Targa Florio: dopo le dichiarazioni del presidente Aci sulla vendita del marchio, i territori ritornano a protestare

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Dopo le polemiche dei mesi scorsi sulla possibile vendita del marchio della Targa Florio ad Aci, e che aveva contrapposto Aci Palermo e un comitato “Pro Targa Madonie” formato trasversalmente da diversi appassionati dei comuni madoniti interessati al circuito della corsa, un articolo pubblicato ieri sul Giornale di Sicilia ha riacceso il dibattito.

Una nota dei sindaci di Campofelice di Roccella e di Collesano, Michela Taravella e Giovanni Battista Meli, diramata a seguito dell’intervista al presidente dell’Aci, Angelo Sticchi Damiani, infatti, sottolinea che la stessa «toglie ogni residuo dubbio sull’operazione “vendita Targa Florio”. Ciò che si sapeva da oltre un anno – precisano i due amministratori – e che il Presidente dell’Automobile Club Palermo, Pizzuto, aveva vanamente negato, mentre l’ACI non aveva mai smentito, oggi viene ufficializzato a chiare lettere. L’ACI intende acquistare la Targa Florio. E L’ACI Palermo è consenziente». 

Puntando il dito contro la ulteriore problematica della modalità di vendita, nella nota si ribadisce che «il “Comitato Pro-Targa” ed i Sindaci dei Paesi delle Madonie che fanno parte della storia della corsa più antica del Mondo, ribadiscono la loro totale contrarietà alla vendita di un bene che è dell’ACI Palermo solo dal punto di vista materiale, ma che, invece, essendo un patrimonio culturale dell’intera isola, appartiene a tutti i siciliani». 

Per il comitato e i sindaci l’interlocutore di Aci, in realtà, dovrebbe essere la Regione Siciliana, «per affrontare i termini della compravendita, sempre se necessaria ed inevitabile» tanto più che, precisa ancora la nota dei due sindaci, «l’ACI Palermo si trova in condizioni di dissesto economico, tale da impedire alla stessa di proseguirne la gestione». 

Formulata anche la proposta di affidare ad Aci la Targa Florio versando un canone annuo alla proprietà. Ma ciò che preoccupa è il futuro: «L’Aci deve dare garanzie scritte – sia che gestisca, sia nella malaugurata finalità dell’acquisto a titolo definitivo – che la Targa Florio proseguirà la sua storia come competizione vera (oggi un rally), e non come semplice manifestazione con prove di regolarità che nulla hanno a che vedere con la sua storia e la sua tradizione. La Targa Florio – aggiungono – deve continuare a svolgersi sui territori che ne hanno costruito la storia e non essere “sfruttata” per fare cassa e portare partecipanti-paganti in aree della regione che nulla hanno da dividere con la storia della corsa più antica del mondo».

E chiosano: «Non si vendono i monumenti, non si vende la storia, non si vende il patrimonio culturale». 

Antonino Cicero
@AntoninoCicero1