Nel cuore del XII secolo, la Sicilia normanna si distingue come un crocevia di civiltà, religioni e poteri. In questo scenario, la presenza dei monaci cluniacensi, benché discreta e tardiva rispetto ad altre regioni d’Europa, testimonia l’apertura dell’isola alle grandi correnti religiose del continente. Due presenze in particolare segnano la traccia cluniacense in Sicilia: il monastero di Santa Maria delle Giummarre a Sciacca e la chiesa di Santa Maria degli Angeli di Montemaggiore Belsito, quest’ultima ceduta nel 1157 con atto ufficiale dal nobile Rinaldo di Tusa, alla presenza dei vescovi eletti Daniele e Bosone della diocesi di Cefalù.
Ma l’humus culturale e spirituale che permise questo radicamento risale a qualche decennio prima, e porta il nome di Adelasia del Vasto. Nata intorno al 1075 da una nobile stirpe aleramica del Piemonte, Adelasia giunge in Sicilia come sposa del conte normanno Ruggero I d’Altavilla, uomo di guerra ma anche di visione politica. Alla morte del marito, Adelasia regge la Contea per conto del figlio minorenne Ruggero II, che diventerà il primo re di Sicilia nel 1130.
La sua formazione e il suo retaggio familiare la pongono a contatto con le idee della riforma ecclesiastica di Cluny, che già dai tempi del bisnonno Odalrico Manfredi si erano diffuse nelle corti nobiliari del Piemonte e della Provenza. La riforma cluniacense propone un monachesimo austero ma colto, centralizzato ma universale, in stretto dialogo con il Papato. Era la via per legittimare il potere temporale con un’autorevolezza religiosa nuova.
Adelasia non appare nei documenti ufficiali relativi alla donazione del 1157, ma il suo ruolo va letto in prospettiva. Durante la sua reggenza: favorì la fondazione e la riorganizzazione di istituzioni religiose; promosse una Chiesa alleata del potere centrale ma non corrotta; coltivò relazioni con l’Europa continentale, come dimostra il suo secondo matrimonio con Baldovino I di Gerusalemme, anch’egli vicino ai valori della riforma cluniacense.
Fu quindi un’anticipatrice culturale e spirituale: la sua apertura verso la riforma ecclesiale creò un contesto favorevole affinché, qualche decennio più tardi, anche in Sicilia si potessero stabilire — seppur in forma ridotta — case cluniacensi, con il consenso delle autorità locali, come nel caso di Montemaggiore. L’atto di donazione del 1157, che lega Montemaggiore all’abbazia madre di Cluny in Borgogna, è più che un evento notarile: è il segno di una rete spirituale e culturale che attraversava l’Europa, e alla quale la Sicilia normanna, erede dell’intelligenza di Adelasia e della visione dei suoi successori, volle partecipare.
La piccola chiesa di Santa Maria degli Angeli, posta nel cuore delle Madonie, diventa così testimonianza tangibile di un legame invisibile: quello tra una donna del Nord, una riforma religiosa nata in Francia e una terra mediterranea che fu, per secoli, ponte tra le civiltà.
Santi Licata
Nella foto Immagine della regina Adelasia, generata dal’I.A.
Fonti storiche e riferimenti utili
– Chronica monasterii Casinensis, Amato di Montecassino.
– G. A. Loud, The Latin Church in Norman Italy.
– C. A. Garufi, Documenti per la storia dei Cluniacensi in Sicilia.
– Filippo e Santi Licata, Le origini. Montemaggiore e il monastero cluniacense di Santa Maria.
– Sara Favaró, Adelasia. Madre del Regno di Sicilia e Regina di Gerusalemme ovvero Adelaide Aleramo del Vasto.
– Archivio storico diocesano di Cefalù, atti del 1157.