Dopo la sentenza della Corte Costituzionale: si tornerà a votare per l’elezione dei Consigli provinciali?

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Una sentenza della Corte Costituzionale ha sancito l’illegittimità della legge Delrio la n. 56/2014 dal titolo “Disposizioni sulle città metropolitane, sulle province, sulle unioni e fusioni di comuni”.

Quella legge che avrebbe dovuto abolire le Province, nonostante l’art. 114 della Costituzione Italiana recita espressamente che “La Repubblica è costituita dai Comuni, dalle Province, dalle Città metropolitane, dalle Regioni e dallo Stato”. I Comuni, le Province, le Città metropolitane e le Regioni sono enti autonomi con propri statuti, poteri e funzioni secondo i principi fissati dalla Costituzione.
“Con la bocciatura, anche se con notevole ritardo – scrive in un comunicato stampa firmato dal Presidente dell’Unione delle Province d’Italia Salvatore Giuseppe  Sangiorgi – si archivia definitivamente un modo superficiale, irrispettoso, prepotente e volgare di legiferare, facendo consapevolmente e sistematicamente spregio dei principi costituzionali, delle leggi e dei trattati europei. Duole vedere che la sentenza arriva fuori tempo massimo, con tanti anni di ritardo, che non giustificano nonostante l’elenco delle motivazioni fornite l’operato Corte Costituzionale; un lungo periodo entro il quale abbiamo visto sull’argomento di tutto, tranne la presenza autorevole della politica, che si porta dietro la grande responsabilità di avere creato un grave disordine all’assetto istituzionale del Paese. Una riforma totalmente illegittima già sul nascere perché palesemente incostituzionale, realizzata da forze politiche massimaliste progressiste autodefinite impropriamente democratiche, riconducibile ad una certa area, che nel nome di tutti responsabili ma nessun responsabile, che hanno volutamente indebolito gli enti ed indirettamente per conseguenza depresso ulteriormente i territori.   Una riforma non riforma, che porta con sé anche la responsabilità di avere legittimato nell’illegittimità in nome dell’autonomia il Governatore Crocetta ed una maggioranza a sostegno inqualificabile, che ha il grande merito di avere aggiunto confusione alla confusione con diverse leggi sconclusionate degne di un Presidente non Presidente, risultato totalmente inaffidabile, incapace e incompetente nel governare anche l’ordinario.  Spetta alla politica, nel seguire le indicazioni fornite dalla Corte Costituzionale contenute nella sentenza, ripristinare l’assetto istituzionale originale che i luminari padri costituenti avevano previsto ed indicato chiaramente nell’art. 114 e nelle leggi di supporto, a cominciare dall’elezione diretta del Presidente e dei Consiglieri, quella investitura popolare e democratica che sancisce la responsabilità amministrativa, gestionale e contabile in capo agli eletti nei confronti degli elettori”.   
Dopo l’UPI è intervenuta Marianna Caronia, deputato dell’Assemblea regionale Siciliana che ha dichiarato che si farà promotrice di una legge che si basi su tre punti cardine: elezione da parte dei cittadini sia del Presidente della provincia sia del Consiglio, riduzione del numero dei consiglieri rispetto al passato e, soprattutto, introduzione della doppia preferenza di genere, in modo che anche in questi organi si possa lavorare con l’obiettivo della parità di rappresentanza per entrambi i generi.
Per la deputata della Lega “La sentenza della Corte costituzionale su questi enti locali ha di fatto rimesso nelle mani della politica la possibilità di fare scelte importanti invece di correre ad un voto frettoloso e azzoppato a gennaio. La necessità ormai improrogabile di approvare una legge elettorale per le ex province per ridare a questi organi piena rappresentatività democratica e capacità operative è una grande occasione per un percorso democratico”.