Polizzi Generosa, “È tempo di verità e giustizia”: parla il sindacalista Vincenzo Liarda assolto con formula piena

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Sono passati 1965 lunghissimi giorni (più di 5 anni e mezzo) da quel tristissimo 5 giugno 2015, quando il sindacalista Vincenzo Liarda, di Polizzi Generosa, veniva accusato di essersi inviato una delle lettere minatorie.

Nonostante la lacerante sofferenza personale, il suo primo pensiero è stato sempre quello di salvaguardare la moglie e la figlia dalle feroci e destabilizzanti mistificazioni e strumentalizzazioni. “Questo però, non mi ha mai fatto perdere fiducia nella magistratura, nè tanto meno ho abbandonato la strada intrapresa nel voler raggiungere due nobili obiettivi…”

Quali erano questi due obiettivi?
Il primo, consegnare il feudo Verbumcaudo alla disponibilità dello sviluppo del territorio madonita, il secondo, far emergere un evidente e chiaro spartiacque tra mafia e legalità, nonché su poteri deviati e/o conniventi. È di tutta evidenza che il mio non è stato un impegno solitario, ma portato avanti con diverse persone e insieme a istituzioni pubbliche e private, che hanno condiviso lo stesso obiettivo: riscattare l’azienda Verbumcaudo, da luogo che veniva utilizzato per i summit di mafia, a impresa sociale che poteva creare prodotti di eccellenza inseriti nell’economia legale. L’impegno mirava anche ad onorare la memoria dei padri della lotta alla mafia che in quel luogo avevano sancito la vittoria della legalità contro uno dei più potenti  boss di Cosa nostra: il capo della cupola mafiosa siciliana Michele Greco.

Dopo oltre 5 anni e mezzo passati con quella accusa addosso, il tribunale di Termini Imerese ti ha assolto con formula piena “perché il fatto non sussiste”. Quale è stato il tuo primo pensiero dopo aver appreso della sentenza?
All’inizio mi sono passati in mente mille pensieri confusi tra gioia, rabbia, voglia di gridare, di piangere… Subito dopo, il pensiero è stato rivolto ai miei affetti più cari, ed è emersa la felicità di aver liberato la mia famiglia da un incubo infernale. L’altro pensiero che si rincorreva tra rabbia e gioia, era la consapevolezza che, seppur dopo tantissimo tempo,  la giustizia aveva riconosciuto la mia innocenza, con l’assoluzione piena.

Tu sei impegnato da anni sulle Madonie nella lotta alle famiglie mafiose e  non era la prima volta che ricevevi intimidazioni. Ad un certo punto vieni accusato dalla Procura di essere l’autore della lettera minatoria rivolta a te e alla tua famiglia perché sul foglio la scientifica ha trovato delle tue impronte. Cosa hai pensato quando hai scoperto di essere imputato per tale accusa?
Io non ho scritto né  simulato minacce false, la lettera  in questione è del 24 gennaio 2012,  io vengo indagato il 5 giugno 2015, cioè 3 anni e mezzo dopo. La lettera oggetto dell’accusa la trova mia moglie, io non ero a casa; ovviamente ci siamo sentiti telefonicamente, e sono stato io stesso a dirle di recarsi immediatamente in caserma a sporgere querela, proprio perchè non era la prima volta che io e i miei familiari subivamo intimidazioni. Se fossi stato in malafede  avrei detto a mia moglie di aspettare il mio arrivo a casa: sarei andato io dai carabinieri a sporgere querela.

In questo lungo periodo c’è chi ti è stato vicino dimostrandoti stima e solidarietà. Vuoi ringraziare qualcuno…
Non vuole essere una frase fatta oppure scontata. Anche a seguito di questa esperienza posso affermare, che dietro un buon padre di famiglia c’è sempre una grande donna. Mia moglie nella sua semplicità è stata ed è una grande donna, soprattutto una splendida e attenta mamma. Non solo mi è stata vicina, ma, nei momenti decisivi e delicati, ha saputo darmi coraggio e giusti consigli.
Invece per non fare torto a qualcuno, dimenticando di citarlo nel dire grazie, evito di fare nomi. Intanto pochi amici, che forse entrano in un palmo della mano. Senza dubbio i compagni della CGIL delle alte Madonie che sono stati i più presenti non solo politicamente, ma soprattutto umanamente, i miei colleghi del C.D.A. del Consorzio, la quasi totalità dei Sindaci aderenti al Consorzio che mi hanno dato fiducia e permesso di continuare la mia esperienza di Presidente. Inoltre le associazioni: Nahuel, Football Club Antimafia, Polis SA, che non solo mi hanno coinvolto, ma, mi hanno affidato anche incarichi di prestigio. Inoltre l’Auser di Polizzi Generosa, il C.S.I. per il mondo, che mi ha dato l’opportunità di vivere una bellissima esperienza umana: una missione di volontariato internazionale in Cile. Infine un pensiero particolare e affettuoso va ai miei due avvocati, Elisa Braccioforte e Francesca Di Filippo, che hanno vissuto con me tutte le tensioni che questi lunghissimi cinque anni e mezzo di processo ci ha riservato, consigliandomi di non farmi condizionare dal tempo e di avere fiducia nella giustizia.

C’è invece qualcuno che non pensi sia il caso di ringraziare?
In politichese potrei glissare questa domanda, oppure dire tutto e niente: diciamo che ho l’imbarazzo della scelta delle persone da non ringraziare. Mi verrebbe difficile indicarne qualcuno in particolare, diciamo che è una sfera molto ampia e il primo posto è molto conteso. Potrei iniziare dalle finte amicizie, per poi passare ad alcuni familiari, alla politica, anzi ad alcuni politicanti opportunisti, e concludere con i più famosi e autorevoli sindacalisti, ai giornalisti mass medialoghi della “giusta notizia”. Ma le persone di cui voglio sottolineare la mia totale disistima sono alcuni personaggi del mondo dello sport (io da sempre con passione e impegno ho praticato sport, prima da atleta e  poi da umile dirigente) che volutamente e scientemente mi hanno escluso dalle attività.

Io e la mia famiglia abbiamo subito troppi ingiusti processi di piazza.

La tua battaglia più importante è stata quella per il riutilizzo a fini sociali del feudo Verbumcaudo, confiscato al “papa” della mafia, Michele Greco. Un obiettivo, dopo molte difficoltà inziali, che si può considerare raggiunto. La cooperativa nata per gestire l’ex feudo funziona e i prodotti che provengono da quei terreni vengono commercializzati anche fuori dalla Sicilia. Soddisfatto?
Questa è veramente una bella pagina di storia, uno dei primi beni confiscati dal giudice Giovanni Falcone, luogo dove si tenevano summit di Cosa nostra per decidere le strategie della cupola mafiosa siciliana, oggi, è diventato luogo di produzione di prodotti agricoli biologici e d’eccellenza, azienda di sviluppo legale e di opportunità per le nuove generazioni. In questi giorni i giovani della cooperativa “Verbumcaudo” con il Consorzio, stanno avviando un progetto che vede protagonista tutto il territorio Madonita, in partenariato con l’ASP di Palermo, che mira a integrare ed impegnare soggetti svantaggiati e fragili. Ci stiamo impegnando ad avviare la fase due degli obiettivi prefissati negli anni precedenti, che attiva politiche sociali, un nuovo welfare state dove i comuni delle Madonie diventano protagonisti positivi di un’importante modello di integrazione sociale e culturale da poter esportare in altri territori.

E adesso che farai? Ad esempio hai deciso, come si legge in un comunicato stampa della Cgil, di autosospenderti dal sindacato tre anni fa. Pensi di ritornare?
In verità non mi sono autosospeso dal sindacato, come scritto nel comunicato, tre anni fa, bensì subito dopo aver ricevuto l’avviso di garanzia, cioè, nel mese di giugno 2015.  A dire il vero per le persone non mi sono mai allontanato dal sindacato, poichè hanno continuato a riconoscermi quel ruolo, tanto da chiamarmi ancora “u sinnacalista da cammara du lavoro”, anche perché hanno trovato in me sempre disponibilità e solidarietà, per loro sono stato e continuo ad essere un punto di riferimento. E’ chiaro che responsabilmente mi confronterò con le diverse segreterie  e in primo luogo con il segretario generale della CGIL di Palermo, dopo le dovute riflessioni, prenderò la decisione che ritengo più giusta.
L’unica cosa di cui sono sicuro e che continuerò la mia battaglia civile per la difesa della legalità, dei diritti  e dello sviluppo del territorio Madonita.