Pietro Saja. Lo studioso dal profilo discreto: il Comune di Cefalù gli ha dedica una strada

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Quando la cultura diventa strumento di impegno civile: l’amore per la ricerca ed una natura abbastanza schiva, non portata ad apparire più di tanto – similmente all’amico Leonardo Sciascia – non hanno impedito al professore Pietro Saja, di portare avanti con determinazione alcune battaglie per la tutela di beni culturali oggi acquisiti dall’intera cittadinanza cefaludese, prima fra tutti quella per il recupero del teatro civico, il prezioso gioiello ottocentesco il cui restauro ed uso si deve in gran parte all’impegno costante di Saja.

Per tutta la vita Pietro Saja ha studiato nel senso più filologico del termine, amando ciò cui si dedicava; un impegno silenzioso, guidato da uno spirito genuinamente intellettuale e da generoso interesse per il patrimonio della propria terra; un agire lontano dai riflettori che ha piuttosto acceso i riflettori su pagine della storia locale e su beni culturali spesso dimenticati dalla politica e dalla stessa comunità.

La sua città gli tributa un doveroso riconoscimento intitolandogli una via. Oltre all’amministrazione comunale, anche la Fondazione Mandralisca e l’Auser, realtà all’ interno delle quali Saja era stato molto attivo, fanno memoria del professore con una mostra personale a cura di Maria Teresa Rondinella.

Pietro Saja era nato a Cefalù il 30 maggio 1930. Dopo il diploma presso l’Istituto d’Arte, consegue il diploma di perfezionamento al Magistero d’arte di Palermo sotto la guida dell’insigne storico dell’arte Guido Di Stefano e, a conclusione di questo primo percorso di studio, discute una tesi dal titolo “Catalogazione della pinacoteca del Museo Mandralisca di Cefalù” ottenendo il massimo dei voti e la menzione per un lavoro che costituirà il primo nucleo del catalogo delle opere pittoriche del museo: pubblicata alcuni decenni dopo dalla casa editrice cefaludese Lorenzo Misuraca Editore la monografia rappresenta di fatto il primo testo che abbia analizzato i dipinti esposti nel palazzo Mandralisca tentandone una attribuzione risultata in molti casi attendibile e chiarificante.

Docente di materie artistiche e tecniche nelle scuola secondaria dal 1954 al 1994, Saja porta avanti contemporaneamente una intensa attività di collaborazione con “Il Corriere delle  Madonie”, periodico locale molto seguito nel comprensorio, e successivamente con le riviste “Cronache parlamentari siciliane”, “Sikania”, “Kaleghé” e “Palermo”, pubblicando decine di articoli.

Di certo alcuni aspetti della figura di Pietro Saja sono meno noti rispetto alla sua instancabile, quasi devota, attività di ricerca e relativa divulgazione sui beni culturali di Cefalù; ad esempio il fatto che è stato anche un apprezzato artista figurativo: sue tele sono state esposte in diverse collettive e in alcune mostre personali. Nel 1957 una sua opera ha vinto la coppa Municipio di Messina in occasione del secondo concorso “La Tavolozza d’Oro”.

Nel 1962 Saja è co-fondatore del “Cine Club Cefalù”, di cui sarà anche presidente; l’intensa attività culturale svolta meriterà l’attenzione delle principali testate giornalistiche regionali quali il “Giornale di Sicilia” e “L’Ora”. I dibattiti, talvolta molto animati, videro non di rado la presenza di noti critici cinematografici e di registi di notevole valore.

Non a caso il quotidiano francese “Le Figaro”, nel numero dell’8 agosto 1964, cita il professore Saja per l’opera di promozione della storia e dell’arte siciliane, svolta tramite numerose conferenze tenutesi al Club Méditerranée di Cefalù.

Un’ulteriore menzione pensiamo vada fatta alla capacità di Saja di uscire dai limiti della dimensione  tradizionale dell’attività di studioso, coniugando la conoscenza con l’inventiva: è opera sua la creazione del circuito turistico “Sicilia sconosciuta” ancora oggi  utilizzato, e in taluni aspetti sviluppato, dagli operatori del comparto, non solo a livello locale ma anche in una dimensione  internazionale.

Altro interesse coltivato, non senza il supporto di un talento, è stato quello per la fotografia: Saja ha accompagnato tutte le sue ricerche storiche e antropologiche, con una ricchissima documentazione fotografica.

Nel 1981 viene stampata la guida turistica “Cefalù e le Madonie”, Edizioni Plurigraf. Il testo, dal taglio divulgativo e pubblicato in diverse lingue, è arricchito da un notevole corredo di fotografie dei monumenti più famosi di Cefalù e di alcuni paesi delle Madonie quasi tutte realizzate da Saja. Notevole è anche la documentazione fotografica realizzata nelle grotte carsiche della Rocca di Cefalù.

Quanto all’ attività di indagine e ricerca Saja va certamente ricordato per la scoperta del lascito dell’avvocato Vincenzo Cirincione al Comune di Cefalù: arredi, maioliche e quadri in parte attualmente esposti nelle sale del Museo Mandralisca e parte integrante del percorso fruito dai visitatori del museo.

Tra tutte, però, due cose ci appaiono di particolare importanza e di assoluto – ed unico – merito: lo studio e la ricostruzione della presenza a Cefalù, negli anni Venti del ‘900, dell’occultista Aleister Crowley e il citato pluridecennale impegno – diremmo la battaglia, sollevata fino a diventare di portata civile e collettiva – per la riapertura del teatro civico di Cefalù.

Non senza difficoltà Pietro Saja riuscirà a far emanare un decreto regionale di vincolo per l’edificio abitato da Crowley, l’Abbazia di  Thélema, ritenuto di “importante interesse artistico”. Il 15 aprile 1991, il CENSUR (Centro Studi sulle Nuove Religioni, organismo di  carattere internazionale, fondato a Torino nel 1988, e che – alla data di cui sopra – aveva come Presidente mons. Giuseppe casale, Arcivescovo di Foggia)  scrive al prof. Saja mostrando interesse per il restauro della casa di Crowley (l’Abbazia “Thelema”), nonchè a promuovere a Cefalù un convegno internazionale – poi svoltosi nel 1997 – sul tema: “Un Mago a Cefalù. A. Crowley e il suo soggiorno in Sicilia”. Il 22 dicembre 2004, lo stesso CENSUR invita il Saja a relazionare su Crowley ad un Convegno che si svolgerà a Palermo dal 2 al 5 giugno 2005: sulle ricadute anche in termini di turismo qualificato che potrebbero derivare dal restauro della “Abbazia di Thelema”.

Per tali interessi e attività, Saja è nominato, dallo stesso assessorato, ispettore onorario per i Beni Culturali e Ambientali di Cefalù relativamente al triennio 1991-1994.

Ad oggi l’Abbazia di Thelema, che fu la dimora cefaludese di Crowley, rimane allo stato di rudere e non sembra destinata ad incontrare nel breve termine un interesse culturale e turistico pari a quelli riscontrabili in altri contesti, come ad  esempio quello del Monte Verità di Ascona, in Svizzera (museo e sito non direttamente collegato alla figura di Crowley).

Altrettanto che per la ricerca sul soggiorno di Crowley a Cefalù, Pietro Saja merita di essere ricordato dai suoi concittadini e nel panorama culturale nazionale per la ricerca riguardante la storia costruttiva del Teatro Comunale di Cefalù, oggi intitolato al maestro Cefaludese Salvatore Cicero e tornato in piena attività.

Gli studi del professore Saja sono risultati decisivi per fornire agli organi preposti la documentazione necessaria ad avviare negli anni ‘90 l’iter di ristrutturazione conclusosi con la definitiva riapertura nel 2009.

Pietro Saja è morto a Cefalù il 18 maggio 2011.

Nelle foto: Dibattito su Abbazia di Thélema a Cefalù; Grotta delle Meraviglie di Cefalù; il Teatro Comunale “S. Cicero”; Campo di concentramento (pastelli a cera su cartoncino) (foto di P. Saja).

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