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Termini Imerese, consigliere comunale Di Lisi aderisce al progetto politico del deputato regionale Intravaia 

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Salvatore Di Lisi, consigliere comunale di Termini Imerese, ha aderito, il quale ha espresso soddisfazione per la scelta di questo percorso. “Sono felice – ha commentato Intravaia – e do il benvenuto a Totò che conosco personalmente. Ne apprezzo la capacità e la competenza, per noi rappresenta una risorsa che saprà sicuramente dare un valido contributo. Sono fiero del percorso di radicamento e vicinanza agli amministratori locali del territorio che procede senza sosta”

“Intraprendo con entusiasmo questo percorso politico al fianco di Marco Intravaia – ha dichiarato il consigliere Di Lisi – un leader di grande competenza e visione, sicuro che insieme potremo realizzare progetti significativi per il nostro territorio e dare un contributo concreto alla nostra comunità”.

Termini Imerese, il Carnevale torna a sfilare nella parte alta

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Torna il Carnevale a Termini Imerese. Si tratta del carnevale più antico della Sicilia e tra i più antichi d’Italia, con testimonianze di questa festa datate 1848. Pare che un gruppo di napoletani, in fuga per le sommosse popolari che stavano sconvolgendo il nostro Paese, trovò rifugio proprio a Termini, portando con sé usanze e tradizioni che influenzarono profondamente la cultura locale. Furono proprio loro a dare il via al Carnevale di Termini. Due sono le maschere che contraddistinguono questo carnevale: “U Nannu” e “A Nanna”. “U Nannu” rappresenta la personificazione del Carnevale, un personaggio gioviale che, alla mezzanotte del Martedì Grasso, viene condannato al rogo. Una condanna che simboleggia la fine del periodo di allegria e quindi la purificazione. “A Nanna”, invece, è una figura femminile unica nel panorama carnevalesco siciliano. Simboleggia il dolore e la penitenza della Quaresima, rappresentando la continuità e la fertilità dopo la morte del “Nannu”.

Tra le novità di quest’anno i carri gruppi mascherati apriranno la parata e saranno in perfetta sintonia con i carri allegorici. Altra novità è il video mapping che sarà proiettato, per tutte le giornate del Carnevale, sulla facciata del municipio.  In piazza Duomo ci sarà anche una tensostruttura, all’interno della quale si potranno trovare laboratori di cartapesta, aree food ed esibizioni di artisti locali. Organizzare un evento simile è davvero molto impegnativo, soprattutto dal punto di vista della sicurezza.

Nel corso della presentazione del Carnevale, che si è tenuta presso la sala Pio La Torre all’Ars, erano presenti anche le maschere tradizionali “U Nannu” e “A Nanna”, insieme a una rappresentanza dei gruppi appiedati. Questa edizione del Carnevale è stata resa possibile grazie alla Regione Siciliana, con il contributo di Città Metropolitana di Palermo, Enel, Autorità Portuale della Sicilia Occidentale e di tanti altri sponsor.

“Stiamo cercando di coniugare tradizione e l’innovazione – dice Maria Terranova, sindaco di Termini Imerese – Abbiamo iniziato prestissimo l’organizzazione perché per far crescere un evento come il Carnevale occorre una seria programmazione e importanti investimenti pubblici. Già nei primi mesi del 2024 è stato pubblicato il bando per i carri con la presentazione dei bozzetti dei maestri cartapestai che, già dall’indomani, si sono messi al lavoro per realizzare i sette carri che renderanno uniche le sfilate di giorno 2 e di giorno 4 marzo”.

“Un’edizione che racconta storia, arte e tradizione – dice il deputato regionale Luigi Sunseri – Stiamo parlando del carnevale più antico della Sicilia, che da quest’anno è entrato a far parte dei riconosciuti Grandi Eventi della Regione siciliana. Il nostro obiettivo è sempre stato quello di rilanciare questa antica festa, anno dopo anno, rendendola sempre più attrattiva. E non potrebbe essere altrimenti, visto che si parla tanto di destagionalizzazione. Il Carnevale si inserisce proprio tra gli eventi di grande richiamo turistico. Già lo scorso anno abbiamo avuto un numero importante di presenze. Quest’anno puntiamo a nuovi record. Dietro una festa simile c’è un lavoro impegnativo: si muove un’intera comunità”.

IL PROGRAMMA

DOMENICA 23 FEBBRAIO

VIA VITTORIO AMEDEO

Ore 16 – Apertura ufficiale del Carnevale con la sfilata dei gruppi mascherati e del Carro dei Nanni.

PIAZZA DUOMO

Ore 17,30 – Consegna delle Chiavi di Città ai Nanni.

Ore 18 – Mapping: Il Carnevale che si rinnova, Proiezione Artistica.

Ore 18,30 – Inaugurazione: La Casa dei Nanni.

Ore 21 – VerticalStage: Chiaramente – TrioTantillo Ponente.

 

LUNEDÌ 24 FEBBRAIO

PIAZZA DUOMO

Ore 16 – Apertura della Casa dei Nanni.

Ore 17 – Concorso Laboratorio: La Carta Pesta.

Ore 18 – Mapping: Il Carnevale che si rinnova, Proiezione Artistica.

Ore 19 – Incontro con i Nanni.

Ore 21,30: Carnivalcool – Djset.

 

MARTEDÌ 25 FEBBRAIO

PIAZZA DUOMO

Ore 16 – Apertura della Casa dei Nanni.

Ore 17 – Concorso: Le Maschere di Picasso.

Ore 18 – Mapping: Il Carnevale che si rinnova, Proiezione Artistica.

Ore 18,30 – HipHopCarnival Lezione e Jam in maschera dai 7 anni di età.

Ore 21,30 – AmuniACarnivalivari – Djset.

 

MERCOLEDÌ 26 FEBBRAIO

PIAZZA DUOMO

Ore 16 – Apertura della Casa dei Nanni.

Ore 17 – Concorso Laboratorio: I Maccarruna Na Maidda.

Ore 18 – Mapping: Il Carnevale che si rinnova, Proiezione Artistica.

Ore 18,30 – Dancehall Carnival Lezione and Jam in maschera Dai 12 anni di età.

Ore 21,30 – CarnevalCaraibico.

 

GIOVEDÌ 27 FEBBRAIO

PIAZZA DUOMO

Ore 16 – Apertura della Casa dei Nanni.

Ore 17 – Concorso Laboratorio: Mascherine e Cappellini.

Ore 18 – Mapping: Il Carnevale che si rinnova, Proiezione Artistica.

Ore 21 – Le Matrioske: I balli della Tradizione. Classica Mazurka e Controdanza.

 

VENERDÌ 28 FEBBRAIO

PIAZZA DUOMO

Ore 16 – Apertura della Casa dei Nanni.

Ore 17 – “Narrazione delle storie del Carnevale Termitano”.

Ore 18 – Mapping: Il Carnevale che si rinnova, Proiezione Artistica.

Ore 18,30 – “Costruiamo insieme i personaggi storici del Carnevale”.

Ore 21 – Intrattenimento Musicale Sirah.

Ore 22,15 – Intrattenimento Musicale SpinRockets.

 

SABATO 1 MARZO

PIAZZA DUOMO

Ore 16 – Apertura della Casa dei Nanni.

Ore 17,30 – Premiazioni Concorsi.

Ore 18 – Mapping: Il Carnevale che si rinnova, Proiezione Artistica.

Ore 21 – Amuni al CarnivalCool – Djset.

 

DOMENICA 2 MARZO

LUNGOMARE CRISTOFORO COLOMBO

Ore 12 – Apertura Circuito Carnevale.

Ore 16 – Apertura ufficiale del Carnevale con la sfilata dei gruppi mascherati e dei Carri Allegorici.

SPETTACOLO DEI CARRI E DEI GRUPPI

Ore 16,30 – “Coci Cu Mia” a seguire votazione della Giuria.

Ore 17 – “Le Emozioni di Inside out” a seguire votazione della Giuria.

Ore 17,30 – “A Passiata Ro Re Carnalivari” a seguire votazione della Giuria.

Ore 18 – “Non è tutto oro quello che luccica” a seguire votazione della Giuria.

Ore 18,30 – “Il Mito Siciliano” a seguire votazione della Giuria.

Ore 19 – “L’essenziale” a seguire votazione della Giuria.

Ore 19,30 – “U Nanno ca Nanna”.

Ore 20,30 – DJ Set Radio Italia.

 

LUNEDÌ 3 MARZO

PIAZZA DUOMO

Ore 9,30 – Grande Sfilata delle Scuole “Fra storia e leggenda. Gli elementi della natura Siciliana”.

MARTEDÌ 4 MARZO

VIA VITTORIO AMEDEO

Ore 16 – Gransfilata dei gruppi mascherati e dei Carri Allegorici.

PIAZZA DUOMO

Ore 16,30 – Apertura della Casa dei Nanni.

Ore 18 – Mapping: Il Carnevale che si rinnova, Proiezione Artistica.

Ore 20,30 – Lettura del Testamento.

Ore 21 – VerticalStage: Bubas Band – Michela Sacco quartet Il bello il bullo il grattino.

Ore 22,30 – Premiazione.

Ore 23 – Spettacolo Pirotecnico.

Tutti i giorni dal 24/02 al 01/03 dalle 9.00 alle 13.00 I Nanni visiteranno le scuole di Termini Imerese.

Il decreto del governo Schifani sulle elezioni nelle ex province è illegittimo

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“Con la firma del Presidente della Regione, Renato Schifani, su proposta dell’assessore regionale alle Autonomie locali e alla funzione pubblica, Andrea Messina al decreto sulle elezioni di secondo livello nelle ex Province si aggiunge confusione a quella generata dalla legge Delrio, il tutto in un contesto di illegittimità”.

Ad affermarlo è IRD – Italia Repubblica Democratica, Movimento per la Democrazia e la Libertà,

I sindaci metropolitani sono stati dichiarati illegittimi con la sentenza della Corte Costituzionale n. 240/2021, proprio perché non legittimati dal voto popolare e secondo la Corte in contrasto con il principio di uguaglianza del voto e che pregiudica la responsabilità politica del vertice dell’ente nei confronti degli elettori.

“Un provvedimento che è un concentrato di desideri e compromessi diversi dei singoli gruppi politici, ma che sicuramente non è riconducibile al progetto politico originario del centro destra, quel programma sottoposto al voto degli elettori e che nei fatti viene disatteso.

Con la mancata elezione diretta e nel voler ripiegare sulle elezioni di secondo livello per la composizione del consiglio, mantenendo in vita i sindaci metropolitani, non eletti da nessuno, si materializzano due fatti estremamente gravi: quello che si disattende la sentenza della Corte Costituzionale e l’altro che si continua a dare credito alla volontà politica del centro sinistra, oggi in Sicilia opposizione, grazie anche all’espressa volontà compiacenza del partito Fratelli d’Italia.

Quando una legge si definisce per sentenza incostituzionale, la legge scompare dall’ordinamento. Il Parlamento, figurarsi l’Assemblea Regionale Siciliana, può deliberarne un’altra in sostituzione, ma naturalmente non potrà emanare una disposizione identica a quella già dichiarata.

Ripiegare, in un contesto di confusione generale, sulle leggi disastro Crocetta prima e Delrio dopo, che in 10 anni non hanno trovato mai piena applicazione, per celebrare le elezioni nelle ex Province, mette in evidenza l’incapacità del governo Schifani e della sua maggioranza, di produrre un disegno di legge in grado di assegnare, com’è giusto che sia, una maggiore responsabilità agli eletti nella gestione degli enti, che solo l’elezione diretta può garantire, così come sentenziato dalla Corte e di non mantenere fede ad un impegno con i propri elettori”.

Il “Mito della Gurfa” in un saggio dello studioso Riccardo Ginevra

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Un’indagine di un ricercatore italiano sul “Mito della Gurfa”, in una pubblicazione accademica di un editore tedesco in lingua inglese: parliamo del saggio di Riccardo Ginevra, There’s a Town in Sicily Where Greek Heroes Go to Die: The ‘Tomb of Minos’ at the Gurfa Caves and Alia’s Need for a Mythical Past”, in Antiquity in Progress: Intermedial Presences of Ancient Mediterranean Cultures in the Modern World, ed. M. Stachon, A. Lipscomb, and P. Kolovou (Heidelberg: Propylaeum), pp.191–214. DOI: https://doi.org/10.11588/propylaeum.1432.c20337

E’ opera da aggiungere al corposo “dossier Gurfa” di revisione storica che ho in corso da decenni, assieme a pochi altri di pensiero significativo.

Quando ero ancora un ragazzino cresciuto nella Sicilia centrale, provavo una sorta di gelosia verso gli abitanti di quelle città della costa la cui ricca documentazione di storia inizia con la fondazione come antiche colonie grecheavrei sentito un po’ di sollievo allora, se solo qualcuno avesse condiviso con me l’argomento principale di questo articolo”. Con questa premessa, che è un monito-invito per la riflessione collettiva sul presente e la reale natura e consistenza del Patrimonio culturale che spesso, distrattamente, percepiamo attorno a noi come “sicilitudine”, Riccardo Ginevra affronta la densa trattazione dell’argomento di studi e ricerca con adeguata bibliografia e testimonianze dirette. Oltre la gratitudine personale all’autore, il testo merita attenzione per il valore potenziale della narrazione e gli scenari che suggerisce, motivo per cui reputiamo necessario parlarne. E’ un importante intervento in inglese scritto originariamente tra settembre 2019 e marzo 2020 e pubblicato adesso dalla casa editrice accademica Propylaeum-eBooks (che fa capo alla Biblioteca universitaria di Heidelberg e alla Biblioteca statale bavarese di Monaco) in un volume che tratta di “Antichità in corso: presenze intermediali delle antiche culture mediterranee nel mondo moderno. Nel rinviare al testo integrale, nel ruolo nobile e militante di “padre del Mito della Gurfa” che generosamente Riccardo Ginevra mi attribuisce, entro nel merito dell’intervento con considerazioni riassuntive. Dopo la puntuale ed accurata citazione delle collaborazioni e dei supporti di ricerca *, viene affrontato il tema delle cosiddette Grotte della Gurfa”: La loro fama non è dovuta solo alla indiscutibile bellezza, ma anche alle teorie di vari studiosi non accademici, che le hanno paragonato a diverse strutture sotterranee costruite da antiche civiltà mediterranee, arrivando persino a proporre di identificare il complesso con la Tomba di Minosse, il mitico re di Creta nella letteratura greca antica”.  Si passa quindi ad individuare gli elementi della Saga in Sicilia di Dedalo/Kokalos/Minosse come attestati nelle fonti classiche, delineando uno schizzo della storia della riscoperta delle Grotte della Gurfa durante gli ultimi decenni del secolo scorso e del percorso che ha portato alla loro associazione con il Mito del Minos in Sikania nell’ultimo ventennio. Fornisce poi un resoconto del modo  in cui la memoria culturale di questo Mito classico è stata promossa nel territorio di Alia, nonché di come è stata incorporata in opere d’arte, spettacoli teatrali e attività scolastiche. Sulla dimora di Dedalo e la tomba di Minosse, questo riassume:

La saga di Minosse, leggendario re di Creta e sovrano indiscusso del Mar Egeo, ha influenzato la cultura europea fin da quando gli autori greci antichi (per lo più alessandrini) e romani ne hanno tratto ispirazione per comporre la loro poesia. Questo filo collega i sei brevi accenni a Minosse nell’Iliade e nell’Odissea di Omero (I millennio a.C.) con il magistrale resoconto della sfortunata passione di Arianna per Teseo nel Carme 64 di Catullo (I secolo a.C.), o il Lamento d’Arianna di Monteverdi (1607-1608 d.C.) con Guernica di Picasso (1937 d.C.), una delle numerose opere che riflettono l’ossessione del famoso pittore per il Minotauro. In questo contributo, tuttavia, ci concentreremo su un episodio sicuramente meno noto della saga, ovvero la spedizione di Minosse in Sicilia alla ricerca di Dedalo, che portò all’orribile uccisione del re cretese da parte dei suoi ospiti siciliani. Questa tradizione mitica, forse già attestata in un rilievo in terracotta siciliano del VI secolo a.C. (Basilea BS 318),4 fu trattata nel V secolo a.C. da Erodoto nelle sue Storie (7.170) e da Sofocle nella sua opera perduta Kamikioi (FF 323–327 Radt), ed è in seguito attestata, tra l’altro, nella Biblioteca di Apollodoro (Ep. 1.14–15) e nella Biblioteca storica di Diodoro Siculo (4.77–79). il racconto di Diodoro attesta un dettaglio che non si trova da nessun’altra parte: la costruzione da parte dei soldati di Minosse di una monumentale tomba sotterranea per il re sormontata da un santuario di Afrodite.L’episodio siciliano della saga di Minosse riemerge quindi nel corso del XX secolo in romanzi come “Ich und die Könige” (1958) di Ernst Schnabel e “The Maze Maker” (1967) di Michael Ayrton, così come in poesie come “Daedalus in Sicily” del premio Nobel Joseph Brodsky (1993). Nel tentativo di spostare Minosse e il suo regno dal reame del mito a quello della storia (suscitando l’impressione che questo studioso “abbia creato, non scoperto, i Minoici”), Evans arrivò persino a sostenere che il complesso palaziale di Cnosso fosse stato “eseguito per Minosse dall’artigiano Dedalo”. L’attività di Evans di “storicizzazione” del regno di Minosse ebbe apparentemente successo, dato che la sua influenza può ancora essere osservata nella Sicilia contemporanea, dove l’interpretazione di Minosse e del suo “entourage mitico” come personalità storiche è stata essenziale nello sviluppo dell’identificazione del Grotte della Gurfa di Alia come la ‘Tomba di Minosse’In un certo senso, l’attuale interesse del grande pubblico per le Grotte della Gurfa può essere ricondotto a un tema che non è mai stato così attuale come oggi, vale a dire l’ambientalismo, o, più specificamente, la conservazione e la promozione del paesaggio. Tutti questi dettagli sembrano quindi supportare una connessione tra, da un lato, l’ascesa dell’ambientalismo in Italia e in Sicilia negli anni ’80 e, dall’altro, l’espropriazione e la riscoperta di questo monumento da parte della comunità di Alia, che alla fine ha portato alla sua interpretazione “mitica” come Tomba di Minosse. Infatti, le autorità cittadine finanziarono presto le attività di restauro delle Grotte della Gurfa e le affidarono a un’architetta palermitana, Silvana Braida Santamaura, che, in una pubblicazione del 1984, per prima propose un paragone con l’ipogeo neolitico di Hal Saflieni a Malta e con le tombe a tholos dell’età del bronzo di Micene; già nel 1981, l’architetta aveva tentato di coinvolgere nelle sue ricerche un eminente studioso nel campo dell’archeologia preistorica maltese, John Davies Evans. Si deve probabilmente all’attività di Braida Santamaura se, negli anni Novanta, le autorità cittadine, guidate dall’allora sindaco Gaetano ‘Tanino’ D’Andrea, iniziarono a organizzare una serie di convegni sull’interpretazione storica e archeologica delle Grotte della Gurfa. Il primo convegno si tenne nel 1995 e presentò, tra gli altri, uno studio di Padre Benedetto Rocco, che suggerì l’identificazione di un’iscrizione fenicia all’interno delle Grotte e tentò di approfondire le presunte somiglianze con il ‘Tesoro di Atreo’, probabilmente la più famosa tomba a tholos micenea. Nello stesso anno, il complesso della Gurfa fu anche (seppur brevemente) ritratto nel film ‘L’uomo delle stelle’ del regista siciliano vincitore del premio Oscar Giuseppe Tornatore. Il secondo convegno, organizzato da Antonino Pillitteri nel 1997, includeva una mostra fotografica e si concentrava sui parallelismi con le strutture nordafricane dette “ghurfa”. I lavori di Braida Santamaura e il confronto di Rocco tra le Grotte della Gurfa e le architetture del Mar Egeo e, in particolare, con il Tesoro di Atreo, hanno influenzato lo sviluppo delle teorie dell’architetto e storico dell’arte Carmelo Montagna, che ha organizzato un terzo convegno nel 2004 (ndr: sindaco Enzo Siragusa) con il titolo principale “Sulle tracce di Minosse”. Negli atti del convegno, così come in vari interventi e pubblicazioni successivi, Montagna ha sostenuto un’interpretazione delle Grotte della Gurfa come “Tomba di Minosse” o “Tesoro di Minos”, un manufatto megalitico da datare alla prima metà del II millennio a. C. I presupposti della sua analisi, che mira a identificare corrispondenze precise tra caratteristiche delle Grotte ed elementi del mito della morte di Minosse, sono la credenza che il mito debba sempre basarsi su un qualche tipo di verità (storica o meno) e l’osservazione che gli autori greci antichi Erodoto e Diodoro Siculo non hanno espresso alcun dubbio sulla storicità della narrazione sulla morte di Minosse. Secondo Montagna, il complesso della Gurfa può quindi essere fatto risalire a un periodo fiorente nella storia della civiltà minoica, prima dell’eruzione di Thera (XVII-XVI secolo a.C.), e quindi diversi secoli prima della costruzione del Tesoro di Atreo a Micene (XIV-XIII secolo a.C.); qualsiasi resto del tempio di Afrodite associato alla tomba di Minosse, così come qualsiasi iscrizione che portasse il nome di Minosse, sarebbe stato distrutto quando la tomba fu smantellata durante il regno di Terone di Agrigento, come raccontato da Diodoro. … questa ricostruzione fu presto recepita e diffusa attraverso vari media dalle autorità locali di Alia, nonché da singoli e associazioni senza scopo di lucro; le speranze di Montagna che le sue teorie ispirassero gli specialisti della preistoria e protostoria della Sicilia a indagare ulteriormente le Grotte della Gurfa e le aree circostanti da una prospettiva archeologica, non ebbero seguito. Nel 2009, durante un convegno sulle Grotte specialisti e archeologi della Soprintendenza locale hanno riproposto (ndr: senza ulteriori accertamenti) un’origine della ‘Camera Tholos’ nell’Alto Medioevo come fossa per la conservazione del grano, che in origine avrebbe avuto dimensioni molto più ridotte, raggiungendo le dimensioni attuali solo dopo secoli di continuo utilizzo e modifiche; le camere laterali superiori potrebbero essere state scavate molto più tardi, quando il sito era sotto il controllo dei Cavalieri Teutonici (XIII secolo), mentre i livelli inferiori potrebbero non essere stati lì prima della seconda metà del XIX secolo (poiché non vengono menzionati da un visitatore nel 1873). L’analisi della Tholos della Gurfa come fossa per il grano era già stata discussa in pubblicazioni più recenti di Giovanni Mannino, Valeria Brunazzi, Monica Chiovaro e Stefano Vassallo. Per riassumere brevemente, dopo secoli in cui il complesso della Gurfa era stato sfruttato da coloni nordafricani, dai Cavalieri Teutonici e, naturalmente, da contadini e pastori siciliani, l’espropriazione e la riscoperta delle Grotte da parte della comunità aliese (in concomitanza con l’ascesa delle preoccupazioni ambientaliste in Italia e in Sicilia) durante gli anni ’80 ha portato allo sviluppo graduale di una “Teoria Egea” sull’origine del complesso, che è culminata nella loro interpretazione come la “Tomba di Minosse”, avanzata per la prima volta da Carmelo Montagna Anche se non condivisa dalla Soprintendenza, l’idea che le Grotte della Gurfa dovessero essere identificate come la ‘Tomba di Minosse’ si è rivelata particolarmente attraente nel 2015 uno dei volontari, Gioacchino Ganci, era diventato il custode non ufficiale delle Grotte, trascorrendovi la maggior parte del suo tempo quotidianamente e fungendo da guida per i turisti che desideravano visitare l’areaQuesta sinergia tra il padre del ‘Mito della Gurfa’ Montagna, l’amministrazione comunale, le associazioni e i volontari locali ha portato alla promozione multiforme di Alia e delle Grotte della Gurfa come luoghi del mito della morte di Minosse e all’organizzazione di numerose attività correlate.  Di seguito una selezione di eventi degni di nota, che possono servire come esempi di questa appropriazione intermediale del mito:

1) A partire dal 6 luglio 2009, in concomitanza con l’apertura del festival internazionale di documentariSole Luna”, la Galleria d’arte moderna Sant’Anna di Palermo ha ospitato una mostra di due mesi (fino alla prima settimana di settembre) dal titoloTerra e luce. Dalla Gurfa al Roden Crater di James Turrell / Land and Light. From Gurfa Caves to James Turrell’s Roden Crater”, in cui fotografie e modelli in scala ridotta del progetto in corso dell’artista americano Turrell (un’installazione situata nel Painted Desert dell’Arizona) sono stati esposti in associazione a un progetto fotografico sul complesso della Gurfa del fotografo italiano Alessandro Belgiojoso, un confronto che si basava in gran parte sulle teorie di Montagna sulla funzione delle Grotte e sulla loro origine come opera di un architetto protostorico ‘dedalico’; nello stesso anno è stato pubblicato un catalogo bilingue italiano-inglese della mostra, con testi sul complesso della Gurfa, tra gli altri, di Belgiojoso e Montagna. La mostra è stata poi trasformata in un allestimento permanente presso il Museo della fotografia di Alia, istituito per l’occasione nel 2010.

2) Nel dicembre 2009, le Grotte sono state ufficialmente inserite tra i luoghi del Mito di Dedalo e Minosse nella sezione Luoghi degli eroi e delle leggende eroiche della “Carta Regionale dei Luoghi dell’Identità e della Memoria” emanata dall’Assessorato Regionale ai Beni Culturali, Ambientali e della Pubblica Istruzione della Sicilia

3) Nel marzo 2015, dopo un concorso pubblico indetto nel 2014 nell’ambito del progetto (in gran parte finanziato dall’UE) per il rinnovamento del Belvedere di Alia l’amministrazione comunale ha commissionato all’artista palermitano Croce Taravella cinque pannelli su temi legati al complesso della Gurfa, nonché alle quattro stagioni. Il murale, intitolato “Il Mito della Gurfa al Belvedere di Alia”, è stato inaugurato dall’allora sindaco Todaro in una cerimonia ufficiale tenutasi l’11 novembre 2016; per l’occasione è stato pubblicato un catalogo di fotografie del murale di Luciano Schimmenti , con testi, tra gli altri, di Todaro e Montagna. Come si può già intuire dal titolo e come affermato dall’autore in varie interviste, l’opera di Taravella è stata fortemente influenzata dalle sue conversazioni con Montagna sulla funzione originaria del complesso della Gurfa come ‘Tomba di Minosse’ e santuario protostoricoPrima di passare alla nostra conclusione, possiamo brevemente notare che il modo in cui il mito delle avventure di Dedalo e Minosse in Sicilia è stato reinterpretato e ricostruito ad Alia è significativamente multiforme: spaziando da più formali mostre fotografiche e opere d’arte pubbliche a spettacoli amatoriali e laboratori didattici con bambini, la divulgazione pubblica del Mito della Gurfa è stata caratterizzata da creatività e diversificazione, a un livello che raramente trova riscontri nelle attività di studiosi che lavorano in ambienti più accademici. Torniamo quindi all’ultima delle nostre domande di ricerca, vale a dire: perché una piccola, ma dinamica truppa di siciliani odierni crede che un antico mito greco possa aiutare a fornire un futuro migliore ai figli di Alia? Il nostro schizzo della storia della riscoperta delle Grotte della Gurfa da parte della comunità di Aliese e di vari studiosi , nonché della loro promozione intermedia come “Tomba di Minosse”, ci consente di identificare tre principali aree tematiche.

1) Economia, o, più specificamente, turismoIl padre della teoria di Minosse, Carmelo Montagna, ha sostenuto che “tra le tante pietre che compongono il paesaggio della Sicilia interna, ce ne sono alcune che in realtà raccontano una Storia: investiamoci”, avanzando un parallelo con la “Capitale europea della cultura 2019” Matera, città della Basilicata nota per le antiche abitazioni rupestri che costituiscono il suo centro storico (chiamate “Sassi”). Sebbene fiducioso nella sua teoria, Montagna ha ammesso che, anche se la sua attribuzione “dedalica” delle Grotte dovesse rivelarsi errata, la designazione “Tomba del Minos” dovrebbe essere comunque utilizzata per “scopi di promozione”, allo stesso modo in cui le designazioni chiaramente mitologiche di Heinrich Schliemann della tomba a tholos di un capo miceneo sconosciuto come “Tesoro di Atreo” o “Tomba di Agamennone” possono ancora essere legittimamente utilizzate per il loro potere suggestivo, senza essere considerate storicamente appropriate; un parallelo tematicamente ancora più vicino potrebbe essere l’identificazione mitologica di Arthur Evans del Palazzo di Cnosso a Creta come il “Labirinto del Minotauro”. L’associazione con un antico mito sembra quindi essere considerata dai nostri intervistati come la migliore occasione per promuovere il complesso della Gurfa (e quindi Alia) come destinazione turistica

2) Ambientalismo, o, più specificamente, tutela e valorizzazione del paesaggio:‘La forma del paesaggio’ . Il mito di Minosse sembra quindi essere stato adottato dalla comunità aliese come una sorta di “geomito” (termine coniato dalla geologa Dorothy Vitaliano) rispetto alle Grotte della Gurfa, vale a dire come una narrazione la cui funzione principale è spiegare l’origine di una certa caratteristica insolita del paesaggio: innumerevoli esempi di tali narrazioni sono attestati in tutto il mondo, che vanno dai miti dei nativi americani che cercano di spiegare (invocando gli artigli di un orso gigante) l’origine di una collina molto ripida nel Nord America (“Devil’s Tower” nel Wyoming) al mito keniota sulla straordinaria vegetazione del “Bosco di Ndega” (che coinvolge una tragica storia d’amore tra due personaggi mitici); un parallelo ancora più rilevante potrebbe in realtà essere quello con varie tradizioni locali dell’antica Grecia che tentano di dare un senso alle notevoli caratteristiche paesaggistiche delle località siciliane, come quelle menzionate da Pindaro nelle sue cosiddette “Odi siciliane”. Non vi è dubbio che le Grotte possano essere percepite come una caratteristica sorprendentemente insolita del paesaggio di Alia: la meraviglia provata da chiunque ammiri per la prima volta il complesso della Gurfa e, in particolare, la parte interna della “Camera a Tholos” (come ad esempio i giovani partecipanti ai laboratori didattici, secondo Elisa Chimento) è stata ripetutamente menzionata da tutti gli intervistati e, per quel che vale, anche personalmente sperimentata dall’autore di questo contributo.

3) Identità locale e patrimonio culturaleil Mito della Gurfa sembra aver svolto una funzione che trascende sia il livello economico che quello ambientale: come ammesso dallo stesso Montagna, l’orgoglio locale è stato un fattore essenziale per il successo della sua teoria ad Alia. L’interpretazione delle Grotte come “Tomba di Minosse” sembra aver soddisfatto (almeno in parte) il bisogno della comunità di un’identità culturale di alto profilo, catapultando la città e i suoi cittadini da una delle aree socio-economicamente più depresse d’Italia direttamente nel palcoscenico millenario di un’avventura mitica, un regno ancestrale dove architetti ingegnosi arrivano volando e costruiscono meraviglie architettoniche, e dove potenti re lottano per il prestigio e si uccidono a vicenda con astuti trucchi. Gli appassionati del “Mito della Gurfa” hanno trasformato il territorio di Alia da un’area apparentemente ignorata dai coloni greci durante l’Antichità, nel primo luogo di incontro tra gli indigeni Sicani, qui intesi come i più antichi siciliani (centrali) e quindi antenati ideali della comunità aliese, e i Minoici, una delle civiltà più avanzate dell’antico Mediterraneo, qui anche nel ruolo di antenati ideali dei padri della civiltà europea per eccellenza, i Greci. Inoltre, anziché essere considerati “selvaggi incivili”, agli indigeni della Sicilia centrale sono qui state attribuite sia conquiste tecnologiche avanzate (la residenza e l’opera di Dedalo tra i Sicani) sia la vittoria contro il più potente re del mare dell’epoca (la morte di Minosse), causando persino indirettamente l’arrivo dei primi “Greci” in Sicilia (l’insediamento di soldati cretesi nell’isola). Nelle parole di Montagna, la Tomba di Minosse alle Grotte della Gurfa “era già archeologia” quando le prime colonie greche furono fondate sulla costa della Sicilia: invece che come un’area depressa che lotta per raggiungere i livelli di sviluppo della costa, il territorio di Alia è stato quindi rappresentato come il cuore ormai in rovina di un regno un tempo ricco, una sorta di Atlantide siciliana che aspetta solo di essere riscoperta di nuovo.  Per ragioni legate alla situazione economica, ambientale e socio-politica al momento in cui scrivo, tuttavia, lo sviluppo promesso dal mito deve ancora arrivare. Uno dei problemi principali affrontati da Alia e dal complesso della Gurfa è il pessimo stato delle strade locali, la cui importanza è stata sottolineata dagli ex sindaci Guglielmo e Todaro, nonché dal “teorico di Minosse” Montagna. Un altro problema importante che è stato spesso menzionato dagli appassionati del mito della Gurfa è una percepita indifferenza della Soprintendenza verso le Grotte (probabilmente dovuta allo status non accademico della teoria della “Tomba di Minosse”) Come spesso accade nelle narrazioni mitologiche, il (presunto) luogo della morte di Minosse è diventato anche il luogo in cui il re cretese è stato riportato in vita, insieme a Dedalo, Cocalo, Arianna e gli altri personaggi della sua saga, resuscitati dagli sforzi di un gruppo di siciliani che ancora credono nel potere del Mito; se il re Minosse ricompenserà Alia e i suoi cittadini con una rinnovata prosperità, tuttavia, è una questione che per il momento deve rimanere aperta.

Con tutte le approssimazioni e sintesi obbligate dal riassunto di un testo complesso ed impegnativo, questo era necessario divulgare dell’ottimo lavoro di Riccardo Ginevra, che ringraziamo per il suo impegno.

Il testo integrale del volume pubblicato in inglese è disponibile a libero accesso in

https://books.ub.uni-heidelberg.de//propylaeum/catalog/book/1432

Il testo integrale dell’intervento di R. Ginevra in inglese è disponibile a libero accesso in https://www.academia.edu/127647101/

Il volume che contiene il saggio sulla Gurfa di R. Ginevra

(*) BCsicilia, Alessandro Belgiojoso, Giuseppe Castelli, Andrea Lorenzo Covini, Guglielmo Ginevra, Pippo Oddo, Luciano Schimmenti, Maria Zielenbach, Penelope Kolovou, Carmelo Montagna, Elisa Chimento, Tania Di Marco, Damiano Drago, Gioacchino Ganci, Nino Gancitano, Calogera Gattuso, Vincenzo Rinchiuso, Salvatore Ventimiglia, Gaetano D’Andrea, Enzo Siragusa, Francesco Todaro, Felice Guglielmo, Maja Tschumi. Maria e Francesca Lombardo, Claudio Ginevra …

Riccardo Ginevra

Dal 2021 Riccardo Ginevra è ricercatore e docente di Glottologia e Sanscrito all’Università Cattolica del Sacro Cuore a Milano. Si occupa principalmente di linguistica storica e comparativa, nonché di mitologia comparata, con speciale attenzione alle lingue e ai testi delle tradizioni indoeuropee antiche, in particolare quella greca, quella sanscrita (indiana) e quella nordica (scandinava). È stato prima Fellow e poi Associate presso il Center for Hellenic Studies della Università di Harvard a Washington DC (2019-2023) e ha lavorato presso il centro di ricerca Roots of Europe dell’Università di Copenaghen (2020-2021). Ha tenuto corsi e seminari di mitologia comparata a Colonia (2018-2020), Würzburg (2021), Copenaghen (2023) e Pavia (2024). Nel 2023, insieme al giornalista Luca Misculin, ha scritto e curato per “il Post” il podcast divulgativo di storia “L’invasione”, sulle migrazioni preistoriche che hanno diffuso le lingue indoeuropee (come l’italiano e l’inglese) in tutta Europa, vincitore di due premi nazionali e tuttora tra i podcast di storia più ascoltati in Italia.

Carmelo Montagna

Fenomeni paranormali: le case impazzite

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In un suo racconto, “La casa dei Granella”, Luigi Pirandello narra la storia di un avvocato, al quale si rivolge una famiglia che intende intentare una causa. Normale, direte voi. Certo. Solo che il motivo della loro legale richiesta è piuttosto strano: hanno lasciato la casa in cui abitano perché è infestata dagli spiriti. Poiché nel fare ciò sono stati querelati dal proprietario, per la rottura del contratto di locazione, intendono far valere i loro diritti. Ed il povero azzeccagarbugli è costretto a documentarsi, tra i mille problemi esistenziali che la possibilità dell’esistenza dell’anima gli pongono, e infine riesce, con uno stratagemma degno di Pirandello, a vincere la causa, dimostrando l’esistenza – almeno in quella casa – degli spiriti.

Al genio pirandelliano non sfuggì, insomma, il fenomeno delle «case infestate». Ne abbiamo sentito parlare un po’ tutti. Si tratta di luoghi, edifici, nei quali avvengono fenomeni insoliti che, nella vecchia letteratura sui fenomeni ‘paranormali’ erano compendiati dalla parola tedesca poltergeist: essa è composta dalla parola poltern (verbo che significa «far chiasso », « far rumori » e simili) e da Geist (approssimativamente « spirito » ): quindi il poltergeist è uno « spirito chiassoso ». espressione quanto mai felice, almeno nel suo significato descrittivo: in questi casi, infatti, gli ambienti che sono oggetto del fenomeno sembrano impazzire, oggetti inanimati si spostano senza l’intervento di una forza fisica, si odono rumori inspiegabili e fatti cinetici privi di qualunque spiegazione fisica normale. La gamma delle manifestazioni caratterizzanti un poltergeist è vastissima e talvolta (ma in casi rari) arriva sino a produrre danni fisici alle persone che sono protagoniste o testimoni.

Ecco per esempio la descrizione di alcuni fenomeni che hanno caratterizzato un caso molto famoso in letteratura: in casa di una bambina di undici anni, Virginia Campbell, si verificarono nel 1960 alcuni fenomeni stranissimi: dalla sua stanza da letto infatti provenivano forti rumori ed in essa accadevano altri inspiegabili eventi fisici. «Gli incidenti cominciarono il 22 novembre con colpi “sordi” presso di lei. Cessarono quando la bambina andò a dormire, ma ripresero il giorno dopo. Vi fu anche qualche movimento del mobilio. Fu chiamato il ministro di Sauchie, il reverendo T.W. Lund: i colpi continuarono in sua presenza ed in circostanze in cui egli era certo che nessuno poteva produrli. Poi egli vide una grande cesta di biancheria sollevarsi leggermente dal suolo e spostarsi di una cinquantina di centimetri verso il centro della stanza per poi tornare al suo posto. Il giorno dopo, giovedì 24 novembre, mentre Virginia era a letto, vide il suo guanciale ruotare di sessanta gradi sebbene lei vi posasse la testa. Escluse che la bambina avesse provocato il movimento in modo normale».

Questi fenomeni straordinari furono ovviamente attribuiti nel passato a spiriti, che infestavano gli ambienti,  l’unica causa che poteva essere addotta per spiegare eventi tanto clamorosi ed in contrasto con le normali leggi fisiche. D’altra parte, le storie delle cose infestate hanno rappresentato uno degli argomenti più sfruttati della cosiddetta letteratura gotica. Ma qui non stiamo parlando di misteriosi castelli e comunque aristocratiche dimore dove sembrano aggirarsi misteriose presenze. Parliamo di case, semplici, normalissime case. Ma se non si tratta di spiriti, di cosa si tratta? Le prime ipotesi attendibili vennero tirate fuori da un famoso caso avvenuto nel 1958 negli Stati Uniti.

Il caso di Seaford

L’undici febbraio 1958 l’investigatore Joseph Tozzi ebbe incarico dal suo superiore, il tenente E. Richardson, del 7° Dipartimento di Polizia, nella città di Seaford, nel Long Island, di interrogare la moglie del signor James Hartmann a seguito di una denunzia da lei presentata, nella quale si riferiva l’accadere di strani fenomeni che si verificavano nella sua casa, dove abitava insieme al marito e ai suoi due figli. Non era nulla di importante, beninteso: bottiglie che si stappavano da sole e che riversavano il loro contenuto dappertutto e giocattoli che si autodistruggevano. Fenomeni simili, come accertarono gli investigatori avvennero per 67 volte. Il 9 febbraio gli Hartmann denunziarono ufficialmente il caso. Naturalmente il caso, così eclatante, finì sui giornali, intrigò ovviamente gli studiosi che si occupavano di fenomeni paranormali in sede universitaria. Due di loro, Pratt e Roll, entrambi psicologi, studiarono accuratamente il caso. Chiesero il parere di vari esperti de installarono persino un oscillografo in cantina, per vedere se i fenomeni fossero dovuti a vibrazione del suolo. Non fu rilevato nulla di fisico che potesse spiegare i fenomeni. Fu rilevata invece una strana coincidenza: tutti i fenomeni avvenivano solo se il figlio Jimmy era in casa. E si verificavano solo nei periodi della giornata in cui lui era sveglio. La conseguente deduzione era elementare: poteva essere lui a produrre i fenomeni coscientemente, per semplice burla da ragazzi, magari con l’aiuto della sorella. Il ragazzo fu ovviamente avvertito che, se fosse stato uno scherzo, le conseguenze sarebbero state gravi. Ma i fenomeni continuarono ad accadere, anche sotto gli occhi degli investigatori, come quando una statuetta raffigurante un cavallo cadde da un mobile e si frantumò per terra, avanti ai piedi dell’investigatore Tozzi, che accusò il ragazzo di aver provocato in qualche modo il fenomeno e sottoponendolo ad un severo interrogatorio. Ma il ragazzo continuò a protestare la sua assoluta estraneità ai fatti. Ma mentiva. In un certo numero di casi si scoprì che era stato lui a provocare i fenomeni, anche se non si capì in quale. Per spiegare la totalità dei fatti bisognava ammettere che, per qualche misterioso motivo, tutta la famiglia fosse complice di Jimmy e che quel pandemonio fosse stato provocato ad arte per chissà quale motivo. In effetti non era una ipotesi peregrina, ma Roll e Pratt non la presero in considerazione, adducendo tutta una serie di motivazioni – nessuna del tutto convincente – che avrebbero reso altamente improbabile questa congiura. Si schierarono cioè palesemente dalla parte della famiglia, sottolineando il grave disagio psicologico che quei fenomeni provocavano a tutti loro. In realtà questo atteggiamento empatico è umanamente giustificabile, apprezzabile anche, ma non scientifico. Cosa era successo in quella casa di Seaford? Per risponde a questa domanda, Roll e Pratt saltarono l’ostacolo a piè pari. Inventò una nuova definizione: Psicocinesi Ricorrente e Spontanea. In lingua inglese Recurrent Spontaneous Psycko-Kinesis, divenuta più nota con il suo acronimo RSPK. Lo stesso Roll ne spiega esattamente il senso:

“… se il poltergeist dipende dalla presenza di qualcuno, può darsi che questo qualcuno sia il poltergeist stesso. Non sarebbe dunque necessario supporre quelle entità spiritiche a cui si pensa quando si parla di poltergeist. Le esperienze PK ci insegnano che molti hanno la capacità di influenzare oggetti fisici nelle loro vicinanze: forse i fenomeni del genere sono esplosioni di PK da parte di viventi”.

Insomma, in date circostanze alcuni individui avrebbero la capacità di utilizzare del tutto inconsapevolmente le proprie facoltà psicocinetiche che si ‘scaricherebbero’ sull’ambiente circostanze. Ma questo implica un ampliamento dei limiti conosciuti della nostra stessa personalità. Una bellissima teoria, probabilmente applicata al caso sbagliato, dove l’unica ipotesi possibile è quella della frode. In un altro cosa, invece, sembra che le cose siano andate diversamente.

I telefoni impazziti di Rosenheim

Nel novembre 1967 nella cittadina di Rosenheim, in Alta Baviera. Nello studio di un avvocato del luogo, Sigmund Adam, cominciarono a verificarsi strani fenomeni: le luci elettriche sembravano impazzite, le valvole saltavano, i tubi al neon si svitavano da soli. Ma quello che sembrava improvvisamente proprio impazzito era il telefono: le bollette registravano centinaia di chiamate mai effettuate, con conseguente aumento vertiginoso delle bollette. Pensando ad un abuso degli apparecchi telefonici, ne fu lasciato attivo solo uno, controllato, ma centinaia di telefonate vennero registrate lo stesso. Visto che i dipendenti ovviamente negavano di essere responsabili di questi eventi, venne avvisato il Dipartimento di Manutenzione di Rosenheim. La compagnia che gestiva la centrale elettrica di Rosenheim inviò sul luogo dei tecnici che inizialmente ipotizzarono degli sbalzi di corrente. In effetti i tecnici notarono delle strane, anomale deflessioni nella corrente, con picchi di sovraccarico di tensione fino a 250 V. Sostituirono allora interamente l’impianto, installando pure un generatore autonomo. Ma gli sbalzi di corrente continuarono. I tecnici del telefono nel frattempo non riuscivano a capire il motivo di queste telefonate in realtà con certezza mai fatte (il numero sarebbe stato comunque abnorme) e non riuscivano nemmeno a spiegarsi perché mai uno dei telefoni registrasse la richiesta dell’ora locale in maniera ossessiva, sino a 50 volte al giorno, senza che nessuno lo toccasse. Disperato, l’avvocato si rivolse – dopo averle tentate tutte – ad Hans Bender, all’Istituto universitario di Friburgo. Bender comprese la complessità del problema e visto che si trattava di problemi fisici, a due fisici si rivolge per effettuare le indagini: si trattava di F. Karger, del Max Planck Institute fur Plasmaphysik, e del Dr. Zicha, dell’Università di Monaco. Insieme a loro, assistette di persona ai fenomeni fisici: lampadari che danzavano, quadri appesi ai muri che ruotavano di 360° e poi, ovviamente cadevano, cassetti che si aprivano da soli, soprammobili e pentole che svolazzavano per aria come libellule, e persino una pesante libreria che si spostò 10 centrimetri dal muro senza nessuno che la sfiorasse nemmeno. Testimonianze soggettive? No. Bender si era premunito contro questa possibilità e aveva installato un video registratore, per fotografare i lampadari che dondolavano. Era la prima volta nella storia delle ricerche sul paranormale che si poteva disporre di filmati e foto dei fenomeni del poltergeist. Nel frattempo l’avvocato Adam aveva sporto denuncia contro ignoti, e conseguentemente la polizia avviò una indagine ipotizzando dei sabotaggi, ma senza trovare alcun colpevole. Allo stesso modo senza risultato furono le indagini compiute dai tecnici dell’Istituto di fisica dell’Università di Monaco e dalle Poste Federali.

E allora, che stava succedendo? Bender e i suoi collaboratori osservarono un fatto abbastanza curioso: i fenomeni avvenivano solo nelle ore d’ufficio e quando, in particolare, era presente una giovane impiegata di Adam, la diciannovenne Annemarie Schaberl. Infatti, quando la ragazza decise di licenziarsi e andarsene i fenomeni improvvisamente cessarono. Le fu richiesto da Bender si sottoporsi ad un esame psicologico e Annamarie accettò. Fu evidenziata, testualmente, “labilità psichica, elevata eccitabilità, bassa tolleranza alle frustrazione”. Vi era una diretta correlazioni fra i disturbi emotivi acuti della ragazza sul lavoro e i fenomeni di poltergeist. In effetti, Annemarie non era per niente soddisfatta del lavoro che svolgeva, e non vedeva l’ora di tornarsene, la sera, a casa. Stranamente, le chiamate telefoniche, soprattutto quelle relative all’indicazione dell’ora esatta, avvenivano proprio nel tardo pomeriggio, all’aumentare del livello di ansia e di stress della ragazza. I fenomeni fisici, comunque, scomparvero subito dopo che Annamarie lasciò il posto di lavoro. Una strana coincidenza. Sulla genuinità dei fenomeni stavolta sembrava non esserci dubbio. Fa specie, al riguardo, l’affermazione di Friedbert Karker, il fisico del Max Plank Institute. Egli aveva già o osservato che, dal punto di vista tecnico, “i fenomeni sembrano essere la conseguenza di forze non periodiche e di breve durata”; non si era sbilanciato. Ma riassumendo le caratteristiche di tutto il caso affermò: “Ciò che vedemmo a Rosenheim non può assolutamente essere spiegato sulla base della fisica a noi nota”.

Il caso di Rosenheim è sicuramente uno dei più documentati poltergeist della storia della parapsicologia, se non addirittura il più documentato. Questo non lo esentò comunque dalle critiche degli scettici ad oltranza, ma quando si parla di parapsicologia non si può pretendere di convertire gli scettici. La cosa più interessante è che il minuzioso studio condotto da Bender e dai suoi collaboratori – spesso quasi con pignola attenzione – ha in qualche modo anche confermato la teoria di Roll sulla psicocinesi ricorrente e spontanea, come conseguenza ‘fisica’ inconscia ed estesa all’esterno di stati d’ansia o di stress. Dopo Rosenheim porsi la domanda se la personalità umana può esprimere disagi psichici per via paranormale è diventato se non ovvio, perlomeno legittimo.

J.B. Rhine, il fondatore della parapsicologia scientifica, per indicare questo tipo di fenomeni, coniò un termine che ne vuole compendiare tutte le principali caratteristiche: parapsicopatologia, disturbo che concerne la sfera « parapsicologica » della personalità. È una ipotesi interessante che, d’altra parte, è confermata da una casistica estremamente ampia: quando infatti i soggetti individuati come focus del fenomeno risolvono i loro conflitti o i loro problemi esistenziali, i disturbi di poltergeist scompaiono. Possiamo pensare a questi fenomeni come alla «materializzazione» dei pensieri (aggressivi) e dell’attività mentale (patologica) di un soggetto che viva in un determinato ambiente (in genere quello familiare). E’ una spiegazione insolita, ma razionale, o perlomeno ragionevole, con la quale però non tutti gli studiosi sono d’accordo (leit-motiv in queste ricerche…).

Per esempio, Guy Lion Playfair, investigando un famoso caso di poltergeist inglese, si è reso conto di come l’ipotesi tradizionale non possa essere mantenuta. E dello stesso parere sembrano pure essere Gauld e Cornell, altri due noti studiosi inglesi. Dai fatti da loro riportati sembrerebbe che in certi casi non ci sia spiegazione psicologica che tenga. Quello che fondamentalmente sostengono questi Autori è che il punto di vista accettato (reazione nevrotica come causa del poltergeist) deriva da una distorsione dei dati, o più probabilmente da una selezione di essi.

Cosa concludere? Che ancora una volta il dubbio è l’unica certezza nelle ricerche sui fenomeni apparentemente paranormali…

Giovanni Iannuzzo

Dalle tenebre alla luce: un percorso esoterico nella Cammara picta di Termini Imerese

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Nell’ambito del Seminario sull’Esoterismo nell’Arte promosso da BCsicilia e Università Popolare si terrà domenica 16 febbraio 2025 ore alle ore 10,00 in Piazza Duomo a Termini Imerese la visita guidata. “Dalle tenebre alla luce: un percorso esoterico nella Cammara picta”.

La Cammara Picta è una sala decorata con affreschi manieristi eseguiti nel 1610 dal pittore e architetto termitano Vincenzo La Barbera, autore di progetti per numerose opere pubbliche di grande rilevanza in buona parte commissionati dal clero e dalla aristocrazia palermitana. Una sorta di Sancta Sanctorum situato all’interno del palazzo municipale di piazza Duomo a Termini Imerese. Nei quattro fronti è possibile ammirare una sequenza di affreschi che raccontano di Himera e di Thermae Himeresenses, offrendo una visione suggestiva sul passato della città e del territorio. Nell’opera viene rappresentata la storia della città di Termini Imerese che, partendo dalle sue origini mitologiche, attraversa le vicende di Hìmera, fino a raggiungere il periodo romano che, dopo la distruzione dell’importante colonia greca, vide la nascita del nuovo nucleo urbano. 12 pannelli che raccontano le vicende storiche  e 3 “uomini illustri” dipinti a “grisaille” nella parete destra e 3 nella parete sinistra, oltre un pregevole tetto a cassettoni: otto tele, disposte intorno al lacunare centrale di forma ottagonale. Nella Sala del magistrato nulla è casuale compreso alcuni dipinti poco comprensibili a tanti se non addirittura misteriosi, che marcano un percorso molto più profondo e meno “esteriore”. Come scriveva Vincenzo Abbate nel suo pregevole saggio “La Cammara picta del Magistrato e “l’Umanesimo” termitano agli inizi del Seicento” “…gli iniziati a questa moda letteraria, vicina alla cultura araldica con la quale divideva il comune linguaggio simbolico, non poterono essere che i ceti sociali dominanti, la nobiltà, l’alta borghesia in ascesa, entrambe legate ai circoli letterari di un certo livello: emblemas, mote, empresas, insignias, divisas, symbolos, pegua y hieroghyphicos costituirono così gli ingredienti principali di un linguaggio dall’enigmatico significato morale che restava nascosto al lettore profano”. Un aspetto esoterico che si definisce come quell’insieme di dottrine e rituali ristretti a una élite di iniziati che si pone come obiettivo il raggiungimento di una conoscenza superiore attraverso differenti gradi di perfezionamento. Le molteplici forme dell’arte, dall’architettura alla pittura, dalla poesia alla musica, si prestavano come medium di codici comprensibili solo ai seguaci dei circoli iniziatici e ne marcavano l’appartenenza. Il suo scopo è la ricerca della verità, del divino e il raggiungimento della purezza interiore, attraverso un processo di trasmutazione, dalle tenebre della conoscenza, alla luce della verità. Gli iniziati ne riconoscevano l’appartenenza dei membri, grazie ai simboli velati inseriti negli affreschi e nelle sculture, segni nascosti nei decori delle sale di rappresentanza o nella statuaria. Essi costituiscono un repertorio che fa leva su un rituale consolidato nei secoli e che affonda le radici nella notte dei tempi. La visita, gratuita, sarà guidata da Alfonso Lo Cascio, Presidente regionale di BCsicilia. E’ necessaria la prenotazione WhatsApp: 346.8241076 – Email: [email protected].

Il giornalista Riccardo Rossi, figlio di un esule istriano, ci racconta la storia della sua famiglia

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Quando si avvicina il 10 febbraio, giorno del ricordo della tragedia delle Foibe, dei tanti morti e dei tanti istriani che sono dovuti scappare per non essere uccisi (tra cui mia nonna, mio padre e mia zia), mi assale la tristezza.

Considero questo giorno come una tappa di memoria che dà dignità ad una verità per decenni non raccontata.
Allo stesso tempo, però, sono anche felice, perché in tanto odio e violenza, la mia famiglia ha vissuto anche una storia di eroismo.

Il mio prozio Giordano Paliaga, fratello di mia nonna Maria, che era stato partigiano contro i nazi-fascisti, venne a sapere che sua sorella e i suoi figli piccoli, Arturo (che poi è divenuto mio padre) e Pierina, sarebbero stati uccisi e buttati nelle foibe; lui riuscì ad avvertirla in tempo e così lei riuscì a scappare con i bambini.

Maria, istriana, era sposata con il soldato italiano Ubaldo Rossi; dovette lasciare la casa e il lavoro nel panificio della madre Santa (che furono poi confiscati) ma mise in salvo la sua vita e quella dei figli, cosa non da poco.

Passarono tanti anni e Arturo, crescendo, mise su famiglia sposando Antonia; con lei ebbe tre figli, tra cui me, Riccardo, il più grande.

Arturo portava in sé tutto il dolore del ricordo dell’avere lasciato la sua casa natale da piccolo, la sofferenza di un padre che lo martirizzava fisicamente e che lo aveva fatto crescere in un istituto minorile. Tutto questo malessere accumulato lo ha poi scaricato su di me e su mio fratello Maurizio, secondogenito.

Ogni giorno, tornava tardi e nervoso a casa, ci rompeva i giocattoli, ci picchiava, ci malediceva e ci umiliava; dopo 47 anni, abbiamo scoperto che prima di rientrare andava a trovare la sorella e i cuginetti.

Ogni giorno era un tormento, fino alla fine dell’adolescenza.
Crescendo, nei suoi discorsi, percepivo tanto dolore, perché non poteva più tornare nella sua città, Rovigno di Pola in Istria, perché essendo stato anche lui un soldato italiano non era gradito.

Quando leggeva la sua tessera di riconoscimento, in cui si evinceva che era nato a Pola, in Iugoslavia (ora Croazia), vedevo lo smarrimento nei suoi occhi; lui si definiva italiano e non iugoslavo!

Insomma, queste ferite spirituali della mia giovinezza me le sono portate dietro fino all’età di 55 anni ( fino a due anni fa), momento in cui ho avuto la consapevolezza della mia guarigione, dopo il mio percorso spirituale sempre più profondo grazie alla lettura, “fuso in Gesù”, del libro Le 24 Ore della Passione di Nostro Signore Gesù Cristo (vergato da Luisa Piccarreta) e ai momenti di preghiera con i Piccoli figli di Palermo ( che leggono e meditano gli scritti – 36 volumi –  Libro di Cielo della mistica Luisa).

Ma la cosa anche più grande la dice Gesù nel Volume 35 – Libro di Cielo- sempre vergato da Luisa Piccarreta: “Credi tu che tutto ciò che hai sofferto, la mia Volontà non ne tiene conto? Affatto. Conserva nel suo Seno di Luce tutte le tue pene, piccole e grandi, i tuoi sospiri angosciosi e dolenti, le tue privazioni: anzi. Se n’è servita come materia per concepire, nascere e crescere la sua vita. In ogni pena era crescenza che faceva, le quali alimentava colla sua santità, le riempiva con la foga del suo amore, le abbelliva colla sua inarrivabile bellezza. Figlio mio, come devi ringraziarmi di tutto ciò che ho disposto di te e di tutto ciò che ti ho fatto soffrire, perché tutto è servito a formare la mia vita in te ed al trionfo della mia Volontà”.

Che meraviglia fare vivere Gesù in me!
Con questa grande speranza, sono anche tornato a Rovigno dove ho incontrato il figlio di Giordano, Gianfranco, un uomo di circa 80 anni, con sua moglie Maria, la figlia Maela e la nipote.

E’ stato bello incontrare dopo tanti anni parenti istriani e tessere ponti di amicizia, vedere i luoghi dove visse mio padre e pregare “fuso in Gesù e Maria” in continuazione per l’avvento del Regno di Dio che metterà tutto in ordine.

Ho cercato di essere sempre a posto con la mia coscienza. Da adolescente e da giovane uomo, sono stato un ambientalista in prima linea; la mia famiglia era da generazioni nella Marina militare ed io, grazie ad un amico che mi ha aperto gli occhi, sono diventato un uomo di pace, disarmato (sono stato anche obiettore di coscienza).

Ora, dopo anni di giornalismo, continuo a scrivere cercando di seminare solo la Verità. Da più di ventidue anni vivo di provvidenza.

Da 9 anni sono sposato con Barbara, che mi ha seguito. Siamo due missionari laici (ora alla Missione di Speranza e Carità di Palermo) e, insieme, aiutiamo tante persone. Diamo il nostro contributo per accogliere profughi e migranti.

Cerco di essere sempre di più unito a Gesù e Maria, anche perché sono talmente fragile (GV 15,5) che da solo non sarei capace di fare nulla!

Riccardo Rossi

La delegazione del Sacro Militare Ordine Costantiniano di San Giorgio ha celebrato la Santa Messa in occasione della XXXIII Giornata Mondiale del Malato

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Prendersi cura degli ammalati, portare conforto e preghiera: queste sono tra le più alte missioni del Sacro Militare Ordine Costantiniano di San Giorgio.

Nob. Prof. Avv. Salvatore Bordonali, Signore di Pirato, Cavaliere Gran Croce di Giustizia e Don Davide Calantoni

Un impegno che affonda le sue radici in una tradizione di carità e servizio, volto a sostenere coloro che soffrono nel corpo e nello spirito. Martedì 11 febbraio 2025, memoria liturgica della Beata Maria Vergine di Lourdes, una rappresentanza della Delegazione della Sicilia Occidentale della Sacra Milizia, guidata dal Delegato, il Nob. Prof. Avv. Salvatore Bordonali, Signore di Pirato, Cavaliere Gran Croce di Giustizia, ha partecipato a Palermo presso la splendida chiesa di San Giorgio dei Genovesi, chiesa di riferimento della Delegazione, alla solenne celebrazione della Santa Messa in occasione della XXXIII Giornata Mondiale del Malato. che quest’anno assume carattere giubilare, sul tema «La speranza non delude» (Rm 5,5) e ci rende forti nella tribolazione. I Cavalieri, le Dame e i Postulanti Costantiniani hanno partecipato con profonda devozione, volta a rinnovare l’impegno di vicinanza ai fratelli sofferenti.

A presiedere la celebrazione, il Cerimoniere Religioso della Delegazione, Don Davide Calantoni, Cappellano di Merito con Placca d’Argento. Nella sua omelia, Don Calantoni ha richiamato i valori fondamentali dell’Ordine Costantiniano: l’assistenza, l’aiuto a chi soffre, la carità concreta. Riferendosi alla Prima Lettura, con il brano dalla Genesi (Gen 1,20-2,4 – Facciamo l’uomo a nostra immagine, secondo la nostra somiglianza), ha sottolineato che “la Creazione è intesa come relazione, rapporto, comunicazione di vita: da Dio all’uomo, attraverso la molteplicità del creato”. Un monito a vivere la fede come testimonianza viva, come impegno tangibile a servizio del prossimo.

Uno dei momenti più toccanti del Sacro Rito è stato il conferimento dell’Unzione degli Infermi, il sacramento della guarigione, che dona una grazia speciale a chi affronta la malattia, la vecchiaia o una profonda sofferenza spirituale. Sicuramente, un segno tangibile di speranza e di rinnovata fiducia nella misericordia divina.

Nel suo saluto ai Cavalieri, alle Dame e ai Postulanti Costantiniani al termine della Santa Messa, il Delato ha ribadito l’importanza di custodire il vero significato delle parole e di non travisarne il valore. “L’identità non deve essere egoismo – ha affermato –. La milizia costantiniana si impegna a difendere valori essenziali, tra cui la lotta contro l’individualismo. Tendere la mano a chi soffre è un dovere e una missione”. Parole molte profonde, che hanno risuonato nei cuori come un invito ad agire con generosità e dedizione.

Il Sacro Rito si è conclusa con la recita della Preghiera del Cavaliere Costantiniano, la Benedizione Conclusiva e un fraterno abbraccio tra i partecipanti, segno di unità e rinnovato impegno nella missione dell’Ordine Costantiniano. Un momento di intensa spiritualità che ha rafforzato nei cuori di tutti la volontà di essere strumento di carità, di difesa della Santa Croce di Cristo, di amore nel mondo e sicuramente di “speranza che non delude”.

Altavilla Milicia, utilizzo Base Scout San Francesco: incontro tra Masci e Istituto mons. Gagliano

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Nell’ambito del progetto “Una comunità accogliente che si prende cura delle nuove generazioni e del territorio”, con il quale la Comunità Masci di Trabia ha ricevuto in affidamento dalla Amministrazione Comunale di Altavilla Milicia il bene confiscato in c.da Aci Capraia (Base Scout San Francesco…), oggi si è raggiunto un altro risultato di rilievo.

Un incontro di “programmazione e lavoro” ha visto partecipe, oltre ad alcuni componenti della Comunità, la dirigente scolastica prof.ssa Alessia Maione dell’Istituto mons. Gagliano di Altavilla Milicia, ed il suo vice il prof. Giuseppe Di Franco.

Argomento centrale è stato l’utilizzo della Base Scout per finalità didattico-educative, ed attività outdoor per gli alunni di alcune classi dell’Istituto ed i loro genitori, in partenariato con il MASCI.

Necessari altri incontri propedeutici all’avvio operativo del progetto, ma già il percorso è stato tracciato; c’è stata comune intesa e sinergia. E si è ritenuto didatticamente importante il contributo di Operatori del Corpo Forestale Regionale che, con apposito protocollo d’intesa, saranno successivamente coinvolti nel percorso educativo.

La Base è disponibile per realtà di volontariato, scuole, enti del terzo settore, e realtà similari. Per info e contatti telefonici e whatsapp 360845480 email [email protected].

Termini Imerese, la viabilità antica in Sicilia: conferenza e visita guidata

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Si terrà sabato 15 febbraio 2025 ore 16,30 presso la Chiesa del Monte in Via Mazzini a Termini Imerese oppure in Live streaming la conferenza dal titolo “Lo studio della viabilità antica in Sicilia: tecniche e risultati”.  Dopo la presentazione: di don Antonio Todaro, Parroco della chiesa Madre e Alfonso Lo Cascio, Presidente regionale BCsicilia, è previsto l’intervento di Luigi Santagati, architetto, Direttore della Rivista “Galleria”. Domenica 23 febbraio 2025 è invece prevista la visita guidata “I segni della viabilità antica: da Agrigentum a Thermae”. Per informazioni e iscrizioni: Tel. 346.8241076 – Email: [email protected]. Facebook: BCsicilia.

L’esposizione tratterà delle tecniche che permettono di indagare con profitto nello studio della storia dell’antica Sicilia con particolare riferimento alla viabilità dalla preistoria al XIX secolo analizzando nello specifico quella dell’età romana che ha condizionato gli itinerari siciliani sino alla metà del XX secolo. Saranno illustrati i vari approcci metodologici che, tramite l’utilizzo di materiali storici e tecnologie attuali, sono stati applicati allo studio del territorio ed hanno permesso di rintracciare strade, fortificazioni, ponti e manufatti creati nei secoli precedenti. Durante l’escursus saranno mostrati e commentati i vari risultati così ottenuti.

Luigi Santagati, architetto, docente all’Istituto Superiore, membro della Società Sicilia, ha pubblicato alcuni tra i lavori più innovativi degli ultimi decenni sulla Storia e sulla Topografia antica della Sicilia. Nel 2004 ha dato alle stampe la “Carta comparata della Sicilia moderna. Testo di Michele Amari. Tradotta per la prima volta in italiano, integrata ed annotata”, mentre nel 2006 il primo volume dedicato alla “Viabilità e topografia della Sicilia antica. La Sicilia del 1720 secondo Samuel von Schmettau ed altri geografi e storici del suo tempo”. Nel 2010 dà alle stampe il volume “La Sicilia di al-Idrisi ne “Il libro di Ruggero” mentre nel 2012 escono “Castelli e casali della provincia di Caltanissetta e “Storia dei Bizantini di Sicilia”. Nel 2013 pubblica il secondo volume “Viabilità e topografia della Sicilia antica. La Sicilia alto-medievale ed arabo normanna corredata dal Dizionario topografico della Sicilia medievale” e nel 2018 “Ponti antichi di Sicilia dai Greci al 1778. Catalogo ragionato comprendente anche i ponti acquedotti con un’appendice sui traghetti fluviali e marini e con note tecniche sulla datazione dei ponti”, infine nel 2023 “Palermo e la Conca d’oro da Roma al XIX secolo. Piante, strade e ponti romani e medievali.