Vestigia di Francia a Termini Imerese nei secoli XV-XVIII

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Lo storico francese Henri Bresch (che sin dal 1969 ha incentrato gran parte delle sua attività scientifica a sviscerare i svariati aspetti della storia medievale di Sicilia) ha messo in evidenza come la rivolta del Vespro (1282) e la conseguente guerra omonima,

abbia messo fine alla breve unità politica tra la Provenza, ultimo stato autonomo del Mezzogiorno della Francia, e l’isola di Sicilia. Bresch ha pure sottolineato come, sia pure con alterne vicende, dalla seconda metà del Duecento alla fine del Quattrocento, i pregiati prodotti tessili francesi della Linguadoca sono documentati in Sicilia, specialmente attraverso il tramite dei mercanti catalani. Comunque sia, nei secoli XIV e XV, nonostante che in Sicilia vi fosse una netta dominanza commerciale genovese, è attestata la presenza di mercanti del Sud della Francia (soprattutto di Narbonne) che facevano rotta soprattutto per Palermo, caricando le proprie imbarcazioni di zucchero, di tonni e, nelle annate siccitose, anche di frumento, da trasportarsi alla volta dei porti di Marsiglia, Nizza, Narbonne (in occitano Narbona) e di Aigues-Mortes (città-fortezza medievale, nella zona umida della Petite Camargue, attuale dipartimento del Gard), mentre vendevano in loco i loro preziosi panni (cfr. H. Bresch, Marchands de Narbonne et du Midi en Sicile (1300-1460), in Narbonne, archéologie et histoire, II: Narbonne au Moyen Age, Montpellier, 1973, pp. 93-99).
In tale contesto, è ben evidente il ruolo che dovette svolgere il Regio Caricatore di Termini Imerese, legato all’importante scalo siciliano (vero e proprio «granaio» di Palermo e Messina) che, come abbiamo precedentemente sottolineato  [cfr. in questo sito: P. Bova e A. Contino, La Serenissima e la Splendidissima: memorie di Venezia a Termini Imerese tra il XV ed il XVII sec.; Memorie di Ragusa dalmata (attuale Dubrovnik in Croazia) a Termini Imerese (XIV-XVII sec.)], era ampiamente rivolto al commercio mediterraneo.
Allo scadere degli anni 80′ del XV secolo, come attestano le ricerche archivistiche dello storico siciliano Carmelo Trasselli (1910-1982), è documentata la presenza di navigli francesi nella rada di Termini Imerese, in relazione ai traffici commerciali legati proprio al Regio Caricatore del Grano, come il caso della galeazza francese (galeacie francorum) di tal Stefano di Andrea (cfr. C. Trasselli, Porti e Scali  in Sicilia dal XV al XVII secolo. In: Les Grandes Escales. Recueils de la Société Jean Bodin pour l’histoire comparative des institutions, XXXIII, Deuxième Partes, Les Temps Modernes, Édition de la Librairie Encyclopédique, Bruxelles 1972, pp. 257-281 e, in particolare, p. 275).
Relativamente al Cinquecento, le tracce della presenza di immigrati francesi si rinvengono nell’onomastica termitana del tempo. All’interno del più antico registro di battesimi (1542-48), conservato presso l’Archivio Storico della Maggior Chiesa di Termini Imerese (d’ora in poi AME), sono presenti numerosi atti nei quali è annotata come madrina una certa Antonia La Provenza, verosimilmente da identificare come una perpetua. Ne riportiamo in appendice (Documento n. 1) il più antico, risalente al 27 Agosto 1542 (Cfr. AME, Battesimi, vol. 1 f. 8v n. 6). Inoltre, in tale registro è ancora presente un ulteriore possibile indizio della presenza francese nella cittadina, poiché si ritrova la famiglia «Lo Francese» (Lu Francisj), che si lega evidentemente ad un soprannome che potrebbe anche adombrare un’origine gallica. Il primo ottobre 1543, il sacerdote (presti) Gaspare (gaspano) Crescione battezzò Mariano figlio di Mastro Antonino Lo Francese (lu francisj), alla presenza di Mastro Antonino Molunj, di Nicola Antonio (colantoni) Gervasi (girbasi) e Domenica La Grigola (Cfr. AME, Battesimi, vol. 1, 1542-48, f. 31 r n.4).
Verso la fine del Cinquecento, invece, è attestata a Termini Imerese la figura del «console dei Francesi», le cui mansioni essenziali, ben regolamentate, oltre a quello di tutela degli interessi commerciali dei propri connazionali e dei loro eventuali discendenti diretti, riguardava anche l’amministrazione dei beni della locale colonia francese, l’incarico di incassare tributi nonché di comporre possibili vertenze giuridiche. L’esistenza del predetto consolato è da considerare come un ottimo indicatore dell’intensità della presenza di coloni francesi nella cittadina imerese e, con tutta probabilità, ne attesta anche l’acme.
Nel registro dell’anno 1589-90 degli «Atti dei Magnifici Giurati della Splendidissima e Fedele città di Termini» (d’ora in poi AMG), si conserva la lettera patente, datata 4 luglio 1590, con la quale fu conferito ad un rappresentante locale del «consolato dei Francesi» (Consolatus Gallicorum), al fine di tutelare gli interessi dei mercanti provenienti dal Regno di Francia, residenti o «degenti» nella cittadina imerese, che costituivano il cardine della colonia.  Il documento, infatti, ci informa che Pietro Blanco «console et protectore [sic] delli vassalli della Maestà del Cristianissimo Re di Franza [sic, Francia] et di Pollonia [sic, Polonia] residenti et in qualsivoglia modo confluenti in questo regno di Sicilia», per lettere viceregie date a Messina il 15 Settembre 1586 (die XV settembris 1586), conferì al Magnifico Battista Maricone «amico nostro carissimo» l’incarico di Console dei Francesi (Consolatus Gallicorum) a Termini Imerese, con tutti i relativi privilegi e prerogative (cfr. AMG, 1589-90, ms. Biblioteca comunale Liciniana di Termini Imerese, d’ora in poi BLT, ai segni III 10 A 15, senza numerazione). Da notare che il detto Battista Maricone, appartenne ad una nobile casata di ascendenza ligure che peraltro risulta inserita nel seicentesco stemmario delle famiglie nobili genovesi di Giovanni Andrea Musso (cfr. A. Lercari, La Università delle insegne ligustiche di Giovanni Andrea Musso e l’araldica dell’antica Repubblica di Genova, «La Berio», anno XLV, luglio-dicembre 2005, pp. 65-96 e, in particolare, p. 90). Il Maricone, in quanto console di Francia, dovette avere a Termini una propria sede ufficiale ed essere assistito da un ufficio di cancelleria con funzionari ed impiegati alle sue dipendenze (notaio, segretario, scrivano etc.).
La «Maestà del Cristianissimo Re di Franza et di Pollonia», cui allude il documento predetto, è Enrico di Valois-Angoulême (nato a Fontainebleau il 19 settembre 1551, quarto figlio di Enrico II e di Caterina de’ Medici) che, poco dopo il suo rientro dalla Polonia, dove aveva regnato con il nome di Enrico V (dal 1° maggio 1573 al 18 giugno 1574, cfr. P. Champion, Henri III, roi de Pologne, Paris, B. Grasset, 1943-1951), il 15 febbraio 1575 fu consacrato re di Francia nella cattedrale di Reims (con il nome di Enrico III), rimanendo sul trono sino all’anno della sua morte avvenuta a Saint-Cloud, per mano di un fanatico, il 1° agosto 1589 (cfr. Suite de la Chronique abbregee, in: J. Du Tillet,  Recueil des Roys de France leurs coronnes et maison, ensamble le rang des grands de France, Paris 1602, pp. 37-45).
Nel 1989, un apposito convegno internazionale è stato dedicato alla figura di Enrico III di Francia ed al contesto storico in cui visse (cfr. Henri III et son temps: actes du Colloque international du Centre de la Renaissance de Tours, octobre 1989, Paris, J. Vrin, 1992).
Al detto succedette Enrico di Borbone (1553-1610), figlio di Antonio di Borbone, duca di Vendôme e di Giovanna III regina di Navarra, che ascese al trono di Francia (con il nome di Enrico IV (cfr. J. Du Tillet, op. cit., pp. 46-71) e che ebbe l’epiteto «Le Grand», ed il nomignolo «Le Vert Galant», per la sua spiccata preferenza per il colore verde degli abiti e per la galanteria con la quale coltivava la sua passione per le donne) e che si spense il 14 luglio 1610 (cfr. J. Garrisson, Enrico IV e la nascita della Francia moderna, Milano, Mursia, 1987).
Ancora durante il regno di quest’ultimo, fu nominato il successore del Maricone nella gestione  del Consolato dei Francesi in Termini Imerese. Il 9 novembre 1606, infatti, Gianfrancesco Billesi o Billexi «genoise et cittatino della suddetta città di Termini», fu nominato, «Consule dè francesi a Termini» da «Giuseppe Laurier [Lauriel] Console generale della Nattion francesa» residente a Palermo, per privilegio del «Cristianissimo Henrico Re di franza et di navarra», come attesta il relativo atto di proclamazione (cfr. AMG, 1606-7, ms. LBC, III 10 a 20, ff. 22v.-23r., Documento n. 2). Analogamente al Maricone, anche il detto Gianfrancesco Billexi, appartenne ad una nobile casata di ascendenza ligure (anche i Belexi, infatti, sono presenti nel seicentesco stemmario delle famiglie nobili genovesi di Giovanni Andrea Musso, cfr. A. Lercari, op. cit., pp. 65-96 e, in particolare, p. 82). Da notare che l’ultimo gennaio 1582, il sac. Salvo Salerno aveva officiato il matrimonio nella Maggior Chiesa di Termini Imerese, tra i nobili Gianfrancesco Billesi e Pernuzza (Pietruccia) figlia di Gerolamo Zavatteri, alla presenza dei chierici Michele Pusateri e Pietro Scarpaci (AME, Sponsali Maggior Chiesa, vol. 3, 1577-86, f.  22r n. 2). La famiglia della moglie del Billexi, i Zavatteri, erano anch’essi di ascendenza ligure ed ebbero notevoli interessi relativamente alla gestione del Regio Caricatore (un Giuseppe, «portolanotto», cioè funzionario subalterno alle dipendenze del locale comandante del «porto e Caricatore», il Vice-Portolano, si spense in casa sua a Termini, il 29 dicembre 1617, e fu sepolto nella Maggior Chiesa di Termini, cfr. AME, Defunti, vol. 92, 1615-22, f. 40). L’atto di proclamazione fa riferimento alla presenza francese, costituita sia da coloni immigrati, risiedenti stabilmente nella cittadina imerese, sia da connazionali che temporaneamente abitavano o transitavano in essa, rappresentati da «mercadanti patroni, marinari, et negotianti».
La presenza del locale consolato di Francia, ben si accorda, quindi, con i dati d’archivio provenienti dallo spoglio dei rogiti notarili che attestano come la rada di Termini Imerese, nel Seicento, fosse meta di navi appartenenti ad armatori francesi. Emblematico, a tal proposito, è  uno scarno mandato di pagamento datato 19 agosto 1619, dal quale sappiamo che il «padrone» francese Filippo Bausier (Patronus Philippus Bausier gallus) ricevette la ragguardevole somma di onze 100 da Gerolamo Gentile relativamente al trasporto fuori dal regno (extra regnum) di Sicilia, tramite il suo vascello, per mezzo del pubblico magazziniere Gerolamo Furno (cfr. Archivio di Stato di Palermo sezione di Termini Imerese, d’ora in poi ASPT, fondo notai defunti, d’ora in poi FND, vol. 13144, atti notar Francesco Vassallo, 1618-19, f. 403r).  Il coinvolgimento, nella detta transazione economica, del pubblico magazziniere, funzionario addetto ai magazzini del Regio Caricatore di Termini, ci induce ad ipotizzare il coinvolgimento di un carico di «vettovaglie», forse di cereali, da trasportare sul vascello del Bausier per conto di mercanti liguri ai quali apparteneva il Gentile (la cui famiglia era di antica origine genovese).
Ancora gli atti anagrafici dell’Archivio Storico della Maggior Chiesa di Termini Imerese ci danno ulteriori informazioni sulla presenza stabile di coloni francesi, con la loro famiglia, nella cittadina siciliana. A titolo di esempio, ricordiamo una certa «Onorata moglie del quondam Pirre Galliant» (Pierre Galliant/Gallant), francese, che in casa sua «rese l’anima a Dio» e fu sepolta, il 14 marzo 1622, «nella chiesa di S. Caterina» (cfr. AME, Defunti, vol. 92, cit., f. 127v).
Maggiori informazioni si hanno su una casata di origine francese che, gli inizi del XVII secolo, fu trapiantata a Termini Imerese da tal Onorato Francesco di Bartolomeo (la grafia francese poteva essere, verosimilmente, Honoré François de Barthélemy), originaria della Provenza e, in particolare della città di Nizza (in occitano Nissa).
Il 9 aprile 1626, Onorato Francesco di Bartolomeo, celibe (schetto), «della città di Nizza di Provenza et habitatore di q[ue]sta città», sposò Antonina, vedova del fu Leonardo Scimeca, alla presenza di Mastro Ambrogio Cortina e del chierico Ippolito Vitale (cfr. AME, Sponsali Maggior Chiesa, vol. 23, 1622-43, f. 41r n. 1).  
Il detto Onorato Francesco di Bartolomeo «di Nisia in Prove[n]za et abitatore di q[ues]ta Città da fanciullezza», rimasto vedovo della prima moglie Antonina, convolò a nuove nozze il 28 febbraio 1639, con Anna Maria figlia del «fu Dottore Luca Scotto», appartenente ad una antica casata ligure trapiantata a Termini, avendo come testimoni il Dottor Don Onofrio Caracciolo e Nicolò Lo Forti (cfr. AME, Sponsali Maggior Chiesa, vol. 23, cit., f. 178).
Il 6 aprile 1664, Francesca di Bartolomeo, figlia del fu Francesco e di Maria Scotto, sposò a Termini, un militare di stanza nel Castello, Don Isidoro de Falcon della città di Valentia (Valencia), «figlio del fu Don Gerolamo e della vivente Donna Anna», qualificato come «habitatore di questa città». Il rito fu celebrato dal «Reverendo Dottor Don Giuseppe Colnago Arciprete di Termini», nella chiesa di S. Pietro, previa duplice licenza, ecclesiastica da parte dell’Arcivescovo di Palermo, Don Pietro Martines Rubio, del 24 marzo di tale anno, e militare da parte del «Signor Viceré e del Capitan d’Armi». Testimoni alle nozze furono il «Castellano» e «Capitan d’Arme a Guerra» Castellano della città di Termini, Don Aloisio Villaruel e Don Francesco Zasar Capitan d’armi (Cfr. AME, Sponsali Maggior Chiesa, vol. 25, 1644-95, f. 170v).
Finalmente, agli inizi del XVIII secolo, troviamo un’ulteriore indicazione della presenza francese a Termini Imerese, in uno sposalizio nei quali sono coinvolti immigrati provenienti non solo dal Mezzogiorno (Midi), ma anche dal Centro (Centre) della Francia.
Il 29 Luglio 1720, Martorino di Clos, «di fu Martorio e della vivente Francesca», della città di Orléans (Orleans) in Francia, sposò a Termini Imerese la connazionale Isabella Ghendré di fu Giovanni Battista e di Maria, della città di Marsiglia, vedova del fu Giuseppe Navexhil (Cfr. AME, Sponsali Consolazione,  vol. 30, 1683-1736, f. 234v).
Queste nostre nuove scoperte archivistiche, sinora inedite, forniscono un’ulteriore tessera per ricostruire il complesso mosaico relativo alla storia dei rapporti commerciali a scala mediterranea,  intercorsi tra medioevo ed età moderna, lungo le rotte commerciali che collegavano la rada di Termini Imerese con i principali scali marittimi del Mezzogiorno della Francia, che diedero vita ad una locale colonia francese in terra di Sicilia, sinora totalmente dimenticata, e della quale viene ora recuperata e tramandata la memoria storica.
In appendice (Documento n. 2), il lettore troverà la trascrizione completa (con le abbreviazioni sciolte) dell’atto di proclamazione a «Consule dè francesi» del ligure Gianfrancesco Billexi, mantenendo integro non solo il ridondante linguaggio amministrativo del tempo, ma anche la grafia originale, compreso qualche evidente francesismo, nonché gli eventuali errori.
Patrizia Bova e Antonio Contino

 Questo studio è dedicato alla memoria (nel decennale della sua scomparsa), del compianto pittore surrealista Salvatore Contino, in arte Tinosa (1922-2008), che per un quadriennio svolse la sua attività in Francia (nazione che egli ricordò sempre come sua seconda patria).

Ringraziamenti: vogliamo esprimere la nostra riconoscenza, per l’indispensabile supporto logistico nelle ricerche, rispettivamente, ai direttori ed al personale della sezione di Termini Imerese dell’Archivio di Stato di Palermo e della Biblioteca comunale Liciniana di Termini Imerese. Il nostro ringraziamento particolare rivolgiamo a don Antonio Todaro per averci permesso di effettuare delle preziose ricerche presso l’Archivio Storico della Maggior Chiesa di Termini Imerese.

Documento n. 1
[Battesimi, vol. 1, 1542-48, ms. AME, f. 8v n. 6]
Eode[m] [Die 27 Augusti ije Indictionis 1542] / p[re]sti matteo impax b[attizzò] la f[iglia] di / andria captano n[omine] rosa lj co[m]pari / ant[on]j chirardo et fr[atr]j girardo / di girachj la c[omari] antona la p[ro]ve[n]za

Documento n. 2
[AMG, 1606-7, ms. BLT, 1606-7, ai segni III 10 a 20, ff. 22v-23r. Autorizzazione alla  pubblicazione dell’immagine fotografica di questo documento, addì 17 Dicembre 2018]
[f. 22v, annotato nel margine sinistro] p[roclamatio]ne di Consule dè [sic] francesi / Inp[erson]a [sic] / di Giò[vanni] fr[ances]co Billesi
Noi Giuseppe Laurier Console g[e]n[era]le della Nattion fra[n]cesa / degente, e co[n]fluente in q[ue]sto  Regno  di Sicilia In vertù [sic, virtù] / di privilegio del Christianissimo Henrico Re di / franza et di navarra et [?] Dato in Parigi die exe-/quutoriato p[er] l’Eccellenza del s[igno]r Duca di feria vi-/cere [sic], et capitano g[e]n[era]le in q[ue]sto Regno di Sicilia In / vertu [sic] di lettre [sic] date In Pal[er]mo à 27 di Marzo / ııȷe Ind[itioni]s 1604. Perché p[er] L’Occorrenze [sic] che ponno [sic] / è [sic, e] solino  occorrere alla  detta Nation francesa / Inla [sic] Città di Termine è necessario  di sostituire / et nominare una p[er]sona à [sic] luogo n[ost]ro p[er]  Consulo.  Per / tanto e[ss]endo noi  beni Informati et securj della / sufficienza, habiltà [sic] et buona qualità di Voi / Gio[vanni]: francesco Billexi genoise et Cittatino della / sudetta Città di Termine p[er] L’aut[ori]ta [sic] et po[te]sta [sic] à [sic] noi / concessa Invertu [sic, in virtù] di detto p[rivileg]io havute [sic] prima per / casse, revocate, e nulle tutte, et q[u]alsivoglia p[r]o[clamatio]ne / fatta in persona  di qualsivoglia p[ers]one quale p[r]o[clamatio]ne / senza nota d’infamia ditale [sic] p[er]sone noi con q[ue]sta /  revocamo, cassamo et annullamo q[u]ale p[r]o[clamatio]ne recu-/perireti di tale p[er]sone p[rov]visionate originalmente / et ni [sic] le  remandireti [sic] ànoi [sic], et mio officio Per / la p[rese]nte eligimo, Creamo e nominiamo e substi-/tuimo In Consule, et  p[er] Consule di detta Nattione / francesa degente, e confluente  nella detta Città /  di Termine, e suo terr[ito]rio àvoi [sic]  p[redi]tto Gio[vanni]: francesco /Billexi genoyse et Cittatino della sodetta [sic] Città / di Termine con tutte le autoritate, potestate, / facultate, p[re]heminenze, p[re]rogative, francheze [sic] / exe[m]ptione, lueri, raggioni [sic], dritti, emolumenti, / frutti,  Introiti, et p[ro]venti, consuetudine, et altre / universe ad noi toccanti, et competenti, in v[er]tu [sic] / di detto  privilegio e lettre [sic] exequtorie [sic], et altre / qualsivoglia scritture  le q[ua]li tutte possiate et de=/biate  godere, usare, conseguire, et reciipare [sic]/ come potriamo et debbiamo godere Noi, et q[ue]sto / durante il n[ost]ro b[e]n[e]placito  t[a]m et non piu [sic] pre=/gando per q[ue]sta à [sic] tuttj e singuli off[icia]li di detta / Città di T[er]mine che vi debbiano lasciare, exer=/cire, et administrare detto off[ici]o di Console di / francesi Indetta [sic] Città di Termine, e suo terr[ito]rio // [23r] conforme a detto n[ost]ro p[rivileg]io, e l[ette]re executorie senza /  disturbo alcuno, e comandando à [sic] tuttj e q[u]alsivoglia / mercadanti p[atro]ni, marinari, et negotianti di detta / nattion francesa degente, e confluente Indetta [sic]/ Città di Termine et suo t[errito]rio che àvoi [sic] p[redi]tto [Giovanni] fran[ces]co Billesi debiano [sic] tenere, trattare, reputare, & obbedire / p[er] Consule di detta Nattion [sic] francesa di detta Città / di Termine, e suo t[errito]rio, e pagarveli drittj, et / raggioni [sic] soliti come à [sic] noi istesso come di sop[r]a / è detto guardandose [sic] del  con[tra]rio sotto le pene contente [sic] / Indetti [sic]  n[ost]ri p[rivileg]io [sic], e l[ette]re exequtoriate [sic] datj [sic] in Pal[erm]o / à 17  di luglio ıııȷe Ind[itioni]s 1606 –
Joseph Laurier Consul
Not[at]o Gio[vanni]: vinc[enti]o ferranti m[ast]ro n[otar]o
[l’atto di proclamazione a Console dei Francesi nella persona di Gianfrancesco Billexi fu attestato, registrato e reso esecutorio in Termini Imerese dai Magnifici Giurati Giacomo Bonafede,  Camillo Pactieri, Giuseppe Solìto ed Andrea Giambruno, addì 11 Novembre va Indizione 1606]