L’ultimo saluto a Biagio Conte, il racconto della giornata e quel grido unanime: “Santo Subito”

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Ore 07:30 si spalancano le porte della cattedrale di Palermo, in cielo l’alba ha lasciato spazio alla luce del giorno e pian piano le nuvole hanno lasciato spazio ad un inatteso sole che ha illuminato il Cassaro.
Un segno che non è passato inosservato, dapprima ai fedeli che fin da subito si sono recati in cattedrale, dopo alla moltitudine di persone che hanno rimepito anche il sagrato, una vera e propria marea umana che stava li, per salutare Biagio, l’angelo dei poveri. Si sentiva nell’aria che quella di oggi era una giornata diversa, un giorno triste per l’uomo, ma un giorno di felicità per i credenti che tanto hanno creduto e sperato in un miracolo, ma Biagio i miracoli li ha fatti anche su questa terra, tanti uomini, tante donne, tanti giovani, tanti emarginati che non avevano più la vita, una dignità, un tetto dove ripararsi e un pasto caldo da consumare. Lui ha saputo dare loro tutto ciò di cui avevano bisogno, senza chiedere nulla in cambio e senza chiedere chi fossero perchè davanti agli occhi di Dio siamo tutti uguali, questo è il messaggio di Cristo. Ed erano tutti lì, e c’erano davvero tutti, anche fedeli giunti da tutta Italia e noi che eravamo lì dentro abbiamo visto anche tanti turisti che hanno saputo di Fratel Biagio e che durante la loro tappa palermitana, hanno voluto rendergli omaggio. Biagio amava tutti, credenti e non credenti, in tutte le persone vedeva qualcosa di buono. Fare retorica sarebbe superfluo, lui amava la semplicità, la stessa che ha segnato da sempre la sua vita fino ad oggi, mentre riposava in quella bara costruite con “traverse di ferrovia”, luogo in cui iniziò la sua missione tra gli ultimi.
Biagio è stato un dono, lo ha anche affermato oggi Mons. Corrado Lorefice durante la sua omelia: “Ti ringraziamo, – ha detto – o Padre, perché hai rivelato ai piccoli il mistero della tua presenza e del tuo amore. Ti ringraziamo per il dono che hai fatto alla città di Palermo, alla Chiesa e al mondo: il dono di un cristiano. Il dono di un fratello che ha creduto alla tua Parola fino alla fine e fino in fondo. Noi stamattina ti ringraziamo o Padre perché lo abbiamo incontrato, perché ce lo hai fatto incontrare. Quei suoi occhi pieni di cielo – continua – potremmo dire prendendo a prestito le parole di Francesco, del Santo che più di ogni altro lo ha ispirato, ecco, quei suoi occhi “de Te, Altissimo, portavano (e portano) significazione”.
Anche oggi, è risuonata quella relazione, quel rapporto, quella simbiosi con San Francesco d’Assisi con il quale ha condiviso tanto lungo il suo cammino, lo stesso che sta segnando il ministero petrino di Papa Francesco, insomma un “trio” che fa tanto sperare. Lo sappiamo, il tempo su questo mondo per i santi è limitato, devono andare via perchè devono operare in altri modi, non terreni. Ecco dunque che dalle lacrime che hanno solcato i volti delle persone, proprio al termine della funzione quei raggi solari hanno mutato il dolore in gioia e tra gli appalusi e il feretro che veniva portato nuovamente tra la gente è risuonato un unico, forte e deciso grido: SANTO SUBITO!
Ora, secondo le leggi canoniche servono cinque anni per concludere la fase diocesana e pertanto il processo di beatificazione, l’ultima parola spetta però a Papa Francesco che potrebbe di fatto “accelerare” il tutto: ci vorrà il tempo che ci vorrà ma Biagio rimarrà sempre e comunque l’angelo dei poveri ma sicuramente (sperando sia di buon auspicio) “il Poverello di Palermo”.
Giovanni Azzara

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LA DIRETTA DI ESPERONEWS