Maria Messina, una scrittrice verista di straordinaria sensibilità

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Sulla vicenda umana della scrittrice Maria Messina (Alimena, 1887 / Pistoia 1944) si potrebbero scrivere due romanzi ispirati, uno alla storia della sua vita, protagonizzando la malattia  l’avrebbe accompagnata con la sua minaccia fino a determinarne la morte a 57 anni,

e a quanto, dall’età di ventidue anni, cioè a partire dalla data di pubblicazione di Pettini fini sua opera prima (1909),la scrittrice ha vissuto in perfezionamenti e maturazioni nonché in corrispondenze epistolari con alcuni tra i maggiori scrittori del tempo.  L’altro traendo spunti dal lungo periodo di oblio di lei e delle sue opere, oblio che sarebbe durato fino agli anni 1970 quando Leonardo Sciascia ne impose la riscoperta e ancora fino all’attualità nel terzo millennio (2009) prendendo ancora spunto dalla traslazione dei resti mortali a Mistretta, città dove la scrittrice aveva trascorso alcuni anni e aveva poi ambientato gran parte della sua produzione narrativa. Ovviamente l’ordito per i due virtuali romanzi della nostra bizzarra idea (forse non troppo bizzarra, stando ai momenti di straordinaria incisività, del periodo che include i continui trasferimenti della famiglia al seguito delle destinazioni del padre ispettore scolastico) verrebbe vestito da una trama di variegate notizie, ora attingendo alle corrispondenze intrattenute dalla  con alcune personalità del tempo, da Verga all’editore Bemporad, Alessio Di Giovanni, Giuseppe Antonio Borgese, etc, sia traendo spunti delle recensioni critiche dedicate alle sue opere  ricavando spunti dai contenuti di queste ultime. Infine attingendo ancora una volta a quanto le analisi critiche, seguite agli anni della riscoperta e a quanto di ricerca scientifica in esse mostra differenze o integrazioni rispetto a quelle degli anni contemporanei alle edizioni cioè a quando la Messina era ancora in vita.
Questo intrattenimento da fantasia per dire quanto complicata e sofferta in solitudine è stata la vicenda umana di una donna di straordinaria sensibilità, sicuramente dotata di altrettanto ingegno creativo e di osservatrice fin dall’adolescenza se si mette nel conto la umanità dei protagonisti di tanti suoi scritti che ambientati nella Mistretta di una temporanea residenza dei genitori, procureranno,65 anni dopo la morte, un rilancio propedeutico a quello storico-letterario con l’episodio della tumulazione definitiva nella città che era stata dei suoi ricordi.
Perché la Mistretta in provincia di Messina e non la Alimena della provincia di Palermo dove era nata? Ma non sono né saranno domande di questo genere a dover essere prese in considerazione, quanto altre di importanza fondamentale per inquadrare la personalità della scrittrice cui, giustamente, viene attribuito il titolo di “autodidatta”. Benissimo; non c’è altro titolo per riferire sulla scolarità e privazione di studi superiori o universitari di una scrittrice che a 22 anni dimostra di essere pronta a raccontare cose originali e scrivere bene i suoi resoconti di un verismo filtrato da osservazioni di incisività sociale in quanto descrivono costumi locali ed epocali filtrati da vere e proprie indagini psicologiche frutto di elaborazioni di una intelligenza creativa che non fa il verso ad alcuno. Salvo a non poter fare a meno di quanta nutrizione aveva ricavato dalle letture della biblioteca di papà, ispettore scolastico e l’orgoglio della mamma educata alle buone letture fin da piccola in qualità di rampolla di un casato baronale di Prizzi cui le buone condizioni economiche e le frequentazioni di ambienti illuminati avevano riservato di sviluppare gusti e possibilità di poter fruire anche di letture d’intrattenimento ma anche formative.
Si impone subito la intuizione logica per dedurre un paio di elementi fondamentali, tra cui la scolarizzazione in forma privata che i genitori non avevano sicuramente risparmiato di dedicare alla figlia in tempi in cui una ragazzetta che attraversa la propria adolescenza non poteva fruire, in quegli anni, di quanto naturalmente potevano godere le sue coetanee. E questo per il solo evidente fatto dei continui spostamenti della famiglia nel seguire i trasferimenti del padre. Da questa sorte scaturisce quella solitudine che negli anni delle spensieratezze e dei primi affetti amicali e delle piccole comitive e ingenue complicità, Maria Messina non potè stabilire una frequentazione duratura, proprio per causa della mobilità, da una città all’altra. Da questa deduzione logica si dovrà risalire ai libri disponibile nella biblioteca dell’ispettore didattico Gaetano Messina padre e ai i libri e alle letture della madre Gaetana Valenza Trajna, discendente, come ripetuto sopra, da una famiglia baronale di Prizzi.  
Né i pochi anni della residenza a Messina offrirono altro che solitudine alla futura scrittrice, anzi proprio in quegli anni le venne diagnosticato il male, sclerosi multipla, contro cui si doveva disporre a lottare fino alla morte. Sono abbastanza gli elementi per concludere sia su quanto viene evidenziato, non sempre con motivazioni approfondite, circa la formazione intellettuale, sia per quanto è da collegare all’aurea consuetudine che statisticamente fa crescere inclinazione alle arti nei soggetti che per scelta o per condizione non  dipendenti dalla propria volontà si trovano a vivere in solitudine. E la solitudine di Maria Messina era pesantemente aggravata da una malattia che viene ancora nei nostri giorni classificata tra le inguaribili,  anche se e per quanto il progresso scientifico ha continuato ad attutirne le devastazioni. Ed ecco uno dei temi che non percorrono le pagine della sua narrativa di osservazione e spesso denuncia del mondo degli indigenti e dei meno fortunati. Di tale mondo la scrittrice si è fatta “cronista letteraria” con una scrittura essenziale, secca. Si direbbe che la sua narrativa ha coerentemente testimoniato sui figli degli déi minori, in linea con gli anni del verismo verghiano ma con una marcia in più che ne continuerà a proporre la linea di certa originalità quando la narrazione si volge alle rese psicologiche e a testimoniare a favore della donna e delle donne.
Leonardo Sciascia nella nota di presentazione a Casa paterna (ed. Sellerio) annota questo merito. E ancora lo stesso Sciascia aveva fatto rilevare come negli anni delle rivendicazioni  femministe dei primi anni del Secondo Novecento fosse stata ignorata l’opera pioneristica di Maria Messina, che nelle pagine dei suoi romanzi, da questo punto di vista costituiscono l’anticipazione in chiave di denuncia della condizione della donna, rispetto alla “Letteratura impegnata” della stagione dell’engagement, anche se velate di quel fatalismo di fondo che era poi un retaggio di sentire epocale, dal quale anche se non in forma parenetica la Messina descrive, intanto condizioni e oppressioni. 
Una certa incisiva originalità nei contenuti dunque che pur restando sulla linea del verismo della narrativa verghiana riscatta una propria autonomia (il tema della condizione femminile) che diremmo farsi voce di passaggio rispetto al pregresso trionfare del verismo e la piena stagione  delle porte nuove del romanzo moderno di Svevo, Joyce e Proust, pur tenendo conto della notevole carica di indagini psicologiche a carico dei personaggi e, come si è appena qui ripetuto l’impegno nel descrivere le condizioni della donna, anche se qua e là permeate di fatalismo verghiano. Ma erano le impronte di una formazione e della forte linea della decaduta stagione verista, qui già per gran parte superata.
Vasto e vario l’elenco delle opere, tra cui non di trascurabile momento, quelle significativamente dedicate all’infanzia, come si ricava dall’elenco (comprensivo di tutte le postume?) che si rileva da Wikipedia: Novelle e Racconti: Pettini fini e altre novelle, Palermo, Sandron, 1909; Palermo, Sellerio, 1996;.Piccoli gorghi, Palermo, Sandron, 1911; Palermo, Sellerio, 1988;Le briciole del destino, Milano, Treves, 1918; Palermo, Sellerio, 1996; II guinzaglio, Milano, Treves, 1921; Palermo, Sellerio, 1996; Personcine, Milano, A. Vallardi, 1921; Palermo, Sellerio, 1999; Ragazze siciliane, Firenze, Le Monnier, 1921; Palermo, Sellerio, 1997; Il pigiama del moralista, Roma, Edizioni d’arte Il Fauno, 1927; Casa paterna (1944), e Palermo, Sellerio, 1981 (con una nota di Leonardo Sciascia); Gente che passa, Palermo, Sellerio, 1989; Dopo l’inverno, a cura di Roswitha Schoell-Dombrowsky, Palermo, Sellerio, 1998. Romanzi: Alla deriva, Milano, Treves, 1920; prefazione di Elena Stancanelli, Roma, Edizioni Croce, 2017; Primavera senza sole, Napoli, Giannini, 1920; Roma, Edizioni Croce, 2017, introduzione e cura di Salvatore Asaro; La casa nel vicolo, Milano, Treves, 1921; Palermo, Sellerio, 1982; Un fiore che non fiorì, Milano, Treves, 1923; Roma, Edizioni Croce, 2017, prefazione e cura di Salvatore Ferlita, cronologia bio-bibliografica di Salvatore Asaro; Le pause della vita, Milano, Treves, 1926; Roma, Edizioni Croce, 2017; L’amore negato, Milano, Ceschina, 1928; Palermo, Sellerio, 1993.
Letteratura per l’infanzia: I racconti di Cismè, Palermo, Sandron, 1912;.Pirichitto, Palermo, Sandron, 1914;.I figli dell’uomo sapiente, illustrazioni di Yambo, Ostiglia, La Scolastica, 1915; Milano, Mondadori, 1939; Cenerella, Firenze, Bemporad, 1918 ;.II galletto rosso e blu e altre storielle, Palermo, Sandron, 1921 ; II giardino dei Grigoli, Milano, Treves, 1922; I racconti dell’Avemmaria, Palermo, Sandron, 1922;Storia di buoni zoccoli e di cattive scarpe, Firenze, Bemporad, 1926.
Mario Grasso

3 COMMENTS

  1. Con piacere ho letto quanto avete pubblicato su Maria Messina. Articolo che mi ha segnalato il Presidente della nostra Associazione Progetto Mistretta, titolare del Premio Letterario Maria Messina giunto all XVII edizione. Voglio precisare che Maria Messina è nata a Palermo la nostra amata scrittrice è sepolta a Mistretta nel nostro cimitero. Buona giornata Grazie ed ancora auguri. Giuseppe Cicvia

  2. Purtroppo non è nata ad Alimena, lo attesta il certificato di nascita. Dico purtroppo poiché è il mio paese. Il padre è nato ad Alimena, il nonno era di Alimena. La scrittrice pare abbia trascorso dei giorni ad Alimena, come in altri posti della Sicilia e dell’Italia, ma non vi è nata, da lettura delle carte. Maria Messina è patrimonio della letteratura italiana, riconosciuta e da tempo oltre la minorità, cui è stata a lungo collocata, ingiustamente. Tra le prime a coglierne il suo valore, a rivalutarla e a diffonderne la storia è stata, dalla fine degli anni Novanta, la scrittrice e studiosa siciliana, Marinella Fiume. La Fiume è autrice della biografia di Maria Messina, inserita nel monumentale volume Siciliane, Dizionario Biografico, prima Storia ufficiale delle donne siciliane, di cui la studiosa è ideatrice e curatrice, per i tipi di Emanuele Romeo editore.

  3. In tutte le diverse occasioni in cui mi era capitato di citare il luogo di nascita di Maria Messina, avevo continuato a scrivere Palermo. Per la prima volta, redigendo il medaglione per questa rubrica su Esperonews, mi sono affidato a Wikipedia, ritenendo la indicazione di Alimena riportatavi esito di un aggiornamento e non un errore come la solerte lettrice spiega. Quanto alla riscoperta delle opere della stessa scrittrice, è notorio che dopo 37 anni dalla sua morte e dopo circa 25 anni di oblio spetta esclusivamente a Leonardo Sciascia il merito di averne rilanciato nome e opere facendone pubblicare da Sellerio romanzi fin dal 1981.
    Nella scheda pubblicata nel volume Siciliane, edito nel 2006, non risulta che la prof. Marinella Fiume, persona seria, competente e avveduta, abbia adombrato di essere riscopritrice della Messina dopo un quarto di secolo dalla data, dell’intervento di Sciascia e da tutta una messe e di recensioni studi e monografie sulle tante opere della scrittrice palermitana frattanto ristampate in Italia da quando Sciascia, appunto, aveva dato il primo segnale, ben 25 anni prima della scheda che la succitata prof. Fiume pubblicava sul volumone Siciliane. Scheda nella quale la Fiume non indica (prudentemente, diremmo a questo punto?) il luogo di nascita della Messina; ma a pag.729 del libro ricorda a tutti il merito di Leonardo Sciascia per la riscoperta e il rilancio del nome e delle opere della scrittrice.
    Evidentemente mi auguro che la stessa Mirella Mascellino non mancherà con altra benemerita solerzia di far correggere a Wikipedia e alle altre fonti (non sono poche) internet quello che è un errore da emendare subito, prima che altri inconsapevolmente vi incorrano.
    Mario Grasso

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