Archeologia: eccezionale recupero nel luogo della battaglia delle Egadi combattuta nel 241 a.C. tra Romani e Cartaginesi

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Presentati nel corso della conferenza stampa che si è svolta presso la Soprintendenza del Mare i reperti di grande interesse scientifico e di assoluta novità nella campo dell’archeologica subacquea. Il materiale recuperato nei fondali del mare di Levanzo, nel teatro della celebre “Battaglia delle Egadi” del 241 a.C. tra la flotta romana e quella cartaginese.

L’eccezionale rinvenimento è avvenuto nell’ambito della campagna di ricerche “Egadi Project 2017”, condotte dalla Soprintendenza del Mare e dalla GUE (Global Underwater Explorer), in collaborazione con l’ex Stabilimento Florio delle Tonnare di Favignana e Formica, il Comune di Favignana, l’AMP Isole Egadi e la RPM Nautical Foundation.
All’incontro hanno preso parte il Soprintendente del mare Sebastiano Tusa, il Sindaco di Favignana Giuseppe Pagoto, il Direttore del Polo museale di Trapani, Luigi Biondo, e Francesco Spaggiari tecnico subacqueo della GUE “Egadi Project 2017”.
Le ricerche effettuate nel corso della campagna hanno interessato un’area a forte presenza di emergenze rocciose sul fondale marino ed è stata scelta poiché più suscettibile di essere esplorata mediante immersione umana diretta piuttosto che con apparecchiature elettroniche (side scan sonar e multibeam) più versatili nelle aree a fondo piatto e sabbioso. L’eccezionale novità scaturita dai rinvenimenti di questa campagna di ricerche è costituita dai due rostri e da uno degli elmi rinvenuti e recuperati. Esso è del consueto tipo detto di Montefortino in dotazione ai militi romani, ma ha la peculiarità estremamente rara di avere sulla sua sommità un elemento applicato in rilievo che riproduce una pelle di leone in rilievo che sembra abbracciare la pigna centrale che ne orna la punta. Si tratta di un unicum nel panorama di tale classe di elmi. A nostra conoscenza esiste un altro elmo simile con un probabile uccello stilizzato applicato in analoga maniera sulla sommità. Sappiamo che i pretoriani, corpo istituito più di due secoli dopo da Augusto, talvolta adornavano il proprio elmo con una reale pelle di leone. Non avevamo esempi di tale insegna in epoca romano repubblicana. E’ probabile che tale decorazione sia da ricondurre ad una città alleata di Roma dove forte era l’influenza del mito di Eracle/Ercole che, com’è noto, è spesso rappresentato con la pelle di leone sul capo. Oppure si potrebbe pensare ad un’insegna che indicherebbe un ruolo gerarchico nell’ambito dell’esercito romano. Si tratta di supposizioni preliminari che dovranno essere vagliate ed approfondite nel corso degli studi che effettueremo per decodificare questi interessantissimi ed importanti segni del passato. Uno dei rostri è di grande rilevanza poiché presenta un’iscrizione punica sulla guaina superiore. Si tratta del secondo rostro con iscrizione punica finora recuperato e, quindi, sarà di grande aiuto per aumentare le nostre conoscenze sulla battaglia quando l’iscrizione sarà decifrata dopo il restauro. L’altro rostro, romano, è diverso dagli altri finora rinvenuti poiché presenta una decorazione su entrambi i lati di grande pregio artistico; la decorazione è costituita dall’impugnatura di una spada che si collega alla lama centrale del rostro e dalle appendici a testa di uccello che ornano la parte iniziale delle due lame superiore e inferiore. Decorazione finora nota soltanto nel rostro di Acqualadroni che la Soprintendenza del Mare recuperò alcuni anni fa nelle acque di Capo Rasocolmo presso Messina ed oggi esposto nella città dello Stretto. Tale decorazione ci permetterà di individuare la zona di provenienza del rostro grazie ad un’analisi iconografica che sarà condotto a restauro terminato. Anche il rostro Egadi 12 presenta un’iscrizione sulla guaina superiore, ma al momento gli esperti non sono in grado di identificarne la natura.
Per il Soprintendente del Mare Sebastiano Tusa: “E’ un risultato eccezionale sia sotto il profilo scientifico poiché aggiunge altri reperti con caratteristiche assolutamente inedite a quelli già noti e recuperati che certamente potranno apportare nuovi dati tipologici, tecnici, epigrafici e storici. Si sottolinea anche la correttezza del percorso metodologico adottato che vede un eccellente esempio di giusto equilibrio fra ricerca strumentale e intervento diretto dell’uomo. Queste ultime scoperte si aggiungono alle tante effettuate nel passato in questo tratto di mare tra Levanzo e Marettimo e che hanno permesso di localizzare esattamente il sito in cui si combatté una delle più grandi battaglie navali dell’antichità per numero di partecipanti, circa 200 mila, tra i Romani, guidati da Gaio Lutazio Catulo, e i Cartaginesi, capeggiati da Annone, e che, oltre a chiudere a favore dei primi la lunga e lacerante Prima Guerra Punica, sancì la supremazia di Roma su Cartagine. Sono tornati alla luce autentici frammenti di storia antica in forma di tredici rostri bronzei di antiche navi da guerra, diciotto elmi bronzei, centinaia di anfore e reperti di uso comune”.
Nella foto: un momento della conferenza stampa.