Liliana Segre nominata senatrice a vita

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Non è un modo di riparare ad un errore fatto tanti anni fa dal governo italiano.

E’ solo un modo per onorare e ricordare le vittime innocenti di una immane tragedia, quella delle leggi razziali, che hanno colpito migliaia di ebrei in Italia, milioni nel mondo. Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, agli sgoccioli della legislatura ha nominato senatrice a vita Liliana Segre, ebrea che a 13 anni, nel 1944, fu internata nel campo di concentramento di Auschwitz, “per aver illustrato la Patria con altissimi meriti nel campo sociale”. Segre, che oggi ha 87 anni, mamma di tre figli e nonna di altrettanti nipoti, è il primo senatore a vita nominato da Mattarella nel corso del suo mandato. Con lei i senatori a vita presenti in Parlamento salgono a cinque, affiancandosi ad Elena Cattaneo, Mario Monti, Renzo Piano e Carlo Rubbia. Liliana Segre è nata a Milano nel 1930 in una agiata famiglia di origine ebraica. Ella fu arrestata nel 1943, mentre con suo padre cercava di scappare in Svizzera per fuggire alle leggi razziali. Liliana ed il padre Alberto furono dapprima detenuti a Como e Milano e poi deportati ad Auschwitz, in Polonia, dove sopravvisse solo Liliana. Nel gennaio 1945, quando i tedeschi si dovettero ritirare per l’incalzare dell’avanzata dell’Armata rossa da Est, fu costretta a camminare per chilometri, insieme ad altri 80mila prigionieri, fino in Germania, venendo liberata solo il 30 aprile 1945 dalle truppe sovietiche. Rocambolescamente Liliana Segre riuscì a ritornare in Italia, dove nei primi anni Cinquanta si fece una famiglia ed ebbe tre figli. Fino ai primi anni Novanta, Segre non parlò pubblicamente della sua esperienza, ma qualcosa in lei cambiò improvvisamente, decidendo che era giunto il momento di raccontare, per tramandare e non dimenticare. Così cominciò a girare per le scuole, affinché le giovani generazioni sapessero a cosa può arrivare la ferocia umana.