Polizia sequestra patrimonio di oltre 1 milione e mezzo di euro a esponente famiglia mafiosa Cinisi

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Sequestrati ad Andrea Impastato, imprenditore del calcestruzzo, quote sociali, veicoli e macchinari, conti correnti e assegni bancari

La Polizia di Stato, in esecuzione di un decreto emesso dal Tribunale di Palermo – Sezione Misure di Prevenzione, su proposta della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Palermo, ha sottoposto a sequestro un ingente patrimonio, per un valore di oltre 1.500.000,00 euro, riconducibile a Andrea Impastato, pregiudicato 69enne di Cinisi.
Questi è figlio di Giacomo detto “u sinnacheddu”, esponente mafioso di spicco della famiglia di Cinisi, in costante relazione con i noti Badalamenti, e fratello di Luigi, ucciso a colpi d’arma da fuoco, in un agguato di mafia il 22 settembre 1981 a Palermo.
Nell’ottobre 2002, è stato tratto in arresto in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal Tribunale di Palermo – Sezione del Giudice per le Indagini Preliminari, al termine di una lunga ed articolata indagine antimafia condotta dalla Squadra Mobile di Palermo, che aveva disarticolato un sodalizio criminoso fattivamente impegnato ad amministrare e gestire, insieme a Bernardo Provenzano, il c.d. “patrimonio corleonese”.
Le indagini, condotte dalla Squadra Mobile di Palermo, avevano avuto come indagato principale Giuseppe Lipari, tratto in arresto il 24.01.2002, quale principale referente degli interessi economici dell’allora boss latitante, per conto del quale aveva amministrato il suo patrimonio.
A seguito del sequestro di un ingente quantitativo di materiale informatico presso l’abitazione di Lipari, gli investigatori erano riusciti ad individuare la fitta rete di favoreggiatori che avevano agevolato la latitanza di PROVENZANO. Proprio in questo ambito era emerso il nome di Andrea Impastato, indicato, proprio dall’allora boss latitante.
Questi, nel giugno del 2005 era stato condannato dalla Corte d’Appello di Palermo alla pena di anni 4 di reclusione, all’interdizione dai PP.UU. per anni 5 e alla libertà vigilata per anni 1, in quanto riconosciuto colpevole di associazione a delinquere di stampo mafioso.
Prendendo spunto dai documentati contatti, sia personali che economici, di Impastato con numerosi personaggi di spicco di Cosa Nostra, quali Bernardo Provenzano e Salvatore Lo Piccolo, i poliziotti della Sezione Misure di Prevenzione della Divisione Anticrimine della Questura hanno ricostruito una complessa ed articolata rete di interessi economici a lui riconducibili, gestita attraverso l’utilizzo di soggetti, alcuni dei quali reclutati in ambito familiare, intestatari fittizi di aziende e beni immobili.
Già nel 2013 il Tribunale di Palermo – Misure di Prevenzione, nell’ambito di un procedimento di prevenzione a carico di Impastato, aveva disposto il sequestro di numerosi beni intestati ai suoi familiari, tra cui la società I.CO.CEM S.R.L. costituita nel 2012 dai figli Giuseppe e Stefano.
Nel 2015 la Questura di Palermo ha accertato che gli stessi soggetti avevano costituito una nuova società denominata UN.I.CEM. S.R.L. avente medesimo oggetto sociale, commercio all’ingrosso di materiale edile, stessa sede operativa, Carini, e stessa compagine sociale, composta proprio dai due figli di Andrea, Giuseppe e Stefano Impastato, detentori del 50% ciascuno della proprietà dell’impresa.
All’esito di ulteriori accertamenti svolti dagli agenti della Questura, il Tribunale, con il provvedimento odierno, ha sottoposto a sequestro la predetta ditta e un’altra operante nel medesimo settore, denominata ADELKAM S.R.L. di proprietà per il 70% del figlio Giuseppe e per il restante 30% di Giovanna Mistretta, moglie di Vito Cammarata, già dipendente e/o socio di alcune delle società sottoposte a sequestro.
In entrambe le circostanze i soci delle due compagini sociali avevano sempre dichiarato redditi modesti, incompatibili sia con la costituzione e l’avviamento delle imprese commerciali, sia con i successivi investimenti, come l’acquisto di materiali e veicoli.
Il Tribunale di Palermo – Sezione Misure di Prevenzione, accogliendo quindi le richieste avanzate e ad integrazione della misura di prevenzione già adottata nel 2013 nei confronti dell’uomo, ritenendo che la costituzione delle due imprese costituisse uno strumento utilizzato da lui e dai suoi figli per eludere il sequestro di prevenzione e riaffermare la sua presenza nel settore della produzione e del commercio di calcestruzzo, ha emesso l’odierno provvedimento di sequestro patrimoniale.
Questi i beni attinti dal provvedimento restrittivo e sequestrati dagli agenti dell’Ufficio Misure di Prevenzione della Questura:
-Quote sociali ed intero compendio aziendale della U.NI.CEM. S.R.L.S. con sede legale a Montelepre (PA) in via Circonvallazione n. 64 e della ADELKAM S.R.L. con sede legale ad Alcamo (TP) in viale Europa n. 197;
-Numerosi veicoli e macchinari per la produzione di calcestruzzo;
-Conti correnti riferibili alle predette imprese, con saldo complessivo di circa 80.000,00 euro.
-Assegni bancari per un valore totale di circa 133.000,00 euro.