinica del dolore oncologico, Psicocardiologia, Psicotraumatologia, Psicologia clinica dell’urgenza e dell’emergenza ospedaliera, Psicologia Clinica dei Disturbi Alimentari (DCA) e dell’obesità psicogena.

Ha acquisito competenze specialistiche e pluriennale esperienza su soluzioni ed applicazioni tecnologiche per deficit funzionali cognitivi, neuromotori, sensoriali e della comunicazione.

In questo ambito ha espletato il ruolo di Direzione di un Centro Tecnologico (finanziato dall’Unione Europea) progettato per la consulenza sull’utilizzo di apparecchiature psicofisiologiche, macchine SUVAG per il Verbotonale, software per la riabilitazione cognitiva, supporti per la comunicazione alternativa e aumentativa, ausili tecnologici di domotica e di handimatica, con applicazioni in ambito terapeutico, riabilitativo e per l’autonomia di persone con deficit funzionali.

Ha maturato una pluriennale esperienza nell’ambito della formazione, nel ruolo di Responsabile Scientifico e Docente.

Docente di Scuola di Specializzazione in Psicoterapia cognitivo-comportamentale.

Conduttore di “Gruppi di Formazione Esperienziale” (T-Group) su management delle dinamiche relazionali, modalità comunicative di tipo analogico, tecniche espressive e a mediazione corporea.

Ha maturato un’ampia esperienza nell’ambito di programmi finanziati dall’Unione Europea, in partnership con organismi di diversi stati membri dell’Unione Europea, realizzando azioni progettuali all’interno di network internazionali e in cooperazione transnazionale (Spagna, Portogallo, Francia, Inghilterra, Irlanda, Danimarca, Finlandia, Belgio, Grecia).

San Mauro Castelverde, è Lorenzo Cilento il sindaco dei ragazzi

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Si è insediato il nuovo sindaco dei ragazzi Lorenzo Cilento e con lui la nuova amministrazione dei piccoli. La cerimonia è avvenuta nell’aula consiliare del Comune alla presenza del sindaco Giuseppe Minutilla, del Presidente del Consiglio Mauro Martino, del maresciallo dei carabinieri Lorenzo Di Palmo e del Dirigente Scolastico dell’Istituto Comprensivo “Pollina – San Mauro Castelverde” Ignazio Sauro.

Il neo baby sindaco Lorenzo Cilento della classe 2° della scuola secondaria di primo grado del plesso di San Mauro Castelverde succede a Luca Noce e sarà coadiuvato da Alessandra Scacciaferro, Francesco Madonia, Emanuele Nicolosi, Sebastiano Marguglio e Rosario Botindari.

Con loro si sono insediati anche i consiglieri: Mauro Bonomo, Matilde Madonia, Flavia Alfonso, Anita Botindari, Carlotta Scialabba, Rachele Giaimo, Mauro Marguglio, Angelo Giaimo.

Alla cerimonia erano anche presenti il vicesindaco Santina Pedevillano, gli Assessori Matteo Mazzola e Angelo Alfonso, i Consiglieri Comunali Arianna Parisi e Daniela Marino, la professoressa Maria Lucia Di Gangi, referente del progetto “Coloriamo il nostro futuro”, ed i genitori dei ragazzi.

Questo appuntamento – ha detto il sindaco Giuseppe Minutilla – rappresenta un importante momento di partecipazione civica e di educazione alla cittadinanza per i giovani studenti di San Mauro Castelverde ai quali faccio i miei complimenti. Un ringraziamento va al Dirigente Scolastico e a tutti i docenti per l’impegno con il quale portano avanti questo progetto di grande valore educativo”.