Elezioni termitane. Il parroco della chiesa SS. Salvatore querela Esperonews: non c’è più religione

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Don Raimondo Abbandoni, parroco della chiesa SS. Salvatore di Termini Imerese, ha querelato Esperonews. In che cosa avrebbe peccato per il sacerdote questo giornale?

Sarebbe reo di aver dato notizia di un volantino anonimo che circolava per tutta Termini, ampiamente condiviso sui social ed oggetto di commenti seri e non. In pratica, come si dice, di pubblico dominio.
L’anonimo estensore del volantino, tra le altre cose, affermava che don Raimondo Abbandoni (nella foto) sosterrebbe fortemente Vincenzo Fasone e che nella sua canonica si terrebbero riunioni elettorali in favore del candidato a sindaco. Non ci sembra che fin qui ci siano, se tali notizie fossero anche vere, questioni particolarmente rilevanti, oltre le ovvie ragioni di opportunità, o affermazioni scandalose; insomma nessuna costituzione “segreta” di Comitati civici di geddiana memoria.
Invece don Raimondo ha ritenuto diffamatorie le accuse lanciate dall’anonimo redattore del manifestino ma, incredibilmente, ha denunciato, invece che lo sconosciuto autore dello scritto, Esperonews, “colpevole” solo di avere fatto il proprio dovere. In pratica il prete, non individuando l’autore del volantino, con la notizia ormai di dominio pubblico e non certo per opera di questo giornale, chiede la punizione del giornale per avere detto ciò che tutti i termitani già conoscevano ampiamente.
In verità il parroco aveva anche telefonato pretendendo “l’immediata rimozione dell’articolo”, come se si trattasse di un post su Facebook, aggiungendo che la rivista on  line aveva contribuito ad amplificare la notizia.
Abbiamo ricevuto diverse denunce nella storia di questo giornale, molti da politici, o presunti tali, altre da imprenditori, ma finora mai era accaduto di riceverne una da parte di un sacerdote.
Vede don Raimondo, Esperonews non è un social, né un sito di pettegolezzi, come pure ce ne sono tanti sul web, ma una testata giornalistica regolarmente registrata, redatta da professionisti iscritti all’apposito albo. Se accade un evento e si diffonde come un turbine per la città, che ha rilevanza pubblica, cosa deve fare secondo lei un giornale? Non raccontare nulla? Non dare la notizia? Oppure aspettare in redazione la sua “velina” o quella di qualche altro? Una cosa è dare comunque la notizia, altra, ovviamente, è condividere automaticamente tutto ciò che accade e che noi pubblichiamo. Allora è necessario che ognuno riprenda la misura del proprio operare, del proprio ruolo sociale, perché altrimenti davvero non c’è più religione.
Però sa qual è il vero problema don Raimondo? Lei chiaramente è libero di agire a difesa della sua onorabilità, compiendo gli atti che ritiene più opportuni, poi un giudice deciderà se ha ragione e noi eventualmente ci difenderemo, ma per il ruolo che lei ricopre nella società termitana la presentazione di una querela stride con la sua missione di pastore, per giunta rivolta contro un organo di informazione e solo per avere raccontato qualcosa che era già da ore sulla bocca di tutti.
Da lei sinceramente non ci saremmo attesi di ricevere un esposto, perché di solito ce l’aspettiamo da altri soggetti, molte volte caricature di politici e di tanto altro, che cercano di intimidire o di vendicarsi denunciandoci, spesso per nascondere azioni di cui si dovrebbero vergognare.
Molti di noi sono cattolici e si sono formati all’intero di realtà ecclesiali; probabilmente siamo cresciuti in contesti diversi e con altri parroci e non le nascondiamo che avremmo auspicato che un pastore ci inviasse una lettera o una email che magari iniziava con: Cari amici…
Una volta c’erano grandi sacerdoti che scrivevano meravigliose lettere con cui sono cresciute intere generazioni di giovani cattolici e non avevano certamente la necessità di ricorrere a mezzi “laici”, come la querela.
Sarà un segno dei tempi al cui discernimento ci invitava il Concilio Vaticano II? Se lo è, questa è proprio il caso di inserirla nella casella dei segni negativi.