Emanuele Notarbartolo: 128 anni fa il barbaro omicidio, nipote di Francesco Paolo Principe di Sciara

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Sindaco di Palermo pirma, banchiere poi, il Marchese Emanuele Notarbartolo discendente dai principi di Sciara è ricordato per essere stato la prima vittima eccellente di mafia.

Cresciuto a Palermo, appassionato di economia e storia nel 1857 iniziò a girare in Europa dapprima a Parigi poi in Inghilterra e proprio durante questi soggiorni incontrò due grandi personaggi della storia siciliana, Mariano Stabile e Michele Amari che lo portarono ad avvicinarsi a quella che era la destra storica divenendo così un liberale conservatore. Dopo aver combattuto come garibaldino, subito dopo l’Unità d’Italia inizia la sua carriera politica a Palermo, sua città natìa quando era sindaco Antonio Sciarabba Marchese di Rudinì e dopo un periodo di allontanamento dalla politica, nel 1873 venne eletto sindaco di Palermo e fu proprio Notarbartolo che contrastò fortemente la corruzione che avveniva all’interno delle dogane e volle fortemente la costruzione del magnifico Teatro Massimo, divenuto un simbolo per l’intera città e reso celebre anche in Europa. Dopo l’esperienza come sindaco, l’allora governo Depretis lo nomina direttore del Banco di Sicilia, qui Notarbartolo vuole riorganizzare il sistema bancario siciliano che si è fortemente indebolito anzi è quasi in fallimento a causa dell’Unità d’Italia che ha scosso l’intera economia siciliana, tutto sembra andare per il meglio perchè la banca inizia ad avere dei miglioramenti anche grazie alle erogazioni di credito, insomma la strada era quella giusta ma non tutti erano d’accordo. All’interno della banca infatti vi erano personalità alquanto discutibili che ovviamente non vedevano di buon occhio l’operato del Marchese di San Giovanni, tra questi il parlamentare Raffaele Palizzolo con il quale ebbe diversi contrasti e dissapori a causa di alcune speculazioni eseguite da quest’ultimo. Nel 1883 succede un fatto strano, mentre si trovava nel suo feudo della “Mendolilla” tra San Giovanni Li Greci e Sciara, Emanuele Notarbartolo fu vittima di un sequestro da parte di ignoti, almeno così dissero le cronache del tempo, il tutto però si concluse con il pagamento di 50 mila lire per il riscatto. Il governo lo dimise nel 1890, l’obiettivo era dunque quello di allontanarlo dalla vita politica ed economica e probabilmente di eliminarlo, fu così che il 1° febbraio 1893 nel tratto ferroviario tra Termini Imerese e Trabia, Emanuele Notarbartolo venne ucciso all’interno del treno che in quel momento stava passando dentro la galleria, un modo quello degli assassini per non farsi riconoscere, così dopo l’efferato omicidio gettarono il corpo fuori nella speranza che quest’ulitmo andasse a finire in mare ma non fu così. Ci vollero diversi anni e diversi processi prima di giungere ad una conclusione, Palizzolo venne accusato e poi assolto da tutte le accuse e così l’omicidio rimase impunito. Dopo la morte del padre, Leopoldo Notarbartolo tentò in tutti i modi di rendere giustizia ma rischiò anche di andare a finire in prigione e con il dolore della perdita del padre, scrisse anche un libro intitolato: “Mio padre, Emanuele Notarbartolo”, dove raccontò tutto quello che era accaduto. A lui sono state intitolate diverse vie, anche a Sciara, dove qualche anno fa è stato scritto un copione teatrale dal dott. Cruciano Di Novo e interpretato da attori dello stesso paese, inoltre nel 2016 il sindaco di Palermo, Leoluca Orlando lo ha voluto ricordare con una cerimonia svoltasi al Palazzo delle Aquile alla quale erano presenti anche i discendenti della famiglia Notarbartolo e l’allora sindaco di Sciara, Rini. 
Giovanni Azzara