Il mito di Odisseo e la storia della Sicilia. A proposito di un libro di Jean-Yves Frétigné

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Tra le poche cose belle che l’anno vecchio ci ha lasciato in dono, vi è l’appassionante libro sulla Sicilia dello studioso francese Jean-Yves Frétigné,

pubblicato da Editoriale Scientifica con il titolo: Storia della Sicilia da Odisseo ai giorni nostri (Napoli, 2021).
Frétigné, che insegna Storia Contemporanea presso l’Università di Rouen-Normandie, è affascinato dalla storia d’Italia e in particolar modo dalla storia del Risorgimento, tanto da ricoprire l’incarico di Presidente della Società di studi francesi sul Risorgimento Italiano. Risaltano nella sua cospicua bibliografia, saggi e monografie sulla costruzione dello Stato in Italia, sulla Questione meridionale, sulle relazioni tra Italia e Francia in età contemporanea, sul Mazzini pensatore politico. Nell’ambito della storia culturale, politica e delle idee va segnalato un volume dedicato alla figura del siciliano Napoleone Colajanni: Dall’ottimismo al pessimismo: itinerario politico e intellettuale di Napoleone Colajanni dalla svolta liberale al fascismo (Roma, 2007).
Un itinerario culturale, politico, storico, sociale, economico, antropologico è anche questo libro che Frétigné dedica alla storia dell’Isola. Un libro per la verità già pubblicato due volte dall’editrice francese Fayard (Parigi, 2009 e 2018) e adesso disponibile per la prima volta in traduzione italiana, con l’efficace prefazione di Claudia Giurintano, studiosa internazionalmente apprezzata di storia del pensiero politico e Professore Ordinario di Storia delle Dottrine Politiche presso l’Università degli Studi di Palermo.
Un itinerario, si diceva; e, per l’appunto, le oltre quattrocento pagine del libro, abbellite da uno stile agile e una scrittura vivace che consentono una lettura attraente e gradevolissima, rappresentano un vero e proprio viaggio nelle tante Sicilie che si sono succedute nelle varie epoche e fino all’attuale; un viaggio le cui tappe sono contemporaneamente cronologiche e tematiche e mostrano un veduta di tempi e temi che coinvolge nella narrazione storica anche i siciliani come popolo. Un aspetto, questo, da non trascurare poiché Frétigné opportunamente non scrive una storia classica della Sicilia ma una storia realistica della Sicilia e dei siciliani. Ne viene fuori una storia mai appiattita e che va oltre le colonne d’Ercole dei tradizionali filoni d’indagine; una storia in cui compaiono letteratura e arte, tradizioni popolari e credenze religiose, miti ed eroi che animano vicende, ideali, utopie che da Ermocrate allo Statuto speciale hanno avuto origine e sviluppo segnando la cultura, l’economia, la società, la politica, i rapporti di classe, le lotte politiche dei siciliani, in Sicilia.
Questa esplorazione multipolare che unisce la visione storica alle altre ha il pregio, per esempio, di individuare le differenze tra l’ideologia sicilianista e l’ideale di Nazione siciliana evidenziando le classi sociali, gli interessi economici, i fini e mezzi che hanno operato dietro questi due particolari “poli” della Sicilia.
È veramente espressivo, in un libro di storia, il richiamo a un mito, in questo caso a Odisseo. Certo vi troviamo la metafora del viaggio: della Sicilia e dei siciliani nella storia del mondo; di Frétigné nella storia della Sicilia. Un viaggio nel quale l’autore si ferma a visitare Finley e Mack Smith, Falzone e Ganci, Barone e Marino, Renda e Lupo, Giovanna Fiume e Maria Sofia Messana, insomma tutti gli storici siciliani e non che si sono occupati della Sicilia. E ancora Pirandello e Verga, Capuana, Bufalino e Sciascia. Non vi è però soltanto il viaggio. Odisseo è anche un simbolo per la storia della Sicilia e dei siciliani. Il significato del nome “Odisseo” è “colui che è odiato”; e la Sicilia è stata odiata e amata nel corso della sua plurimillenaria storia. Odisseo, però, è anche la personificazione dell’ingegno, del coraggio, dell’abilità manuale, della curiosità; e la storia dei siciliani non è anche una storia intellettuale, di ardimento, di capacità tecniche nell’arrangiarsi, di voglia di sapere? Non è un caso che il libro si concluda con il ricordo di Danilo Dolci, della sua Sicilia e dei suoi siciliani.
Significativo e potente è l’apparato bibliografico dell’opera, nel quale si trovano pagine e titoli della letteratura e della cinematografia siciliana che contribuiscono a descrivere il contesto (elemento purtroppo sempre più eluso ultimamente dalla narrazione storica e romanzata) di un evento.
La forza critica dell’opera è ben raffigurata dalle pagine dedicate per esempio ai Florio e al ruolo che essi ebbero non solo nei salotti, nella moda, nella mondanità, nel lusso, insomma negli ambienti che si prestano più alla saga che alla storia; i Florio furono innanzitutto i finanziatori del partito agrario, sostenitori di Sidney Sonnino, cultori dell’ideologia sicilianista, amici di Palizzolo e avversati da Notarbartolo, monopolisti, favorevoli all’intensificazione del latifondo.
Infine, per evidenziare questo intreccio di storia, cultura, politica, economia, idee, rapporti sociali, passato e presente che caratterizza il libro, ecco una citazione; riguarda il riformismo del Sindaco di Catania De Felice Giuffrida, scrive Frétigné attingendo da uno studioso di scienza della politica: “In un’opera ormai classica, Sistema politico e società civile (1971), il politologo Paolo Farneti dimostra che il potere politico diventa legittimo quando riesce a liberarsi della distribuzione del potere di fatto nella società civile, cioè quando definisce in modo specificamente politico i problemi che esistono nella società […] il riformismo municipale di De Felice è riuscito in questa emancipazione a vantaggio delle classi popolari che sono state a lungo emarginate dal gioco politico”. Straordinariamente attuale e non soltanto in Sicilia.
Michelangelo Ingrassia