Nell’ambito della manifestazione Le Notti di BCsicilia si terrà giovedì 24 Luglio 2025 alle ore 21,30 l’iniziativa del titolo “Immagini e simboli negli stucchi serpottiani del Carminello”. Dopo la presentazione del dott. Alfonso Lo Cascio, Presidente regionale BCsicilia inizierà la visita che sarà guidata dalla prof.ssa Francesca Paola Massara. L’appuntamento è in via Porta Sant’Agata, 5 a Palermo. E’ previsto un contributo alla Confraternita di Euro 5. Per prenotazioni: WhatsApp 346.8241076 – Email: [email protected].
L’Oratorio di Nostra Signora della Rosa al Carminello è uno dei più interessanti monumenti del barocco palermitano, noto soprattutto per i raffinati stucchi serpottiani, ospita già una Compagnia della Madonna del Carmine dalla fine del 1500. I documenti d’archivio testimoniano che nel 1732 la Confraternita è rifondata nella Chiesa di San Domenico sotto il titolo di “Nostra Signora della Rosa” e porta l’abitino bianco. Il suo fine è quello di “diffondere la preghiera e la speranza nel mondo della sofferenza”.
L’esterno semplice, sobrio, essenziale, si confonde con le case circostanti e non lascia intravedere l’itinerario simbolico proposto attraverso l’ampio progetto decorativo, secondo la spiritualità carmelitana. La decorazione a stucco è stata realizzata dalla bottega dei Serpotta, i più importanti scultori del Seicento palermitano: si parla proprio di Giacomo per la raffinata controfacciata, mentre secondo le recenti scoperte dei documenti d’archivio Vito Surfarello, artista serpottiano, si è occupato dell’apparato scultoreo sulle pareti laterali e nel presbiterio, dove si trova l’altare (1656-1665).
L’interno della chiesa ha un’unica navata, con coretto sopraelevato in corrispondenza dell’ingresso. La controfacciata è decorata con due raffinati medaglioni in stucco che rappresentano, secondo la modalità dei consueti “teatrini”, La Natività e Il riposo durante la fuga in Egitto, sorretti da due coppie di eleganti e maestosi arcangeli. Al centro, in alto, sopra una cornice mistilinea, vi sono due figure femminili allegoriche, collegate agli eventi del Vangelo che vengono narrati nei medaglioni: accanto alla Natività la Mansuetudine, con un agnello (l’Agnus Dei), ad indicare l’umiltà di Gesù, Figlio di Dio, che si fece uomo, nonostante la Sua natura divina (Lettera di San Paolo ai Filippesi 2, 6-11). Dall’altro lato, la personificazione della Compassione, ossia dell’amore divino. Il suo principale attributo è il pellicano, animale del bestiario cristologico.
Sulle pareti della navata si alternano grandi finestre e nicchie con le statue di Santi carmelitani; ai lati delle aperture stanno due giganteschi angeli telamoni, mentre in alto si erge lo stemma carmelitano: il Monte Carmelo sormontato da una croce. Le statue rappresentano: da un lato, la Beata Angela regina di Boemia, Sant’Alberto degli Abati di Trapani, Santa Maria Maddalena de’ Pazzi, e il profeta Eliseo; sulla parete di fronte: Sant’ Elena imperatrice, Sant’Angelo da Licata, Santa Teresa d’Avila e il profeta Elia. Infine, ai lati dell’arco trionfale, le due grandi figure simboliche della Castità e della Prudenza.
Il quadro sull’altare è una rielaborazione di un celebre dipinto di Pietro Novelli (1648) che mostra la Vergine del Carmelo mentre consegna lo scapolare ai Santi carmelitani Santa Teresa d’Avila, Santa Maria Maddalena de’ Pazzi, San Simone Stock e Sant’Angelo da Licata. Sugli altari laterali della navata, da un lato una statua della Madonna Addolorata e, in basso, nella teca, una Madonna Assunta in cera, entrambe ottocentesche. Di fronte, l’altare del Crocifisso con il grande e prezioso Cristo della fine del Seicento, scolpito in legno, probabilmente della scuola di Frate Umile da Petralia, il frate francescano scultore, un tempo collocato al di sopra del seggio dei superiori. In basso, il Cristo morto in cartapesta della fine dell’Ottocento – inizi del Novecento. Sulla controfacciata una tela del Settecento con la Madonna del Rosario. Il gruppo scultoreo che esce in processione rappresenta la Madonna del Rosario ed è stato realizzato dalla bottega del celebre scultore Giuseppe Bagnasco nel sec. XIX. Di pregio e rarità la pavimentazione originale in terracotta, che mostra disegni geometrici a moduli stellari ed è del XVII secolo. La cripta è suddivisa in tre ambienti.