Termini Imerese. Baldassare Romano, archeologo, esempio di ingegno versatile e assidua operosità

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Genio eclettico sensibile a quanto il momento epocale prospettava, Baldassarre Romano (Termini Imerese 1794 – 1857) è passato alla storia per i suoi interessi di studioso, operatore di archeologia e  meriti legati alle scoperte che in tale settore lo hanno reso celebre.

Invero, a ripercorrere le sue attività scopriamo quanta competenza ha avuto in vari branche di ricerca scientifica, fin dagli inizi degli studi universitari a Palermo.
Nella città natale l’atmosfera della nobile famiglia di appartenenza lo aveva inclinato alle discipline umanistiche e scientifiche procurandogli ottimi precettori tra i più dotti sacerdoti presenti nel territorio, in aggiunta ai corsi ordinari presso il locale “Regio Liceo”. Infatti al momento d’intraprendere gli studi universitari, il giovane Baldassarre, aggiungeva alle doti naturali della sensibilità personale, il privilegio di una solida formazione letteraria-scientifica e la capacità di orientare le scelte assecondando le proprie inclinazioni. Una viatico che Romano seguirà lungo tutta l’esistenza e che sarà il segreto della sua formazione intellettuale enciclopedica. Tutti elementi che lo faranno riconoscere precursore in diversi settori di ricerca: dalla archeologia, appunto,  alla entomologia, e alla paleontologia oltre alla specializzazione conseguita con la laurea in giurisprudenza. La fiducia in sé stesso nel seguire i principi di orientamento personale, cioè l’assecondare richiami di proprie estemporanee curiosità scientifiche. E comunque con ritmi di continuità da“ moto perpetuo” come evidenzia la tabella di marcia che si scopre indagando lungo la sua operosissima vita precipuamente dedicata a Termini Imerese e al suo territorio.  
Il primo segnale caratteriale che il futuro archeologo dà di questa linea di comportamento negli studi  è stato quello che dopo essersi iscritto in medicina, cambia facoltà perché attratto dagli studi giurisprudenziali che gli consentivano di approfondire le proprie attenzioni verso i fermenti sociali e politici del momento. Ed ecco la laurea in giurisprudenza. Subito dopo questa prima importante tappa, il neo avvocato oltre a intraprendere la professione si dedica agli studi del disegno e dell’architettura perché interessato a una probabile carriera militare per adire alla quale bisognava conoscere quelle discipline. Studi che gli aprirono la via nella quale aveva pensato di spendere le proprie qualità intellettive. Promosso e inquadrato con il grado di “Primo tenente del genio”, comprende, dopo le prime esperienze, di essersi indirizzato su un percorso poco consono alle proprie istanze, e un banale contrasto con il generale comandante del reggimento nel quale militava gli darà il pretesto per dimettersi, tornare nella sua Termini e riaprire lo studio di avvocato.
Siamo nell’anno 1822 quando il famoso storico e cultore di scienze umanistiche Nicolò Palmieri, in collaborazione con altre personalità della cultura termitana, riuscì a far riaprire la prestigiosa Accademia Euracea (dal nome del Monte Euraco alias Monte San Calogero) che fondata nel 1774, dopo un quarto di secolo di luminosa presenza, aveva chiuso nel 1800 ogni attività. Baldassarre Romano aderì immediatamente al prestigioso sodalizio e forse la parentesi della sua presenza in seno all’Accademia è stata determinante nell’orientare l’eclettico e instancabile ricercatore a rivolgere interessi all’archeologia iniziando con il censimento di quelli che oggi definiremo beni culturali locali, cioè reperti venuti alla luce in seguito a scavi occasionali nonché monumenti e opere d’arte presenti nel territorio. Questo nel 1823 e in seguito incarico del sindaco di Termini. E si può dire che da quel momento inizia la fase degli impegni archeologici del Romano che frattanto sarà titolare, prima ad interim e dal 1832 stabilmente, della Cattedra di “Umanità” e di “Rettorica”presso il Liceo locale in una alla carica di  Corrispondente della Commissione di Antichità e Belle Arti per la Sicilia .
Si rende propedeutico a questo punto annotare come le ricerche adatte a ricostruire alcuni momenti biografici di Baldassarre Romano (che firmando “Baldassare” toglieva una r al proprio patronimico anagrafico, riaffermando emblematicamente una consapevolezza di assoluta indipendenza e di “Omnia mea mecum porto”) offrono occasioni di imbattersi in momenti della storia della Sicilia occidentale fino all’ambito trapanese di quegli anni, proprio perché, come abbiamo accennato prima, le curiosità e le attività del Romano sono state caratterizzate dalle più imprevedibili occasioni, dall’essere stato alunno del Meli e del Balsamo negli anni della facoltà di medicina, all’approccio con la realtà militare tra il 1818 e il 1820 e la conoscenza non solo di regolamenti interni rispetto all’esercito siciliano ma delle predisposizioni strategiche di allora in quella zona nord- occidentale dell’Isola fino a Marsala, dove, a tre anni dalla sua morte, sarebbe sbarcati i Mille di Garibaldi. Ma non solo: indagare sulla vita del multiforme ingegno del Romano fa scoprire da quali singolari e splendide tradizioni di studi e presenze di ingegni è stato privilegiatamente popolato l’ambito territoriale di Termini Imerese a sud est dalla Palermo, dove come ripete lo storico di chiara fama Francesco Renda, (…) quello di Baldassarre Romano era un nome di un certo rilievo nella Palermo colta della prima metà del secolo XIX”.
Insomma indagare su Romano conduce automaticamente a riscoprire un mondo siciliano di tradizioni e di operosità che rivelano e fanno individuare inoppugnabilmente nella città di Termini Imerese un centro propulsore d’eccellenza di autenticità artistiche fin dai tempi da collocare tra storia e leggenda. Si direbbe che ai meriti delle scoperte archeologiche del geniale Baldassare Romano, mai sazio di ricerche e nuovi interessi per tutte le occasioni che gli si presentavano, si aggiunge la possibilità per chi ne indaga le tracce, di apprendere notizie importanti di botanica, geologia, malacologia, e persino di entomologia come fonti preziose di esperienze settoriali proprie di una trancia della vita e delle tante realtà epocali. E citiamo l’interesse del Romano per l’entomologia come altra occasione per citare l’incarico che gli era stato conferito di indagare per risolvere l’infestazione di un parassita che colpiva gli alberi di olivo procurando ingenti danni in tutto il territorio termitano. La poliedricità intellettuale del personaggio unita alla concreta operosità indirizzata all’intero comprensorio madonita coglieva spunti da ogni particolare che capitava, pur se occasionalmente, sotto la sua acuzie di osservatore e scienziato. Curiosità che è da aggiungere a quanto qui si è detto è stata quella di un male alle vie urinarie, precisamente alla vescica di cui il multiforme ingegno del Romano prestato all’archeologia di Termini e dell’intero territorio, fino a Polizzi Generosa, risulterà oppresso fin dal 1837. E  anche questa volta per procurargli stimolo a tornare ai suoi primi studi universitari di medicina questa volta per curare sé stesso.
Stiamo evocando episodi che appartengono sempre più da vicino alla data dello sbarco dei Mille e lo evidenziamo per dire, ancora una volta come il seguire i molteplici interessi di questa eclettica personalità termitana ci fa attraversare  la storia locale di un territorio al centro di intrighi politici a preludio del passaggio delle sorti dell’Isola dai Borboni ai Sabaudi. Romano si tenne fuori dagli intrighi serpeggianti tra Palermo e il suo contado. Ma non possiamo escludere che proprio la malattia che gli era capitata e di cui non riuscì a liberarsi, unita a tutti gli interessi scientifici e archeologici nei quali era immerso, compresi gli incarichi per le docenze, non gli lasciavano tempo da perdere dietro incombenze che pure in altra epoca erano state determinanti nel fargli abbandonare gli studi di medicina per quelli di giurisprudenza o successivamente affascinato verso le strategie militari. Si spense nel 1857 attivo fino all’ultimo nel pianificare e suggerire. Tre anni dopo lo sbarco dei Mille a Marsala.
Mario Grasso