Contro il “lavoro nero” e il “caporalato”: 4^ tappa della campagna “pro diritti dei braccianti agricoli” promossa dal SIFUS

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Contro il “lavoro nero” e il “caporalato”. Dopo Adrano, Biancavilla e Palagonia, mercoledi 4 novembre, alle ore 4.30, sarà la città di Paternò ad ospitare la 4° tappa della Campagna “Pro Diritti dei Braccianti agricoli”.

Luogo dell’appuntamento sono i bar di contrada “3 Fontane”. Attraverso questo tour pro-sensibilizzazione sui diritti dei braccianti agricoli siciliani – la cui prossima tappa successiva sarà a Ribera (città dell’arancia bionda), in provincia di Agrigento – i dirigenti del SIFUS incontrano ed interagiscono con decine e decine di braccianti agricoli in quei luoghi in cui solitamente, prima dell’alba, si ritrovano prima di recarsi al duro lavoro, in quelle campagne dove li attendono per svolgere la loro attività lavorativa. L’oggetto dell’interlocuzione tra il Si.F.U.S. e loro è sostanzialmente legato al tipo di rapporto di lavoro che li lega all’azienda agricola che li fa lavorare, al salario, all’orario di lavoro, al chilometraggio e ad altro ancora.
“In sintesi – spiega Maurizio Grosso (nella foto), Segretario Generale Si.F.U.S. CONFALI – tutto ciò che attiene i diritti, spesso e volentieri negati”. Nel corso di questa Campagna “Pro Diritti dei Braccianti agricoli”, è emerso che il rapporto di lavoro non si basa quasi mai su quanto previsto dal C.C.N.L. ma su quanto pattuito in piazza con il c.d. “principale” o con chi ne fa le veci, o addirittura con il “caporale”; inoltre, i dirigenti del Si.F.U.S. hanno appreso che “il salario ricevuto e soprattutto l’orario di lavoro, quasi mai coincidono con quanto previsto dal C.C.N.L. : si va abbondantemente oltre le 6 ore e 30 minuti di lavoro giornaliero di lavoro e le 39 ore settimanali.
Per quanto attiene il salario, invece, nella migliore delle ipotesi i braccianti agricoli vengono pagati 45/50 euro contro i 63/79 euro previsti dal contratto nazionale”. Peraltro, gli stessi braccianti agricoli lamentano “sia l’assenza delle visite ispettive nelle campagne da parte di I.N.P.S. e U.T.L. (che servirebbero a dimostrare il rapporto di lavoro di fatto in caso di aziende “fantasma” e in ogni caso, quale deterrente per rispettare i C.C.N.L.) e sia l’abrogazione della norma sulla riconferma delle giornate lavorative in caso di calamità e la notevole età anagrafica e contributiva necessaria per raggiungere lo status di pensionati (42 anni e 10 mesi di contributi o 67 anni e minimo 20 anni di contributi)”.
Alla fine della Campagna “Pro Diritti dei Braccianti agricoli”, prevista per fine novembre 2020, dopo aver interloquito con migliaia di braccianti, i dirigenti del Si.F.U.S. definiranno un Piano di rilancio del comparto bracciantile che consegneranno ai Ministri del Lavoro e dell’Agricoltura, allo scopo di contribuire ad abbattere il caporalato e il lavoro nero, ma anche quello “grigio”, con la conseguente messa in pratica del C.C.N.L.