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Home Rubriche Terra e Luce Il brivido sublime della Ierofania “Misterica” del tramonto di fine Ottobre alla...
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Il brivido sublime della Ierofania “Misterica” del tramonto di fine Ottobre alla thòlos della Gurfa di Alia

Da
Redazione
-
17 Dicembre 2024
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    Per lasciarne memoria di indagine preliminare sintetizzo i risultati di un accurato sopralluogo  alla thòlos della Gurfa/Urfa di Alia al tramonto del 27 ottobre 2024, per verificarne l’ultima luce, come avevo prima teorizzato e poi osservato distrattamente negli ultimi anni di mie faticose ricerche. Argomento che adesso si fa più consistente aprendo piste nuove di conferma alla ricerca sulla Via della Thòlos che porta agli Ipogei della Gurfa. Con il supporto, di Elisa Chimento e Calogera Gattuso di BCsicilia di Alia, assieme a Enzo Mulè sono state fatte osservazioni in presenza del prof. Francesco Torre, cattedratico e geoarcheologo della Preistoria, testimone della prima linea di ricerca.

    Il breve video di documentazione realizzato da Enzo Mulè è visionabile all’indirizzo web https://youtu.be/q9GHx8q2Q_4?si=4s-sfjoft1faEXME

    La verifica definitiva di questa Ierofania solare “segreta” è forse la più importante di tutte perché ci può dare la chiave di lettura che spiega le altre importanti e già note dei Solstizi ed Equinozi alla Gurfa. Per sintetizzare con il significato profondo dei colori, sarebbe la Rubedo/Opera al Rosso rispetto alla Nigredo/Opera al Nero (di Catabasi oscura) e Albedo/Opera al Bianco (di Anastasi luminosa). Insomma tracce larvali di processi “sottili” collegabili anche a riti alchemici antichissimi, dei quali ci sono pervenuti accenni vaghi ma precisi, come da fonte certa di Erodoto, che questo riporta nei Libri delle sue Storie: “Dall’Egitto vennero in Grecia quasi tutte le divinità.(Libro II, 50.1 e 2) … se dicessi perché sono consacrati agli Dei verrei a parlare di argomenti religiosi, mentre io evito accuratissimamente di trattarne e ciò che, sfiorandoli, ne ho detto, l’ho detto perché non potevo farne a meno. (Libro II, 65.2)… i sacerdoti mi dissero che Rampsinito era disceso vivo nel luogo detto Ade dai Greci… poi sarebbe ricomparso sulla terra portando con sé come dono della dea un asciugamano d’oro. 2) Dopo la discesa agli inferi di Rampsinito o meglio dopo il suo ritorno, sempre secondo i sacerdoti, gli Egiziani indissero una grande festa, che so celebrata ancora ai giorni nostri…. A sentire gli Egiziani i re dell’oltretomba sono Demetra e Dioniso. … Questa teoria fu poi ripresa da alcuni Greci, in varie epoche, come se si fosse trattato di una loro scoperta: io ne conosco i nomi, ma non li scrivo. (Libro II, 122.1 e 123.1) … gli Egiziani le chiamano “misteri”: io so come si svolgono in ogni particolare, ma conserverò un religioso silenzio.  (Libro II, 170.1 e 171.1)”

    In assenza di altri riferimenti direzioniamo la nostra indagine verso la percezione in chiave genericamente “alchemica” della  triade di colori nella sublimazione del processo di Rubedo/Opera al Rosso, apice del passaggio di Nigredo/Opera al Nero (di Catabasi oscura) e di Albedo/Opera al Bianco (di Anastasi luminosa). In sintesi ci suggerisce che il metaforico cielo bianco del giorno e il cielo nero della notte fossero separati da  un cielo rosso, mediazione suprema dei due crepuscoli. E’ il senso profondo che riteniamo di avere colto in queste ultime osservazioni fatte all’imbrunire di fine Ottobre, che si ripete esattamente ma con meno intensità a Febbraio, dentro la thòlos della Gurfa: è quella sorprendente ed inedita luce rossastra vibrante ed asimmetrica dalla porta, che zittisce di colpo gli uccelli mentre si sposta fino a toccare lo strano incasso/ ‘abside’ a parete est, per poi spegnersi come una fiaccola tremolante. Da brivido.

    Per capirne di più nel merito ci soccorre Jean Haudry, con un suo recente intervento divulgativo, La religione cosmica e l’habitat circumpolare degli indoeuropei, reperibile in  https://www.grece-it.com/2024/12/13/la-religione-cosmica-e-lhabitat-circumpolare-degli-indoeuropei/

    Jean Haudry, studioso specialista del mondo indoeuropeo, ha definito nel suo La religion cosmique des Indo-Européens (ed. Archè, 1987) le concezioni cosmologiche e religiose incentrate sulla nozione di “cielo diurno”:  in indoeuropeo, dove non esiste un nome antico per “cielo”, lo stesso termine (a volte maschile, a volte femminile)  designa sia il giorno (latino diēs), sia il sole (ittita sius), sia il cielo che il giorno (indiano-antico dyaus). Nozione divinizzata in Jupiter, Zeus, Dyaus, Sius, con gli dèi chiamati “quelli del cielo diurno”. Culti che stanno al centro di una cosmologia arcaica che comprende anche un “cielo notturno”,  l’”Ouranos stellato” di Omero. Dagli autorevoli studi questo ne sintetizziamo: “Il cielo notturno è il dominio dei demoni e delle anime dei morti; la sua divinità principale è il dio della Luna, nemico dei demoni e re dei morti, in quanto “primo morto”. La triade di colori suggerisce che il cielo bianco del giorno e il cielo nero della notte fossero separati da un cielo rosso, il cielo dei due crepuscoli. …L’alternarsi annuale del giorno e della notte era concepito come la prigionia in una roccia o in una grotta della dea Cielo diurno/Sole (femminile) e la sua liberazione, da cui la nozione di “cielo di pietra”. … E’ … la doppia omologia stabilita tra la luce, la verità e il bene, da un lato, e le tenebre, la menzogna e il male, dall’altro, la divisione del mondo soprannaturale in due classi antagoniste di divinità diurne e demoni notturni, e le storie e i rituali riguardanti il ritorno della luce o la lentezza dell’Aurora; In seguito, i poteri notturni sono stati integrati nel pantheon e i benefici della notte sono spesso cantati.”

    Le immagini proposte in Figg. 1-2-3 sono la verifica della ‘misterica Ierofania solare’ in quell’ambiente suggestivo, che si aggiunge a quelle note dei Solstizi e degli Equinozi.

    Fig. 1

    Fig. 2

    Fig. 3

    Per memoria ne ricordiamo la coincidenza di Luce su quello strano ‘incasso-abside-porta simbolica’ (Figg. 4-5) sopravvissuto a parete est della thòlos, nei giorni che precedono la cristiana Festa dei Morti e di Ognissanti, o la Samhain del mondo celtico,  proprio nel tempo misterico di Boedromione, che ad Eleusi segnava la ritualità di inizio dei Grandi Misteri.

    Fig. 4

    Fig. 5

    Figg.4-5 Incasso a parete est/”Porta simbolica” della Ierofania solare del tramonto, con evidenti segni di rimozione delle due banchine laterali

    E’ la ‘verifica’ che quella porta simbolica per l’aldilà è stata progettata ‘angolata’, rispetto alla porta di accesso, proprio per cogliere quell’ultima Luce. Colpisce il rimando al tempo sacro che ad Eleusi segnava la ritualità dei GRANDI MISTERI. La Ierofania luminosa si ripete, al tramonto attorno al 23 febbraio, con il ‘ritorno’ del moto solare dal punto di Solstizio invernale verso il punto di tramonto dell’Equinozio di primavera. Date che di fatto attestano anche la data di quello che sarebbe proprio il tempo sacro dei PICCOLI MISTERI di Eleusi. E’ la stessa ritualità di Luce nelle medesime date che penetra da millenni nel corridoio ipogeico egizio fino al Sancta Sanctorum con il “bacio del Sole” a Ramesse II ad Abu Simbel. Forse proprio per questo ad Erice, opera attribuita a Dedalo, fra la Anagoghia del 25 Ottobre, con la chiusura del Tempio e la Katagoghia, che doveva iniziare attorno al 23 Febbraio, con riapertura del Tempio l’ultima settimana di Aprile, c’è coincidenza con le date verificate alla Gurfa. Si tratta dunque di un passaggio di ricerca importante per la Storia dell’Architettura e dello Spazio Sacro. La descrizione emotiva del fenomeno è questa: una luce rossastra molto vibrante ed asimmetrica dalla porta, che si sposta fino a toccare lo strano incasso/ ‘abside’ a parete est, che viene ‘spenta’ all’ improvviso come una fiaccola tremolante che significato simbolico importante deve per forza avere. Sembrerebbe la versione ancestrale e precristiana del Culto degli antenati con la ritualità che serviva nel Telesterion per iniziare ai Grandi Misteri la figura del sovrano Minos/Wanax/Basileus/Rex/Re del Mondo/’Kokalos’ di Tradizione egeo-sicana. Il segnale visibile per l’accesso al Sacro attraverso quella Porta ad est. Se ne può trarre conclusione che il dedalico costruttore del Santuario era un esperto di percezione visiva nel controllo dello stato di coscienza, che  chiamiamo psicologia della percezione/gestalt. In video brevi sono documentati gli ultimi istanti di luce ‘infuocata e vibrante come fiaccola ardente’ prima dello svanire. Nel silenzio assoluto della thòlos, colpisce anche  lo zittirsi immediato degli uccelli e si ‘sente’ ripetuto perfino un curioso ‘fischio vibratorio’ iniziale del fenomeno luminoso. E’ utile ricordare che alla Gurfa c’è una seconda “porta simbolica” (Fig.6) a metà parete nord del vano con tetto a tenda/cripta funeraria dinastica, adiacente collegata alla thòlos da un corridoio.

    Fig. 6

    Fig. 6 Incasso a parete nord/”Porta simbolica” nel vano stalla/Cripta dal tetto a tenda , con evidenti segni di rimozione delle due banchine laterali

    Per orientamento  sulla struttura interessata alla Ierofania solare c’è un riferimento straordinario: una tavoletta votiva-Pinax fittile (Fig. 7) da scavo archeologico a Polizzello, poche decine di km a valle lungo il Platani, recuperata da Dario Palermo in scavi del 2000 ed esposta all’antiquarium di Mussomeli proprio in associazione ad un modellino di tempietto a thòlos (Fig. 8).

    Fig. 7

    Fig. 8

    Figg.7-8 Pinax fittile/”Porta simbolica” da Polizzello, con banchine laterali stilizzate (Antiquarium di Mussomeli-CL)

    Con chiarezza di visione professionale si afferma trattarsi proprio di “una Porta simbolica per accedere in dimensioni ultraterrene”. (D. Palermo, Diodoro a Polizzello, in: AA.VV., Diodoro Siculo e la Sicilia indigena, Atti del Convegno di Studi, Caltanissetta 21-22.5.2005, ed. Reg. Sic. Ass.to BB.CC.AA, ed. 2006, p. 99).

    A quanto pensiamo di averne capito sulla Via della Thòlos, la nostra Gurfa/Urfa, che ci parla proprio di Civiltà della Thòlos in Sicilia, potrebbe dunque essere uno dei grandi Telesterion/Tomba/Tempio/Santuario della più antica civiltà mediterranea perduta.

    Carmelo Montagna

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