Archeoastronomia: da Custonaci a Gela, da Pietraperzia a Caltanissetta, gli indicatori solstiziali punteggiano il territorio siciliano

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Grazie a nostri interventi in congressi scientifici di livello internazionale e ad una serie di saggi e comunicazioni giornalistiche apparse anche sulla rete, l’idea dell’esistenza di segnalatori solstiziali in forma di rocce forate si è propagata, raggiungendo molti appassionati in varie parti della Sicilia.

Ci sono così cortesemente giunte una serie di segnalazioni che con il passare del tempo sono andate accrescendosi di numero; anche perché i sopralluoghi di volta in volta effettuati, quasi sempre con la guida e l’assistenza sicura dell’anziano prof. Polcaro, che generosamente accorreva sempre al nostro invito, dimostravano il perfetto orientamento solstiziale della grandissima maggioranza dei monumenti la cui esistenza ci era cortesemente indicata da ricercatori locali. Un gruppo di Studiosi gelesi ci accompagnava alla roccia forata di Cozzo Olivo (fig.1) che, grazie alle misurazioni astronomiche di Vito Francesco Polcaro ed alle attente considerazioni geologiche di Giuseppe Collura, si svelava anch’essa quale un osservatorio solstiziale, ricavato artificialmente per cogliere tanto l’alba del solstizio d’inverno che il tramonto di quello estivo, grazie al paesaggio circostante piuttosto piatto.

Un altro manipolo di appassionati, guidati da un anziano cavapietre grande conoscitore dei luoghi, ci permetteva di confermare l’esatto orientamento al tramonto del solstizio d’inverno dello spettacolare monolite zoomorfo di Custonaci (fig.2), certamente uno fra i più interessanti ed affascinanti fra i monumenti da noi studiati. Nessun dubbio sull’artificialità del suo collocamento e del suo esatto orientamento, confermato ulteriormente da un secondo punto di mira di tipo megalitico orientato all’alba del solstizio invernale, a pochi metri di distanza. Ad un amico dello stesso gruppo di appassionati dobbiamo la scoperta del sito del Castellazzo alle pendici di Monte Erice che possiamo definire anch’esso di tipo megalitico.

 

Un docente di storia in pensione ed attento conoscitore del suo territorio, Liborio Centonze, capiva il significato di segnalatore solstiziale di un’eccezionale cavità appena alla periferia di Pietraperzia, la più grande ed elaborata fra le “rocce forate (ma in realtà qui si tratta di un vero e proprio “tunnel del sole”) da noi studiate: la “Grotta del Lampo” (fig.3). La Petrapirzata di Santa Maria di Licodia era nota da tempo e presente come curiosità in vari siti della rete. Un sopralluogo al solstizio d’inverno del 2017 ci dava la certezza di essere una tomba con ingresso a rincasso la cui parete di fondo era stata artificialmente asportata per consentire al sole nascente di “stamparsi” sull’angolo W dell’antica cameretta sepolcrale. Il caso è interessante anche perché fornisce un terminus post quem, potendosi la tomba attribuire al Medio-Tardo Bronzo o al Ferro.

 

Nel cuore della provincia di Enna, una “piccola Cappadocia siciliana”, un valente archeologo ci accompagnava presso Sperlinga a scoprire una nuova Perciata da cui si può osservare tanto l’alba al solstizio estivo che il tramonto a quello invernale. Lo stesso collega scopriva e ci segnalava un piccolo ma interessantissimo complesso trogloditico con una “finestrella” orientata al tramonto del solstizio d’inverno un’altra al tramonto equinoziale ed ancora un possibile tunnel anch’esso orientato scavato sulla cima del rilievo del castello di Sperlinga. Ancora in Sicilia centrale, il Direttore del Museo Regionale di Enna ci mostrava ad Assoro un’ulteriore Perciata, (fig.4) una roccia con grande foro orientato a ca. 60°-240°. Solo per caso scoprivamo un’ennesima Perciata (con ben tre fori astronomicamente orientati) presso Caltanissetta e la presenza di due cavità passanti artificiali anch’esse orientate ai due solstizi fra le guglie rocciose del castello di Pietra Rossa, ancora a Caltanissetta. Nella stessa Provincia, un qualificatissimo gruppo di Ricercatori locali ci accompagnava al sito solstiziale di Madonna dei Malati, presso Mussomeli.

 

Gli amici dei Gruppi Archeologici di Sciacca e Caltabellotta ci guidavano più volte su quella che è, insieme all’area di San Cataldo, fino ad ora la più vasta zona interessata dalla presenza di segnalatori solstiziali in Sicilia: contrada Taja di Sopra in territorio di Caltabellotta. (fig.5) Dubitare della natura artificiale, intenzionale ed archeoastronomica di almeno cinque emergenze contestuali – fra rocce forate, varchi in parte artificialmente aperti e una linea profondamente e lungamente incisa nella roccia – tutte con esatto orientamento solstiziale, ci pare francamente impossibile. Giulio Magli, dall’osservazione delle nostre foto e dalla lettura delle nostre osservazioni, ha confermato trattarsi di un eccezionale sito archeoastronomico.

Sempre nei pressi di Caltabellotta, gli stessi Ricercatori locali ci guidavano generosamente in altri sei siti, quattro con rocce forate ed orientate e due con una feritoia solstiziale ottenuta accostando, certamente in modo artificiale (fig.6) due massi.

Sempre in provincia di Agrigento, un altro Studioso locale ci guidava sulla Pietra Perciata di Montoni Vecchio, in comune di  Cammarata, con foro orientato al tramonto del solstizio estivo-alba di quello invernale e ulteriore spaccatura sul margine esterno della roccia che permette quasi certamente di traguardare l’alba del solstizio estivo ed il tramonto di quello invernale: un unico monumento per i quattro eventi astronomici. Due giovani archeologi ci permettevano di studiare i due fori nella roccia orientati esistenti presso il santuario castellucciano di Monte Grande. Giovanni Cirasa, espertissimo conoscitore del territorio della Sicilia più interna, con grande generosità ci guidava in molteplici occasioni in vari siti, soprattutto nei comuni di Caltanissetta e San Cataldo (fig.7).

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