Gangi, si presenta il libro di Salvatore Anselmo “Divina Instrumenta. Argenti liturgici nelle chiese di Gangi”

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Si presenta sabato 28 gennaio 2023 alle ore 18 presso la chiesa di S. Nicolò in Piazza del Popolo a Gangi, il libro di Salvatore Anselmo “Divina Instrumenta. Argenti liturgici nelle chiese di Gangi” Edizioni Arianna. Dopo i saluti di Giuseppe Ferrarello, Sindaco del Comune di Gangi, Roberto Franco, Assessore alla Cultura, Don Giuseppe Amato, Parroco della chiesa di San Nicolò e Rettore del Santuario dello Spirito Santo, e Arianna Attinasi, dell’Edizioni Arianna, sono previsti gli interventi di don Calogero Cerami, della Pontificia Facoltà Teologica di Sicilia e di Maurizio Vitella, dell’Università di Palermo. Modera Giovanni Travagliato, dell’Università degli Studi di Palermo. Sarà presente l’Autore.
Il volume di Salvatore Anselmo, Divina Instrumenta. Argenti liturgici nelle chiese di Gangi, è edito dalla casa editrice madonita Arianna Edizioni. La pubblicazione, con un contributo di Salvatore Farinella dal titolo Il Tesoro della Matrice e delle chiese filiali di Gangi nelle fonti documentarie fra Seicento e Settecento, è il V numero della collana Arte-architettira-Città e Territorio/Art, diretta da Maria Sofia Di Fede dell’Università degli Studi di Palermo. Il volume, corredato dalle immagini del fotografo Vincenzo Anselmo, si apre con le premesse di Francesco Paolo Migliazzo, già sindaco di Gangi, Giuseppe Ferrarello, attuale Primo cittadino del borgo madonita, don Giuseppe Amato, Parroco della chiesa di San Nicolò e Rettore del Santuario dello Spirito Santo e con l’introduzione di Maria Concetta Di Natale. La pubblicazione, proposta dall’allora parroco, don Giuseppe Vacca, “indaga”, come scrive quest’ultima studiosa, “con rigore scientifico le suppellettili liturgiche custodite nelle chiese di Gangi, alcune di esse esposte nei locali annessi alla Chiesa Madre in attesa che si realizzi il nuovo polo museale che, promosso da don Giuseppe Amato, si inserisce nell’Itinerarium Pulchritudinis della Diocesi di Cefalù” e, continua ancora la Stessa, “attesta ancora una volta come l’arte si intrecci con la storia e la fede consentendo di dischiudere una finestra non soltanto sull’abilità dei maestri orafi e argentieri, ma sulla cultura dell’epoca, mettendo in risalto quello che è il senso degli studi storico-artistici: una meticolosa ricerca sugli stili, sugli artisti, sui committenti, sulle tecniche, sui materiali, ma anche un punto di vista diverso dal quale analizzare la storia, la società e la devozione di un passato i cui segni sono ancora vivi”. Il Concilio Vaticano II, nella costituzione sulla Sacra Liturgia, scrive, infatti, che le “belle arti per loro natura, hanno relazione con l’infinita bellezza divina che deve essere in qualche modo espressa dalle opere dell’uomo, e sono tanto più orientate a Dio e all’incremento della sua lode e della sua gloria, in quanto nessun altro fine è stato loro assegnato se non quello di contribuire il più efficacemente possibile, con le loro opere, a indirizzare religiosamente le menti degli uomini a Dio (SC 122)”. Unitamente ad altri studi condotti dagli anni Trenta sino ad oggi, Anselmo, autore di altri studi sui ricchi Tesori siciliani, pubblica, quindi, un volume la cui analisi è stata focalizzata, per la prima volta, su manufatti d’arte sacra, che, forgiati in oro, argento e rame ed arricchiti dal corallo, sono state realizzate da maestranze siciliane e non, dalla fine del Trecento, quando nell’Isola circolavano opere di origine toscana e ligure, agli inizi dell’Ottocento, secolo caratterizzato dall’avvento del rigoroso e sobrio stile neoclassico. Commissionate da ecclesiastici, nobili e giurati, che si emulavano gli uni con gli altri, talora con il sostegno dei fedeli, le suppellettili liturgiche, al pari delle arti figurative, sono state realizzate su precise indicazioni di teologi e su probabile disegno di architetti dal nome illustre, come, ad esempio, Gandolfo Felice Bongiorno.