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Mario Incudine mette il paese sotto i riflettori

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Da due giorni, strade, vicoli e palazzi , sotto i riflettori per la ripresa di un Video-clip di Mario Incudine, il video sovvenzionato dal Comune di Caltavuturo e l’Ente Parco delle Madonie dal titolo ‘Li culura’ e girato per la promozione del territorio à farà da sfondo al disco di Mario Incudine Italia ‘talia’. Attori locali, collaborati dall’esperta mano di Rosario Calanni Macchio, già produttore di tanti Film di Pasquale Scimeca e Sceneggiatore di commedie recitate dalla locale ‘Compagnia Adelphi, nonché scrittore dell’ultima Commedia ‘Macu ti ci porta’.

Precari, garantita copertura finanziaria sino al 31 dicembre

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La circolare dell’assessorato regionale alla Famiglia e delle politiche sociali, ha chiarito che ai lavoratori destinatari del regime transitorio dei lavori socialmente utili degli enti locali è garantita la copertura finanziaria sino al 31 dicembre del 2012.

Il Comune organizzerà, nel 2013, la prima edizione del Festival del mare e la seconda Regata velica de “I Borghi più belli d’Italia”

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La notizia, comunicata ufficialmente da Fiorello Primi, Presidente del prestigioso club de “I Borghi più Belli d’Italia” è di quelle che fanno rumore.

Spending review: il Comune adotta nuove direttive per il risparmio

In conformità con gli indirizzi posti dal Governo nazionale volti al contenimento della spesa nel funzionamento di enti e organismi pubblici, il segretario comunale Raimondo Liotta, insediatosi lo scorso ottobre, ha emanato alcune direttive che trasversalmente coinvolgono i diversi settori del Comune.

Nuovi interventi della Polizia Municipale nella segnaletica stradale

Continuano gli interventi, in materia di segnaletica stradale, della Polizia Municipale del Comune di Termini Imerese nell’ambito del territorio comunale.

Aumentati i controlli sul conferimento dei rifiuti da parte della Polizia Municipale

Sono stati intensificati in questi giorni i controlli sanzionatori della Polizia Municipale relativi al conferimento indiscriminato dei rifiuti sul territorio comunale.

Esperienza di assistentato all’estero per laureati interessati all’insegnamento finanziato dal programma Comenius.

 

L’abbattimento dei confini, non solo fisici, ma anche mentali fa si che in Europa vengano finanziati numerosi progetti volti a favorire l’apprendimento continuo. Inserito in questo contesto è sicuramente il programma comunitario Comenius, interessato principalmente all’istruzione scolastica che parte dalla scuola dell’infanzia fino al termine con gli studi superiori. Obiettivi di questa iniziativa è la possibilità di sviluppare la diversità culturale e linguistica europea; far si che i giovani acquisiscano competenze di base necessarie per lo sviluppo personale, l’occupazione e la cittadinanza attiva.

Tra le iniziative presenti quest’anno, è stata proposta quella di svolgere un periodo di assistentato all’estero, presso una struttura scolastica interamente finanziato dal programma comenius.

Questa opportunità è offerta a giovani laureati che vogliono diventare futuri insegnati in qualsiasi disciplina e che siano disposti a trasferirsi in un altro paese europeo diverso da quello della propria cittadinanza per un periodo compreso tra 13 e  45 settimane.

I  giovani assistenti saranno seguiti da un supervisore qualificato che si occuperà di guidare l’esperienza  e di risolvere eventuali difficoltà si possano presentare.

 Le attività da svolgere andranno dall’assistenza durante le ore di lezioni, all’insegnamento della propria lingua madre, allo sviluppo o realizzazione di altri progetti comunitari, al fornire sostegno educativo, ecc. 

Quest’opportunità riservata solo ai futuri insegnati  scade il 31 gennaio 2013. 

Per chi fosse interessato a presentare la propria candidatura o avere maggiori informazioni troverà in fondo alla pagina dei link per l’approfondimento.

 

Programma Assistentato Comenius  

Programma Comunitario    

Candidatura on line  

GRATTERI: The story of Domenico De Mars

Emigrato: Domenico Di Maria, nato a Gratteri il 17 febbraio 1885.
Luogo e anno di partenza: porto di Napoli – anno 1901 – nome della nave “Neustria” –  passeggero n°29.
Luogo di arrivo:
Ellis Island – New York – 16 maggio 1901     
Informatori:
Jennette Riches, (granddaughter, St. Catharines, Ontario – Canada).
Giuseppe Cirincione, (nipote, classe 1918, Gratteri).   
Scritto da: Marco Fragale.  

Domenico di Maria nasce a Gratteri, piccolo centro agricolo sulle Madonie, nel febbraio del 1885 da Antonino Di Maria e Antonina Ganci. Terzogenito di quattro fratelli (Giovanna, Giuseppe, Domenico, Maruzza), all’età di 16 anni, viste le condizioni modeste in cui versava la famiglia, decide di partire per l’America dal cugino Joe Saletta che abitava a Boston. I genitori a malincuore lo affidano al compaesano Giuliano Culotta, di anni 44, che salpava anche lui, come tanti dei suoi compaesani, per raggiungere il porto di New York.            
     Alla fine del XIX secolo infatti, quando l’America superò un periodo di depressione economica e cominciò ad imporsi come potenza mondiale, in tutta Europa si diffusero le voci sulle opportunità offerte dal Nuovo Mondo e migliaia di italiani decisero di lasciare la loro patria per raggiungere gli Stati Uniti. 
     Grazie alle informazioni online ricavate dal sito americano dell’Ellis Island (Ellisisland.org) sappiamo che la nave in cui si imbarcarono Domenico Di Maria e Giuliano Culotta si chiamava Neustria. Essa salpò dal porto di Napoli raggiungendo Ellis Island – New York, il 16 maggio del 1901 e loro risultano i passeggeri n° 28 e 29.  In realtà la nave di cui stiamo parlando era proprio la celebre Neustria, bandiera francese. Di quest’ultima sappiamo che venne costruita in Francia nel 1883, stazzava 2.932 tonnellate, lunga 328 metri e larga 40. Essa poteva viaggiare ad una velocità di 10 nodi e trasportare fino a 1.008 passeggeri, di cui 8 in prima classe e 1.000 in terza. Inizialmente impiegata per collegare Marsiglia e New York e nel 1898 dalla Spagna per riportare indietro le proprie truppe da Cuba durante la guerra ispano-americana. Il 27 ottobre 1908 salpò dal porto di New York diretta a Marsiglia e svanì senza lasciare tracce. Il relitto non fu mai ritrovato.
     Il 16 maggio 1901 dunque la Neustria sbarcava ad Ellis Island, l’isolotto di fronte al porto di Manhattan – New York, dal 1894 prima tappa per oltre quindici milioni di immigrati. Ecco quello che succedeva all’arrivo degli emigrati al porto di Ellis Island: “Quando le navi a vapore entravano nel porto di New York, i più ricchi passeggeri di prima e seconda classe venivano ispezionati a loro comodo nelle loro cabine e scortati a terra da ufficiali dell’immigrazione. I passeggeri di terza classe venivano portati a Ellis Island per l’ispezione, che era più dura. Ogni immigrante in arrivo portava con sé un documento con le informazioni riguardanti la nave che l’aveva portato a New York. I medici esaminavano brevemente ciascun immigrante e marcavano sulla schiena con del gesso coloro per i quali occorreva un ulteriore esame per accertarne le condizioni di salute; se vi erano condizioni particolari di infermità ciò comportava che venissero trattenuti all’ospedale di Ellis Island. Dopo questa prima ispezione, gli immigrati procedevano verso la parte centrale della Sala di Registrazione dove gli ispettori interrogavano gli immigranti a uno ad uno. A ogni immigrante occorreva perlomeno una intera giornata per passare l’intero processo di ispezione a Ellis Island. Agli immigrati veniva assegnata una Inspection Card con un numero e c’era da aspettare anche tutto un giorno, mentre i funzionari di Ellis Island lavoravano per esaminarli. Dopo l’ispezione, gli immigranti scendevano dalla Sala di Registrazione per le “Scale della Separazione” che segnavano il punto di divisione per molte famiglie e amici verso diverse destinazioni. Il centro era stato progettato per accogliere 500.000 immigrati all’anno, ma nella prima parte del secolo ne arrivarono il doppio. Truffatori saltavano fuori da ogni dove, rubavano il bagaglio degli immigrati durante i controlli, e offrivano tassi di cambio da rapina per il denaro che questi erano riusciti a portare con sé. Le famiglie venivano divise, uomini da una parte, donne e bambini dall’altra, mentre si eseguiva una serie di controlli per eliminare gli indesiderabili e i malati. L’afflusso di immigranti era sempre altissimo e imponente il lavoro dei funzionari che sottoponevano a ispezione e interrogatorio le persone: nel giro di alcune ore veniva deciso il destino di intere famiglie, un fatto che meritò a Ellis Island il nome di “Isola delle lacrime” (Ellis Island.org)
     La storia di Domenico Di Maria è intensa e travagliata. Arrivato a New York, raggiunge Boston (dove trova ospitalità presso i cugini Joe Saletta e Rosario Di Maria), poi il Canada dove viene impiegato per la costruzione della nuova rete ferroviaria. Trasferitosi a Toronto, sposa Nettie Small e diventa titolare di un negozio di alimentari. Intorno all’anno 1913 si trasferisce con la moglie in Ontario, a St. Catharines, dove diventa titolare di una serie di negozi di alimentari. Intanto la famiglia si allargava con la nascita di Antonette (1911), William (1913), Dorothy (1916), Leona (1918), Jennie (1920), Harry (1922). Nel 1924 Nettie muore improvvisamente durante il parto insieme ai due gemelli che portava in grembo. La tragedia colpisce duramente la famiglia De Mars e Domenico si ritrova a crescere ben sei figli da solo.
     A Gratteri intanto, i genitori lo cercano disperatamente, non ne hanno più notizie dal giorno della sua partenza. La madre, giornalmente attende una lettera che le desse informazioni del figlio, sperando di poterlo presto riabbracciare. Notizie che purtroppo non arrivano provocano il pianto quotidiano della madre. L’allora postino del paese, per non darle tale dispiacere, passava ogni giorno dalla sua strada in maniera frettolosa per non farsi vedere. Nel 1920 un compaesano ritornato dall’America porta finalmente delle notizie. Domenico stava bene e invitava per di più il fratello Giuseppe a raggiungerlo presto in Canada. Nel luglio del 1920, all’età di 28 anni partiva dal porto di Palermo per New York (nave Belvedere) anche il fratello Peppino, destinazione Toronto (838 Bloor street). Dopo la morte prematura di Maruzza e la partenza di Domenico e Giuseppe, al padre Nino e alla madre Nina restava soltanto la figlia Giovanna, che si prenderà cura di loro e del cugino Giuseppe (poi diventato il celebre Giuseppe Ganci Battaglia conosciuto come il Poeta delle Madonie) nato nel 1901 (proprio nell’anno di partenza di Domenico) dallo zio Giovanni Ganci e rimasto da solo a causa del distacco dalla madre e dal fratellino Salvatore, anche loro emigrati nella lontanissima America. In lui Giovanna rivedeva forse quei fratelli dispersi..
Nei primi del 1900, Giovanna sposa Giuseppe Cirincione da cui ebbe sei figli: Fedele (1911), Maria Antonina (1913), Antonino (1915), Giuseppe (1918), Giacomo (1921) e Lucia (1923). I genitori purtroppo, passarono gli ultimi giorni della loro vita nella speranza di poter rivedere i loro figli, tuttavia di Domenico e Giuseppe non ebbero più alcuna notizia..      
Ma la storia di Domenico De Mars, non finisce così, nel 1948 infatti, dopo aver cresciuto da solo e con non pochi sacrifici i propri figli, Domenico sposa Lilly Sebastian.
Nel 1968, Jennie, figlia minore di Domenico in occasione di un suo viaggio in Italia, visita la Sicilia e Gratteri. Nel febbraio 1971, Domenico, accompagnato dai figli maggiori Antonette e William prende per la prima volta l’aereo e ritorna finalmente in Sicilia, dove compare innanzi agli occhi della sorella novantenne con un mazzo di 50 garofani rossi. Fratello e sorella si rincontrano dopo 70 anni, tra le lacrime e la commozione. Per Giovanna quel fratello sembrava quasi ritornare dal cimitero. Domenico non aveva mai dimenticato la sorella maggiore tanto che aveva chiamato una delle sue figle Jennie. L’evento viene festeggiato dai figli e dai nipoti con una grande festa. Prima di ripartire per l’America poi, grazie ai terapeutici massaggi della sorella, Domenico – arrivato in Sicilia sulla sedia a rotelle – riuscì a camminare nuovamente per le viuzze di Gratteri. 
Del fratello Giuseppe purtroppo non si ebbero più notizie. La sorella Giovanna morì nel 1975 alla veneranda età di 94 anni e amata da tutto il paese per il suo dono di mettere a posto slogature e lussazioni. Domenico De Mars invece, venne considerato il primo emigrato italiano di St. Catharines e festeggiato dal Club Roma degli emigrati di tutta Italia residenti in Canada. Morì nel 1977.
Anno 2013, sono ancora in vita i figli di Domenico De Mars Dorothy (anni 96), Jennie (anni 92) Harry (anni 90) che vivono in Canada e della sorella Giovanna Di Maria/Cirincione: Nina (anni 100), Giuseppe (anni 94) e Lucia (anni 89) residenti ancora in Gratteri.     

 

LEGENDA FOTOGRAFICA

1. Domenico Di Maria, anni 16
2. Nina Ganci, madre
3. Giuseppe Di Maria, fratello
4. Foto storica di Gratteri
5. 1939, negozio di Domenico a St. Catharines (Canada)
6. Nettie Small, moglie
7. Domenico e Giuseppe De Mars, Canada
8. Domenico e Lilly
9. Famiglia Cirincione – Di Maria, Gratteri 1930
10. 1966, Jennie in visita a Gratteri
11. Giovanna Di Maria e figli
12. 1971, Domenico, Giovanna e figli
13. 1971, visita di Domenico alla sorella Giovanna.
14. 1971, Domenico e Giovanna.
15. Lista dei passeggeri della Neustria, anno 1901 – n°29 Di Maria Domenico da Gratteri.

  

Gratteri: la leggenda della truvatura di San Giorgio tra Premostratensi e Cavalieri di Malta

Leggende su antichi tesori nascosti sono molto diffuse in Sicilia. Lo stesso Pitrè nel IV volume degli Usi e Costumi del popolo siciliano, parlava di ben 63 di questi tesori, nascosti in differenti località della Sicilia. Le credenze popolari gratteresi individuano diversi siti dove in passato vennero ritrovati antichi tesori nascosti (spesso monete di bronzo) quali le contrade di Cuzzinu, Cuticchiu russu, Cruci Scali, Passu di Ciacaluni. Fino a qualche anno fa, i più anziani di Gratteri, raccontavano anche una antica leggenda sull’esistenza di una truvatura nel bosco di San Giorgio, dove trovasi un’omonima abbazia di epoca normanna. Quest’ultima, fatta costruire dal re Ruggero intorno al 1140, appartenne all’ordine dei Premostratensi (fondato da san Norberto di Xanten), agostiniani riformati  provenienti da una canonia di Saint-Josse-au-Bois, nella diocesi di Amiens in Francia – che in Gratteri avevano la loro unica sede in Sicilia.
Secondo le storie raccontate dai nonni ai più piccoli, i monaci di questa abbazia, compivano magie e sortilegi di ogni tipo. Lo stesso Giuseppe Ganci Battaglia, il Poeta delle Madonie, nel 1930, riportava: “un monaco del convento di S. Giorgio, si vuole che abbia molestato una donna appartenente al ramo dei Bonafede, intesi Gibbuini per nomignolo. Uno della famiglia giurò di vendicarsi e, certo di buona compagnia diede l’assalto al convento che fu distrutto. Il monaco era riuscito a fuggire e a posizionarsi sopra una rocca, che ancora oggi viene denominata: “la Rocca del Monaco”; di là in posizione sconcia, si beffasse di colui che lo voleva a morte e lo incitasse a sparare sicuro forse di non essere colpito. L’epoca di quest’episodio non può precisarsi ma è questa la leggenda nota in paese. Dove ne andarono le rendite dell’Abbazia?” (G.Ganci Battaglia Cenni storici e tradizionali del comune di Gratteri, Palermo 1930, p.40). 
I più anziani del paese sostenevano che gli ultimi monaci rimasti, abbiano frettolosamente abbandonato l’Abbazia (forse perché venuti in aperto contrasto con gli abitanti di Gratteri) nascondendo il tesoro del cenobio dentro o nei pressi della chiesa, erudendo una strana profezia: tre persone avrebbero dovuto sognare il luogo del tesoro senza farne parola con nessuno. Le sorti dei tre uomini prescelti poi, sarebbero state differenti: il primo sarebbe morto, il secondo sarebbe rimasto paralizzato, ”ciuncu”, il terzo avrebbe preso le ricchezze ma solo dopo aver mangiato sul luogo un’intera focaccia senza farne cadere le briciole.
Si sostiene che in passato qualcuno avesse sognato il luogo del tesoro, ma, poiché per paura lo avrebbe rivelato ad altri, arrivando sul luogo, avesse trovato soltanto ceneri di metallo, popolarmente chiamati “cacazzi di fuorgia”. Elsa Guggino, docente e ricercatrice di tradizioni popolari della Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Palermo, parlando proprio delle storie di truvaturi in Sicilia, osserva: “molte sono le storie di truvaturi indicate nel sogno. Se non viene rispettata la regola del silenzio o non si esegue il rituale prescritto, il tesoro si trasforma generalmente, in gusci di lumache, meno frequentemente in uova” (E. Guggino Fate, Sibille ed altre strane donne, Palermo 2006, p.66). Ma il mistero dell’abbazia di San Giorgio è ancora più intrigante di quanto possa apparire..
Nel 1645 l’Abbazia venne definitivamente abbandonata e tutti i suoi beni furono ceduti alla Sacra Religione Gerosolomitana dei cavalieri di Malta, come si legge nell’atto di cessione in Notar G. Moscato da Gratteri del 1°agosto 1668 (I. Scelsi, Gratteri storia cultura tradizione, Palermo 1981). Ma chi erano i Cavalieri di Malta?
Quella dei Cavalieri Ospitalieri, nati come Cavalieri dell’Ordine dell’Ospedale di San Giovanni Battista di Gerusalemme, è una tradizione che inizia come ordine ospedaliero benedettino intorno alla prima metà dell’XI secolo a Gerusalemme. Quest’ultimi conosciuti come Cavalieri di Malta divennero in seguito alla prima crociata, un ordine religioso cavalleresco cristiano a cui fu affidata la cura e la difesa dei pellegrini diretti in Terra santa. Infatti il nome stesso dell’ordine deriva dallo “spedale” dei pellegrini cristiani, eretto dai mercanti Amalfitani (non a caso, il simbolo dell’Ordine è una croce ad otto punte, proprio come la croce Amalfitana). Le vesti originarie erano quelle benedettine: tunica e mantello nero e la croce bianca, ad otto punte (amalfitana), apposta nel petto, dalla parte del cuore. Successivamente il fine mutò in parte (anche le vesti divennero rosse, periodo in cui l’Ordine era noto come Ordine di San Giovanni), ed i Cavalieri Ospitalieri parteciparono anche alle azioni di guerra, affianco ai Templari, in difesa dei territori conquistati nella Prima Crociata. L’eredità dei templari (sciolti nel 1312/14), almeno in Francia, finì proprio nel patrimonio dei Cavalieri Ospitalieri di Malta. Molte delle fortificazioni più importanti in Terra Santa furono opera dei Cavalieri Templari o dei Cavalieri Ospitalieri (Sito ufficiale dell’Ordine di Malta).

Ma dove andò a finire il loro ingente bottino di guerra? 

La storia dei Cavalieri di Malta, attraversa secoli, guerre e nazioni; il fascino delle loro imprese è immutato da un millennio a questa parte e la leggenda che li avvolge è, ancora oggi, viva nelle loro opere. Dall’epopea in Palestina alle audaci scorrerie nel Mediterraneo, dagli assedi in terraferma alle battaglie sul mare, i suoi Cavalieri hanno scritto memorabili pagine di storia in difesa della Cristianità. Per secoli furono irriducibili difensori della Fede ma, quando il valore e il coraggio del soldato non furono più necessari seppero ritrovare l’antica e mai trascurata missione.

In Sicilia, le testimonianze della presenza di tale Ordine Ospedaliero, che si ritrovano ad esempio in alcuni comuni delle Madonie come Polizzi Generosa, (in cui ebbe infatti una significativa presenza nel 1177 per opera di Ruggero De Aquila), sono prevalentemente dovute al dominio su questi centri di famiglie che annoverarono tra i propri esponenti parecchi Cavalieri gerosolimitani. A Gratteri, già Pietro II Ventimiglia, barone di Gratteri (investito 27 aprile 1575- deceduto nel 1621) e  di Santo Stefano, fu cavaliere dell’Ordine di Malta.
Per quanto riguarda l’attività ospedaliera dell’Ordine cui si ispira nei principi di accoglienza dello straniero, era chiaramente quello di accogliere i pellegrini malmessi dopo il lungo e difficile viaggio svolgendo attività ospedaliera e assistenziale, secondo la regola dei padri benedettini con la quale si ampliava il concetto di ospitalità, includendo poveri, pellegrini e ammalati. Ma a Gratteri, quale fu la vera eredità di quest’Ordine dei Cavalieri Ospitalieri di San Giovanni?   

Grazie alla consultazione dei Riveli, antichi documenti che si conservano presso l’Archivio di Stato di Palermo, relativamente al comune di Gratteri, possiamo comprovare la presenza di uno spitali sito nell’omonimo quartiere (attuale Via Ospedale) attestato già dal 1584 (Real Patrimonio – Archivio di Stato di Palermo). In mancanza di altri dati, si può ipotizzare che esistessero dei locali adibiti ad “ospitare” e curare poveri e indigenti (P. Di Francesca, Gratteri, 2000 p. 69, nota 64). Certo è che l’ospitalità verso lo straniero e il pellegrino era particolarmente radicata tra la popolazione gratterese. Lo stesso Ganci Battaglia, raccontando la leggenda di un pellegrino ricollegata al culto delle Sante Spine di Cristo – che Gratteri ha l’onore di custodire gelosamente – parla di un pellegrino che ebbe ospitalità in una casa ubicata dietro il quartiere dell’Orologio che anticamente era la casa dei poveri che il Comune teneva per dare asilo agl’infelici e ai senza tetto (Ganci Battaglia 1930, p. 37). Tuttavia, per cercare di capire la provenienza di coloro che arrivavano a Gratteri in quel periodo, ci possiamo avvalere ancora una volta, degli etnici riscontrabili dalla consultazione dei Riveli. 
Tra i cognomi gratteresi – che testimonierebbero un considerevole flusso migratorio nel piccolo centro madonita – scrutiamo etnici di vari centri della Sicilia (di Brucato, di Caccamo, Capizzi, la Chifalutana, Ciminna, Muntimaiuri, di Jerace, di Palermo, di Patti, Petralia, Polizzi, Sciacchitano, di Termini, Trojna), ma anche da altre regioni italiane quali la Calabria (Cusenza, di Nicastro); la Campania (di Meta); la Lombardia (Lombardo); la Puglia (Tarantino); la Sardegna (Lo Sardo); la Toscana (Sinisi, Toscano), financo la Francia (Francioglio, Parisi, Provinzale) e la Spagna (Castiglia, Catalano, di Murgia, Gabrera, Ragona) dovuti alla dominazione angioina e aragonese in Sicilia. Tra gli etnici che attesterebbero proprio la presenza di pellegrini provenienti dalla Terra Santa, i più significativi sono di Jerico (da Gerico città della Cisgiordania), Palmeri (dal nome personale Palmèrio che designava, nell’ultimo Medioevo, chi si era recato in pellegrinaggio in Terrasanta, riportandone un ramo o una foglia di palma) e Pellegrino.  
Un’altra eredità spirituale dei Cavalieri di Malta a Gratteri sembrerebbe quella legata al culto di San Giovanni Battista, (Santo a cui gli Ospedalieri si ispirano) oggi quasi scomparso nella piccola comunità gratterese, ma un tempo particolarmente nutrito, tanto che il nome Giovanni e Giovanna fu già dal secolo XVI fino al XVII il più diffuso a Gratteri per numero di occorrenze riscontrate nei Riveli, anche in numerose varianti e forme composte: Joanne, Joanna, Joannello/a, Jo.i Battista, Jo.i Blasi, Jo.i Forti, Jo.i Maria, ecc. Da un Rivelo che fa il Rev. Sac. D° Giuseppe Tamburello Procuratore della Venerabile Chiesa di S. Leonardo e della Ven. Cappella di S. Maria delle Grazie dentro detta Chiesa (oggi distrutta), sappiamo che fino al 1748, egli “pagava al R.do Clero di Gratteri per messa cantata, vespere e processione per la festa del Glorioso Santo Giovan Battista il 24 giugno, per solennizzare la festa del Glorioso Santo cioè con consumo di cera, polvere e loghieri d’apparato ed altro per prezzo di 100 unzi” (Archivio di Stato di Palermo, Riveli anno 1748). Nell’anno 1738 inoltre venne edificata una omonima chiesetta nel feudo delle “terre comuni” ad est del centro abitato ove fino ai primi decenni del XX secolo ne esistevano ancora i ruderi (Scelsi, 1981, p. 109, Di Francesca 2000, p. 24).

Dalla spoglio di questi antichi documenti, custoditi presso l’Archivio di Stato di Palermo, si evince inoltre l’attestazione a Gratteri, di un altro significativo nome, a partire proprio dal 1600. Esso è Nicasio, diffusissimo nelle famiglie gratteresi del secolo XVII, nelle varianti maschili (Nicasio, Nicaso, Nocasio, Nucaso) e femminili (Nocasa, Nucasa, Nucasia) (Riveli, Tribunale Real Patrimonio, anni 1607-1651-52, Archivio di Stato Palermo). La presenza di tale nome personale, in particolar modo, potrebbe essere strettamente collegabile al culto di San Nicasio Burgio, cavaliere dell’Ordine Ospedaliero di San Giovanni di Gerusalemme detto poi Ordine di Malta. Secondo la tradizione infatti, “Nicasio, nato da padre saraceno e da madre discendente dai Normanni, insieme al fratello Ferrandino, entrarono a far parte dell’Ordine Ospedaliero dei Cavalieri di San Giovanni di Gerusalemme. I due fratelli pronunciarono i voti di povertà, castità e obbedienza e quello di restare in armi per difendere i territori cristiani della Terra Santa, per assistere i pellegrini e gli ammalati e per portare conforto agli afflitti. (Enciclopedia dei Santi e Beati). Il suo culto è particolarmente diffuso in Sicilia nei comuni di Caccamo (dove fu eletto patrono principale nell’anno 1625 in seguito alla fine di due epidemie di peste), Burgio e Castelbuono.

Infine, un ultimo  significativo elemento  da tenere in correlazione, potrebbe essere proprio il culto del Santo Protettore del paese, San Giacomo Apostolo il Maggiore (Santo Protettore dei pellegrini), documentato a Gratteri già dal secolo XVI. Giuseppe Arlotta osserva che il legame tra la Sicilia e Santiago di Campostela è iniziato nel XII secolo, come documentato nel liber sancti jacobi, il più antico testo del pellegrinaggio compostelliano. Per la costruzione e la gestione degli hospitali per pellegrini che si recavano in Galizia, giunsero in Sicilia ordini cavallereschi, quali i Templari, i Teutonici e gli Ospitalieri, più noti come Cavalieri di Malta (G. Arlotta Guida alla Sicilia Jacopea, Ercolano 2004, pp.11-15).
Oggi tuttavia, dell’Abbazia di San Giorgio già appartenente ai monaci francesi dei Premostratensi (e prima ancora ai Cistercensi secondo i più recenti studi) e poi all’Ordine dei Cavalieri Gerosolomitani – aperta al culto e citata ancora nel XIX secolo dall’abate Vito Amico nel suo “Dizionario topografico della Sicilia” – restano solo poche vestigia. Nei primi dell’ 800, quando Napoleone soppresse il priorato, il feudo fu venduto a tale don Pietro Cancilla, tenente di cavalleria della Val Demone e l’archivio con i suoi privilegi fu dato all’ospedale Fatebenefratelli di Palermo. L’edificio infatti, caduto in rovina, fu poi riutilizzato dai contadini come stalla e deposito di fieno (I. Scelsi 1981). 
Fatte queste dovute considerazioni, non possiamo non osservare che, nell’immaginario popolare, la figura dei Cavalieri di Malta è ricollegabile a quella dei Templari – monaci guerrieri di cui furono considerati gli eredi. Molte sono state le leggende nate intorno a quest’Ordine, a tal punto da essere considerati custodi di un antico sapere. Indizi ed arcani simboli tramandati di generazione in generazione, alimentano l’alone di mistero che li circonda, come la leggenda del Sacro Graal, la coppa da cui Gesù e i discepoli avrebbero bevuto durante l’ultima cena e che permetterebbe di dare la vita eterna. Ma quale potrebbe essere il vero tesoro che secondo l’immaginazione popolare celerebbe l’Abbazia di San Giorgio in Gratteri tra Premostratensi e Cavalieri di Malta? 
Questo sembrerebbe ancora un mistero. In passato, alcuni contadini del paese, sostenevano che sul posto si avvertissero presenze e voci inquietanti. Nel tempo poi, diversi ardimentosi hanno scavato dentro e fuori il perimetro dell’Abbazia, senza però trovare nulla. Cosa speravano di recuperare e perché proprio in quell’Abbazia dispersa nel bosco di Gratteri? Lo stesso sito che per la sua geomorfologia prenderebbe il nome dal greco Crater ‘coppa, calice’, (già fortezza menzionata da Filisto, nel IV sec. a. C.) secondo una misteriosa coincidenza e simbologia sarebbe un luogo ideale per nascondervi un tesoro?
Solo fantasticherie che non hanno alcun fondamento storico ma alimentate dalla ricca fantasia popolare.  

L’unica cosa certa è che queste continue ricerche hanno devastato in passato la pavimentazione della chiesa stessa. Oggi purtroppo, di queste storie rimangono solo vaghi ricordi e dell’Abbazia di San Giorgio, restano solo consistenti ruderi che, siti nella splendida cornice di un panorama agreste incontaminato, destano profonda suggestione.

Scritto da Marco Fragale 

 

 

Tirocini per laureati e laureandi in materia economica con possibilità di rimborso spese

Presso il Dipartimento dell’Amministrazione Generale, del personale e dei servizi, il Dipartimento del Tesoro (DT) e il Dipartimento delle Finanze(DF) è possibile svolgere un periodo di tirocinio con possibilità di rimborso spese finale.

L’iniziativa è promossa dal Ministero dell’Economia e delle Finanze e la Fondazione CRUI i quali hanno messo a disposizione per laureandi e laureati 34 posti di tirocinio.