A proposito di paranormale: Termini Imerese, la casa che non voleva bambini

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I fatti che sto per narrare hanno avuto come protagonisti persone assolutamente normali, perfettamente inserite nella comune routine di tutti i giorni. Il caso si è verificato a Termini Imerese qualche anno fa ed ebbi modo di indagarlo proprio agli inizi dei miei interessi verso il paranormale. Ovviamente ho modificato i cognomi, ma le circostanze e la sequenza degli eventi è assolutamente aderente alla realtà dei fatti.

La signora Carmela e il marito Giuseppe, appena sposati, erano andati ad abitare in una vecchia casa a due piani, in pieno centro storico a Termini Imerese. I due sposini erano persone scarsamente impressionabili, pratiche, positive. La signora Carmela, in attesa d’un bimbo, trascorreva la maggior parte della giornata da sola, poiché il   marito, per motivi di lavoro – era un operaio edile – stava quasi sempre fuori. Nei primi tempi non si verificò nulla di particolare: tutto sembrava tranquillo. Fu una mattina, mentre la signora era sola, che accadde il primo di quei fatti che nel loro insieme avrebbero dato origine ad una vicenda quasi allucinante.

Mentre la donna era in dormiveglia (era mattina presto), si sentì improvvisamente come bloccata. Le sue facoltà sensorie rimasero perfettamente vigili: udiva, vedeva ciò che accadeva intorno a lei, ma non riusciva a muoversi, quasi fosse legata o serrata da misteriose catene. Questo fatto, stranamente, non destò in lei apprensione, tanto che non lo raccontò a nessuno.

Qualche giorno dopo, mentre accudiva alle faccende di casa, udì sbattere improvvisamente tutte le porte di casa: sul momento pensò che si trattasse di correnti d’aria, ma balconi e finestre erano perfettamente chiusi e non tirava un alito di vento. Stavolta Carmela ne parlò al marito. Dapprima questi fu incredulo, poi, una sera, dovette constatare anche lui la veridicità del fenomeno, per cui le porte sembravano assolutamente indipendenti nel muoversi da qualsiasi azione fisica diretta. Esse si aprivano e si chiudevano da sole, senza che alcuno le toccasse.

Intanto la gravidanza della donna procedeva. E co1 procedere della gravidanza, i fenomeni cominciarono ad intensificarsi in un continuo crescendo. Una mattina la donna senti sbattere la porta della cucina, parecchie volte di seguito. Andò per fermarla, ma la porta si bloccò da sola, quasi fosse guidata da una occulta intelligenza. Quelli che, ad una più approfondita indagine, risultarono blocchi psicomotori (il sentirsi “legata”), si   fecero   sempre più frequenti, nella donna.

Qualche tempo dopo, mentre si trovava ancora a letto, Carmela si bloccò per l’ennesima volta. E, in quello stato, per la prima volta, vide una  mano enorme, di colore verdastro, avvicinarsi al suo volto, sfiorarlo e poi scomparire. A questo punto occorre fare una precisazione: la signora Carmela, all’epoca in cui avvennero i fatti, era psichicamente del tutto normale. Non aveva mai sofferto di disturbi di natura nervosa o di allucinazioni. Era di temperamento molto calmo, poco fantasioso, scarsamente suggestionabile. Conduceva una vita assolutamente normale, quella tipica di una casalinga media dell’epoca, pienamente coerente con le sue condizioni economiche e sociali.

Ma torniamo al fenomeno. Sparita la mano, cessò lo stato di minus e la signora tornò normale, per quanto seriamente spaventata. Ma uno strano senso di curiosità la spingeva a rimanere in quella casa.

Poco giorni dopo Carmela, che si era ormai quasi tranquillizzata, udì uno strano rumore, come se il tavolo che stava alle sue spalle si fosse messo improvvisamente e da solo a ballare. Voltatasi di scatto, vide il tavolo perfettamente fermo; ma l’acqua contenuta in un vaso ondeggiava, esattamente come se il tavolo si fosse mosso.

Fu solo allora che decise di rivolgersi alla madre (ancora all’oscuro di tutto), la quale saggiamente, le consigliò di traslocare.

Ma in quel periodo non si trovavano appartamenti liberi, per cui Carmela decise di rimanere nella casa almeno sino a parto avvenuto, considerato che la sua gravidanza era piuttosto avanzata. Il marito accettò a malincuore.

Da parte sua trovò opportuno rivolgersi ad un ‘mavaru”, un “esperto” di  cose occulte che, naturalmente, seppe solo dargli l’originale consiglio di cambiare abitazione.

Una mattina, mentre stava facendo colazione, Carmela si senti improvvisamente soffocare: ebbe la netta sensazione che due mani invisibili l’avessero presa per la gola, con la palese intenzione di strozzarla. Spaventatissima, corse verso la porta per chiamare aiuto, ma, apertala, lo strano fenomeno cessò.

Una sera, mentre i due coniugi cenavano, sentirono un gran fracasso provenire dalla cucina, come se tutte le stoviglie fossero improvvisamente e contemporaneamente cadute a terra. Turbati, si recarono in cucina per rendersi conto di cosa fosse accaduto, ma tutto era a posto.

Il parto era ormai imminente. Il marito, temendo per la salute della moglie, aveva provveduto a munire tutte le porte della casa di ganci di sicurezza che le tenessero sempre ferme, pensando di ovviare così allo spiacevole fatto di vederle ogni istante muoversi da sole.

Ma una notte successiva, Giuseppe si svegliò di soprassalto: aveva avuto la netta impressione che qualcuno stesse forzando la porta della camera da  letto. E vide, con suo grande stupore, che la porta era sotto una enorme pressione, come se qualcuno dotato di una forza immane spingesse dal di fuori per entrare. Poi, improvvisamente, avvenne l’incomprensibile.

La stanza fu invasa da una luce vivissima e allo sbalordito signor Giuseppe si presentò il volto di un vecchio barbuto, con una enorme massa di capelli bianchi, materializzatosi dal nulla. Tutta la figura era circondata da un alone di luce rosa. La pressione sulla porta, però, continuava, accompagnata da un forte scricchiolio. Giuseppe ebbe il coraggio di fissare quella apparizione mostruosa; a poco a poco essa scomparve e il rumore e la pressione sulla porta cessarono con la sua sparizione. Una mattina, successivamente a questo episodio, Carmela si bloccò come al solito. E nel suo stato di immobilità cosciente vide una bambina, dell’età di circa dieci anni, vestita come si usava all’antica, almeno un secolo prima, passeggiare per la stanza, guardarla con una sorta di strano stupore, per poi scomparire. Lo spettro le apparve qualche altra volta. Intanto si era giunti al giorno del parto, tra le preoccupazioni dei familiari per gli strani fenomeni.

La donna non aveva avuto disturbi tali che potessero pregiudicare il parto; tutto sembrava dovesse svolgersi nel migliore dei modi. O, almeno, questo era il parere del medico. Ma la sera del parto avvenne un altro strano fatto. Assistevano la signora Carmela due anziane signore, pratiche di gravidanze e parti (una delle quali era la madre) e un’ostetrica, oltre, naturalmente al marito. Una sorta di strano torpore intellettivo era calato su quella casa, nella quale stava per venire alla luce una creatura. Una inspiegabile confusione mentale prese tutti: nonostante L’annosa esperienza, la madre, l’ostetrica e l’anziana signora non sapevano da dove cominciare. In un’atmosfera da incubo le figure si muovevano stancamente, senza sapere con precisione cosa dovessero fare; la stessa ostetrica sembrava avesse dimenticato dove mettere le mani. Naturalmente sopravvennero le prime complicazioni, alle quali si tentò di ovviare con sistemi terapeutici tradizionali, ma nessuno pensò che quel modo di agire poteva danneggiare irreparabilmente la creatura che stava per venire alla luce. Le cose si mettevano male, ma sembrava che ciò non importasse a nessuno. “A nessuno, neanche a me”, mi avrebbe detto successivamente Giuseppe, “venne in mente, visto come si mettevano le cose, l’idea più ovvia, e che ora appare come la più naturale: quella di chiamare un medico o, meglio ancora, di portare mia moglie in ospedale!”.

L’idea arrivò con troppo ritardo, quando il parto era già compromesso. Il bambino, infatti, nacque morto. Tutti si svegliarono solo allora, improvvisamente: perché non avevano chiamato un medico? Perché non avevano provveduto prima? Perché i pensieri più ovvi sembravano, nel momento cruciale, scomparsi dalla loro mente, come cancellati da quello strano torpore?

Dopo il parto, i fenomeni ambientali cessarono gradatamente. Fu qualche tempo dopo, quando i coniugi finalmente traslocarono e l’allucinante avventura non era ormai che un ricordo, che i signori L. C. seppero delle dicerie che correvano su quella casa. In essa era morta, molto tempo prima, in circostanze misteriose, una bambina di dieci anni circa. E da allora la casa era diventata sede di inspiegabili fenomeni d’infestazione: la casa maledetta non voleva più bimbi. Nel nuovo appartamento, i fenomeni cessarono del tutto; la coppia ebbe altri bambini, che nacquero normalmente, senza alcuna complicazione. Mentre lo intervistavo, all’epoca in cui studiai questo caso, il signor Giuseppe, ripensando a quel fatto avvenuto qualche anno fa, mi disse con un sorriso: “Io non credo a tutte queste cose, come non ci credevo allora. Ma ricollegando i fatti avvenuti in quella casa, qualcosa doveva pur esserci!”. Si, qualcosa doveva essere accaduto. Ma cosa? Una straordinaria sequenza di fenomeni allucinatori che ha coinvolto due coniugi per mesi, per quanto sani di mente, per poi sparire del tutto al cambiamento di abitazione? Uno stato alterato di coscienza che convolse non solo i coniugi, ma anche due altre persone contemporaneamente? Una pura invenzione? E a quale scopo? Impiegai mesi per ricostruire tutta la vicenda, proprio per la ritrosia dei protagonisti a parlarne. Una serie di fenomeni fisici e ambientali sconosciuti? Una casa infestata realmente dallo spirito disincarnato di una bambina defunta? E, anche volendo considerare una simile ipotesi, come mai dopo di allora la casa è stata regolarmente abitata da altre persone che non hanno mai osservato alcunché di strano o insolito? Che cosa realmente avvenne in quella casa e in quel periodo? Lascio che sia il lettore a dare – e a darsi – le risposte che trova più appropriate…Io mi limito a ricordare quei famosi versi di Shakespeare, quando, nell’Amleto, il principe di Danimarca ricorda al suo scettico amico Orazio: “Ci son più cose in cielo e in terra, Orazio, di quante ne sogni la tua filosofia…”.

Giovanni Iannuzzo

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